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UN MAESTRO ANTICO POCO
PRESENTE IN MANI PRIVATE

di Daniele Liberanome

Geniale per i critici d’arte, snobbato a tratti dai collezionisti, Antoon van Dyck è appetibile soprattutto per i ritratti dove la profondità psicologica dei soggetti emerge da qualche dettaglio

Indiscutibile per i critici d’arte, ma a tratti snobbato dai collezionisti, Antoon van Dyck (1599-1641) fa la fortuna dei musei che espongono le sue opere. Richiamano pubblico specialmente i ritratti di grande dimensione, in cui lo studio psicologico del soggetto si rivela in qualche dettaglio che niente toglie alla generale impressione di eleganza informale che ha fatto scuola per secoli. Ma anche gli altri suoi quadri, casomai a carattere religioso, creano forte coinvolgimento e impatto emotivo grazie alla maestria nella gestione del colore e della luce. Morto poco più che quarantenne, Van Dyck fece in tempo a muoversi in lungo e in largo fra Fiandre, Inghilterra e Italia sulla scia di una fama crescente e ricche committenze, per cui non deve meravigliare se produsse un buon numero di quadri e di disegni, di cui alcuni possono ancora essere acquistati sul mercato.

Aprì presto una bottega con Jan Bruegel, poi divenne allievo e quasi imitatore di Rubens, finché soprattutto nel suo periodo italiano sviluppò autonomamente una particolare capacità nel ritratto. In rari casi dipinse se stesso, come in una tela del 1640 offerta da Sotheby’s di Londra nel lontano 9 dicembre 2009. L’artista appare lì ben conscio del proprio talento, dopo anni da pittore di corte con Carlo I d’Inghilterra e di rapporti stretti con la nobiltà locale, con cui si era legato anche grazie a un matrimonio ben combinato. Mancano i segni distintivi del rango: nel paese cominciavano a soffiare i venti di guerra civile che avrebbero portato alla fine di Carlo I e degli Stuart e all’ascesa di Cromwell.

L’artista non era insensibile agli sviluppi politici, dopo aver trascorso l’infanzia nelle Fiandre appena “pacificate” dalle truppe del duca d’Alba. Sotheby’s finì per aggiudicare l’opera per oltre 9 milioni di euro, quintuplicando la stima. Il successo era dovuto all’ottima provenienza, alla novità per il mercato - dove l’artista non appariva da secoli - ma anche al fatto che si trattava di uno degli ultimi autentici Van Dyck acquistabili. In asta resta così un prezzo anomalo.

Basti pensare allo splendido Stallone offerto da Christie’s l’8 luglio 2008: la dimensione e l’imponente muscolatura dell’animale, il gioco del chiaro e scuro che le evidenzia, accentuano monumentalità e drammaticità che possono rivaleggiare con opere di simile soggetto di grandi nomi dell’arte antica, Delacroix in testa. Venne alla fine aggiudicato per ben 3,8 milioni di euro, lontano dai massimi per l’arte antica, nonostante la fama dell’autore. D’altro canto si tratta di un’opera riscoperta, a lungo considerata come eseguita dalla bottega di Van Dyck - non da lui stesso - e il soggetto è del tutto inconsueto, per cui alla fine la casa d’asta si rallegrò decisamente del risultato ottenuto, ben superiore alla stima.

Simile inaspettato exploit, Sotheby’s lo poté registrare a New York il 24 gennaio 2002 per Busto dell’apostolo Pietro, che aveva addirittura stimato poco più di 500-700mila euro, complice il soggetto religioso, che si sa essere poco appetibile. Ma il pathos che esprime la tela, anche grazie all’influenza dei modelli rinascimentali italiani che ispirarono qui l’artista, finì per portare il prezzo finale oltre i 3,2 milioni di euro. Del resto, trovare dei Van Dyck che sollecitino l’interesse dei collezionisti è impresa non facile, perché nonostante il numero dei lavori eseguiti sia vasto, quelli in mano private è minimo, come accade molto spesso per i grandi maestri antichi. Per ovviare al problema, ci si lancia in ricerche spasmodiche di opere sconosciute o in tentativi di attribuzione più certa di quelle conosciute.


Stallone (prima metà del XVII secolo).

Tutti i quadri prima ricordati, questi sì rappresentativi del lavoro del grande artista, sono giunti in asta diversi anni fa. L’ultimo di un certo peso a raccogliere consensi fu un ritratto di Hendrick Liberti, probabilmente da datarsi intorno al 1628, e comunque al secondo periodo che Van Dyck trascorse nella città natale di Anversa, quando la sua fama di ritrattista era ulteriormente cresciuta dopo il soggiorno in Italia. Liberti, diventato musicista di spicco nella città, tiene in mano un foglio di musica spiegazzato, tutto concentrato com’è su qualche intuizione che gli è balenata in mente. La tela era rimasta nelle mani di nobili inglesi per secoli e scomparsa dal mercato dagli anni Venti del Novecento, finché è stata ritrovata da Christie’s, offerta a Londra il 2 dicembre 2014 per la grande asta Old Master della sessione invernale e aggiudicata per 3,6 milioni di euro. Cifra importante, ma a livello della stima minima e lontana dai fasti dell’autoritratto da 9 milioni.

Ad apparente dimostrazione dell’interesse solo parziale che Van Dyck riscuote negli ultimi anni, è arrivato il risultato del Principe Gugliemo II d’Orange da ragazzo, con un cane che Sotheby’s ha offerto lo scorso 1° febbraio a New York. La dimensione (1,2 x 1 m) e lo stesso fatto che il soggetto è dipinto a tutta figura come nei capolavori di Van Dyck, avrebbe dovuto accendere l’interesse, così come la scelta e l’intensità dei colori. Ma anche qui il dipinto è stato solo di recente attribuito direttamente all’artista, mentre prima era considerato opera di bottega e come tale era stata aggiudicata da Christie’s di New York, il 26 gennaio 2011 per 210mila euro. Sotheby’s, invece, l’ha fatto pagare quasi 2 milioni di euro, a livello della stima minima. Molto per chi ne mette in dubbio l’autenticità, poco per gli altri. A ben guardare i collezionisti, anche con Van Dyck, sanno quel che fanno.


Ritratto di Hendrick Liberti (probabilmente 1628 circa).

ART E DOSSIER N. 359
ART E DOSSIER N. 359
NOVEMBRE 2018
In questo numero: Laboratorio futuro - Gli scenari di Adelita Husni-Bey; Nuovi spazi per l'arte - In Cina, nelle Fiandre, in Lucchesia; Medioevo inquieto - Maria protettrice: un'iconografia fortunata In mostra: Picasso a Milano; Chagall a Mantova; Ghiglia a Viareggio; l'Oceania a Londra; Brouwer a Oudenaarde; da Tiziano a Van Dyck a Treviso.Direttore: Philippe Daverio