Letture iconologiche
La Madonna della misericordia

PROTETTRICE
DEL POPOLO

Epidemie, carestie e altre manifestazioni della presunta collera di Dio padre hanno spinto moltitudini di fedeli a cercare scudo e conforto nella figura di Maria. È così che nasce l’iconografia della Madonna della misericordia, espressione della devozione popolare, che si sviluppa nel Medioevo con numerose versioni, alcune anche particolarmente curiose.


Mauro Zanchi

L'immagine della “Mater misericordiae”(1) ha notevole fortuna nell’arte del Trecento(2), declinata in innumerevoli versioni anche nei due secoli successivi. Una delle tipologie testimonia come la “Mater Dei”, nei periodi delle grandi epidemie e della peste, venisse invocata coralmente dal popolo, addirittura per farsi proteggere dai dardi di un Dio padre castigatore e vendicativo.

Nessuna preghiera sembra efficace contro la peste nera, che imperversa in Europa tra il 1347 e il 1353, e uccide circa venticinque milioni di persone(3). Dal 1348 nascono molti movimenti religiosi, che sfidano il monopolio ecclesiastico sulla sfera spirituale in conseguenza alle epidemie. I flagellanti percorrono le città, la vita quotidiana è scandita da numerose rogazioni e processioni, i pellegrinaggi diventano più frequenti. In questi periodi i governi e la Chiesa hanno grande difficoltà a gestire la crisi. In una società prevalentemente “religiosa”, nel senso che si privilegia l’intervento divino per risolvere tutti i problemi, l’inefficacia delle preghiere mina l’autorità istituzionale della Chiesa, che tuttavia è un colosso inaffondabile e sopravvive, come del resto in ogni altro periodo di grande crisi del passato. In molti luoghi vengono innalzate chiese votive dedicate a san Sebastiano e a san Rocco, patroni degli appestati. Il popolo, deluso dal silenzio e dall’indifferenza del Dio patriarcale (ora inteso più come giudice severo che come padre buono), cerca conforto altrove, indirizzando le sue suppliche alla discendente cristiana della dea madre: l’attributo della misericordia viene ora riservato alla Vergine Maria. Il mantello della divinità misericordiosa che protegge i membri delle confraternite è da considerare come la manifestazione visiva di un preciso richiamo alla fratellanza sociale.

Nelle opere d’arte le dimensioni della vergine-madre, testimonianza del grado di valore e importanza che ha assunto nel Trecento, vengono equiparate a quelle solitamente attribuite a Dio padre.

Il mantello è un richiamo alla fratellanza sociale


Uno scultore medievale anonimo della Prussia occidentale realizza la Madonna della misericordia con trono di grazia (1390), ora a Norimberga, al Germanisches Nationalmuseum, immaginando la Vergine in grandi dimensioni(4), così da farle contenere la figura di Dio padre, raffigurato mentre regge la croce di Cristo.

Barnaba da Modena rappresenta la Madonna della misericordia (1377-1383) come un ex voto legato alla peste del 1372, mentre protegge con il suo manto il popolo dagli angeli, che dall’alto saettano frecce senza misericordia. La funzione protettiva è resa visibile attraverso l’elargizione della carità e l’offerta di una speranza di salvezza, per un’umanità in perenne balia delle avversità, delle epidemie e dell’abbattersi della punizione celeste. Nel Quattrocento vi sono ancora molte testimonianze iconografiche(5) di questa visione ereditata dal Trecento.

Diego de la Cruz, invece, nella Madonna della misericordia (1485 circa) di Burgos, raffigura due diavoli in alto, al posto delle figure divine: uno scaglia grandi frecce, l’altro porta pesanti libri sulla schiena. Il diavolo a destra è stato identificato come Titivillus, ovvero un demone che, secondo Cesario di Heisterbach(6), è responsabile degli errori di scrittura dei copisti. Titivillus è qualificato come «diavolo patrono degli scribi», figura nata per fornire un alibi atto a giustificare gli errori di copiatura nei manoscritti.


Diego de la Cruz, Madonna della misericordia (1485 circa), Burgos, monastero di Santa María la Real de las Huelgas.

Ci sono due opere pittoriche dove è raffigurato Cristo stesso - da intendere come immagine visibile e umana del Padre divino - a scagliare dardi con l’arco sul popolo mentre la Madonna lo difende col suo manto, dipinte entrambe attorno al 1464: una è del Maestro di Salisburgo, ed è conservata a Linz; l’altra è a Perugia, realizzata dalla bottega di Benedetto Bonfigli.

Sempre nello stesso anno, nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano (Siena), Benozzo Gozzoli sostituisce la classica figura della Madonna della misericordia con l’immagine di san Sebastiano, che col mantello protegge la gente mentre dall’alto piovono frecce scagliate dagli angeli della peste. In alto a destra appare un caso molto particolare nell’iconografia del Rinascimento: la Vergine mostra i suoi seni nudi.


La Vergine spera che il suo gesto “apotropaico” abbia la forza di fermare l’azione devastante di un Padre castigatore


È descritta in ginocchio, mentre abbassa la veste rossa all’altezza del petto e sposta il velo. Spera che il suo gesto “apotropaico”(7) abbia la forza di fermare l’azione devastante di un Padre castigatore, così che smetta di scagliare le saette della peste sul popolo di San Gimignano. Gesù mostra le ferite per ricordare il suo sacrificio compiuto per la redenzione del mondo, cercando in questo modo di intercedere contro l’ira del Padre, e Maria mostra il suo seno. Rimarca la maternità, reale e spirituale al contempo, e chiede a Dio di ricordarsi che anche i cittadini di San Gimignano sono figli suoi. Cristo indica la sua piaga al torace e simboleggia la misericordia divina che redime tramite il sacrificio del figlio; anche Maria si pone come veicolo della misericordia, nelle sue attribuzioni di vergine e madre. Cristo e la Vergine intercedono presso Dio per le due donatrici (1440 circa), dipinto da un artista della Scuola di Konrad Witz, è un precedente iconografico di area tedesca, dove accanto a Cristo adulto compare la Madonna che mostra il seno, qui in relazione col torace nudo di Gesù e la sua ferita, per dare più efficacia al forte richiamo alla misericordia e per significare la loro vicinanza all’umanità, entro la complessa storia della redenzione, del disegno divino e della resurrezione.


Benozzo Gozzoli, San Sebastiano intercessore (1464), San Gimignano, chiesa di SantÕAgostino.

Benozzo Gozzoli, San Sebastiano intercessore (1464), particolare, San Gimignano, chiesa di Sant’Agostino.


Scuola di Konrad Witz, Cristo e la Vergine intercedono presso Dio per le due donatrici (1440 circa), Basilea, Kunstmuseum.


Lucas Cranach, Cristo e la Vergine intercedono per l’umanità davanti a Dio Padre (1516-1518 circa), Budapest, Szépmuvészeti Múzeum.

(1) La fonte per l’iconografia della Madonna della misericordia dovrebbe risalire a una visione riportata nel Dialogus miraculorum, un libro di agiografia scritto da Cesario di Heisterbach intorno al 1229. La più antica rappresentazione pittorica di questo soggetto viene realizzata da un artista anonimo, tra il 1280 e il 1299, nel monastero di Santa Maria Inter Angelos (Le Palazze) a Spoleto (Perugia). In questa prima versione, posta in un programma iconologico legato al Giudizio universale, il significato di tutela spirituale attribuito alla Vergine dalla dottrina cristiana trova espressione in un gesto caritatevole, che accoglie gremite schiere di supplici in preghiera sotto l’ampio mantello. Nell’intervallo di quasi un secolo, tra la visione di Cesario e le prime rappresentazioni pittoriche, è probabile che siano state prodotte molte altre opere con la figura della madre protettiva.

(2) Si vedano: Simone Martini e Memmo di Filippuccio, Madonna della misericordia (1305-1310), Siena, Pinacoteca nazionale; Lippo Memmi, Madonna dei raccomandati (1320 circa), Orvieto, duomo; Maestro del 1333, Madonna della misericordia (1333), valva sinistra del trittico, Parigi, Musée du Louvre; Anonimo della cerchia di Bernardo Daddi, Madonna della misericordia (1342), Firenze, Sala dei capitani della loggia del Bigallo.

(3) Cfr. J. Hatcher, La morte nera. Storia dell’epidemia che devastò l’Europa nel Trecento, Milano 2010; K. Bergdolt, La peste nera in Europa, Casale Monferrato (Alessandria) 1997.

(4) Per le grandi dimensioni della Vergine-Madre rispetto al suo popolo si veda: Anonimo ambito umbro-marchigiano, Madonna della misericordia (1390- 1410), Firenze, Museo nazionale del Bargello.

(5) Si vedano: Maestro di Salisburgo, Madonna della misericordia (1460 circa), Linz, Oberösterreichische Landesmuseen; Bottega di Benedetto Bonfigli, Madonna della misericordia (1464), Perugia, oratorio di San Bernardino; Niccolò Alunno, Gonfalone della peste (1470 circa), Assisi, Pinacoteca comunale; Benedetto Bonfigli,Gonfalone Madonna della misericordia (1472 circa), Corciano (Perugia), Santa Maria Assunta.

(6) Caesarius Heisterbacensis (Colonia 1180 circa - Heisterbach 1240 circa) è un abate e scrittore tedesco, priore della ex abbazia cistercense di Heisterbach, oggi Siebengebirge, situata a poca distanza da Oberdollendorf in Germania. Secondo la tradizione, Cesario descrive per primo sia la visione della Madonna della misericordia sia la figura di Titivillus.

(7) Forse in questo gesto riecheggia qualcosa che ha un retaggio più antico. Ricorda il rituale dell’“anasyrma”, il gesto di sollevare la veste scoprendo le parti intime. Molte fonti storiche dicono che l’“anasyrma” avesse effetti sensazionali o soprannaturali. Simili esibizioni erano comuni nei culti di Demetra e Dioniso, e compaiono nella celebrazione dei misteri eleusini associati alle due divinità.

ART E DOSSIER N. 359
ART E DOSSIER N. 359
NOVEMBRE 2018
In questo numero: Laboratorio futuro - Gli scenari di Adelita Husni-Bey; Nuovi spazi per l'arte - In Cina, nelle Fiandre, in Lucchesia; Medioevo inquieto - Maria protettrice: un'iconografia fortunata In mostra: Picasso a Milano; Chagall a Mantova; Ghiglia a Viareggio; l'Oceania a Londra; Brouwer a Oudenaarde; da Tiziano a Van Dyck a Treviso.Direttore: Philippe Daverio