Vitruvio, affermando che «la costruzione dei templi si basa sulla simmetria, la quale nasce dalla proporzione, la quale in greco si dice “analogia”»(1), elaborava ciò che tre secoli prima aveva suggerito Platone. Il filosofo greco, riferendosi in generale alla bellezza dei rapporti proporzionali, aveva infatti fornito una prima definizione di analogia asserendo «l’impossibilità che due cose si compongano da sole in maniera bella, prescindendo da una terza. Deve esserci infatti un legame che congiunga l’una all’altra. E il più bello dei legami è quello che fa di sé stesso e delle cose legate una cosa sola in grado supremo. E questo, per sua natura nel modo più bello compie l’analogia»(2).
Al di là delle analogie proporzionali, il corpo è servito da referente simbolico nelle concezioni architettoniche e urbanistiche in ogni civiltà: dalle case e dai villaggi delle tribù Dogon dell’Africa subsahariana, le cui planimetrie rispecchiano le relazioni anatomiche e sessuali del corpo, all’equivalenza tra pianta della città e corpo umano come è esemplarmente delineato nei disegni di Francesco di Giorgio Martini, dove la testa corrisponde al palazzo-fortezza, il ventre alla piazza, il cuore alla chiesa e le membra alla funzione difensiva delle mura.
La natura resta, in ogni caso, il riferimento privilegiato dell’architettura. La sfera celeste e i movimenti cosmici, le forme tettoniche della terra, le strutture vegetali e zoologiche, la fluidità dell’acqua sono solo alcune delle infinite manifestazioni naturali assunte come fonti di ispirazione dai costruttori di ogni epoca. La natura è, inoltre, essenzialmente evoluzione e trasformazione, ovvero un insieme di processi autoregolatori e sistemi biofisici che sono serviti, e ancor più possono oggi servire, da modello per la creazione di un’architettura organica ed ecosostenibile.
I segni astratti, i colori e le figure geometriche sono stati accostati a qualità innate e aspetti simbolici dell’identità umana e sono stati pertanto analogicamente riferiti a specifiche sensazioni e stati d’animo. Linee e forme sinuose implicano riposanti e armoniose spazialità: tipiche le dinamiche superfici elaborate nel Barocco o i sensuali biomorfismi dell’Art Nouveau. All’opposto, segni spezzati o a zig-zag, cui fa spesso riferimento l’architettura cosiddetta decostruttivista, implicano discontinuità, frammentazione, drammatica emotività.