Studi e rsicoperte. 1 
Camille Claudel

EMOZIONI
MODELLATE CON LA CRETA

Una esistenza bruciata dalla passione e dedicata alla scultura. Questa, in sintesi, la vita di Camille Claudel scandita da un amore travolgente per Rodin e da un’arte che fa appello alla verità dei sentimenti più profondi.


Valeria Caldelli

Nogent-sur-Seine. Qui nel nuovo museo inaugurato a marzo 2017 e dedicato alla scultrice francese Camille Claudel, che fu l’amante di Rodin, ci accoglie una scultura emblematica del suo percorso creativo, L’abbandono (o Sakountala). Un uomo e una donna che si abbandonano ai sentimenti. Le braccia di lui che la circondano, mentre lei lo accoglie teneramente. Il volto reclinato come per sfiorare, quasi accarezzandola, la testa dell’amato: i corpi nudi lasciati all’ebbrezza della voluttà.

Camille ha ventidue anni quando lavora intere giornate a modellare in gesso le due grandi figure dedicate a Sakountala, figlia di un bramino, e a Dushyanta, principe indiano, divisi da un incantesimo e poi finalmente liberati e di nuovo insieme, secondo il racconto del poeta indù Kalidasa. Ma è la felicità di due passioni condivise che accende il fuoco della creatività e le dà la forza, lei piccola ed esile, per sostenere un impegno pesante che la assorbe per mesi. Da una parte l’incontro con la scultura, la realizzazione di un sogno cominciato quando era appena adolescente, un mondo che per una donna di fine Ottocento sembrava irraggiungibile e che, invece, l’aveva accolta. Dall’altra il grande amore corrisposto per Auguste Rodin, l’icona della scultura francese dei suoi tempi, il maestro indiscusso che riconosce il talento di Camille, le apre il suo atelier e il suo cuore, consultandola su tutti i suoi progetti, di lavoro e di vita. È il periodo più bello di un’esistenza travolta dalla passione, che diventerà così prepotente da uccidere il suo genio e abbandonarla alla follia. Il nuovo museo è dunque un omaggio che, proprio nell’anno in cui la Francia ha celebrato il centenario della morte di Rodin, la cittadina di Nogent-sur-Seine ha voluto dedicare alla grande personalità artistica di questa scultrice rimasta fino a oggi in ombra rispetto al famoso maestro.

I danzatori appaiono perduti in un tempo infinito, dai loro corpi trasuda sensualità


qui, in questa cittadina, sulle rive della Senna, che Camille ha vissuto alcuni anni con la famiglia, prima di riuscire - testarda com’era - a far trasferire tutti a Parigi dove lei poteva seguire i corsi di scultura dell’Académie Colarossi. Ed è sempre qui, a meno di un’ora di treno dalla capitale francese, che, ristrutturando in parte la vecchia abitazione dei Claudel, oggi è stata raccolta una delle più importanti collezioni dell’opera di questa scultrice, mettendola a confronto con quella di altri autori, e in particolare Rodin, coprotagonista di un difficile colloquio artistico. La storia e i tormenti di una donna troppo in anticipo per i suoi tempi è lei stessa a raccontarcela in un’autobiografia scolpita che si snoda lungo tutto il suo percorso creativo. La sua vita e la sua arte si confondono, le sue emozioni si modellano con la creta, si imprimono indissolubili con lo scalpello. Così Sakountala e Dushyanta, coppia di amanti colti nel momento culminante del loro amore (L’abbandono), ma anche l’uomo e la donna abbracciati nella musica di un valzer (Il valzer) sono espressione della gioia per una raggiunta unione personale e di intenti con Rodin.


Il valzer (o I danzatori di valzer) (1889 - prima del 1895).

«Io dormo tutta nuda per poter credere che voi siete vicino a me, ma quando mi sveglio non è la stessa cosa», scrive Camille al maestro-amante dal castello dell’Islette, dove erano soliti incontrarsi. Per dieci anni sarà al suo fianco, collaboratrice intelligente e preziosa; le loro mani lavoreranno insieme al punto che talvolta è impossibile capire chi tra i due sia l’autore di alcune opere. È il 1889 quando, all’apice della felicità, Camille comincia a lavorare al Valzer, di cui il museo di Nogent-sur-Seine espone quattro varianti, forgiate con materiali diversi. I danzatori appaiono perduti in un tempo infinito. La loro posizione, in diagonale, li rende nello stesso tempo instabili e dinamici; dai loro corpi trasuda sensualità. Solo un drappeggio, come un velo, nasconde le parti intime: l’artista lo aggiunse costretta dal Ministero delle belle arti, che aveva giudicato “indecente” la prima versione della scultura perché la coppia era completamente nuda e i sessi troppo vicini tra loro. Al periodo “rosa” di Camille appartiene anche La piccola castellana, busto di una bambina di sei anni, figlia della proprietaria del castello dell’Islette, una delle sue opere più celebri e più preziose, anche solo per quel modo di rendere la capigliatura, come se la treccia si stesse aprendo sotto i nostri occhi.

Ma Cloto, la parca riprodotta nel 1893 come un’orribile vecchia, è il segno che qualcosa è cambiato. Rodin, ormai scultore di successo, ha scelto alla fine di vivere con la sua compagna di sempre, Rose Beuret, che aveva condiviso con lui gli anni della gioventù e della miseria. La rottura con Camille diventa inevitabile. Per lei sarà una sofferenza atroce, ma si vendicherà trasformando Rose nella terribile parca che fila lo stame della vita. Nel Musée Camille Claudel a Nogent-sur-Seine troviamo il Torso di Cloto calva, però nella versione definitiva i suoi lunghissimi capelli si mescolano ai fili che sta tessendo, dandole l’aspetto ancora più mostruoso di una piovra.


Auguste Rodin, La Francia (1902-1903).

Con L’età matura, di cui al museo è presente un bronzo del 1890, il distacco da Rodin è ormai definitivo, irreparabile: una giovane nuda protende le sue mani verso un uomo che si allontana, anzi, che viene letteralmente portato via da una vecchia che ha il volto di Cloto. «Quella ragazza nuda è mia sorella! Mia sorella Camille», scriverà Paul Claudel, vedendo l’opera. «Implorante, umiliata, in ginocchio e nuda! Tutto è finito!». Ed è certo che da questo momento Camille fuggirà qualsiasi occasione di incontro con Rodin, che ritiene responsabile di tutti i suoi problemi. Non risponderà alle lettere, anzi, sentendosi minacciata da nemici immaginari, si chiuderà sempre di più nel suo atelier. La sua unica preoccupazione, oltre ai debiti, è ormai quella di allontanarsi da lui anche sul piano artistico perché i critici non possano più accusarla di esserne influenzata. Ecco allora, nelle sue ultime opere, il ritorno al classicismo e l’inserimento di alcuni elementi di quell’Art Nouveau che a Parigi faceva la moda dei primi anni del Novecento. D’ora in poi ci saranno piccole composizioni o “schizzi”, come lei stessa li chiama; immagini femminili pensose davanti a un caminetto, oppure in conversazione attorno a un tavolo. Nel caso di soggetti mitologici, come Perseo e la Gorgone, lo stile ritorna a essere quasi accademico, ma il suo dramma riaffiora inesorabilmente: la testa tagliata della Gorgone ha infatti i tratti di Camille, vinta, estranea al mondo, ormai priva anche di un corpo. Rodin, da parte sua, continuerà a “usare” il volto della ex allieva-amante in molte sue composizioni, come La Francia e il commovente L’addio, pur ottenendo da lei solo reazioni aspre e diffide minacciose; cercherà anche, a più riprese e senza farsi riconoscere, di aiutarla finanziariamente. Camille ha superato da poco la soglia dei quarant’anni quando le sue condizioni mentali degradano rapidamente: la creatività è perduta. Nei momenti di delirio distrugge le sue stesse sculture e vive una vita miserabile. Il fratello Paul annota: «Camille folle. Carta da parati strappata e a brandelli, una sola poltrona rotta e lacerata. Lei, sporca, che parla incessantemente con una voce monotona e metallica ». Il 10 marzo 1913, all’età di quarantonove anni, la famiglia la farà internare. Vivrà fino a settantotto anni in completo isolamento. Non scolpirà mai più.


L’età matura (1890-1907).

Musée Camille Claudel
Nogent-sur-Seine
www.museecamilleclaudel.fr

ART E DOSSIER N. 354
ART E DOSSIER N. 354
MAGGIO 2018
In questo numero: MOSTRE D'ESTATE Guttuso a Torino, De Chirico a Rivoli, Arte e fascismo a Milano, Wolf Ferrari a Conegliano, Rodin a Treviso, High Society ad Amsterdam, Italia e Spagna a Firenze, Dürer a Milano. VILLA CARLOTTA Trecento anni di collezionismo. CAMILLE CLAUDEL Il genio, il dolore, la perdita.Direttore: Philippe Daverio