Grandi mostre. 6
Spagna e Italia in dialogo nell’Europa del Cinquecento a Firenze

UNO SCAMBIO
ININTERROTTO

Attorno a un nucleo di disegni spagnoli, conservato nel Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi, ruota l’esposizione - raccontata qui dalla cocuratrice nonché direttrice della prestigiosa raccolta - sui rapporti culturali tra gli artisti iberici e italiani nel XVI secolo.


Marzia Faietti

Guarino Veronese, il più stretto allievo italiano dell’umanista bizantino Manuele Crisolora e tra i maggiori sostenitori della superiorità degli studi letterari sulla pittura e sulla scultura, manifestò un’inclinazione per la medaglia-ritratto intesa come medium di diffusione visiva della fama. In essa, infatti, parola e immagine figurano indissolubilmente unite; doveva forse essere questa caratteristica a fare della medaglia un genere artistico ideale, consono persino ai gusti dei letterati più arroccati nella difesa del predominio della loro disciplina. Un’altra ragione, ancora, favoriva la sua particolare fortuna tra gli umanisti: mi riferisco alle dimensioni assai ridotte che ne consentivano un’agevole circolazione rispetto alla limitata mobilità dei dipinti e delle statue. A lamentarsi della difficoltà di movimentazione di questi ultimi è di nuovo Guarino in una famosa epistola indirizzata nel 1447 ad Alfonso V d’Aragona, re di Napoli e di Sicilia, dove ribadisce il primato delle lettere nell’attività encomiastica: «[…] quod nullas per imagines aut statuas fieri posse sperandum est, vel quia sine litteris mutae sunt vel quia per orbem terrarum huc atque illuc facile transferri nequeant»(1).

Fogli spagnoli in larga parte pervenuti agli Uffizi tramite la donazione di Emilio Santarelli avvenuta nel 1866


Agli Uffizi si è aperta recentemente la mostra Spagna e Italia in dialogo nell’Europa del Cinquecento (fino al 27 maggio nelle nuove sale dell’Aula magliabechiana)(2), focalizzata sugli scambi tra gli artisti spagnoli attivi nell’arco di quel secolo, alcuni dei quali giunti in Italia per formarsi, e i loro colleghi italiani che, viceversa, soprattutto nella seconda metà del Cinquecento si recarono in Spagna o, persino senza muoversi dal loro paese, lasciarono un’impronta durevole sui fatti artistici spagnoli nell’età di Carlo V e Filippo II.

L’esposizione, in realtà, ha movimentato sia qualche statua che qualche dipinto, ma si è soprattutto incentrata su oggetti di piccole dimensioni, assai idonei alla trasmissione di contenuti culturali. In primis, i disegni.

D’altra parte, non poteva essere altrimenti dal momento che questa mostra segue la precedente versione madrilena(3), che a sua volta, dopo gli inizi degli anni Settanta del Novecento, segnò una ripresa di studi sullo straordinario fondo di fogli spagnoli in larga parte pervenuti agli Uffizi tramite la donazione di Emilio Santarelli avvenuta nel 1866, all’epoca di Firenze capitale del giovane Regno d’Italia(4).


Alonso Berruguete, Deposizione dalla croce e altri studi (1545-1548 circa).


Alonso Berruguete (?), Madonna col Bambino, da Donatello (1508-1510 circa).

Nella presente edizione espositiva è sembrato utile ricostruire, intorno a quel nucleo grafico, un contesto artistico e culturale indirizzandosi sulla scelta di pochi, ma multiformi, oggetti. Tra essi, oltre ad alcuni dipinti e statue come si anticipava, figurano qualche stampa, alcune oreficerie di piccolo formato e, finalmente, un nucleo di medaglie, in grado di rappresentare e raccontare un’epoca, per immagini e con scritte, come aveva ben sottolineato Guarino il cui punto di vista però resta ovviamente legato a un’altra prospettiva storica e culturale.

Oggetti leggeri e facilmente trasportabili, i disegni, le stampe, le monete, le medaglie e le piccole oreficerie solcavano agevolmente su imbarcazioni le acque del Mediterraneo, ma potevano anche facilmente percorrere, caricati sul dorso di muli e di cavalli o su carri trainati da altri animali da trasporto, le montagne, le pianure e gli altipiani disseminati nelle cinque penisole di quel mare, noto anche come mare Interno. Un mare fra le terre, il Mediterraneo, che bagna le coste meridionali dell’Europa, quelle occidentali dell’Asia anteriore e quelle settentrionali dell’Africa.


Blas de Prado, Filippo III e i suoi domini (1587 circa).

Apparentemente, una contraddizione nei termini: un mare che non conosce distese d’acqua sconfinate, anzi, tale da sembrare chiuso, quasi soffocato, nell’abbraccio delle terre che lambisce. Ma non è così: la ricchezza delle culture che si specchiano nelle sue acque mostra come i limiti spaziali sono sempre stati in realtà prerogative capaci di aprire in quei territori scenari sempre nuovi e originali. Il racconto artistico tracciato nel catalogo della mostra riguarda soltanto una porzione di quegli spazi, ossia quel “piccolo Mediterraneo”, per così dire, che, compreso tra Italia e Spagna, viene indagato dall’inizio del Cinquecento, in epoca precedente all’insediamento sul trono di Castiglia e Aragona della dinastia asburgica, sino all’età di Filippo II.


colleghi italiani lasciarono un’impronta sui fatti artistici spagnoli nell’età di Carlo V e Filippo II



Alonso Berruguete, Madonna col Bambino e san Giovannino (Tondo Loeser) (1513-1514), Firenze, Palazzo vecchio collezione Loeser.

Sappiamo bene come non esista solo il Mediterraneo delimitato da sponde europee, africane e asiatiche, ma anche il Mediterraneo americano (il mar Caribico o delle Antille) e il Mediterraneo australasiatico (tra le grandi e piccole isole delle Sonde). Del resto, il “grande Mediterraneo” rievocato da Fernand Braudel(5) distende a sua volta le sue braccia sul globo e, nel far ciò, collega tra loro terre assai più lontane di quelle costeggiate dal Mare Interno, separate da grandi distese d’acqua. Esso è molto distante, dunque, dalla dimensione circoscritta del “mare nostrum” dei romani; ma se pensiamo alla capacità di irradiazione culturale anche solo di una sola parte di quest’ultimo mare, se pensiamo cioè al “piccolo Mediterraneo” oggetto delle nostre attenzioni nella mostra, rimaniamo irretiti dal gioco caleidoscopico degli scambi, delle permute, delle trasformazioni di idee e oggetti. Quegli oggetti meno ingombranti di cui si diceva in apertura, e soprattutto le leggere carte disegnate, portavano messaggi che avevano il potere di trasmettere e trasformare culture, sia lungo il viaggio che dopo il loro arrivo nella destinazione finale. Il mare “fra le terre” ha una vocazione all’unione tra popoli e alla condivisione tra culture, e non ha disperso i messaggi che gli sono stati nel tempo affidati. Auspico di costruire in futuro altri progetti di ricerca ed espositivi per assecondare e progressivamente valorizzare la vocazione globale di quel mare straordinario che oggi è “nostrum” nella misura in cui è davvero di tanti.


Domínikos Theotokópoulos detto El Greco, La guarigione del nato cieco (1570-1576 circa), Parma, Galleria nazionale.

Pompeo Leoni, o cerchia: San Giovanni dolente (1585-1599 circa).


Pompeo Leoni, o cerchia: Addolorata (1585-1599 circa).


Alonso Berruguete, Ecce Homo (1525 circa), Valladolid, Museo Nacional de Escultura.

(1) Per la citazione cfr. Epistolario di Guarino veronese raccolto ordinato illustrato da Remigio Sabbadini, II, Venezia 1916, p. 492, doc. n. 805 («[l’attività encomiastica] non si deve sperare possa essere realizzata tramite immagini o statue o perché senza iscrizioni esse sono mute o perché non possono essere trasportate, qui e là, per tutto l’orbe terraqueo»).

(2) La mostra è stata organizzata con la collaborazione del Kunsthistorisches Institut in Florenz, Max-Planck-Institut, e accompagnata dal catalogo Spagna e Italia in dialogo nell’Europa del Cinquecento, a cura di M. Faietti, C. T. Gallori, T. Mozzati, Firenze 2018.

(3) Cfr. I segni nel tempo. Dibujos españoles de los Uffizi, catalogo della mostra (Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, 12 maggio - 26 luglio 2016), a cura di B. Navarrete Prieto, con la collaborazione di R. A. Moral, Madrid 2016.

(4) Il fondo Santarelli di disegni spagnoli venne particolarmente studiato in occasione della mostra di disegni spagnoli organizzata nel 1972 presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi, accompagnata da un catalogo curato da A. E. Pérez Sánchez.

(5) F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II (1949), ed. it. Torino 2010, 2 voll.

Spagna e Italia in dialogo nell’Europa del Cinquecento

Firenze, Gallerie degli Uffizi, Aula magliabechiana
a cura di Marzia Faietti, Corinna T. Gallori e Tommaso Mozzati
fino al 27 maggio
orario 8.15-18.50, chiuso lunedì

catalogo Giunti Editore
www.uffizi.it

ART E DOSSIER N. 354
ART E DOSSIER N. 354
MAGGIO 2018
In questo numero: MOSTRE D'ESTATE Guttuso a Torino, De Chirico a Rivoli, Arte e fascismo a Milano, Wolf Ferrari a Conegliano, Rodin a Treviso, High Society ad Amsterdam, Italia e Spagna a Firenze, Dürer a Milano. VILLA CARLOTTA Trecento anni di collezionismo. CAMILLE CLAUDEL Il genio, il dolore, la perdita.Direttore: Philippe Daverio