Grandi mostre. 7
BOSCH A MILANO

CREATURE
DI STRAORDINARIA FOLLIA

COME SI PUÒ NON RIMANERE AFFASCINATI DAVANTI ALLE FIGURE BIZZARRE E SPESSO INQUIETANTI DI HIERONYMUS BOSCH? MOSTRI E MOSTRICIATTOLI ERANO GIÀ PRESENTI IN EPOCA MEDIEVALE, MA L’ARTISTA FIAMMINGO TRA XV E XVI SECOLO LI PROPONE CON UN LINGUAGGIO NUOVO, CHE HA CONTRIBUITO A FORGIARE UN RINASCIMENTO ATIPICO, DISTANTE DA QUELLO CLASSICO DEI GRANDI MAESTRI.

Maria Santacatterina

Draghi e arpie, basilischi e centauri, sirene e sfingi. L’immaginario dell’Europa medievale era pieno zeppo di mostri, a ognuno dei quali veniva associato un significato simbolico legato al cristianesimo e all’inesauribile lotta tra bene e male. A un certo punto, tuttavia, quel mondo fantastico perse il suo appeal e fu relegato in un angolo, superato da una visione che metteva al centro l’uomo. Nonostante l’affermazione dell’Umanesimo e del Rinascimento, gli strambi animali illustrati nei vecchi bestiari non scomparvero del tutto: troppo forte era la loro carica evocativa.

A cavallo tra Quattro e Cinquecento emerse la figura di un artista nato attorno al 1450 negli odierni Paesi Bassi, a ’s-Hertogenbosch (nota anche come Bois-le-Duc, Bosco Ducale). Era Hieronymus Bosch, ricercatissimo e ambitissimo per i suoi dipinti popolati da mostriciattoli di ogni sorta che affondavano le radici nei secoli precedenti ma che lui reinterpretò alla luce di un nuovo linguaggio artistico fondato su un naturalismo quasi scientifico e sulla cura per i dettagli. Proprio a Bosch è ora dedicata una mostra allestita nelle sale di Palazzo reale di Milano con l’obiettivo di svelare l’esistenza di un “Rinascimento alternativo” che, tra XV e XVI secolo, conviveva e contaminava quello di impronta tosco-romana rappresentato da Raffaello & co. Una diversa interpretazione di quel periodo storico che lo definisce come un momento dalle caratteristiche multiformi, «un Rinascimento capriccioso, irregolare, brillante, fantasioso che si sviluppava in parallelo con quello equilibrato, classico, mimetico», scrivono i curatori nel catalogo(*).

Di Bosch non si conservano numerose opere autografe, mentre sono infinite le derivazioni e le copie più o meno fedeli (basti pensare che del solo Trittico delle tentazioni di sant’Antonio esistono almeno quarantuno repliche!). È preziosissima quindi l’esposizione milanese, occasione per ammirare dal vivo cinque lavori di importanza capitale del pittore. Le affascinanti tavole proiettano chi le osserva in un mondo abitato da creature spesso intente a compiere atroci crudeltà e che sembrano scaturire dai peggiori incubi; i paesaggi sono illuminati da incendi devastanti e pervasi da atmosfere diventate un punto di riferimento per molti altri artisti, suggestionati da immagini di così forte impatto e molto probabilmente condizionati dall’apprezzamento da parte di tanti committenti che desideravano le opere di Bosch.

La suddivisione tematica del percorso espositivo mette ben in luce la ramificazione dei rapporti tra il protagonista della mostra, i suoi predecessori e i suoi seguaci, intessendo una trama che vide come principali destinazioni dei suoi dipinti l’Italia, allora culla del Rinascimento “classico”, e la Spagna degli Asburgo, ed è proprio nella penisola iberica che tuttora si conserva la maggior parte dei lavori di Bosch. Tra i primi collezionisti italiani di questo straordinario pittore vi fu per esempio il cardinale Domenico Grimani, proprietario del Trittico dei santi eremiti che si incontra nella prima sala; la famiglia patrizia veneziana dimostrò di apprezzare particolarmente le creazioni di Bosch e lo conferma il fatto che nella raccolta del nipote Marino Grimani era compreso il Trittico del Giudizio universale esposto a Palazzo reale. Un’altra opera con lo stesso soggetto fu realizzata da Bosch per Filippo il Bello (forse si tratta di quella conservata alla Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste di Vienna): ecco allora che alle “visioni apocalittiche” è dedicato un approfondimento che rivela come l’iconografia della salvezza e della condanna eterna fosse tra le preferite dagli ammiratori dell’artista fiammingo.

Ma la mostra è ricca anche di opere di altri artisti: ai nomi nord europei si affiancano quelli italiani come Leonardo da Vinci, che talvolta percorse una via “anticlassica” alla pari di Bosch, lo testimionia una pagina del Codice trivulziano su cui il genio italiano tracciò disegni grotteschi e caricaturali di teste. Oppure il grande incisore Marcantonio Raimondi che nel suo Sogno di Raffaello – il titolo non ha niente a che fare con il Sanzio – introdusse varie creature mostruose assai simili a quelle nate dalla visionarietà di Bosch. Emblematico pure il Paesaggio con corteo magico nel quale Benvenuto Tisi, detto Il Garofalo, inserì una sfilata carnevalesca di esseri ibridi in uno straordinario paesaggio dall’accento nordico.



OGGETTI BIZZARRI, UCCELLI IMPAGLIATI, STRUMENTI MUSICALI IN UNA PROLIFERAZIONE DI ELEMENTI CAPACI DI DESTARE MERAVIGLIA


Le tentazioni di sant’Antonio (1510-1525 circa), particolare, Madrid, Museo Nacional del Prado.


Copia da Hieronymus Bosch, Scena con elefante (XVI secolo), Firenze, Gallerie degli Uffizi, palazzo Pitti.



Trittico del Giudizio universale (1500 circa), Bruges, Musea Brugge, Groeningemuseum.

Marcantonio Raimondi o Agostino Veneziano, Lo stregozzo (1520-1530), Milano, Civica raccolta delle stampe Achille Bertarelli.


bottega di Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie (1500 circa).


Trittico delle tentazioni di sant’Antonio (1500 circa), Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga.

Tra le tante le tematiche affrontate dai curatori del progetto milanese – tra cui il sogno, la magia, le tentazioni di sant’Antonio – spicca il discorso su Pieter Bruegel il Vecchio che, oltre a essere l’artista che tutti conoscono, grazie alla collaborazione con la casa editrice di Hieronymus Cock di Anversa, reinventò a mezzo stampa l’universo boschiano e ne divenne forse il più grande divulgatore a livello europeo.

Eccezionale anche l’ambiente in cui sono stati riuniti quattro arazzi che riproducono, inquadrandoli all’interno di cornici architettoniche di gusto classico, altrettanti dipinti di Bosch: Il giardino delle delizie, Il carro del fieno, Le tentazioni di sant’Antonio e La festa di San Martino.

Realizzati dalla pregiata manifattura di Bruxelles tra 1550 e 1570, appartenevano alla collezione di Antoine Perrenot de Granvelle, consulente artistico degli Asburgo ed educatore di Filippo II. Di questi straordinari panni esisteva una serie precedente, che comprendeva un quinto esemplare raffigurante l’Assalto all’elefante e che in mostra viene rievocato grazie a un cartone ripreso dall’analogo dipinto di Bosch, ad altre copie dipinte o incise, a un bronzetto e infine a un ulteriore, raffinatissimo arazzo commissionato da Caterina de’ Medici.

Il gran finale della mostra si concentra sul Giardino delle delizie, da ammirare in una versione attribuita alla bottega di Bosch. Al dipinto si accosta la proposta di una sorta di “Wunderkammer” con oggetti bizzarri, uccelli impagliati – gli stessi che compaiono nel quadro – e strumenti musicali: si restituisce così quel collezionismo enciclopedico che accostava “naturalia” e “artificialia” in una proliferazione di opere ed elementi capaci di destare meraviglia. Accanto al protagonista fiammingo si convoca infine il lombardo Arcimboldo, che congeda i visitatori con il celebre ritratto dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo sotto forma di Vertumnus: sorpresa, bizzarria, simbolismo e allegoria sono i fattori che accomunano due artisti che hanno fatto del fantastico e del curioso un linguaggio che ancora non smette di sorprendere.


Bottega di Hieronymus Bosch, La visione di Tundalo (1491), Madrid, Museo Lázaro Galdiano.

Bosch e un altro Rinascimento

a cura di Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades e Claudio Salsi
Milano, Palazzo reale
fino al 12 marzo
orario 10-19.30, giovedì 10-22.30, chiuso il lunedì
catalogo 24 Ore Cultura
www.palazzorealemilano.it

ART E DOSSIER N. 406
ART E DOSSIER N. 406
FEBBRAIO 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: I condottieri della cattedrale di Federico D. Giannini; CORTOON: Animemoria di Luca Antoccia; GRANDI MOSTRE. 1 - Nan Goldin a Stoccolma e a Berlino - A cuore aperto di Francesca Orsi ; GRANDI MOSTRE. 2 - Wayne Thiebaud a Riehen - Un mago e i suoi incantesimi di Valeria Caldelli ...