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UN GIGANTEDELL’ARTE ANTICA

di Daniele Liberanome

Con Pieter Paul Rubens il mercato non si può dire certo in crisi. Le sue opere stuzzicano l’appetito dei collezionisti disposti a pagare cifre elevate specie per i lavori realizzati intorno al 1615

Per mettere d’accordo storici dell’arte e collezionisti attenti ai trend di mercato, bisogna essere un gigante dell’arte antica occidentale e Pieter Paul Rubens (1577-1640) lo è. Ai suoi tempi, Italia e Fiandre costituivano ancora i poli culturali preminenti in Europa e lui, fiammingo, seppe assorbire le più innovative tendenze nostrane durante lunghi soggiorni fra Mantova, Genova e Roma; le innestò sulla tradizione della sua terra, creando uno stile apprezzatissimo in Europa, che aprì la stagione del Barocco. Qualcuno potrà storcere il naso ai suoi ammiccamenti verso la Controriforma, alla sua disponibilità a modificare stile e toni di colore, ma certamente fu capace di creare un corpus di opere di notevole impatto. 

Le sue committenze diventarono così prestigiose e numerose, che la sua bottega diventò una specie di fabbrica, e una sorta di secentesca Factory di Warhol. Teste coronate e aristocratici del periodo gli correvano dietro, così che i suoi dipinti entrarono a far parte delle grandi collezioni private del tempo, spina dorsale dei maggiori musei europei di oggi, dove i Rubens non mancano davvero. Ma grazie all’impressionante numero di opere prodotte, anche i magnati del XXI secolo se ne possono portare una a casa. Esempio eclatante è stato Kenneth Thompson, baronetto a capo di un colosso canadese nel campo dei media. Il 10 luglio 2002, dopo una maratona di rialzi durata una decina di minuti, si aggiudicò per quasi 77 milioni di euro la grande tela Massacro degli innocenti del 1611-1612. Insieme agli applausi, scoppiò subito un caso: perché pagare tanto una tela - certo di notevoli dimensioni e in cui l’apprezzata influenza italiana è ancora ben percepibile - ma stimata appena 6-9 milioni di euro, con la paternità attribuita a Rubens stabilita solo qualche settimana prima della vendita, mentre per secoli era stata attribuita a Jan van den Hoeck? Certo, Thompson rientrava allora nel club dei dieci più ricchi al mondo, per cui si poteva togliere ogni sfizio, ma il prezzo parve incredibile. Perdipiù il Massacro degli innocenti non entrò mai in casa Thompson, ma venne prima esposto temporaneamente alla National Gallery di Londra, dove faceva ottima figura davanti al Sansone e Dalila sempre di Rubens e dello stesso periodo. Si vociferò che si era trattato di un sistema per ridurre i costi di successione e difatti venne poi trasferito alla Art Gallery of Ontario (Toronto) come dono dal valore pari a quello raggiunto in asta. 

Vera o meno l’illazione, quel Rubens era fino allo scorso anno l’opera antica più cara di sempre, e fuori dai canoni di prezzo delle opere dell’artista, che comunque rimangono molto elevati. Quando il 7 luglio 2016 Christie’s di Londra presentò Lot e le sue figlie, si mostrò molto sicura di ottenere un buon risultato. Il quadro, più o meno contemporaneo a Massacro degli innocenti, quindi risalente agli anni immediatamente successivi al ritorno dell’artista dall’Italia, dimostra un forte legame con le intensità di Caravaggio, con la plasticità di Michelangelo, con i modelli ellenistici utilizzati; ma il soggetto è tipicamente nordeuropeo e moraleggiante, seppur non dal carattere spiccatamente religioso che allontana i collezionisti. 

Così Lot e le sue figlie è stato aggiudicato per ben 45 milioni di euro. Sempre agli anni intorno al 1615, i più apprezzati sul mercato, risale Ritratto di un comandante con armatura che Christie’s di Londra aggiudicò il 6 luglio 2010, al solito nell’asta di luglio di arte antica, quella più importante per il settore nella sessione estiva. Il legame con l’Italia emerge qui nell’armatura milanese del comandante, risalente alla fine del Cinquecento, come una sorta di omaggio al tardo Rinascimento e forse alla vittoria contro i turchi nella battaglia di Lepanto in cui le forze cristiane erano comandate appunto da un milanese (Gabrio Serbelloni). Christie’s si dette non poco da fare per ricostruire tutti i passaggi dell’opera fra una collezione e l’altra, a partire da quella di un commerciante della nativa Anversa, fino all’ultimo proprietario, il fratello della principessa Diana. A comprare il quadro spendendo quasi 11 milioni di euro fu un oscuro collezionista rappresentato dal dealer Konrad Bernheimer, probabilmente un americano, visto che il quadro è stato poi prestato al Metropolitan. A dimostrazione che l’astro di Rubens brilla sempre in asta, Christie’s di New York ha presentato lo scorso 19 aprile Satiro che tiene in mano un cesto di uva e di mele cotogne con una ninfa, soggetto amato dal pittore e utilizzato più volte. Il quadro risale al 1620, quindi a un periodo comunque interessante per i collezionisti, e ha anche il pregio di essere probabile frutto di una collaborazione con Frans Snyders, che avrebbe dipinto la natura morta con la consueta perizia. Rubens lavorava spesso con colleghi esperti in determinati soggetti e il risultato era di solito notevole, come nel caso dei suoi quadri con figure nei paesaggi dipinti da Jan Brueghel il Vecchio. Christie’s ha finito per fatturare oltre 5 milioni da quel Satiro

Sarà interessante seguire cosa accadrà il 5 luglio quando la stessa casa d’asta proporrà un ritratto della figlia di Rubens che un astuto collezionista inglese ha comprato dal Metropolitan per 470mila euro. Allora pareva fosse di un allievo del maestro, mentre ora è chiaro che è stato il maestro stesso a dipingerla. I milioni voleranno - ma quanti? 


Lot e le sue figlie (1613-1614).


Ritratto di un comandante con armatura (1612-1613 circa).


Satiro che tiene in mano un cesto di uva e di mele cotogne con una ninfa (1620).

ART E DOSSIER N. 356
ART E DOSSIER N. 356
LUGLIO-AGOSTO 2018
In questo numero: ESTATE AL MUSEO La Rubenshuis di Anversa, il Museo diocesano di Feltre. I RESTAURI E LE SCOPERTE Pisa: gli affreschi restaurati; Pontormo: un nome per un ritratto. IN MOSTRA Christo a Londra, W.E. Smith a Bologna, Matisse ad Aosta, Kupka a Parigi, La collezione Agrati a Milano, Traiano a Roma.Direttore: Philippe Daverio