Grandi mostre. 6
L’arte tessile fiorentina nel Trecento a Firenze

LE RADICI
DELLA MODA

Nel XIV secolo la ricchezza di Firenze è basata soprattutto sulla creazione di manufatti di lana e seta, talmente preziosi da essere richiesti non solo nelle corti europee ma anche in Oriente, e da divenire fonte d’ispirazione per pittori e artigiani, come testimonia la mostra alla Galleria dell’Accademia.


Ilaria Rossi

Un viaggio lungo cent’anni, che dalle vie, le piazze e i vicoli di Firenze, conduce sino in Medio Oriente e in Asia, è quello che attende il visitatore che, varcando il portale della Galleria dell’Accademia di Firenze, si appresti a visitare la mostra Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura (fino al 18 marzo). Un’esposizione che permette di immergersi nella realtà fiorentina del XIV secolo, vista però da una prospettiva meno consueta e forse meno conosciuta ai più. Uno sguardo che offre infatti l’opportunità di approfondire l’importanza e il ruolo svolto dall’arte tessile nella Firenze del Trecento. La lavorazione dei tessuti - della lana prima e della seta poi - era al tempo alla base della ricchezza della città. «Le corporazioni della lana e della seta, l’Arte di Calimala e l’Arte di Por Santa Maria», come sottolinea Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria, la quale ha fortemente voluto e ha ideato e curato la mostra, «erano delle istituzioni potenti, responsabili della produzione e della qualità dei manufatti, come anche in seguito della gestione politica della città».

Sin dall’inizio del Trecento, Firenze si distingueva per la qualità dei suoi manufatti in lana, che si erano imposti sul mercato nonostante guerre, conflitti e crisi finanziarie. Ed è proprio l’eccellenza raggiunta nel campo della produzione laniera uno dei punti di partenza dell’esposizione, che delinea anche il successivo affermarsi di quella della seta: produzione in origine estranea alla cultura artigianale fiorentina, ma che ben presto sarebbe divenuta anch’essa elemento fondante dell’economia cittadina.

Durante il XIV secolo, accanto alla già consolidata industria della lana, si sviluppa anche quella della produzione serica, grazie, oltre che all’intraprendenza degli artigiani fiorentini, anche alla mano d’opera e alla collaborazione dei fuoriusciti lucchesi, esperti setaioli. Si viene dunque a creare una produzione di stoffe talmente lussuose e di alta qualità, sia per i colori che per i tessuti, da essere richieste dalle corti di tutta Europa e oltre, fino all’Estremo Oriente.

Il rarissimo vestitino da bimba in lana che apre il percorso espositivo, proveniente dal Nationalmuseet di Copenaghen, confezionato alla metà del XIV secolo e ritrovato in Groenlandia, mostra, con le sue linee e l’inserimento di due gheroni triangolari davanti e dietro, come fossero diffuse e arrivassero lontano le scelte dettate dal gusto del periodo. Mentre il sontuoso piviale ricamato, dal Museo nazionale del Bargello, testimonia l’abilità raggiunta dagli artigiani nel corso del Quattrocento nell’uso della seta e dei velluti, e dimostra la preziosità di tali manufatti che potevano venire a costare anche duecentosettanta fiorini d’oro, cifra paragonabile a quella di una residenza urbana o corrispondente a dieci volte il salario annuo di un manovale.

Un focus particolare, in mostra, è dedicato all’intreccio fra l’arte tessile e quella pittorica che illustra come gli artigiani e i pittori trovassero fonte di ispirazione nelle stoffe e nella moda del tempo, non solo fiorentine. I pittori si impegnavano a imitare le caratteristiche dei tessuti, riprendendone dettagli e cromie nei dipinti, negli affreschi o nelle miniature con tale precisione, quasi da farne percepire la materialità stessa, così come sarebbe stato indicato a cavallo fra il XIV e il XV secolo anche da Cennino Cennini nel suo Il libro dell’arte.


Frammento irregolare di tessuto con uccelli fantastici in volo fra tralci ondulati, Italia, prima metà o metà del XIV secolo, Bruxelles, Musées Royaux d’Art et d’Histoire.

Ne è un esempio la Croce dipinta del tardo XIII secolo, che il restauro effettuato in occasione della mostra ha riportato all’originario splendore, sul cui tabellone è possibile ammirare una decorazione con un motivo derivante da antiche stoffe islamiche.

Lungo il percorso espositivo, organizzato in maniera cronologica, sono posti in risalto gli sviluppi e le provenienze dei vari prodotti serici, ed è mostrato anche come motivi o temi specifici, provenienti dal mondo arabo o da quello orientale - come per esempio il “fenghuang” cinese, un uccello mitologico simile alla fenice - siano entrati a far parte del vocabolario artistico italiano.

La sezione “Lusso proibito” - che prende spunto dal registro (Prammatica delle vesti) che dal 1343 al 1345 annovera i capi di abbigliamento messi al bando dalle leggi che cercavano di limitare l’esibizione del lusso - offre l’occasione per mostrare come abili artigiani dalla fantasia sfrenata trovassero sempre più modi di aggirare i divieti e accrescere lo sfarzo dando così avvio allo sviluppo di un gusto che nel secolo successivo si diffonderà con ancora maggiore decisione, ponendo le basi per la nascita della moda


Veste infantile, Groenlandia, metà del XIV secolo; Copenaghen, Nationalmuseet.

Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento.
Lana, seta, pittura

Firenze, Galleria dell’Accademia
a cura di Cecilie Hollberg
fino al 18 marzo
orario 8.15-18.50, chiuso lunedì
catalogo Giunti Editore
www.accademia.org/it

ART E DOSSIER N. 352
ART E DOSSIER N. 352
MARZO 2018
In questo numero: GIO PONTI OGGI La chiesa abbandonata; Un design senza tempo. SPAZI D'ARTE L'isola di Hombroich; Tefaf a Maastricht. IN MOSTRA I volti di Menazzi Moretti a Matera; Arte e psiche a Ferrara; I napoletani ''parigini'' a Napoli; Raffaello a Bergamo; Tessuto e ricchezza a Firenze; Perù preincaico a Parigi.Direttore: Philippe Daverio