lavori di gioiae bellezza

Intervista con l’artista

La mostra di Londra ci ha dato l’occasione di porre alcune domande a Christo sulle tematiche principali e gli sviluppi della sua produzione creativa. 

Perché la Land Art? È una maniera per mettere in relazione le persone con nuove prospettive dell’arte oppure per scoprire nuove prospettive della vita? 

Si tratta sempre di svelare e dare nuova vita, far percepire un luogo con nuova consapevolezza. È successo con il Reichstag di Berlino che, una volta sparito sotto la stoffa è diventato altro, e succede con ogni altro oggetto o luogo. 

Lei ha spesso affermato che la sua arte è inutile, non c’è un messaggio politico al suo interno, qual è allora il senso di queste enormi installazioni? 

Arte per me significa creare opere vive che sono lì per essere partecipate dal pubblico. I nostri sono lavori di gioia e bellezza: per noi che li costruiamo e per le persone che li vivono. 

La sua ultima installazione in Italia è stata quella sul lago di Iseo, perché proprio questa scelta? 

La prima idea di una passerella sull’acqua ci è venuta nel 1970. Prima doveva essere in Argentina e non se ne è fatto nulla, poi in Giappone e me ne sono andato litigando. Siamo passati per molte strade, si sono sempre chiuse, poi ho realizzato che stavo per compiere ottant’anni e che se non avessi trovato la sede giusta sarei morto prima di vedere l’opera. Così sono venuto in Italia con alcuni collaboratori a ispezionare diversi laghi. Ed è arrivato il lago d’Iseo. È il luogo che più di tutti ci ha ispirato. E all’improvviso tutto è stato facile. 

In alcune sue installazioni ha utilizzato colori sgargianti, mi riferisco al giallo della passerella sul lago di Iseo oppure al rosa del progetto degli anni Ottanta Surrounded Islands, mentre per altre ha usato il bianco, c’è una ragione per questo? 

La scelta dei colori è frutto di un profondo studio in fase progettuale che considera il luogo dell’installazione, il contrasto con i colori e la luce del paesaggio, la stagione. Per The Floating Piers il tessuto giallo si combinava con i riflessi dell’acqua e della luce assumendo ogni sfumatura dall’oro al rosso. Il denominatore comune è la componente tessile, l’utilizzo di stoffe: materiali fragili e sensuali che trasmettono il carattere temporaneo dell’opera. 

Lei ha sempre finanziato le sue grandi installazioni con la vendita dei suoi disegni preparatori, collage o modellini. Perché questa scelta? 

La libertà è ciò a cui tengo maggiormente. Il privilegio di pensare e pagare le proprie opere sta nel fatto che non devi rendere conto a nessuno. 

Qual è stato il ruolo di Jeanne-Claude nella sua arte e nella sua vita? 

Siamo nati lo stesso giorno dello stesso anno. Lei era la parte critica del mio mestiere. Metteva in discussione il più piccolo dettaglio e vagliava ogni possibile soluzione. Manca immensamente a me e al mio lavoro, ma non smetto di avere idee anche in nome suo. 


P.T.d.B.


«Arte per me significa creare opere vive che sono lì per essere partecipate dal pubblico»


Christo e la moglie Jeanne-Claude (estate 1999).

ART E DOSSIER N. 356
ART E DOSSIER N. 356
LUGLIO-AGOSTO 2018
In questo numero: ESTATE AL MUSEO La Rubenshuis di Anversa, il Museo diocesano di Feltre. I RESTAURI E LE SCOPERTE Pisa: gli affreschi restaurati; Pontormo: un nome per un ritratto. IN MOSTRA Christo a Londra, W.E. Smith a Bologna, Matisse ad Aosta, Kupka a Parigi, La collezione Agrati a Milano, Traiano a Roma.Direttore: Philippe Daverio