Studi e riscoperte
Ritratto di giovane uomo con berretto rosso di Jacopo da Pontormo

NON PIÙSENZA NOME

Non si avevano più notizie del giovane raffigurato da Pontormo fino al suo ritrovamento (circa dieci anni fa) in una collezione privata irlandese. Da quel momento è stato possibile ricostruire le vicende del dipinto e la probabile identità del soggetto rappresentato. Certamente si tratta di un nobile fiorentino: Carlo Neroni? Forse.

Davide Gasparotto

Un giovane uomo dalla fronte spaziosa, il naso importante, la bocca carnosa, ci rivolge uno sguardo fiero e penetrante. Sembra colto nell’atto di nascondere (o estrarre) dalla giacca una missiva. Sfortunatamente le lettere che si possono leggere sul foglio piegato che il giovane stringe con la mano destra rimangono ancora un enigma da decifrare e non aiutano a risolvere definitivamente la questione dell’identità dell’effigiato e le circostanze della commissione di questo capolavoro di Jacopo da Pontormo (1494-1557). 

Fino a circa dieci anni fa di questo dipinto si erano completamente perse le tracce: lo si conosceva soltanto attraverso un’incisione del 1759 contenuta in un volume che illustrava i capolavori della collezione dei marchesi Gerini di Firenze e che lo etichettava come opera di Alessandro Allori, uno degli allievi di Pontormo. Francis Russell lo ha ritrovato in una dimora aristocratica irlandese ed è riuscito a ricostruire le vicende che lo hanno allontanato da Firenze circa duecento anni fa, quando nel 1827 esso venne acquistato dal nobile Du Pré Alexander, secondo conte di Caledon (1777-1839). Oggi sappiamo che il dipinto è registrato fin dal 1673 negli inventari della collezione Gerini ed è anche ricordato come «meraviglioso in ogni sua parte» da Giovanni Cinelli nel 1677. 

Il giovane è la quintessenza dell’eleganza maschile del periodo: porta un cappello rosso aggiustato sulle ventitré, indossa una camicia bianca di cui si scorgono appena i polsi e il collo, giacché essa è coperta da una giacca di satin grigio con ampie maniche, rivestita a sua volta da una giubba aderente di cuoio - stretta in vita da una cintura - caratterizzata da tagli verticali e da un elegante motivo ornamentale all’altezza delle spalle. L’espressione vigile e attenta, insieme alla nobile posa e all’austera ma sofisticata eleganza, sia dell’abito che del portamento, sono state giustamente confrontate con il cosiddetto Alabardiere del Getty Museum di Los Angeles, che rappresenta un sicuro punto di riferimento sia per lo stile sia per il costume del nostro dipinto.


Pontormo, Ritratto di giovane uomo con berretto rosso (Carlo Neroni?) (1530 circa).

Il cosiddetto Alabardiere dello stesso artista rappresenta un sicuro punto di riferimento


Entrambi puntano decisamente verso la fine degli anni Venti del Cinquecento, nel drammatico momento dell’assedio di Firenze (1529-1530) da parte delle truppe imperiali alleate col pontefice Clemente VII de’ Medici, che aspirava a riottenere il controllo della città. Come ricorda anche il diarista Agostino Lapini fu proprio al tempo dell’assedio che gli uomini fiorentini abbandonarono il tradizionale cappuccio a favore di «cappelli e berrette» e cominciarono a portare i capelli corti. L’identità del giovane effigiato nella tela ritrovata da Francis Russell era già stata dimenticata nel XVII secolo, tanto che in un inventario del 1733 la tavola è fantasiosamente descritta come il ritratto del napoletano Masaniello, protagonista della famosa rivolta del 1647. È però possibile proporre di riconoscere nel dipinto il ritratto del nobile fiorentino Carlo Neroni (1511- 1567), un’opera ricordata da Giorgio Vasari nella sua Vita di Pontormo del 1568. Il nobile era un membro della famiglia discendente da Dietisalvi Neroni, che nel 1466 era stato condannato all’esilio per una fallita cospirazione contro Piero de’ Medici. Nel 1493, dopo ventisette anni in esilio, il padre di Carlo, Francesco Maria Neroni, era potuto rientrare a Firenze. Sappiamo che nel 1530 Carlo era sposato con Caterina Capponi, figlia del ricco mercante Giuliano Capponi e nipote di Niccolò Capponi, che nel 1527 era stato nominato gonfaloniere della Repubblica fiorentina. Caterina risulta essere già morta nel 1539 quando Carlo sposa in seconde nozze Elisabetta Martelli. L’esecuzione del ritratto deve essere collocata vicino alla data del primo matrimonio (il giovane porta un anello al dito). 

Nel 1530 Carlo Neroni aveva diciannove anni - un’età perfettamente compatibile con l’aspetto del giovane raffigurato nel dipinto - e, considerata la tradizionale ideologia democratica della sua famiglia, era probabilmente arruolato come membro della milizia repubblicana impegnata nella difesa della città durante l’assedio. La data di esecuzione del ritratto coinciderebbe anche con la commissione a Pontormo da parte del Neroni di una replica del Martirio di sant’Acacio e dei diecimila martiri (Firenze, Gallerie degli Uffizi), un dipinto menzionato dal Vasari come opera di Pontormo ma che verosimilmente il maestro affidò interamente al suo giovane allievo Bronzino. Un soggetto che acquistava un evidente significato politico come simbolo del sacrificio di una città disposta a perire pur di resistere alle forze della tirannide. 

Nel ritrarre il giovane uomo con il berretto rosso, sia egli Carlo Neroni o un altro membro della nobiltà fiorentina, Pontormo ne immortalò con straordinaria efficacia e intensità l’orgoglio e la ferma determinazione di difendere e sostenere la propria città profondamente prostrata dalla guerra e dalla pestilenza.


Pontormo, Ritratto di Alabardiere (Francesco Guardi?) (1529-1530 circa), Los Angeles, The J. Paul Getty Museum.


Lorenzo Lorenzi (disegno) e Violante Vanni (incisione), Ritratto maschile da Agnolo Bronzino, in una raccolta di stampe del 1786 conservata a Firenze, Biblioteca nazionale centrale.

IN MOSTRA

Torna a Firenze dopo quasi trent’anni lo splendido ritratto realizzato da Pontormo e oggi custodito al Getty Museum di Los Angeles che lo acquistò nel 1989. L’opera in questione è l’Alabardiere ora visibile a Firenze fino al 29 luglio (Palazzo Pitti, Sala delle nicchie, www.uffizi.it) in occasione del progetto espositivo Incontri miracolosi: Pontormo dal disegno alla pittura, a cura di Bruce Edelstein e accompagnato da un catalogo edito da Giunti. La mostra ripropone il dibattito sull’identificazione del personaggio ritratto e sulla datazione del dipinto. Potrebbe essere Francesco Guardi (1514-1544), soldato della Repubblica fiorentina durante l’assedio di Firenze oppure Cosimo de’ Medici (1519-1574), figlio di Giovanni delle Bande Nere. In entrambi i casi troviamo conforto in due brani della Vita di Vasari dedicata a Pontormo. La propensione per l’una o l’altra figura ha un’incidenza sulla cronologia del ritratto. La prima ipotesi collocherebbe l’esecuzione dell’Alabardiere tra ottobre 1529 e agosto 1530, la seconda poco dopo l’agosto del 1537 (anno dell’insediamento di Cosimo come duca di Firenze). In mostra anche il relativo disegno preparatorio a pietra rossa, oltre al Ritratto di giovane uomo con berretto rosso (approfondito in questo articolo), e la Visitazione, recentemente restaurata e conservata alla pieve dei Santi Michele e Francesco di Carmignano (Prato).


Pontormo, studio per l’Alabardiere (1529-1530), Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe.

ART E DOSSIER N. 356
ART E DOSSIER N. 356
LUGLIO-AGOSTO 2018
In questo numero: ESTATE AL MUSEO La Rubenshuis di Anversa, il Museo diocesano di Feltre. I RESTAURI E LE SCOPERTE Pisa: gli affreschi restaurati; Pontormo: un nome per un ritratto. IN MOSTRA Christo a Londra, W.E. Smith a Bologna, Matisse ad Aosta, Kupka a Parigi, La collezione Agrati a Milano, Traiano a Roma.Direttore: Philippe Daverio