IL PERCORSO DI UNA VITA
CONSACRATA ALLA PITTURA

«La mia ambizione si limita al desiderio di catturare qualcosa di fugace», scrive la pittrice in uno dei suoi “carnets”, segnalando la caratteristica fondamentale del suo lavoro, che diviene presto centro della sua esistenza.

Dipinge ciò che la circonda, la madre e la sorella, quest’ultima mentre legge di fronte a una finestra, o è intenta a contemplare il neonato che dorme nella culla. Donne e bambini nei giochi all’aperto, nell’ombra dei prati - soggetti anche di deliziosi acquerelli -, giovani donne nella contemplazione del paesaggio, nell’attonita calma di interni, in un clima affettuoso, vagamente melanconico. Immagini dal taglio singolare, già impressioniste, spesso collegate a opere coeve di Manet, segno di ispirazione e influenze reciproche, anche se distinte nel tono e nella tecnica. In particolare Berthe tende ad accentuare un’idea di immediatezza, che smentisce la pratica del dipinto in atelier e genera un’originale suggestione spaziale.

Non manca, fin dai primi anni Settanta, un’attenzione al paesaggio urbano, in Veduta di Parigi dalle alture del Trocadero (1871-1873), il riferimento tematico va al Manet dell’Esposizione universale del 1867, dipinto connotato da una compressione del paesaggio per evitare la descrizione, mentre Berthe dilata e distende l’immagine della città, nell’evocare una luce aurorale, che rimanda a Corot.

Nel Ritratto della signora Pontillon o Giovane donna alla finestra (1869) circola un’atmosfera di attesa, determinata da una luce di acquario filtrata da una finestra, La culla (1872), la prima delle opere della pittrice dedicate alla maternità, è celebre icona dell’impressionismo, nutrita di particolari incantevoli: lo sguardo della madre sul bambino addormentato, il gesto della mano posata sulla culla, il gioco dei veli e delle tende caratterizzano una tenerezza e un pudore dal timbro laicamente sacrale. L’opera, ammirata alla prima esposizione impressionista del 1874 è successivamente riassorbita all’interno della famiglia di Edma, fino all’acquisizione da parte del museo del Louvre nel 1930.


Nascondino (1873).


La culla (1872); Parigi, Musée d’Orsay.


Ritratto della signora Pontillon (o Giovane donna alla finestra) (1869); Washington, National Gallery of Art.

Altri soggetti offrono all’epoca attraenti testimonianze, in Nascondino (1873) si evidenzia la particolarità del tocco, il modo di rendere erba e foglie con stilettate approssimative e sfumature di verde accentuate qua e là dal bianco. La lettura o L’ombrello verde (1873) è dipinto totalmente impressionista, per l’impianto della figura in primo piano, la cesura dell’ombrello al bordo della tela, la tecnica dei tocchi sempre divisi, il modo rapido di rendere i particolari dello sfondo. Nel 1874, durante un soggiorno dalla sorella a Maurecourt, l’artista esegue scene all’aperto nelle quali, al di là della felicità apparente, traspare uno sguardo venato di tristezza.

In I lillà a Maurecourt (1874) le tre figurette, accolte nell’ombra della vegetazione, sotto il grande albero fiorito, ricevono luce da una macchia di sole retrostante, il cappello e l’ombrello in terra a sinistra segnalano la presenza della pittrice, resa con un ricordo di nature morte che spesso siglano dipinti di Manet.


Il 1874 è l’anno della prima esposizione degli “Indépendants”, come allora si definivano gli impressionisti. Berthe abbraccia con passione un’idea e una tecnica che registrano la vicenda delle emozioni con il senso assoluto del presente, dando sostanza alla bellezza della natura e della vita attraverso il principio compositivo del “plein air”.

Dipinge il lavoro nei campi, il paesaggio di Fécamp dove soggiorna nell’estate, incontrando Eugène Manet, che la corteggia, insieme fissano i battelli in costruzione nella baia, mentre prende forma il progetto del loro matrimonio, che si realizza alla fine dell’anno. «Sono entrata nella positività della vita», afferma Berthe, «dopo avere vissuto di chimere che non mi rendevano affatto felice». Édouard Manet trascorre la stessa estate sulla Senna, ad Argenteuil, dipingendo con Monet soggetti “en plein air”.

La lettura (o L’ombrello verde) (1873); Cleveland, Cleveland Museum of Art.


I lillà a Maurecourt (1874).

I tre dipinti realizzati nel 1875 durante un soggiorno con il marito nell’isola di Wight sono stenografie caleidoscopiche, dallo stile eccitato, concepito per suggerire il movimento. Linee piene sono incorporate a linee spezzate o incerte, tracciate rapidamente in punta di pennello, o scalfendo il colore con l’estremità del legno, smorzandolo attraverso lo strofinio del pennello asciutto sulla tela, con originale accentuazione sperimentale. Anche nella figura emerge la poetica del frammento, inteso come modulo espressivo basilare. Vivaci pennellate raffigurano la luce che danza sulle cose, immagini ravvicinate evitano un’indagine sui particolari, realizzano una unità decorativa con lo sfondo. In Veduta del Solen (isola di Wight) o Marina in Inghilterra un colore gettato direttamente sulla tela differenzia ogni imbarcazione, caratterizza ogni figura sulla “promenade”; in Eugène Manet all’isola di Wight, tutto è dominato da giochi di trasparenze, da effetti di luce sulle tende, da una percezione del paesaggio attraverso i vetri semiaperti.


Veduta del Solent (isola di Wight) (o Marina in Inghilterra) (1875).

I tre dipinti realizzati nel 1875 durante un soggiorno con il marito nell’isola di Wight sono stenografie caleidoscopiche, dallo stile eccitato, concepito per suggerire il movimento. Linee piene sono incorporate a linee spezzate o incerte, tracciate rapidamente in punta di pennello, o scalfendo il colore con l’estremità del legno, smorzandolo attraverso lo strofinio del pennello asciutto sulla tela, con originale accentuazione sperimentale. Anche nella figura emerge la poetica del frammento, inteso come modulo espressivo basilare. Vivaci pennellate raffigurano la luce che danza sulle cose, immagini ravvicinate evitano un’indagine sui particolari, realizzano una unità decorativa con lo sfondo. In Veduta del Solen (isola di Wight) o Marina in Inghilterra un colore gettato direttamente sulla tela differenzia ogni imbarcazione, caratterizza ogni figura sulla “promenade”; in Eugène Manet all’isola di Wight, tutto è dominato da giochi di trasparenze, da effetti di luce sulle tende, da una percezione del paesaggio attraverso i vetri semiaperti. «Quando dipingeva alzava il pennello, lo metteva da parte, lo riprendeva allo stesso modo che un pensiero nasce, svanisce, ritorna», afferma Valéry.


Eugène Manet all’isola di Wight (1875); Parigi, Musée Marmottan Monet.

In realtà, Berthe maneggia il pennello con grande libertà, sembra che dipinga senza fatica, anche se l’ossessione per la leggerezza e la spontaneità comporta una serie di tensioni. «Ogni volta che lavora ha un’aria ansiosa, scontenta, quasi fiera», affermava la madre.

Nello stesso periodo, in La pianura di Gennevilliers o Stenditoio della lavandaia (1875) rende con tecnica sommaria le fila di lenzuola stese, il cui bianco è echeggiato dalle nuvole in cielo. Poi verranno adolescenti pensose in interni raffinati, la natura di prati, boschi e giardini, le acque. Tutto è suggerito, mai completamente analizzato, nondimeno penetrato, ricondotto all’essenza. Le pennellate a distanza si fondono, descrivono atmosfere cariche di luce, contrassegnate da grande arbitrio esecutivo. Un avvolgente senso dello spazio e un assorto fantasticare sono caratteristiche dominanti, l’abitudine all’uso dell’acquerello illumina e alleggerisce la tavolozza.

Negli acquerelli i contorni sono schizzati in modo spedito, le linee variano spessore e carattere, puntini e grumi di colori divengono disegni intricati, il bianco delle carte costituisce una rada trama di linee che definiscono figure e oggetti con delicatezza e gusto delle sfumature.


La pianura di Gennevilliers (o Stenditoio della lavandaia) (1875); Washington, National Gallery of Art.

Donna con il ventaglio (o Al ballo) (1875); Parigi, Musée Marmottan Monet.


Giovane donna che annaffia un arbusto (1876); Richmond, Virginia Museum of Fine Arts.
Il dipinto è un esempio di pittura del quotidiano attraverso il quale Berthe Morisot ridefinisce il significato del quadro di genere, che avrà negli anni successivi altri esempi singolarmente rappresentativi. Protagonista della scena è ancora la sorella Edma, ritratta di spalle sulla terrazza dell’appartamento di famiglia in rue Guichard. Anche se sullo sfondo compaiono i tetti di Parigi, l’abito di Edma richiama le scene d’interno che riprendono soggetti della vita di ogni giorno.

Nei dipinti le pennellate inizialmente sono disposte con continuità, ma poi ognuna diventa autonoma, invade ogni brano della tela, traduce forme e luce in unità cromatiche che stimolano reazioni retiniche. Questo è il modo dell’artista di essere impressionista.

Dalla metà degli anni Settanta temi quotidiani sono utilizzati per ridefinire il modo di intendere la pittura di genere, da episodi senza specifica connotazione emana, secondo Valéry, «il fascino particolare di uno stretto, indissolubile legame fra un ideale dell’artista e l’intimità di una esistenza».

Berthe realizza una serie di opere incentrate sul tema del ballo, idioma diffuso nella “Nouvelle Peinture”. Trascurando la differenza fra quadro di genere, studio di figura e ritratto, dipinge immagini femminili in procinto di partecipare a una serata importante. Donna con il ventaglio o Al ballo (1875), dal bel volto lambito da un grande ventaglio, evoca climi settecenteschi, alla Watteau, artista cui Berthe è spesso associata dalla critica, specie a partire dagli anni Ottanta. Il piccolo, delizioso Giovane donna che annaffia un arbusto (1876) nel registro sommesso delle tinte, rianimate da tocchi di colore, prelude a immagini di donne che svolgono semplici funzioni, o sono colte in particolari atteggiamenti variamente proposti nel corso degli anni.

Lo specchio o Psiche (1876) anticipa più complesse immagini di giovani donne riflesse nello specchio, narrando con grazia un momento di raccolta intimità, nella cornice di un ambiente chiaro ed elegante, quasi un manifesto in favore dell’uso di morbidi colori, rispetto ai toni bituminosi spesso in uso al Salon.


Lo specchio (o Psiche) (1876); Madrid, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza.

Ritratto della signora Hubbard (1874); Copenaghen, Ordrupgaard Collection.


Giovane donna in grigio sdraiata (1879).

Nel 1873 Manet ha dipinto Ritratto di Berthe Morisot sdraiata, opera poi parzialmente tagliata, ridotta a poco più del volto in piena luce; nello stesso anno manifesta tutta la sua creatività, cogliendo la stravagante personalità di Nina de Caillas in un dipinto definito da Berthe, che lo ha visto nello studio del pittore:«una meraviglia che andrà al Louvre». L’anno successivo in Ritratto della signora Hubbard, lei stessa affronta il tema della figura sdraiata, reso anche da altri pittori, come Carolus Duran, in forme più tradizionalmente accademiche. L’immagine di una giovane donna distesa rappresenta dunque per Morisot un soggetto di elezione e testimonia inoltre gli scambi fra le sue ricerche e i ritratti di lei eseguiti da Manet fra il 1873 e il 1874. Ciò è confermato dal dipinto del 1879 Giovane donna in grigio sdraiata che si collega a opere successive da lei realizzate, nel barbaglio di bianchi, con echi settecenteschi, alla Fragonard, mentre una luce indistinta proviene da ogni dove.

Appartiene al genere di immagini che piacciono a Mallarmé, attratto da sinfonie whistleriane, dotate di acuto senso del frammento.

Giovane donna in tenuta da ballo (1879) è il primo dipinto accolto nel 1894 nelle collezioni pubbliche francesi con l’approvazione di critici importanti, da Paul Mantz a Roger Marx, a Théodore Duret e soprattutto per la pressione di Mallarmé.

Nell’occasione, si riconosce a Berthe il diritto di essere considerata ufficialmente come ritrattista, per l’eccellenza nel mescolare fini pallori in un’opera dove tutto fluttua, nulla è rigidamente precisato, la cui finezza evoca un clima alla Fragonard, con il sentire di un mondo, dove colori sfumati non hanno ancora assunto un accento definitivo. L’opera entra al Musée du Luxembourg insieme a Donna con il cappello nero di Manet, che non è altro che Berthe Morisot con un mazzo di violette.

Talora l’artista indugia sul fascino inatteso di un gesto quotidiano, Donna che si veste o Giovane donna che indossa la calza (1880 circa) ci mostra una giovane nell’atto di infilarsi una calza, al centro di una scena d’interno bagnata da una luce, che svaria su superfici indistinte, lasciando intravedere un bel corpo in libertà.


Giovane donna in tenuta da ballo (1879); Parigi, Musée d’Orsay.

Donna che si veste (o Giovane donna che indossa la calza) (1880 circa).


Édouard Manet, Donna con la giarrettiera (o La toletta) (1879); Copenaghen, Ordrupgaard Collection.
L’opera di Morisot ha un precedente vicino nel dipinto di Manet Donna con la giarrettiera o La toletta del 1879. Il rapporto evidenzia una forte analogia tematica ma una profonda diversità nella sensibilità dei due artisti. Manet è carnale e risolutivo, Morisot si muove in una sorta di sogno, mostrando una sensualità delicata e poetica.

Il fascino di una figura allo specchio, avvolta in una luce opalescente, fra fiori e seduzioni femminili, è emanato da Ragazza allo specchio o Ragazza alla toletta di spalle (1880). Più tardi, nel Nudo di spalle (1885), compare in primo piano la schiena nuda fino alle reni di una giovane dallo sguardo alieno da turbamento, con accenti più decisamente realistici. In un pastello dello stesso soggetto, Prima del bagno, la figura discinta, il volto seminascosto dalla massa dei capelli esaltano la sensualità di un corpo definito da fragili segni.


Nudo di spalle (1885).


Prima del bagno (1885).


Il bagno (1885-1886); Williamstown, Sterling and Francine Clark Art Institute.


Ragazza allo specchio (o Ragazza alla toletta di spalle) (1880); Chicago, Art Institute of Chicago.

Qualcosa è intervenuto rispetto alla velata discrezione di opere precedenti, Berthe guarda ai nudi di Manet, esempio di realismo franco e aggressivo, da lei stemperato, ma non al punto di non segnalare un diverso atteggiamento.

Poi torna alla predilezione per figure di adolescenti, una graziosa ragazzina è impegnata a raccogliersi i capelli sul capo, al vivo, con un gesto rapido ed eloquente (Il bagno, 1885-1886), mentre nel contemporaneo Il risveglio una fanciulla circondata da sete preziose è al centro di una delicata scena intimista, mentre si infila una pantofola.

Dal 1881 l’artista si dedica a dipingere un giardino invaso dai fiori, Il giardino a Bougival; osservare la natura è ancora matrice fondamentale per rappresentare stati d’animo, il modo di trattare i colori è più calcolato nell’interazione di complementari dai toni strettamente connessi, le figure appaiono come circondate da raffiche di pennellate.

Una seggiola vuota immersa nel verde sembra evocare in Malvarose (1884) la presenza di qualcuno. Manet, fra il 1880 e il 1883, anno della morte, ha dipinto i giardini e le case, a Bellevue, a Ruel, dove è vissuto negli anni della terribile malattia che lo ha stroncato.

In altri momenti e in altri stati d’animo, Berthe dipinge verande o interni luminosi, che sembrano anticipare Bonnard. Fra il 1883 e il 1884 realizza al Louvre una copia da Boucher, esperienza che rifluisce nelle immagini femminili, concentrate in momenti intimi della loro routine mattutina, trasformando motivi settecenteschi in scene di femminilità moderna.



Il risveglio (1885-1886).

Il giardino a Bougival (1884); Parigi, Musée Marmottan Monet.


Malvarose (1884); Parigi, Musée Marmottan Monet.

Opere che riscuotono un sicuro successo presso il pubblico e i collezionisti. Contemporaneamente torna a inserire bambini e adolescenti nella natura o in scene d’interno, in modi sempre più rapidi ed essenziali. Alla fine del decennio guarda con interesse al classicismo di Renoir - vedi il rapporto fra il Renoir del Ritratto della signora de Bonnières (1889) e il suo Ritratto di Jeanne Pontillon (1894) che dimostra come la ricerca di forme più solide non elimini fluidità di segno e indicazioni di luminosità.

Dipinge alberi al Bois de Boulogne, una pastora sdraiata nel verde, dapprima vestita poi nuda (1891), insieme a una bagnante, anch’essa nuda, che in uno studio a sanguigna, del 1891, sembra evocare il giovane Manet di La ninfa sorpresa.


Pierre-Auguste Renoir, Ritratto della signora de Bonnières (1889); Parigi, Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris.


Ritratto di Jeanne Pontillon (1894).


Pastora nuda sdraiata (1891); Madrid, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza.

Analogamente Il mandolino (1889) rievoca La lezione di chitarra di Manet del 1867. Rapidità di gesti e istantaneità di immagini esprimono una profonda consapevolezza della transitorietà, assumono una sfumatura simbolista, creano proiezioni interiori, una “mise en abyme” del presente nel passato, rimescolando i limiti di spazio e tempo. Inoltre, quasi a volerne fissare l’immagine, Berthe ritrae ripetutamente la figlia Julie, mentre suona il violino all’interno della casa o siede accanto al cane Laërte, infine rende un omaggio all’amico Degas dipingendo nel 1894, anno della morte, il tema di L'acconciatura.

Se Odilon Redon non apprezza particolarmente l’opera della Morisot, Paul Mantz è colpito dal suo virtuosismo tecnico, Charles Ephrussi la vede celebrare la quintessenza della tradizione rococò, Georges Rivière cita il fascino e lo scintillio dei suoi colori, Gustave Geffroy definisce la sua arte una deliziosa allucinazione, mentre Karl Huysmans le rimprovera di lasciare le opere allo stato di abbozzi «capziosi e morbidi».

Édouard Manet, La lezione di chitarra (1867); Farmington, Hill-Stead Museum.


L’acconciatura (1894); Buenos Aires, Museo Nacional de Bellas Artes.


Il mandolino (1889).

Julie al violino (1893).


Ragazza con il levriero (o Julie Manet e Laërte) (1893); Parigi, Musée Marmottan Monet.


MORISOT
MORISOT
Maria Teresa Benedetti - Giulia Perin
Berthe Morisot (Bourges 1841 - Parigi 1895) apparteneva a una famiglia agiata: era la pronipote di Fragonard e la sua casa era frequentata da artisti e scrittori. Il suo precoce accostarsi alla pittura quindi fu agevolato da una situazione favorevole, seppure in un mondo che difficilmente era disposto ad aprire a una donna le porte della professione artistica. I maestri non le mancarono, ma Berthe rimase tuttavia colpita soprattutto da Manet, ricambiata. In breve diventò una protagonista delle attività del gruppo impressionista. Ammirata e rispettata realizzò opere dai colori leggeri e luminosi, dal tratto sicuro, che solo i pregiudizi sociali del tempo cercarono di relegare a un contesto “femminile” e domestico.