Grandi mostre. 1
La pittura figurativa inglese a Londra

RAW
BEAUTY

Descrivere il mondo attraverso la figura umana è stata una delle scelte più frequenti per gli artisti britanntici (ma non solo), a partire dal secolo scorso. Scelta talmente radicata da essere ancora oggi campo di esplorazione e di ricerca, come testimonia l’esposizione in corso alla Tate Britain.


Costanza Rinaldi

Un ritratto di Francis Bacon dipinto su una tela di grandi dimensioni raffigura Lucian Freud, amico e rivale artistico. Il lavoro è stato mostrato al pubblico poco dopo essere stato completato: prima a Londra nel 1964 e poi ad Amburgo e Stoccolma nel 1965. Da allora è rimasto in mani private e non è stato esposto per oltre mezzo secolo. Da fine febbraio è uno dei quadri protagonisti della grande mostra All Too Human: Bacon, Freud and a Century of Painting Life alla Tate Britain di Londra.

Con un percorso espositivo che si snoda lungo cento opere di alcuni degli artisti moderni inglesi più celebri, la rassegna si presenta come una vera e propria celebrazione dell’intensità della vita. Curata da Elena Crippa (curatrice del dipartimento di arte inglese moderna e contemporanea della Tate Britain) insieme a Laura Castagnini (assistente curatrice del medesimo dipartimento), l’esposizione rivela infatti tutta la potenza della pittura di artisti come Michael Andrews, R. B. Kitaj o Paula Rego, per citarne alcuni, e ovviamente Lucian Freud (artista tedesco naturalizzato britannico) e Francis Bacon. In scena fino al 27 agosto, si delinea come un appuntamento fondamentale per scoprire e indagare a fondo la pittura figurativa inglese del XX secolo.

Dall’analisi dell’individuo prima e della comunità poi, all’interno dell’evolversi della società


Un tema delicato e intimo quindi, raccontato attraverso le pennellate di grandi nomi che hanno segnato la pittura figurativa inglese e non solo. «Desideravo più di tutto mostrare che esiste una forte continuità nell’arte britannica nel rimanere legata alla pittura figurativa», ha dichiarato la curatrice Elena Crippa. «Quello che caratterizza questa tipologia di pittura è il dialogo continuo con i maestri storici ma anche il rispetto che questi artisti rivolgevano alla storia, senza far venir meno però la loro volontà di innovare».

Mentre negli stessi anni, negli Stati Uniti ma anche in Italia o in Germania, la volontà di espressione cambia e conduce diversi artisti verso quelle che la critica ha poi chiamato “neoavanguardie”, l’Inghilterra rimane fedele alla figurazione, mantenendola punto di partenza per spingere la ricerca pittorica e non considerandola terreno arido da abbandonare.


Michael Andrews, Colony Room I (1962), Chichester, Pallant House Gallery.

Se è vero infatti che i movimenti artistici - transoceanici prima, europei poi - racchiudono una nuova idea di interpretazione del mondo, a partire per esempio dal New Dada e dalla Pop Art, fino all’arte programmata italiana, i pittori inglesi scelgono invece di raccontare il mondo e le esperienze di vita personale attraverso la figura umana. La grande devozione rivolta agli artisti che hanno segnato la pittura europea dei secoli precedenti, da Rembrandt a Velázquez, arrivando fino a Picasso, si traduce per i pittori anglosassoni in quella che Elena Crippa ha chiamato «Raw Beauty», ossia quell’aura di non finito, di “bellezza cruda”, appunto, che pervade le opere in mostra.

Il percorso si sviluppa secondo una direzione cronologica, a partire dal secondo dopoguerra fino a un’epoca più recente, ma risulta diviso in due macro elementi che coesistono. Si tratta dell’analisi dell’individuo prima e della comunità poi, all’interno dell’evolversi della società, tutto nell’arco di un solo secolo. Fondamentale in primis il lavoro di Walter Sickert (1860-1942) che apre a un vero e proprio ritorno al realismo. Il suo interesse e attaccamento alla realtà si ritrovano nei soggetti che prende in prestito dalla vita di tutti i giorni. Ritratti di persone comuni che, raffigurando la loro concretezza ordinaria, furono considerati oltraggiosi.

La ritrattistica intima e soggettiva, caratterizzata da una realtà quasi tangibile, fu alla base anche della didattica di William Coldstream e David Bomberg che formarono, tra gli altri, Michael Andrews e Lucian Freud.


Francis Bacon, Ritratto di Isabel Rawsthorme (1966), Londra, Tate.

Tensione emotiva e composizioni ambiziose della figura umana sono le maggiori caratteristiche di Michael Andrews (1928-1995), esponente altrettanto fondamentale all’interno della mostra. Fin dall’inizio della sua carriera, nei primi anni Cinquanta, caratterizzò il suo lavoro con intensità di osservazione e straordinario virtuosismo tecnico, tanto da essere considerato, oggi, uno dei pittori britannici più importanti del dopoguerra. Per Andrews, la pittura era un modo per porre domande circa la natura dell’essere, e per questo motivo le persone erano i soggetti principali dei suoi quadri.

Anche nei dipinti paesaggistici, la presenza umana è una componente fondamentale, riuscendo a raccontare in mostra la ricchezza e la varietà del comportamento umano e le complesse relazioni che esistono tra le persone e i luoghi.


Ritratti di persone comuni, che, raffigurando la loro concretezza ordinaria, furono considerati oltraggiosi


R. B. Kitaj, Il matrimonio (1989-1993), Londra, Tate.

Cecily Brown, Ragazzo con gatto (2015).


Walter Richard Sickert, Notte d'estate (1906 circa).

L’esposizione di gruppi di grandi opere, sia di Lucian Freud che di Francis Bacon, danno poi la possibilità ai visitatori di immergersi nella sensualità e nell’intimità di questi due maestri moderni. La carriera di Freud, prevalentemente praticata in studio, è qui esplorata nella sua evoluzione che l’ha portato nel tempo a rappresentare i suoi modelli in modo sempre più scultoreo e viscerale; mentre Bacon è posto in suo contrasto, in stretta relazione invece con il fotografo John Deakin, suo più grande ispiratore.

In mostra trovano spazio anche altri nomi della Scuola di Londra, termine coniato dall’artista americano naturalizzato inglese R. B. Kitaj per descrivere un gruppo di artisti londinesi accomunati dalla preoccupazione per la rappresentazione della figura umana in opposizione agli approcci avanguardistici degli anni Settanta. Ed ecco quindi l’animo scultoreo di Frank Auerbach, il più grande cantore contemporaneo di Londra Leon Kossoff, che accompagnano fino alle ultime sale, dedicate ad artisti più recenti. Fra questi la portoghese Paula Rego che esplora, tramite l’uso di eventi autobiografici, la condizione delle donne nella società presente.

Il lavoro di un secolo d’arte figurativa è riuscito a coprire tutte le espressioni della vita, dagli interni di Sickert alle strade di Londra di Auerbach e Kossoff, dall’isolamento del corpo umano in Freud alla violenza di Bacon, fino all’interesse per la comunità di Andrews e Kitaj e alla denuncia della Rego. Artisti contemporanei come Cecily Brown, Celia Paul, Jenny Saville e Lynette Yiadom-Boakye sono infine i nuovi attori e i responsabili dell’evoluzione della pittura figurativa verso nuove direzioni.


Paula Rego, La famiglia (1988).

All Too Human: Bacon, Freud and a Century of Painting Life

Londra, Tate Britain
a cura di Elena Crippa e Laura Castagnini
fino al 27 agosto
orario 10-18
catalogo Tate Britain
www.tate.org.uk

ART E DOSSIER N. 353
ART E DOSSIER N. 353
APRILE 2018
In questo numero: CORPI DI PASSAGGIO Jenny Saville: materia in disfacimento. Leon Golub: la violenza del potere. Pompier: bellezza come intrattenimento. Roma repubblicana: il volto verista. PAGINA NERA Come sta il ponte di Bassano? IN MOSTRA Il figurativo inglese a Londra; Nascita di una nazione a Firenze; Impressionismo e avanguardie a Milano; Gaudenzio Ferrari in Piemonte; Bellini e Mantegna a Venezia.Direttore: Philippe Daverio