Luoghi da conoscere 
La Stiftung Insel Hombroich a Neuss, Düsseldorf

L’ISOLA CHE
NON C’ERA

A pochi chilometri da Düsseldorf, il parco dell’“isola” di Hombroich racchiude un’importante collezione insieme ad alcuni straordinari esempi di architettura contemporanea, voluti dal vulcanico Karl-Heinrich Müller che per tutta la vita ha inseguito il sogno della perfetta fusione tra arte e natura, tra paesaggio e architettura.


Ilaria Ferraris

La storia della Stiftung Insel Hombroich è la storia di una visione, che ha sostenuto per oltre vent’anni Karl-Heinrich Müller (1936- 2007), immobiliarista di Düsseldorf, mecenate e collezionista. La visione di un luogo sperimentale, aperto, dove architettura e paesaggio si fondono e si trasformano all’insegna dell’equilibrio naturale e della ricerca artistica e spirituale, seguendo l’affermazione di Cézanne per cui «l’arte è un’armonia parallela alla natura».

L’“isola” di Hombroich è un complesso artistico e museale racchiuso in un parco di oltre sessanta ettari, che include il museo aperto da Müller nel 1987 (il Museum Insel Hombroich) e altre istituzioni artistiche e culturali da lui volute e realizzate negli anni successivi, il Kirkeby-Feld e la Raketenstation, riuniti in una fondazione - con la partecipazione, anche economica, del Land della Renania settentrionale - Vestfalia - nel 1997.

La passione di Müller per l’espressione artistica, che già si era rivelata durante gli anni di scuola, quando, figlio di un operaio, collezionava le foto dei capolavori più noti, si consolida nell’atmosfera ribollente di Düsseldorf degli anni Sessanta e Settanta, la città di Josef Beuys, di Bernd e Hilla Becher, dove l’attenzione per le nuove tendenze era altissima e le gallerie di Alfred Schmela e Konrad Fischer erano tra le più all’avanguardia in Europa. Müller è un collezionista onnivoro: raccoglie una serie imponente di opere, da Cézanne e Matisse a Klein, Beuys, Fautrier, Corinth, Schwitters, Picabia, Calder, mobili di Breuer e Rietveld, un’importante raccolta di grafica da Rembrandt a Klimt a Giacometti, fino a pezzi di archeologia e arte cinese, khmer, precolombiana, persiana, africana, dell’Oceania.

Nel 1982 Müller, alla ricerca di una sede per la sua collezione, acquista, sulle rive del fiume Erft a Neuss, a 15 chilometri da Düsseldorf, un parco circondato da terreni agricoli con al centro una villa padronale in stile neoclassico, la Rosa Haus, costruita nel 1816 come residenza estiva della famiglia di industriali di Wuppertal De Weerth. Lo scavo, all’inizio del Novecento, di un’ansa artificiale del fiume Erft aveva reso una parte della tenuta - circa 3 ettari - una vera e propria isola, l’isola di Hombroich: da qui il nome di Insel, “isola”, per tutto il comprensorio.


Erwin Heerich, Labyrinth (1989), stanza centrale, Neuss, Museum Insel Hombroich.

Edifici di varie dimensioni, disseminati nel parco, illuminati solo con luce naturale


Müller incarica il paesaggista Bernhard Korte, sulla base di vecchie mappe della zona, di restaurare il sistema di corsi d’acqua e la vegetazione del parco. Korte ritrasforma i campi in un paesaggio fluviale, a tratti palustre, riportando l’acqua, le piante, la fauna.

Commissiona poi allo scultore Erwin Heerich, amico fin dai tempi dell’università, undici edifici di varie dimensioni disseminati nel parco, uno diverso dall’altro, aperti, illuminati solo con luce naturale, da attraversare con un itinerario che si snoda nel paesaggio.


Erwin Heerich, Schnecke (1993), stanza centrale, Neuss, Museum Insel Hombroich.

Nei padiglioni-scultura, completati alla fine degli anni Ottanta, sono collocati pezzi archeologici ed etnografici insieme a opere antiche e contemporanee, in un dialogo fatto di affinità, assonanze, suggestioni reciproche. Gli oggetti artistici, senza didascalie né pannelli esplicativi, esposti alla luce che cambia a seconda delle stagioni e delle diverse condizioni atmosferiche, diventano parte integrante del lavoro site-specific di Heerich, in comunicazione con l’ambiente naturale circostante come un’opera di Land Art. Così nasce nel 1987 il Museum Insel Hombroich.

Ma la visione di Müller va oltre: nel 1994 acquista l’area, confinante a nord con la Insel, di una ex base missilistica della NATO, la Raketenstation, sorta nel 1967 e dismessa nel 1990 con la fine della Guerra fredda. Müller pensa di aggiungere agli edifici presenti all’interno della base - i bunker, gli hangar per i missili, le colline artificiali - nuove costruzioni e lavori d’arte ambientale, con il fine di creare una comunità sperimentale di ricerca artistica e culturale. Chiama a ideare progetti per la base - presentati alla Biennale di architettura di Venezia del 1996 - gli architetti Raimund Abraham, Claudio Silvestrin, Tadao Ando, Álvaro Siza e Rudolf Finsterwalder, oltre agli scultori Eduardo Chillida, Erwin Heerich, Katsushito Nishikava, Oliver Kruse e Anatol Herzfeld.


Nella Raketenstation: Heinz Baumüller, Eingang / Ausgang (1998).

Tadao Ando progetta un edificio di cemento e acciaio, dalle grandi vetrate che si affacciano su uno specchio d'acqua


Una serie di edifici viene poi realizzata, fra cui il Siza Pavilion, sede dell’Archivio Heerich per la fotografia, l’Haus für Musiker, destinato a manifestazioni musicali, e, di Erwin Heerich, il Fontana Pavillon (che racchiude il rilievo Sole, del 1952, di Lucio Fontana) e il Kloster, il “chiostro”, foresteria per artisti ospiti ed eventuali visitatori (si può prenotare sul sito della Fondazione). Si aggiungono, all’inizio degli anni 2000, sei edifici-sculture progettati dall’artista danese Per Kirkeby, nell’area limitrofa denominata Kirkeby-Feld.

Tadao Ando, dopo aver visitato la base nel 1994, presenta un progetto coerente con le richieste di Müller di armonizzare spazio architettonico e ambiente naturale: un edificio di cemento e acciaio, in parte incassato nel terreno, dalle grandi vetrate che si affacciano su uno specchio d’acqua dove si riflette il cielo. L’insieme è racchiuso, su un lato, da una quinta di cemento che lo nasconde e, al contempo, lo rivela. 


Raimund Abraham, Haus für Musiker (2006-2017).

Questa parte della Raketenstation viene però ceduta da Müller, negli anni successivi, a un’altra facoltosa collezionista, Marianne Langen (1911-2004), che approva con entusiasmo il progetto di Ando, come se fosse l’opera più importante della sua raccolta. Marianne, insieme al marito Viktor (1910-1990), fin dagli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale aveva acquistato opere di arte moderna, in parallelo a un numero molto rilevante di pezzi giapponesi dal XII al XX secolo. Concluso nel 2004, l’edificio è ora sede della Langen Foundation, che comprende tre differenti spazi espositivi su una superficie di 1300 metri quadri: una galleria lunga e stretta al piano terra, dedicata alla collezione di arte giapponese antica, i cui pezzi sono esposti a rotazione secondo scelte tematiche, più due spazi seminterrati dai soffitti alti otto metri, dedicati alla parte più contemporanea della collezione e a mostre.

Dal 2002 Müller coinvolge altri artisti e architetti (tra i quali Thomas Herzog, Hoidn Wang Parter, Krischanitz & Frank Arkitekten, Daniel Libeskind, Otto Frei, Shigeru Ban e Sverre Fehnn) nel progetto Raum- OrtLabor, che prevede forme di vita comunitaria autarchica tra artisti, scienziati, architetti e umanisti, con forme di pianificazione del paesaggio, riconversione dell’agricoltura intensiva, creazione di energia rispettosa dell’ambiente. Il progetto è stato presentato alla Biennale di Venezia del 2004 e al Ludwig Museum di Colonia nel 2008.


Thomas Schütte, Skulpturenhalle (2016), Neuss.

Dopo l’improvvisa morte di Müller nel 2007, la Stiftung Insel Hombroich, da fine 2014 sotto la direzione di Frank Boehm, prosegue con la sua proposta culturale di ampio respiro. La vocazione all’accoglienza, al rapporto con la comunità locale è quanto mai vivo: programmi di poesia, musica, itinerari filosofici, residenze per artisti, educazione artistica per bambini. Importanti sinergie organizzative sono state stabilite con la Langen Foundation, con l’iconica Skulpturenhalle dello scultore Thomas Schütte, non lontana, altra sede di mostre temporanee, con il Museo di stampe popolari Feld-Haus, con i volontari che si occupano della manutenzione del parco, delle aperture domenicali, degli archivi. Mentre il Museum Insel Hombroich è una delle mete del weekend per visitatori di tutto il mondo, attirati dal silenzio, dallo splendore del paesaggio, dai tesori artistici, nella Raketenstation, che è pure visitabile, vive e produce una comunità di artisti, scrittori, musicisti di diverse provenienze e culture, mentre il Kirkeby-Feld ospita mostre temporanee.

«Proprio con le mostre», ci tiene a sottolineare il direttore Boehm, architetto e curatore, «siamo molto più attivi di prima. Müller preferiva comprare opere invece che organizzare esposizioni». In particolare, grazie ai suoi rapporti con l’Italia - Boehm è stato direttore di MiArt nel 2012 e per molti anni curatore della collezione italiana di Deutsche Bank -, uno spazio di rilievo viene dato agli artisti italiani: nell’estate 2017 ha esposto nella Raketestation Yuri Ancarani, nel 2018 (tra giugno e novembre) l’ospite sarà Remo Salvadori. Tra le priorità per il futuro, Frank Boehm ha individuato il completamento e la conservazione degli edifici esistenti (quarantatre in tutto), l’introduzione di un programma di residenze multidisciplinari nel Haus für Musiker e il consolidamento del programma espositivo nell’arte, la fotografia e l’architettura, «per rendere così Hombroich un luogo che presenta e che mette in discussione i risultati delle ricerche artistiche in modo continuo». Non si interrompe, così, anche dopo la sua morte, la visione di Karl-Heinrich Müller, che definiva l’“isola” «un esperimento aperto» e che così descriveva l’essenza del suo progetto: «L’isola è essenzialmente femminile. Fa nascere, tiene insieme, supporta, serve e libera. Lei non è un dovere ma una possibilità. Lei non è questo o quello, ma entrambi, insieme. Lei sfida chiunque a fare i conti con se stesso, tutti i giorni. Lei non è un campo maschile per l’organizzazione, la caccia, l’accumulazione, il potere e la dimostrazione. Gli avvenimenti sull’isola non sono mai stati prevedibili, e spesso nemmeno immaginabili. Un’intera gamma di cose è stata raccolta, tenuta insieme da una pelle invisibile; una rete di persone, idee e lavoro a cui è stato permesso di connettersi ancora più strettamente, e resa capace di espandersi. Forse l’isola si può solo sperimentare, non descrivere».


Tadao Ando, Langen Foundation (1994-2004), Neuss.

Stiftung Insel Hombroich

www.inselhombroich.de
Langen Foundation
www.langenfoundation.de
Skulpturenhalle | Thomas Schütte Stiftung
thomas-schuette-stiftung.de

ART E DOSSIER N. 352
ART E DOSSIER N. 352
MARZO 2018
In questo numero: GIO PONTI OGGI La chiesa abbandonata; Un design senza tempo. SPAZI D'ARTE L'isola di Hombroich; Tefaf a Maastricht. IN MOSTRA I volti di Menazzi Moretti a Matera; Arte e psiche a Ferrara; I napoletani ''parigini'' a Napoli; Raffaello a Bergamo; Tessuto e ricchezza a Firenze; Perù preincaico a Parigi.Direttore: Philippe Daverio