Studi e riscoperte. 1 
Architettura e analogia

LE FORME
SPECCHIO

La natura e il corpo umano hanno da sempre dettato forme e funzioni all’architettura. Un meccanismo creativo che segue un criterio analogico, spostando una logica formale da un ambito a un altro. In un gioco di rimandi che tocca diverse discipline o contesti e giunge fino all’architettura che trova in se stessa i propri modelli.


Andrea Ponsi

Pensare per analogie è parte essenziale di ogni attività creativa. Individuare corrispondenze e relazioni, anche se riferibili a campi diversi e apparentemente incongrui, può stimolare un’intuizione, rivelare una scoperta, dare origine a un’invenzione.

Gli psicologi cognitivi hanno messo in evidenza i meccanismi del ragionamento analogico e della sua efficacia nelle più svariate circostanze. Impostare le giuste analogie permette, infatti, di risolvere problemi inediti, paragonandoli a situazioni simili risolte precedentemente con successo. Gli architetti hanno sempre ragionato per analogie. Più o meno consapevolmente se ne servono per generare e sviluppare le loro idee. È verosimile che sia stata la vista di un tronco d’albero a suggerire ai primi uomini la costruzione di una colonna atta a sostenere, anziché un intreccio di rami e foglie, un’orditura di travi e un tetto. L’esempio suggerisce che l’associazione di relazioni, più che la semplice somiglianza tra le cose, è ciò che caratterizza il pensiero analogico.

Fin dall’antichità il corpo umano è stato il riferimento privilegiato per definire le proporzioni armoniche in architettura


Un tronco è analogo a una colonna non tanto per la sua apparenza quanto per la sua funzione, ovvero per le relazioni che instaura tra causa, effetto e le diverse componenti del sistema: nel caso in questione, la forza di gravità, il compito di sostenere un peso e l’impiego di un elemento che sfrutta il principio del carico di punta.

Similmente, posto di fronte al problema di concepire una copertura per la sua cappella a Ronchamp, Le Corbusier trovò una soluzione efficiente ed elegante quando casualmente l’occhio gli cadde sul guscio di granchio che teneva sulla scrivania. La sottigliezza del guscio non lo rendeva meno resistente; al contrario, inarcandosi leggermente, diventava una corazza pressoché indistruttibile. Le Corbusier si rese conto che l’idea poteva essere applicata con successo a una sottilissima, seppur estesa, superficie di cemento armato cui fosse data una leggera curvatura.

Gli esempi appena riportati considerano analogie riferite al mondo naturale. Le fonti cui attingere ispirazione sono naturalmente più vaste, tanto estese quanto lo è l’universo delle esperienze umane. Nell’analizzare il ruolo dell’analogia in architettura è pertanto utile proporre una pur sommaria suddivisione. In primo luogo vi sono le analogie primarie, in quanto riferite a elementi o processi esterni e antecedenti a ogni azione umana: esse fanno principalmente riferimento al corpo, alla natura e all’universo simbolico dei colori e dei segni.

Un’ulteriore distinzione considera le analogie di ambito e fuori ambito. Le prime sono derivate dal mondo stesso dell’architettura, ovvero da modelli precedentemente già elaborati da altri costruttori o architetti. Le analogie fuori ambito riguardano esperienze, concetti o campi disciplinari esterni all’architettura quali le arti visive e ambientali, la musica, la letteratura, le scienze e così via.

Fin dall’antichità il corpo umano è stato il riferimento privilegiato per definire le proporzioni armoniche in architettura, in particolare rispetto ai cinque ordini classici. Le proporzioni dell’Uomo vitruviano, magistralmente riportate nel famoso disegno di Leonardo da Vinci, hanno fornito il canone sul quale si è basata l’architettura classica e razionalista fino ai nostri giorni.


Francesco di Giorgio Martini, corpo umano e proporzioni architettoniche nel Codice saluzziano (1477-1487), Torino, Biblioteca reale.

Vitruvio, affermando che «la costruzione dei templi si basa sulla simmetria, la quale nasce dalla proporzione, la quale in greco si dice “analogia”»(1), elaborava ciò che tre secoli prima aveva suggerito Platone. Il filosofo greco, riferendosi in generale alla bellezza dei rapporti proporzionali, aveva infatti fornito una prima definizione di analogia asserendo «l’impossibilità che due cose si compongano da sole in maniera bella, prescindendo da una terza. Deve esserci infatti un legame che congiunga l’una all’altra. E il più bello dei legami è quello che fa di sé stesso e delle cose legate una cosa sola in grado supremo. E questo, per sua natura nel modo più bello compie l’analogia»(2).

Al di là delle analogie proporzionali, il corpo è servito da referente simbolico nelle concezioni architettoniche e urbanistiche in ogni civiltà: dalle case e dai villaggi delle tribù Dogon dell’Africa subsahariana, le cui planimetrie rispecchiano le relazioni anatomiche e sessuali del corpo, all’equivalenza tra pianta della città e corpo umano come è esemplarmente delineato nei disegni di Francesco di Giorgio Martini, dove la testa corrisponde al palazzo-fortezza, il ventre alla piazza, il cuore alla chiesa e le membra alla funzione difensiva delle mura.

La natura resta, in ogni caso, il riferimento privilegiato dell’architettura. La sfera celeste e i movimenti cosmici, le forme tettoniche della terra, le strutture vegetali e zoologiche, la fluidità dell’acqua sono solo alcune delle infinite manifestazioni naturali assunte come fonti di ispirazione dai costruttori di ogni epoca. La natura è, inoltre, essenzialmente evoluzione e trasformazione, ovvero un insieme di processi autoregolatori e sistemi biofisici che sono serviti, e ancor più possono oggi servire, da modello per la creazione di un’architettura organica ed ecosostenibile.

I segni astratti, i colori e le figure geometriche sono stati accostati a qualità innate e aspetti simbolici dell’identità umana e sono stati pertanto analogicamente riferiti a specifiche sensazioni e stati d’animo. Linee e forme sinuose implicano riposanti e armoniose spazialità: tipiche le dinamiche superfici elaborate nel Barocco o i sensuali biomorfismi dell’Art Nouveau. All’opposto, segni spezzati o a zig-zag, cui fa spesso riferimento l’architettura cosiddetta decostruttivista, implicano discontinuità, frammentazione, drammatica emotività.


Analogia tra struttrura architettonica e struttura urbana: Skidmore, Owings & Merril, Sears Tower (1973), Chicago.

Pianta a linea spezzata nel Museo ebraico (1999) di Daniel Libeskind a Berlino.


Moebius House (1998) di UN Studio ad Amsterdam.

L’analogia, consapevole strumento di pensiero, applicabile alle proprie competenze specifiche


Anche le figure geometriche primarie sono oggetto di rimandi a stati emotivi o ad astratte concezioni gnoseologiche: l’acuta tensione del triangolo, la cosmica armonia del cerchio, la statica perfezione del quadrato, vengono costantemente reinterpretate con variazioni e digressioni secondo lo spirito del tempo.

Le analogie di ambito, ovvero derivanti dal mondo stesso dell’architettura, tendono a trasformare in modo più o meno evidente i modelli di riferimento. Ogni progetto architettonico, ogni elemento urbano - le logge, le piazze, la stessa trama dei sistemi viari - è, in generale, il risultato di una parziale rivisitazione di tipologie esistenti. L’architetto osserva, analizza, astrae, fa riferimento a modelli che reinterpreta in soluzioni analoghe tenendo conto dei caratteri specifici dei luoghi e delle nuove funzioni richieste. L’architettura riveste insieme il ruolo di scenario di sfondo e di attiva protagonista della vita quotidiana. Gli architetti sono pertanto continuamente stimolati da percezioni sensoriali ed elaborazioni concettuali esterne al proprio ambito: imparano dalle esperienze degli artisti visivi e ambientali, si ispirano ai principi e alle teorie del pensiero scientifico, evocano testi poetici o narrazioni letterarie traslandole in progetti di spazi e oggetti, reinterpretano con mezzi propri i ritmi, i contrappunti, le armonie o le dissonanze della musica.

Fin dall’infanzia, il bambino utilizza la sua intelligenza tanto più efficacemente quanto più è capace di riconoscere e mettere a frutto le relazioni analogiche. Nel corso dell’esistenza l’analogia diventa strumento per elaborare metafore, paragoni, affrontare i grandi e piccoli problemi nella vita quotidiana. Poi diventa consapevole strumento di pensiero, applicabile alle proprie competenze specifiche. L’architetto, il designer, lo studente e l’insegnante di discipline progettuali possono trovare nell’analogia uno strumento infinitamente flessibile, sempre disponibile e ogni volta sorprendentemente nuovo per incentivare la propria creatività.


Progetto per la Stretto House di Steven Holl (Dallas, Texas, 1991), articolata sulla base di Musica per archi, percussioni e celesta (1936) di Béla Bartók.

(1) Vitruvio Pollione, De architectura, Libro III, 1.

(2) Platone, Timeo, parte prima, a cura di G. Reale, Milano 2000.

ART E DOSSIER N. 350
ART E DOSSIER N. 350
GENNAIO 2018
In questo numero: I DILEMMI DELL'ARCHITETTURA Modernismo e tradizione a Firenze; Sottsass: la fantasia della ragione; Analogie: forme da altre forme. IN MOSTRA Sottsass a Milano e Parma, Impressionisti a Londra; Canova e Hayez a Venezia, Bernini a Roma, Giorgione a Castelfranco Veneto.Direttore: Philippe Daverio