Studi e riscoperte. 3
Sogni nei sogni, tra arte e magia

TECNICHE ONIRICHE
DI CONDIZIONAMENTO

Il sogno è presente in molte raffigurazioni artistiche, ma un caso particolare è quello del sogno nel sogno, dello scambio o dell’interazione tra sognatori o anche di scene in cui alcuni individui sembrano in grado di condurre, di dirigere i sogni altrui. È il tema centrale di Inception, film del 2010 di Christopher Nolan, ma anche di rappresentazioni antiche e moderne, e una particolare predilezione per questo soggetto appare in Tintoretto.


Mauro Zanchi

In alcune suggestive opere pittoriche i soggetti sono descritti nel sonno, mentre vivono un “sogno di secondo livello”, ovvero un sogno dentro a un altro sogno. In questa dimensione il tempo scorre molto più lentamente, dilatato da pochi istanti a interi anni. Le attività oniriche si possono mescolare se gli individui dormono a poca distanza l’uno dall’altro? I ricordi e i desideri di una persona entrano in gioco nel sogno di chi dorme accanto? In I sogni degli uomini (1550 circa), ora conservato all’Institute of Arts di Detroit, Tintoretto raffigura dieci persone che stanno dormendo nello stesso luogo, nel regno di Morfeo, a giudicare dalla presenza dei papaveri, attributi della divinità del sonno. Nella parte superiore la Fama, raffigurata con la tromba, e la Ricchezza (suoi attributi sono le monete d’oro che piovono dalla nube) testimoniano che i dormienti hanno sogni comuni. In primo piano, in basso, la personificazione del Tempo sonnecchia accanto alla sua clessidra. In alto, intanto, Giove, a dorso dell’aquila, muove lo zodiaco e le costellazioni con il suo scettro. E in questi spostamenti prendono corpo le attività oniriche, influenzate anch’esse, probabilmente, dai moti celesti.

I profeti, gli sciamani, gli oracoli, gli indovini davvero toccano le sfere della predizione e delle visioni percorrendo la scala che conduce ai mondi superiori, dove il Mistero assoluto conosce in anticipo o muove i segreti del tempo e le sequenze degli accadimenti?


Jacopo Tintoretto, Il sogno di san Marco (1550 circa), Venezia, Gallerie dell’Accademia.


Jacopo Tintoretto, Il sogno di Giacobbe (1564-1588), Venezia, Scuola grande di San Rocco.

Il visionario Tintoretto attingeva molto alla dimensione onirica


La “conduzione” onirica è possibile? Alcuni antropologi testimoniano di aver raccolto racconti di sciamani che si dicevano in grado di condurre i sogni, spostandoli di persona in persona, e di trarre dai segni visti in sogno elementi per comprendere i messaggi inviati dalle divinità o altri misteri. Il visionario Tintoretto attingeva molto alla dimensione onirica. Anche ai sogni “collettivi”. Ne traeva lo spirito del suo tempo, sintonizzandosi sull’energia della molteplicità di significati contenuta nella memoria condivisa. In Il sogno di san Marco (1550 circa), ora alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, raggi di luce calano sulle persone addormentate nella barca. Entro un ventaglio di stampo spirituale le linee luminose paiono collegamenti infrasottili tra l’etere e la mente dei sognanti, tra l’essere divino in sospensione nell’aria e l’attività di un sonno in fase rem (la fase tipica del sogno). Ciò che sta in alto è frutto del sogno dei dormienti o chi vola conduce le immagini che scorrono in ciò che sta accadendo nel sonno degli uomini?

Nella visione di Tintoretto - Il sogno di Giacobbe (1564- 1588), Venezia, Scuola grande di San Rocco -, l’ala di un angelo funge da conduttore rem proprio a poca distanza dalla testa del patriarca, secondo il disegno di Dio, che sta mettendo in atto il “sogno condiviso”, ovvero una proiezione nella mente in grado di influenzare l’inconscio di chi sta dormendo. Dio non è abile solo nell’arte dell’estrazione, ma anche nella tecnica dell’impiantare un’idea spirituale o una sequenza di immagini, le quali prenderanno sempre più spazio nella mente del prescelto o della vittima, moltiplicandosi nel tempo. Dio (o uno dei suoi messaggeri) ha posto un innesto nel sogno di Giacobbe? Come il protagonista del film Inception (2010) di Christopher Nolan, egli entra nel più profondo del subconscio - di Giacobbe, in questo caso - nel momento in cui è più vulnerabile, cioè quando dorme e sogna. In quel momento si appropria dei segreti più preziosi di un individuo o ne muove le visioni. Poi, a volte, incastona un sogno dentro un altro sogno, in modo da confondere ulteriormente la sua vittima, per indurla a entrare in proiezioni spirituali e metafisiche. Al risveglio l’individuo sarà ancora identico a quello che era prima di addormentarsi?

Nella versione del Sogno di Giacobbe del pittore francese Nicolas Dipre (o Nicolas d’Ypres, 1500 circa), il patriarca addormentato è descritto con veste, stivali, copricapo e bastone completamente bianchi, tanto da farlo sembrare simile a una statua. Gli angeli, anch’essi vestiti con tuniche bianche, potrebbero usare le ali per ascendere e discendere, e invece procedono lentamente, piolo per piolo, come esseri umani.

Nel 1813, Ingres dipinge Il sogno di Ossian, immaginando il bardo addormentato sulla sua lira, in cima al monte di Cromla. La proiezione onirica è popolata dai suoi parenti e dai compagni d’armi morti in battaglia, resi con toni freddi, come fossero statue di marmo scolpite nelle nubi, celebrate nel monumento della sua memoria. Le figlie del re della neve intanto suonano mestamente le lire, a occhi chiusi o abbassati, per accompagnare i lamenti dei defunti. Alcuni personaggi paiono dormire all’interno del sogno di Ossian, come in un sonno eterno. Ingres rivolge l’attenzione verso una dimensione altra, simile a quella terrena ma diversa, a un sonno dentro a un altro sonno, a una sospensione onirica che muove ancora altre immagini, anche nel mondo dell’aldilà.


Nicolas Dipre, Il sogno di Giacobbe (1500 circa).

Jean-Auguste- Dominique Ingres, Il sogno di Ossian (1813), Montauban, Musée Ingres.

La luce avvolge e riscalda la sacra famiglia, descritta in un sogno che aleggia nel sonno di tre coscienze


Un sonno rem metafisico, dunque, che collega le immagini prodotte nel periodo di vita sulla terra a quelle di una dimensione immaginata, in un “oltre” o in un futuro anelato, per spingere più in là nel tempo e nello spazio l’eternità e le potenzialità delle attività mentali. In Il sogno di Giuseppe (1646, Berlino, Gemäldegalerie) Rembrandt immagina la scena raccordando due momenti diversi della storia: descrive il luminoso angelo che pone la mano destra sulla spalla sinistra del padre putativo di Cristo, rivelandogli in sogno il suo destino e il disegno divino, mentre stanno dormendo anche la Vergine e Gesù bambino, già nato e abbracciato da Maria, quindi già presente nel momento dell’“ inception” metafisico, in una versione più intrigante rispetto al racconto del Vangelo di Matteo.


Rembrandt van Rijn, Il sogno di Giuseppe (1646), Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie.

La luce avvolge e riscalda la Sacra famiglia, descritta in un sogno che aleggia nel sonno di tre coscienze, dove la stessa narrazione è vista e vissuta in contemporanea dai protagonisti.

Sebastiano Ricci, in Il sogno di Asclepio (1710 circa), sintetizza un altro valore legato al sogno, ovvero il potere terapeutico conosciuto nell’antichità ed espresso dal culto del dio greco della medicina. Descrive la divinità che entra nel sogno delle persone addormentate nella stessa stanza. La tradizione narra che nell’abaton(1) del tempio di Asclepio a Epidauro si eseguiva il rito dell’incubazione, per cui la divinità parlava in sogno all’ammalato, dando indicazioni per la cura. Quindi i malati guarivano dopo aver visto in sogno la forza divina e aver assorbito la sua energia. I sacerdoti, al contempo abili medici e con doti di guaritori, inducevano sogni per ripristinare l’equilibrio psichiconecessario per poter ottenere una guarigione completa(2).

Nei musei archeologici di Atene e del Pireo sono conservate testimonianze del “sogno incubatorio”, tavolette votive e bassorilievi greci in cui Asclepio, per il tramite dei sogni diagnostici e di cura, guarisce il malato grazie a un contatto onirico o a una visione notturna. L’“innesto presente nel film Inception veniva quindi già praticato nell’antica Grecia, direttamente dal dio delle guarigioni, che insegnava a sua volta ai sacerdoti le vie per entrare nel sonno di chi credeva nella forza onirica?


Asclepio guarisce una donna malata apparendole in sogno (V secolo a.C.), tavoletta votiva, Atene, Museo archeologico del Pireo.


Sebastiano Ricci, Il sogno di Asclepio (1710 circa), Venezia, Gallerie dell’Accademia.

(1) La parte più nascosta del tempio, accessibile solo ai sacerdoti e dagli iniziati al culto.

(2) «La funzione generale dei sogni consiste nel restaurare il nostro normale status psicologico attraverso la produzione di materiale onirico che ristabilisce, con una sottile operazione, il nostro totale equilibrio psichico. Questo è ciò che io chiamo il ruolo complementare (o compensatorio) dei sogni nell’ambito della nostra struttura psichica» (C.G. Jung, L’uomo e i suoi simboli, Milano 2013, p. 30).

ART E DOSSIER N. 358
ART E DOSSIER N. 358
OTTOBRE 2018
In questo numero: TINTORETTO 500 ANNI Philippe Daverio: Il pittore e gli architetti. PRERAFFAELLITI Elizabeth Siddal, Borea di Waterhouse. IN MOSTRA Licini a Venezia, Surrealisti a Pisa, Arte e magia a Rovigo, Burne-Jones a Londra, Courbet a Ferrara. Direttore: Philippe Daverio