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A CACCIA DI BOCCIONI
FUTURISTA

di Daniele Liberanome

Gli appassionati di Umberto Boccioni vanno alla ricerca delle sue opere futuriste, maggiormente quotate rispetto alle altre ma presenti raramente sul mercato

Fama internazionale, pagine e pagine nei libri di storia dell’arte, vita breve e avventurosa, eppure quotazioni di mercato in discesa libera. Possibile? Umberto Boccioni (1882-1916), figura di spicco dell’arte italiana, contribuì in modo decisivo alla fortuna del futurismo, grazie alla sua pittura in continua evoluzione e ai suoi scritti teorici di grande profondità. Morì giovane per una banale caduta da cavallo, in un periodo - quello della prima guerra mondiale - in cui militari come lui si immolavano a frotte sul fronte, ma almeno, per questo, non ebbe tempo per stringere legami col fascismo, scelta che determinò la sfortuna dei suoi compagni nel primo dopoguerra.

Pur nato in una provincia del Sud (Reggio Calabria) e cresciuto in una famiglia di funzionari pubblici poco inclini alle novità, Boccioni poté contare su una grande curiosità - che lo spinse presto a girare l’Europa e a fermarsi a Milano - e su un talento che lo indusse prima a seguire la lezione dei divisionisti e poi a volerla superare. Colpito infatti dalle innovazioni tecnologiche e dall’irrompere delle macchine nella vita quotidiana, si appassionò alla velocità e al movimento e al loro impatto sulla percezione delle cose e delle persone. In questo senso, il rapporto stabile fra forma e materia era per lui superato, e anche in pittura bisognava esprimere questo continuo divenire, queste mutazioni nel modo in cui tutto ci appare. Il soggetto di un quadro non poteva più essere univoco e statico.

Boccioni non era certo il solo a portare avanti simili riflessioni, che anzi erano al centro del dibattito in mezza Europa e soprattutto a Parigi, ma venivano analizzate da punti di vista diversi e soprattutto proponendo soluzioni differenti. L’artista e i suoi amici futuristi si opponevano all’approccio dei cubisti, alle loro linee geometriche e ai loro colori spesso spenti, privilegiando l’esecuzione di quadri da una decisa efficacia cromatica, in cui l’effetto del movimento del soggetto era immediatamente palpabile.

La morte improvvisa di Boccioni non l’ha fatto cadere nel dimenticatoio, anzi, lo si può ammirare in musei internazionali, inclusi il MoMA e il Metropolitan di New York. Lo si trova spesso in mostre temporanee ben promosse e organizzate in spazi pubblici di primaria importanza come quella di Palazzo reale a Milano che nel 2016 gli dedicò una grande personale, poi volata a New York.

Nonostante tutto ciò, il top lot di Boccioni è ancora - e di gran lunga - Studio per foot-baller, aggiudicato per 1,86 milioni di euro da Christie’s a Milano il 27 novembre 2007, oltre un decennio fa. Vero che l’opera è su carta, ma la qualità appare subito straordinaria e non solo perché si tratta di uno studio preparatorio del famoso Dinamismo di un foot-baller esposto al MoMA. Boccioni dimostrò in Studio per foot-baller di essere nel pieno della sua vena futurista e, per accentuare l’effetto della velocità sulla percezione del pubblico, rese il giocatore quasi irriconoscibile. I rari colpi di acquerello colorato non danno certo a Studio per foot-baller l’effetto cromatico della tela del MoMA, ma bastano a conferire all’opera un forte movimento a spirale. Insomma uno studio preparatorio che è un capolavoro, venduto a una cifra che fece scalpore soprattutto perché è un pezzo notificato e non può uscire dall’Italia.


Studio per foot-baller (1913).

Per trovare altre aggiudicazioni di rilievo bisogna tornare ancora indietro nel tempo, all’inizio del nostro secolo se non addirittura agli anni Novanta del precedente. Ritratto femminile è stato aggiudicato da Christie’s di Milano per l’importante cifra di 657mila euro, ma era il 22 novembre 2004. Quel dipinto è del 1911 e lo si vede bene perché le tracce figurative sono forti: la testa della zia del pittore, rappresentata nel quadro, è ben distinguibile seppur mossa da qualcosa che pare un turbine di vento, e la smaterializzazione della figura, ben visibile in Studio per foot-baller, è ancora parziale. D’altro canto, Ritratto femminile attirò l’attenzione dei collezionisti anche perché costituiva una totale novità: da quarant’anni non era uscito dalla collezione comasca Grassi di Lora, neanche per le più importanti retrospettive di Boccioni. Ma il dipinto si portava dietro, come Studio per foot-baller, il vincolo della notifica per cui lo Stato aveva il diritto di acquistarlo anche dopo l’aggiudicazione, e comunque poteva evitare che uscisse dall’Italia. Da Christie’s il compratore risultò quindi un museo privato, come a dire che le opere importanti di Boccioni sul mercato sono pochissime e, quando possono essere scambiate, spesso sono vincolate e quindi appetibili solo a compratori locali e/o particolari. Perdipiù, i quadri migliori sono da tempo nei musei, come dimostra la splendida sala che ha dedicato a Boccioni il Museo del Novecento di Milano, che pullula soprattutto di splendide opere futuriste.


Così negli ultimi sei anni si sono visti in asta solo due dipinti dell’artista - per giunta di bassa qualità -, e per il resto si sono potuti scambiare solo disegni, stampe o al meglio dei pastelli come Due vecchie sedute che la rinata Finarte di Milano ha aggiudicato lo scorso 27 novembre per 45mila euro. L’opera è datata 1907 e anche questo spiega lo scarso interesse che ha suscitato: i collezionisti ricercano quadri o perfino disegni purché siano futuristi, ma questi sono rari. Non va dimenticato che l’artista aderì al futurismo nel 1910 e morì nel 1916, ma all’incirca già dall’anno precedente aveva interrotto la propria attività per arruolarsi nell’esercito e combattere nella Grande guerra. Insomma, i collezionisti non hanno affatto dimenticato Boccioni, ma è innanzitutto l’offerta di pezzi interessanti che scarseggia. Aggiungiamo pure che il complessivo trend negativo del figurativo non aiuta il suo mercato: le poche sue opere in giro risalgono soprattutto al primo decennio del Novecento e sono poco astratte, come Busto di signora con grande cappello scambiata nel 2006 per 580mila euro (Artcurial, Parigi, 7 giugno) e poi nel 2011 per 560mila euro (Farsetti, Prato, 28 maggio) nel sostanziale disinteresse. Ma se arrivasse un’opera di qualità sul mercato, le quotazioni schizzerebbero alle stelle.

ART E DOSSIER N. 352
ART E DOSSIER N. 352
MARZO 2018
In questo numero: GIO PONTI OGGI La chiesa abbandonata; Un design senza tempo. SPAZI D'ARTE L'isola di Hombroich; Tefaf a Maastricht. IN MOSTRA I volti di Menazzi Moretti a Matera; Arte e psiche a Ferrara; I napoletani ''parigini'' a Napoli; Raffaello a Bergamo; Tessuto e ricchezza a Firenze; Perù preincaico a Parigi.Direttore: Philippe Daverio