Grandi mostre. 3
Arte e magia a Rovigo

LE STREGHE
SON TORNATE

Il ritorno al soprannaturale nei secoli scorsi ha trovato in Europa, Francia in testa, un terreno fertile. Maghi, streghe, diavoli e spettri sono spesso stati protagonisti non solo nelle arti figurative ma anche nelle opere letterarie. A cominciare - come ci illustra qui il curatore della mostra in corso a Rovigo - dal movimento simbolista fino alle prime avanguardie storiche.


Francesco Parisi

In campo filosofico l’illuminismo aveva espunto ogni afflato trascendentale proponendo una concezione utilitaristica dell’uomo e della sua anima e un universo che si muoveva secondo leggi immutabili. Eppure, fu proprio durante l’illuminismo che streghe, diavoli, maghi, spettri e altri equivoci personaggi divennero un pretesto letterario in un mutamento di prospettiva che partiva dall’interesse, mai sopito, per l’alchimia come ponte fra l’ambito scientifico e quello spirituale. La Bibliotheca Lamiarum: documenti e immagini della stregoneria dal Medioevo all’età moderna, ovvero la mostra bibliografica e documentaria (Pisa, Palazzo della sapienza, Biblioteca universitaria, 24 marzo - 23 aprile 1994) fu l’occasione per conoscere un consistente nucleo di libri a soggetto stregonico e stampati dagli albori della nostra civiltà tipografica fino al 1751 (data di pubblicazione dell’Apologia del congresso notturno delle Lammie di Girolamo Tartarotti), che fornirono una sorta di esemplare iconologia per artisti e scrittori. Maghi e streghe testimoniavano di fatto un sentimento - che si rese pienamente manifesto col romanticismo - di rivolta contro l’ordine sociale, evidenziando il parallelo contrasto tra una mentalità mascherata da progressismo e quella nuova, più retriva e codina, in cui convivevano sia una moderna tecnologia sia una élite di “maghi” o “gran maestri” dediti ad antichi rituali e blasfeme parodie della liturgia cattolica e alle messe nere descritte nel celebre romanzo Là-bas (1891) di Joris-Karl Huysmans.

Eugène Grasset, Tre donne e tre lupi (1892), Parigi, Musée des Arts Décoratifs


Georges de Feure, Agli amici del diavolo in corpo (1893).


Maghi e streghe testimoniavano un sentimento di rivolta contro l'ordine sociale


È proprio in area francese che si svilupperà una rinascita del soprannaturale, un revival della religiosità eterodossa, un ritorno del divino e la cosiddetta “renaissance de l’occultisme”. Si trattava di una sorta di rifiuto della secolarizzazione, un nuovo ellenismo che aveva i suoi profeti in Eliphas Lévi e Joséphin Péladan, quest’ultimo fondatore dell’Ordre kabbalistique e del Salon annuel de la Rose+Croix e teorico dell’arte idealista e mistica in stretta relazione con il movimento simbolista internazionale.

La mostra di Rovigo, Arte e magia, intende indagare l’utilizzo da parte di alcuni artisti di una “mitologia esoterica” a partire proprio dal simbolismo per arrivare alla prime avanguardie storiche. È questo l’arco temporale prescelto, senza dimenticare, comunque, l’insieme di esperienze e interessi a esso collegati.

Bela Čikoš Sesija, La notte di Valpurga (prima del 1920), Zagabria, Croatian Institute of History.

Una delle protagoniste indiscusse della mostra, trasversale a molte sezioni iconologiche e storiche, è indubbiamente la figura della strega, rappresentata sia come matrice del sabba sia nella sua oscura solitudine. Nelle arti figurative “fin de siècle”, tra le più celebri rappresentazioni delle riunioni di streghe, svettano le Notti di Valpurga di Albert Welti e Otto Greiner, accompagnate da una vastissima produzione grafica, specie di area germanica, da Ernst Barlach a Paul Bürck. In area francese alle streghe venivano associati i conigli piuttosto che i più comuni animali notturni come lupi, rospi e pipistrelli; si giustifica così la presenza di questo animale nella litografia di Georges de Feure, Agli amici del diavolo in corpo (1893) che mostra una strega accanto al suo calderone magico con un coniglio sospeso a mezz’aria. Anche il lupo veniva, per la sua natura selvaggia e predatrice, posto spesso di fianco alle menadi notturne in volo: emblematica rappresentazione ne è Tre donne e tre lupi (1892) di Eugène Grasset, ambientata in una inquietante foresta.


Paul Sérusier, L’incantesimo (1891-1892), Quimper, Musée des Beaux-Arts


Jeanne Mammen, Sfinge e chimera (1908-1914), Berlino, Förderverein der Jeanne- Mammen-Stiftung e. V. i. L.

La figura della strega sia come matrice del sabba sia nella sua oscura solitudine


Il quinquennio di Péladan vide protagoniste nei suoi Salon (1892-1897) alcune delle figure più importanti del movimento simbolista: qui si affermarono miti decadenti imbevuti di occultismo cattolico confinante spesso con il satanismo. Péladan era rimasto fortemente affascinato dalle opere di Félicien Rops, Jean Delville e Fernand Khnopff. Per lo scrittoremago, Rops - considerato l’unico artista capace di cogliere l’essenza della spiritualità moderna nelle forme contemporanee - eseguì lo straordinario frontespizio per Le Vice Suprême (1884), mentre sia Khnopff che Delville avevano dato vita al perfetto ideale di bellezza teorizzato da Péladan: l’androgino. I Salon de la Rose+Croix coincisero, più o meno, con l’attività espositiva dei Nabis (1891-1900) che aprirono nuove strade di reinterpretazione di un’arte “religiosa”, seppure eterodossa, ponendo l’accento sull’autonomia della pittura piuttosto che su un vago programma mistico-religioso.

Con il nuovo secolo la ricerca artistica si sviluppò maggiormente all’interno del movimento modernista in un’atmosfera dominata dal grande interesse per la cosiddetta “ricerca dell’invisibile” che coinvolgeva anche la psichiatria e la nascente psicanalisi, con la sua attenzione alle sfere liminari del sogno, dell’atto mancato, e ovviamente del subconscio e dell’inconscio.


Louis Chalon, Circe (1888).

Inaspettatamente, nel XX secolo, la seconda generazione di teosofi inglesi, Charles Webster Leadbeater e Annie Besant, generarono, grazie a due volumi, rispettivamente Man Visible and Invisible e Thought-Forms, un linguaggio visivo che riuscì a stimolare molti artisti, spingendoli verso una “ricerca interiore” manifestata attraverso le arti. Questa fu appunto la formula che Kandinskij “seminò” nel dibattito artistico del XX secolo con il suo Lo spirituale nell’arte (1911).
La teosofia ebbe dunque un impatto sostanziale su una larga porzione del progetto modernista, fornendo un impulso ideologico a una concezione più radicale della pittura. All’inizio del XX secolo, tali teorie non erano viste come un campo categoricamente distinto dall’arte, i riferimenti alle opere di Helena Blaváckij o della Besant furono, per esempio, frequenti in Kandinskij, Marc, Klee e Mondrian per citare esponenti di spicco che svolsero un ruolo importante nel plasmare l’avanguardia artistica europea.
L’utilizzo di una metafisica occultista fu in alcuni casi innegabilmente improvvisata e occasionale. La serie di esperienze che poteva offrire spunti agli artisti aveva un ampio raggio e muoveva da quelli più semplici, come lo spiritismo, ai sistemi di pensiero esoterico più complessi, come il cosiddetto occultismo (cattolico, acattolico, o luciferico-satanista), la teosofia e l’antroposofia e il versante esoterico-iniziatico delle grandi tradizioni religiose (da quelle abramitiche allo zoroastrismo, a quelle estremoorientali, compreso il messaggio universale del buddismo) che filologicamente si situavano dunque in un preciso contesto di influenza sulle arti plastiche del XIX e XX secolo.

Louis Welden Hawkins, Un velo (1890 circa).


František Kupka, La via del silenzio (1903).

Arte e magia.
Esoterismo nella pittura europea dal simbolismo alle avanguardie storiche

Rovigo, Palazzo Roverella
a cura di Francesco Parisi
dal 29 settembre 2018 al 27 gennaio 2019
orario 9-19, sabato e festivi 9-20
catalogo Silvana Editoriale
www.palazzoroverella.com

ART E DOSSIER N. 358
ART E DOSSIER N. 358
OTTOBRE 2018
In questo numero: TINTORETTO 500 ANNI Philippe Daverio: Il pittore e gli architetti. PRERAFFAELLITI Elizabeth Siddal, Borea di Waterhouse. IN MOSTRA Licini a Venezia, Surrealisti a Pisa, Arte e magia a Rovigo, Burne-Jones a Londra, Courbet a Ferrara. Direttore: Philippe Daverio