Grandi mostre. 7
Le più antiche civiltà peruviane Parigi

IL PERÙ
PRIMA DEGLI INCA

Gli Inca affondano le loro radici in culture complesse, composte da etnie poco note ma sulle quali è necessario far luce per ricostruire oltre tremila anni di storia. Su questa esigenza si fonda la mostra al Musée du quai Branly Jacques Chirac presentando i reperti archeologici delle popolazioni della Costa Nord dell’antico Perù.


Antonio Aimi

Riferisce il gesuita Bernabé Cobo, uno dei cronisti più seri e affidabili del XVII secolo, che uno spagnolo, avendo scoperto che un mantello di Atahualpa era più morbido della seta ed era stato fatto con peli di pipistrello, chiese all’ultimo imperatore inca come fosse possibile catturare tanti pipistrelli per tessere un indumento così grande. A questa domanda Atahualpa rispose: «Che cosa dovevano fare quei cani di Tumbez [una città della Costa Nord] se non catturare questi animali che servivano per fare indumenti per mio padre?».

Questa battuta, meglio di qualunque discorso, spiega come per gli Inca, un’etnia della Sierra, le popolazioni della Costa Nord dell’antico Perù non fossero altro che un complesso di smidollati inadatti alla guerra e ai rudi costumi della vita in altura. Purtroppo nessun aneddoto ci riferisce come gli abitanti della Costa Nord vedessero le popolazioni montanare che li avevano conquistati da una sessantina d’anni.


Panoramica del centro cerimoniale di Sipán. Ai piedi della Piramide cerimoniale si intravedono le coperture sulla Piattaforma funeraria.

Nell’antico Perù anche il potere degli uomini è quello simboleggiato dall’architettura dei centri cerimoniali


Certo è che sul piano dell’arte queste popolazioni, che per Atahualpa erano buone solo a catturare pipistrelli, non avevano nulla da invidiare agli Inca, anzi li superavano in molto campi. E di questa superiorità gli stessi Inca erano ben consapevoli, come dimostra il fatto che trasferirono nella loro capitale molti orafi della Costa Nord. Gli Inca, infatti, pur avendo costruito il più potente impero di tutta l’antica America, erano un po’ dei “parvenus”, dato che rappresentavano solo l’ultima, breve tappa (meno di un secolo) di un percorso di oltre tremila anni che aveva visto fiorire culture diverse, in primo luogo quelle appunto della Costa Nord.

Purtroppo, però, la straordinaria ricchezza e varietà di queste culture è poco conosciuta, perché, al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori, il Perù preispanico è indissolubilmente legato agli Inca. 


Huaca Cao Viejo. I dipinti murali di fianco alla tomba, in primo piano, della Signora di Cao.

Ora un’ottima opportunità per uscire da questa visione è costituita dalla mostra Le Pérou avant les Incas che si tiene fino al 1° aprile al Musée du quai Branly Jacques Chirac di Parigi.

L’esposizione, curata dall’archeologo Santiago Uceda, presenta duecentonovantatré reperti archeologici per la maggior parte provenienti da cinque siti della Costa Nord del Perù nei quali si sta scavando da oltre trent’anni: Sipán, San José de Moro, Cao, Huacas de Moche e Chornancap.

Il percorso si articola in cinque grandi sezioni. La prima colloca il visitatore nell’area geografica nella quale si sono sviluppate le culture della Costa Nord: un deserto con oasi fluviali formate dai fiumiciattoli che scendono dalle Ande e sboccano nel Pacifico. Seguono, poi, le sezioni che presentano queste culture partendo dall’esercizio del potere in tutte le sue varianti: il potere degli dèi, quello degli uomini, quello delle donne e quello documentato dai centri cerimoniali, che erano caratterizzati da costruzioni grandiose, ma oggi ridotte, in genere, a colline di argilla, perché erano fatte con mattoni cotti al sole, che le rarissime piogge e i venti hanno polverizzato.


Conteria in oro del collare del Vecchio Signore di Sipán.

Le immagini dell’iconografia Moche raffigurano un intreccio in cui si fondono miti e rituali reali


Santiago Uceda, commentando la mostra per i lettori di “Art e Dossier”, ci ha spiegato che la sezione sul potere celeste vuole documentare la funzione della religione.
«In particolare», ha precisato, «abbiamo voluto far vedere come le élite utilizzassero le divinità per legittimare il loro potere. Una delle più importanti è il Dio dei Bastoni, che attraversa quasi tutte le culture dell’antico Perù, dato che appare già ai tempi della società Cupisnique (2200-200 a.C.), è presente nella cultura Moche (100-850) come Dio delle Montagne, riprende l’aspetto di Dio dei Bastoni negli imperi Huari e Tiahuanaco (600-900) e finalmente assume l’aspetto di Viracocha per gli Inca (1440- 1532). È un dio associato ai fulmini, ai temporali, all’acqua che scende dalle montagne e quindi, per estensione, alla fertilità agricola».

Ma, come spiegano le sezioni successive, nell’antico Perù anche il potere degli uomini e quello simboleggiato dall’architettura dei centri cerimoniali dovevano fare i conti con la pervasività della religione. Il primo è documentato presentando alcuni dei numerosissimi reperti trovati nelle tombe dei sovrani Moche e Lambayeque. Naturalmente, quelle di Sipán - scoperte da Walter Alva - sono senza dubbio le più significative, perché non solo hanno restituito reperti bellissimi, ma hanno consentito di capire la “Cerimonia del Sacrificio”, il rituale più importante della cultura Moche.


Orecchino in rame dorato raffigurante un personaggio antropozoomorfo che impugna una testa-trofeo.

Di conseguenza si è anche capito che le immagini dell’iconografia Moche non raffigurano miti cosmogonici o scene del quotidiano, ma un intreccio in cui si fondono miti e rituali reali.

Il secondo è documentato dalle ricerche che hanno svelato l’architettura, i dipinti murali e la funzione dei centri cerimoniali.

Tuttavia, nonostante la bellezza dei reperti di Sipán e il fascino delle antiche costruzioni, non c’è dubbio che la sezione più intrigante e per certi versi la più attuale della mostra è quella dedicata al “Potere delle donne”.

«In questa sezione», ha spiegato Uceda, «abbiamo presentato cinque tombe di donne che hanno avuto un ruolo molto importante nelle società della Costa Nord. Anche se non sappiamo ancora come queste donne salirono al potere e come lo esercitarono, è certo che i gioielli che le accompagnavano sono di una bellezza e di una qualità tecnica sorprendenti».

Ma a dire il vero la mostra sorprende non solo per le offerte delle tombe di queste regine, ma anche perché offre un’antologica molto ricca e variegata di tutta l’arte delle culture della Costa Nord.

Nell’ambito delle ceramiche emergono i famosi vasi-ritratto Moche, che senza dubbio rappresentano una delle più felici realizzazioni della macrocorrente del naturalismo idealizzato, tipico di tutte le culture dell’America preispanica che hanno dato il meglio nella lavorazione dell’argilla. Ma notevoli sono anche alcune opere ritrovate a San José de Moro, che documentano l’eccellente astrattismo iconico della cultura Huari.


Un esempio dei famosi vasi-ritratto Moche.

Tra gli ori e i reperti in argento o rame dorato, invece, non si può non restare abbagliati, tra l’altro, dal sonaglio e dalla conteria (un piccolo oggetto attraverso il quale passa il filo che lo unisce a elementi analoghi per formare una collana o un collare) della Tomba 3 di Sipán.

Ma nell’ambito della lavorazione dei metalli preziosi, pur senza dimenticare che nella mostra non sono presenti i più straordinari capolavori della Costa Nord, è opportuno ricordare che, sul piano estetico, i gioielli di queste culture sono i più belli di tutto il Perù e di tutta l’America preispanica.


Diadema in rame dorato.

Qualche tempo dopo avermi rilasciato le dichiarazioni riportate nell’articolo, Santiago Uceda è morto improvvisamente il 14 gennaio 2018. Colgo l’occasione per ricordare con affetto sia un grande archeologo a cui si devono le campagne di scavo iniziate nel 1991 alla Huaca de la Luna e il Museo Huacas de Moche, sia un amico col quale è stato un piacere lavorare in occasione della mostra fiorentina di Palazzo Strozzi del 2003 e delle successive attività dell’Università degli Studi di Milano nella Costa Nord peruviana. A. A.

Per contestualizzare la mostra e approfondire le tematiche propriamente artistiche si veda: A. Aimi, L’arte inca e le culture preispaniche del Perù, monografia allegata ad “Art e Dossier”, n. 261, dicembre 2009.

Le Pérou avant les Incas

Parigi, Musée du quai Branly Jacques Chirac
a cura di Santiago Uceda
fino al 1° aprile
orario 11-19, giovedì, venerdì e sabato 11-21, chiuso lunedì
catalogo Musée du quai Branly Jacques Chirac - Flammarion
www.quaibranly.fr

ART E DOSSIER N. 352
ART E DOSSIER N. 352
MARZO 2018
In questo numero: GIO PONTI OGGI La chiesa abbandonata; Un design senza tempo. SPAZI D'ARTE L'isola di Hombroich; Tefaf a Maastricht. IN MOSTRA I volti di Menazzi Moretti a Matera; Arte e psiche a Ferrara; I napoletani ''parigini'' a Napoli; Raffaello a Bergamo; Tessuto e ricchezza a Firenze; Perù preincaico a Parigi.Direttore: Philippe Daverio