Il visionario Tintoretto attingeva molto alla dimensione onirica
La “conduzione” onirica è possibile? Alcuni antropologi testimoniano di aver raccolto racconti di sciamani che si dicevano in grado di condurre i sogni, spostandoli di persona in persona, e di trarre dai segni visti in sogno elementi per comprendere i messaggi inviati dalle divinità o altri misteri. Il visionario Tintoretto attingeva molto alla dimensione onirica. Anche ai sogni “collettivi”. Ne traeva lo spirito del suo tempo, sintonizzandosi sull’energia della molteplicità di significati contenuta nella memoria condivisa. In Il sogno di san Marco (1550 circa), ora alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, raggi di luce calano sulle persone addormentate nella barca. Entro un ventaglio di stampo spirituale le linee luminose paiono collegamenti infrasottili tra l’etere e la mente dei sognanti, tra l’essere divino in sospensione nell’aria e l’attività di un sonno in fase rem (la fase tipica del sogno). Ciò che sta in alto è frutto del sogno dei dormienti o chi vola conduce le immagini che scorrono in ciò che sta accadendo nel sonno degli uomini?
Nella visione di Tintoretto - Il sogno di Giacobbe (1564- 1588), Venezia, Scuola grande di San Rocco -, l’ala di un angelo funge da conduttore rem proprio a poca distanza dalla testa del patriarca, secondo il disegno di Dio, che sta mettendo in atto il “sogno condiviso”, ovvero una proiezione nella mente in grado di influenzare l’inconscio di chi sta dormendo. Dio non è abile solo nell’arte dell’estrazione, ma anche nella tecnica dell’impiantare un’idea spirituale o una sequenza di immagini, le quali prenderanno sempre più spazio nella mente del prescelto o della vittima, moltiplicandosi nel tempo. Dio (o uno dei suoi messaggeri) ha posto un innesto nel sogno di Giacobbe? Come il protagonista del film Inception (2010) di Christopher Nolan, egli entra nel più profondo del subconscio - di Giacobbe, in questo caso - nel momento in cui è più vulnerabile, cioè quando dorme e sogna. In quel momento si appropria dei segreti più preziosi di un individuo o ne muove le visioni. Poi, a volte, incastona un sogno dentro un altro sogno, in modo da confondere ulteriormente la sua vittima, per indurla a entrare in proiezioni spirituali e metafisiche. Al risveglio l’individuo sarà ancora identico a quello che era prima di addormentarsi?
Nella versione del Sogno di Giacobbe del pittore francese Nicolas Dipre (o Nicolas d’Ypres, 1500 circa), il patriarca addormentato è descritto con veste, stivali, copricapo e bastone completamente bianchi, tanto da farlo sembrare simile a una statua. Gli angeli, anch’essi vestiti con tuniche bianche, potrebbero usare le ali per ascendere e discendere, e invece procedono lentamente, piolo per piolo, come esseri umani.
Nel 1813, Ingres dipinge Il sogno di Ossian, immaginando il bardo addormentato sulla sua lira, in cima al monte di Cromla. La proiezione onirica è popolata dai suoi parenti e dai compagni d’armi morti in battaglia, resi con toni freddi, come fossero statue di marmo scolpite nelle nubi, celebrate nel monumento della sua memoria. Le figlie del re della neve intanto suonano mestamente le lire, a occhi chiusi o abbassati, per accompagnare i lamenti dei defunti. Alcuni personaggi paiono dormire all’interno del sogno di Ossian, come in un sonno eterno. Ingres rivolge l’attenzione verso una dimensione altra, simile a quella terrena ma diversa, a un sonno dentro a un altro sonno, a una sospensione onirica che muove ancora altre immagini, anche nel mondo dell’aldilà.