Maria Teresa Benedetti


BERTHE MORISOT
PITTRICE IMPRESSIONISTA

Singolare connubio di inquietudine ed energia, Berthe Morisot (1841-1895) è personalità fortemente chiaroscurata, discrezione e pudore mascherano l’intensità del suo temperamento, sicurezza e audacia sono mitigate da acuta intuizione del mistero delle cose.

Di famiglia alto borghese, dipinge fin dall’adolescenza e insieme alla sorella Edma è allieva dell’ingrista Guichard, di paesisti come Oudinot e il grande Corot. Dal 1865 espone al Salon.

Nel 1867, al Louvre, mentre copia un dipinto di Rubens, conosce Édouard Manet, presentatole da Henri Fantin-Latour, ed è incontro molto importante, sia a livello artistico che umano. Attraverso di lui entra in contatto con artisti e intellettuali, da Edgar Degas, che ritrae la sorella maggiore Yves, a Pierre Puvis de Chavannes, che invano la corteggia. Familiarizza inoltre con scrittori da Émile Zola a Zacharie Astruc, che prendono a frequentare, il martedì, il salotto di casa Morisot a Passy, insieme a Manet e a personalità della politica e della vita pubblica.

La famiglia è culturalmente solida. Il padre, prima di diventare importante funzionario pubblico, è stato allievo all’École des Beaux-Arts e ha svolto attività di architetto, la madre, lontana discendente di Honoré Fragonard, è pronta ad appassionarsi al lavoro artistico delle figlie, sostenendo in particolare Berthe, da quando Edma nel 1869 abbandona l’attività artistica per il matrimonio. Separazione dolorosa, che ingenera un senso di disorientamento e di solitudine, evidente nella corrispondenza fra le due ragazze.


Édouard Manet, La ferrovia (1872-1873); Washington, National Gallery of Art.


Édouard Manet, Berthe Morisot con un mazzo di violette (1872); Parigi, Musée d’Orsay.

La famiglia è culturalmente solida. Il padre, prima di diventare importante funzionario pubblico, è stato allievo all’École des Beaux-Arts e ha svolto attività di architetto, la madre, lontana discendente di Honoré Fragonard, è pronta ad appassionarsi al lavoro artistico delle figlie, sostenendo in particolare Berthe, da quando Edma nel 1869 abbandona l’attività artistica per il matrimonio. Separazione dolorosa, che ingenera un senso di disorientamento e di solitudine, evidente nella corrispondenza fra le due ragazze.

Attratto dagli occhi ingenui e insieme febbrili di Berthe, Manet le chiede di posare per lui e lei accetta, inconsapevolmente sedotta oltre che dall’artista, dal fascino dell’uomo. Ha ventisei anni, ha dentro il fuoco dell’arte, ma nessuna esperienza di vita, è bella, timida e altera, con una frequente propensione alla crisi. Manet, che ha fama di grande seduttore, è sposato con una pianista olandese, già governante della casa paterna e madre di un figlio, che il pittore considera come suo. Ha già scosso l’ambiente parigino con lo scandalo della Colazione sull’erba (1863) e di Olympia (1863), ai detrattori risponde che intende saldare la grandezza della pittura del passato con la libertà dell’arte moderna.

Quando nel 1869 il dipinto Il balcone viene presentato al Salon, sollevando numerose polemiche, è impossibile non accorgersi dell’intensità espressiva dell’immagine di Berthe. È il primo dei dodici ritratti dedicati a lei dal pittore fino al 1874, quando, dopo la morte del padre, nel dicembre, Berthe sposa, con scelta sottilmente dolorosa, Eugène Manet, fratello di Édouard. Un gesto che rivela la natura di un amore vissuto in una zona d’ombra, ma fervido e ispessito dalla strana scelta di lei, quando privilegia di rispecchiarsi in un’immagine fuorviante di lui, quella del fratello.


Signora e bambina sulla terrazza dei Morisot in via Franklin (o Donna e bambina sul balcone) (1871-1872).

Questo amore torturante e negato imprime tenerezza, eros e malinconia a ritratti che raccontano, attraverso l’immagine di lei, la connivenza e la sottile, crudele dialettica di un rapporto impossibile. Il volto ardente, a metà in ombra in Berthe Morisot con un mazzo di violette, nella cui fissità Paul Valéry ha individuato «la presenza di un’assenza» ci rimanda un’immagine delicata e febbrile, carica di mistero. «I grandi occhi verdi di lei, sono diventati neri ed emanano una energia inquietante e magnetica… le pupille svaniscono davanti alla retina», afferma Paul Valéry. Nel 1872 torna a Parigi, dopo un’assenza decennale, Victorine Meurent, libera figlia di bohème, antica modella e amante di Manet, da lui di nuovo ritratta nel dipinto La ferrovia. Tutto si confonde e infrange, non sfugge la “strana” analogia fra la presenza della bambina di schiena contro la cancellata nel dipinto e quella della figuretta infantile raffigurata poco prima da Berthe in Signora e bambina sulla terrazza dei Morisot in via Franklin o Donna e bambina sul balcone (1871-1872).

In altri momenti l’artista ha giocato e gioca ancora con l’immagine di lei, che nasconde il volto dietro un ventaglio, o abbuiata lo copre con una fitta veletta, o è colta nell’intimità, con una vestaglia nera, dalla quale emerge, nota alta, una scarpina rosa (Berthe Morisot con la scarpa rosa). Nel 1873 un ritratto dall’esecuzione tormentata, iniziato a figura intera distesa, poi tagliato, è incentrato soprattutto sul volto fortemente illuminato, la bocca sigillata, i grandi occhi sgranati, prelude al distacco, confermato da un’immagine dell’anno successivo, ormai lontana (Ritratto di Berthe Morisot sdraiata). Al di là della vicenda sentimentale, il rapporto artistico fra i due non si interrompe: Berthe elabora temi comuni, accentuando la tensione a renderne gli aspetti fugaci, Manet è influenzato da lei quando dipinge “sur le motif”, lui che pure considerato il leader del gruppo impressionista, non ha mai voluto esporre insieme agli amici, ribadendo la propria assoluta indipendenza.

Sia prima sia dopo la sua morte, troviamo dipinti che accomunano l’esperienza dei due artisti, confermando la forza di un legame, non esclusivo, ma mai interrotto. Luoghi all’aperto, interni animati da figure colte in situazioni di intimità o nel brillio della vita sociale, paesaggi marini, giardini, case dove si svolge la vita, ora serena, ora drammatica, segnalano il persistere di un rapporto penetrato fin nel profondo. Paul Valéry, nipote di Berthe, adombra con definizioni icastiche la complessità della natura rara e riservata, quale è quella di lei, definendola «pericolosamente silenziosa », capace di imporre fra sé e gli altri «una distanza inesplicabile».

Individua una costante tensione, fra l’aspetto di signora «finemente vestita, dai tratti mirabilmente precisi, dal viso chiaro e volitivo […] e la natura profonda di un pittore dall’espressione quasi tragica, che rivolge agli indifferenti un sorriso particolare, segno minaccioso di quanto devono temere». Sono espressioni forti, connesse alla lotta affrontata da Berthe per imporsi in ambito artistico, al disagio cui l’ha destinata l’essere donna, in un mondo che stenta a riconoscere una donna artista. Appartenere inoltre a una condizione sociale elevata, mai smentita, costituisce un filtro isolante nei confronti della realtà comunemente vissuta. «Lo stato sociale di lei ha messo in ombra le sue rilevanti qualità artistiche, era una importante pittrice e veniva considerata come un amatore», affermava nel 1894 Théodore Duret.


Édouard Manet, Berthe Morisot con la scarpa rosa (1872); Hiroshima, Hiroshima Museum of Art.

Dati fuorvianti per chi è restio nell’accogliere l’originalità di un’interpretazione audacemente sintetica del linguaggio impressionista, capace di rendere in modo ellittico la labilità delle cose, il vibrare della vita, la sua fragile bellezza, con un’impazienza volta a rispecchiare la frammentarietà dell’esperienza. Berthe lotta per tutta la vita perché le sia concesso il diritto di essere riconosciuta come artista, da sola, con i suoi mezzi, senza essersi mai schierata con il nascente movimento femminista, che comincia a combattere la sua battaglia.

Oggi, sensibili nel valutare la creatività femminile, siamo in grado di individuare con interessato stupore il valore del suo lavoro, specie nel suo aspetto sperimentale. A Berthe non sono mancati riconoscimenti, anche da viva: critici come Gustave Geffroy le sono stati sempre fedeli, Stéphane Mallarmé è suo amico e appassionato estimatore della sua pittura, altri hanno avuto un comportamento più ondivago: Camille Mauclair, per esempio, che pure ha spesso lodato le sue opere, quando pubblica nel 1903 L’Impressionnisme, son histoire, son esthétique, ses maîtres, si occupa di Morisot soltanto in due pagine corredate da due illustrazioni nel capitolo riservato agli impressionisti di secondo piano.

Tale giudizio concorre a determinare un atteggiamento diffuso, che ritroviamo nelle due storie più importanti del movimento impressionista, a firma di studiosi come Lionello Venturi e John Rewald, che attribuiscono alla Morisot un ruolo relativamente modesto.

Quanto alle esposizioni, Berthe deve attendere fino al 1892 per ottenere una personale alla Galerie Boussod Valadon & Cie, risale al 1894 l’ingresso di una sua opera, Giovane donna in tenuta da ballo, al Musée du Luxembourg, inserita, per la mediazione di Mallarmé, nel novero degli impressionisti designati dal lascito disposto da Gustave Caillebotte.


Édouard Manet, Ritratto di Berthe Morisot sdraiata (1873); Parigi, Musée Marmottan Monet.

Nel 1896, è accolta, con un significativo riconoscimento postumo, nella grande esposizione organizzata da Paul Durand-Ruel, il più importante mercante degli impressionisti; la ritroviamo alla Esposizione universale del 1900, che sancisce la collocazione del gruppo impressionista nella grande arte di Francia, con tre opere. Non un grande numero, se paragonato ai quattordici Monet, ai dodici Renoir, agli otto Sisley, agli otto Pissarro, ma unica donna del movimento - assenti Marie Bracquemond e Mary Cassatt -, e in compagnia di Cézanne (tre opere) e di Degas (due).

Né va trascurato il ruolo svolto dalla stessa Berthe, fin dalla fine degli anni Sessanta, affiancando sua madre nell’ospitare esponenti importanti della cultura e dell’arte, ruolo ripreso attivamente negli anni 1883-1884, quando nella casa di rue de Villejust si ricompone, a opera di lei e del marito, un importante salotto artistico-letterario.

Altre retrospettive hanno luogo nei primi anni del Novecento a Parigi, nel 1902, nel 1905, al Salon d’Automne, nel 1907, mentre la figlia Julie Manet e il marito Ernest Rouart donano nello stesso anno sue opere al Musée des Augustins di Tolosa, al Musée des Beaux-Arts di Pau, al Musée Fabre a Montpellier, nel 1908 al Petit Palais di Parigi, facilitando inoltre acquisti di favore al Musée des Beaux-Arts di Lione.

Il ruolo delle famiglie Morisot, Rouart, Valéry è sicuramente importante per la diffusione della sua opera, né va dimenticato il sostegno del marito Eugène Manet, che confina la sua personale attività a una sfera privata e si dedica interamente a organizzare e proteggere il lavoro della moglie.


Citiamo inoltre la testimonianza del fratello Tiburce sui primi anni della vita di lei, consegnata ad Armand Fourreau, che pubblica nel 1925 il primo libro interamente dedicato a Berthe. Nel 1933 una tesi di Monique Angoulvent, scritta con l’aiuto di Julie Manet, fornisce maggiori informazioni, nel 1950 il nipote Denis Rouart pubblica una parte della sua corrispondenza. Fondamentali le introduzioni a due delle sue mostre, nel 1926 e nel 1941, a opera di Paul Valéry.

Nella seconda parte dello scorso secolo il giudizio sulla sua arte è più equilibrato, la pubblicazione in inglese della sua corrispondenza coincide con una rinnovata attenzione nei suoi confronti negli Stati Uniti. Una sua mostra a New York nel 1960 genera l’interesse di donne artiste come Helen Frankenthaler, Grace Hartigan e della poetessa Barbara Guest. La straordinaria donazione di ottantacinque lavori della pittrice da parte di Denis e Annie Rouart nel 1993, insieme a un precedente lascito di Thérèse e Julien Rouart nel 1966, ha consentito la creazione della cospicua Collezione Morisot al Musée Marmottan Monet di Parigi. In anni recenti segnaliamo la vasta personale dell’artista nel 2002 al Palais des Beaux-Arts di Lille, curata da Sylvie Patry, che ha illuminato, con una ricca documentazione, l’attenzione su di lei, ulteriormente sottolineata dalla mostra nel 2012, curata da Marianne Mathieu al Musée Marmottan Monet, cui si aggiunge ora la rassegna Berthe Morisot femme Impressionniste, che, dopo alcune tappe negli Stati Uniti e in Canada, è ora al parigino Musée d’Orsay.

MORISOT
MORISOT
Maria Teresa Benedetti - Giulia Perin
Berthe Morisot (Bourges 1841 - Parigi 1895) apparteneva a una famiglia agiata: era la pronipote di Fragonard e la sua casa era frequentata da artisti e scrittori. Il suo precoce accostarsi alla pittura quindi fu agevolato da una situazione favorevole, seppure in un mondo che difficilmente era disposto ad aprire a una donna le porte della professione artistica. I maestri non le mancarono, ma Berthe rimase tuttavia colpita soprattutto da Manet, ricambiata. In breve diventò una protagonista delle attività del gruppo impressionista. Ammirata e rispettata realizzò opere dai colori leggeri e luminosi, dal tratto sicuro, che solo i pregiudizi sociali del tempo cercarono di relegare a un contesto “femminile” e domestico.