«Prima di essere celebre, Rodin era solo. E la celebrità, una volta sopraggiunta, lo ha reso forse ancora più solo». Da questa affermazione, incipit del volume di Rainer Maria Rilke sullo scultore francese (1902), si dipana il “fil rouge” emozionale che Marco Goldin sottende al percorso espositivo della grande mostra in corso a Treviso. Acclamato come il più grande scultore fra i suoi contemporanei ma non sempre capito, Rodin praticava la scultura con energia innovativa, facendo vibrare la materia e rompendo gli schemi accademici, a volte in contrasto con il gusto corrente e con le aspettative dei committenti.
Auguste Rodin in mostra a Treviso
Il genio
solitario
Ilaria Ferraris
Degli anni appena successivi sono il San Giovanni battista, un grande gesso che sarà poi acquistato dallo Stato francese per il Musée du Luxembourg, e l’Uomo che cammina, poi ripreso vent’anni più tardi, che definisce ormai la scelta di Rodin per una scultura che è pura forma avulsa da narrazione storica, preludio alle forme della modernità ormai prossima delle avanguardie. Nel 1880 gli viene affidata la commissione per la porta bronzea per un nuovo museo di arti decorative, la Porta dell’Inferno, ispirata alla Divina Commedia ma anche a Baudelaire e Ovidio, un progetto che lo terrà occupato per quasi dieci anni, poi abbandonato e ancora ripreso nel 1899 e rimasto incompiuto, per il quale realizzò numerosissime sculture, singole e a gruppi, diventate poi opere a se stanti, come le Tre ombre, o il Pensatore, Adamo ed Eva, di cui sono esposte molteplici elaborazioni in diversi materiali e formati.
Dello stesso decennio è un’altra impresa monumentale che gli fu richiesta dal 1884 per ricordare la resa dei borghesi di Calais a Edoardo III d’Inghilterra nel 1347. Attraverso un ampio numero di disegni e bozzetti - di cui molti presenti in mostra - Rodin elabora il gruppo dei Borghesi di Calais, a cui lavorò a più riprese fino all’inaugurazione nel 1895, sovvertendo gli schemi del monumento trionfale tradizionale.
Nel 1883 conosce la giovane scultrice Camille Claudel, con cui inizia una lunga relazione professionale e sentimentale: nella mostra ricordano questo legame un ritratto di Auguste eseguito da Camille, in gesso, e una testa di Camille in marmo, riflessiva e dolente. Nel 1889 Rodin espone un cospicuo numero di opere insieme a Monet nella galleria Georges Petit di Parigi: a testimonianza di questo evento è presente uno dei centoquarantacinque dipinti che Monet presentò nell’occasione, Reti da pesca a Pourville del 1882. Nella Sala ipogea, Il pensatore monumentale in gesso si rispecchia in un dipinto di Munch del 1907 che raffigura la stessa scultura nel giardino del dottor Linde, uno dei più importanti collezionisti, in quegli anni, sia di Munch sia di Rodin; al centro dello spazio espositivo, il gesso originale, plasmato dal maestro, del Bacio.
Rodin. Un grande scultore al tempo di Monet
ART E DOSSIER N. 354
MAGGIO 2018
In questo numero: MOSTRE D'ESTATE Guttuso a Torino, De Chirico a Rivoli, Arte e fascismo a Milano, Wolf Ferrari a Conegliano, Rodin a Treviso, High Society ad Amsterdam, Italia e Spagna a Firenze, Dürer a Milano. VILLA CARLOTTA Trecento anni di collezionismo. CAMILLE CLAUDEL Il genio, il dolore, la perdita.Direttore: Philippe Daverio