Il gusto dell'arte 


NON SOLO
TAPAS E PAELLA

di Ludovica Sebregondi

Un viaggio alla scoperta delle tradizioni culturali e sociali che legano arte e cucina in Europa Seconda tappa: Spagna

Come l’Italia nel mondo globalizzato è nota per pizza, pasta e tiramisù, la gastronomia spagnola viene spesso ridotta a “tapas”, “gazpacho”, “paella” e crema catalana, piatti che nelle migrazioni hanno perso le caratteristiche originarie. Ma tutte le cucine sono sempre state territorio di contaminazioni: così quella spagnola, per la posizione geografica della penisola iberica tra Mediterraneo e Atlantico, vicinissima all’Africa, ha risentito di influenze disparate, a cominciare da quelle dei cartaginesi e dei romani, che vi hanno trapiantato la coltivazione dell’ulivo. La conquista musulmana dal 711 ha causato soprattutto nel Sud profondi mutamenti con l’introduzione di canna da zucchero, riso, limone, pompelmo, ma anche con l’eliminazione di vino e carne suina. Molti secoli dopo ulteriori novità sono state introdotte dai prodotti importati dalle Americhe quali fagioli, peperoncini, mais, cacao, patate, pomodori e caffè, che sono transitati dalla penisola per diffondersi quindi in tutta Europa.

Cucina, quella spagnola, differenziata a seconda delle regioni, ma accomunata dall’olio d’oliva, dall’aglio e dal peperoncino. Le zone dell’interno sono caratterizzate da piatti contenenti legumi, da prodotti caseari e da insaccati, come il famoso “jamón serrano”, prosciutto ottenuto dalla razza Pata Negra, o il “chorizo”, un salsicciotto molto piccante.

Le uova hanno rappresentato un piatto diffuso su tutte le tavole, sia sotto forma di “tortillas” - le frittate che vedono l’aggiunta di ingredienti disparati - sia in preparazioni essenziali, come quelle rappresentate in un dipinto giovanile da Diego Rodríguez de Silva y Velázquez, noto come Velázquez (Siviglia 1599 - Madrid 1660).

Una donna anziana sta cuocendo due uova in un tegame di terracotta appoggiato sopra una stufa dello stesso materiale. Si aiuta con un mestolo di legno e tiene in mano un terzo uovo che sta per rompere sul bordo del recipiente per aggiungerlo agli altri: nonostante il titolo spagnolo con cui è nota la tela, Vieja friendo huevos (Vecchia che frigge le uova), non è chiaro se si tratti di uova fritte nell’olio o “affogate” nell’acqua. Di fronte a lei un ragazzo abbraccia con la destra un melone d’inverno - si desume la qualità anche dall’abbigliamento dei due protagonisti - imbrigliato con una corda per trasportarlo più comodamente, e stringe con la sinistra il collo di una bottiglia di vino bianco. Altri ingredienti (una cipolla rossa, due peperoncini a pezzi e l’olio racchiuso in un orciolo che sulla impagliatura reca tracce di unto colato dal beccuccio) sono appoggiati su un piano in legno insieme a delle suppellettili: un versatoio di ceramica bianca con decori verdi, un mortaio col pestello, una scodella su cui è posato un coltello. Presso la stufa un paiolo di rame risalta nella cucina scura, in cui si scorgono altri oggetti tra cui un cesto per la spesa e uno straccio grigio utilizzato per coprirla.


Joaquín Sorolla, Mangiando in barca (1898), Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando.

Nonostante i significati allegorici e moralizzanti - il confronto fra età della vita, l’uovo come simbolo di rigenerazione - il dipinto, con i suoi toni ocra, terrosi, l’illuminazione decisa, le trasparenze del vetro, attesta la volontà del pittore di aderenza al naturale, evidente nel fermo immagine del momento in cui l’albume si sta rapprendendo e assume un colore lattiginoso. Dal buio della cucina alla luce accecante delle coste spagnole, la cui gastronomia - sia di quelle atlantiche che delle mediterranee - vede l’utilizzo di ogni qualità di prodotti ittici. Al mondo dei pescatori ha spesso guardato Joaquín Sorolla (Valenza 1863 - Cercedilla, Madrid 1923) che lo ha cantato nella propria opera. Nel grande dipinto Mangiando in barca quattro pescatori e due bambini stanno pasteggiando su una imbarcazione tirata in secco sulla spiaggia valenziana. La vela è piegata sul boma per proteggersi dal sole che riverbera sulla prua. Quasi tutti mangiano con le mani, attingendo da una terrina e aiutandosi con del pane, solo un ragazzino utilizza un cucchiaio per prendere il cibo da un vecchio pentolone. Una pittura rapida, luminosissima, fluida quella di Sorolla, per un dipinto che descrive la dura vita dei pescatori, ma che è emblema di una Spagna luminosa e solare, vicina al sentire moderno.

ART E DOSSIER N. 352
ART E DOSSIER N. 352
MARZO 2018
In questo numero: GIO PONTI OGGI La chiesa abbandonata; Un design senza tempo. SPAZI D'ARTE L'isola di Hombroich; Tefaf a Maastricht. IN MOSTRA I volti di Menazzi Moretti a Matera; Arte e psiche a Ferrara; I napoletani ''parigini'' a Napoli; Raffaello a Bergamo; Tessuto e ricchezza a Firenze; Perù preincaico a Parigi.Direttore: Philippe Daverio