Grandi mostre. 6
POUSSIN E L’AMORE A LIONE

ET IN ARCADIA
EROS

LA PITTURA DI NICOLAS POUSSIN È DA SEMPRE CONSIDERATA UN MODELLO DI STAMPO ACCADEMICO: PURA, EDIFICANTE ESPOSIZIONE DI UN DISTILLATO DI CLASSICITÀ. UNA MOSTRA NE RISCOPRE IL LATO EROTICO, E NE SEGUE LE TRACCE FINO A TROVARNE LE CONSONANZE CON PICASSO.

Claudio Pescio

Il pittore-filosofo, il cantore di un’Antichità elevata a modello morale, il gran sacerdote di un classicismo colto, severo e distaccato? Il pittore della rilettura della mitologia ben delineata in opere note come Et in Arcadia ego? Non esattamente. Una mostra lionese – Poussin et l’amour – smonta l’immagine consolidata di uno dei maestri del barocco europeo, evidenziando una parte trascurata ma niente affatto nascosta della sua produzione. Nicolas Poussin (Les-Andelys 1594 - Roma 1665) fu anche autore di nudi sensuali e di opere di carattere innegabilmente erotico. Ciò che non cancella, evidentemente, la sua sincera adesione alle fonti classiche e una sentita celebrazione della poesia, dell’amore e dell’Antico come fonti inestinguibili di ispirazione e di bellezza.

La sua inclinazione verso i soggetti amorosi precede gli incontri che ne hanno poi definito più compiutamente le scelte, quelli con le Metamorfosi di Ovidio, con l’opera di Giambattista Marino e il lungo periodo trascorso a Roma, la città in cui scelse di vivere a partire dal 1624 e fino alla sua morte, salvo un rientro in Francia, alla corte di Luigi XIII, tra 1640 e 1642.

A colpirlo, in Italia, fu anche la pittura di Tiziano, impregnata di una sensualità morbida, avvolgente. Della quale offre una lettura a volte tragica, meditativa. Alcuni studiosi hanno fatto dipendere questo atteggiamento da vicende personali. Ancora giovane si ammalò, probabilmente di sifilide; malattia e pessime esperienze “curative” ne compromisero per sempre la qualità della vita. Trovò conforto nell’assistenza che ebbe, a Roma, dall’amico Jacques Dughet, del quale sposò la figlia Anne-Marie nel 1630; secondo alcuni cronisti del tempo per riconoscenza e per avere un incentivo a cambiare stile di vita.

La mostra del Musée des Beaux-Arts di Lione parte idealmente da La morte di Chione, dipinto del 1619-1622 circa (precedente, quindi, al trasferimento a Roma) e acquistato dal museo lionese nel 2016. Chione era una fanciulla di rinomata bellezza – per questo amata da Apollo e da Mercurio, nello stesso giorno, e di entrambi rimasta incinta –, ma vanitosa, al punto di vantarsi di essere più bella di Diana cacciatrice. Una dichiarazione imprudente, se fatta nei confronti della più vendicativa tra le creature dell’Olimpo greco, che infatti scocca una delle sue frecce fatali colpendola alla lingua (così la smetti di parlare a vanvera…).

Il tema è quello, consueto, della modestia, del tenere a bada l’orgoglio per cose vane come la bellezza, e della fragilità dell’essere umano al cospetto del divino. Un soggetto poco ricorrente, ma in ogni caso Chione appare qui nuda per la prima volta: nessun esempio precedente la mostra svestita. La scelta di Poussin è invece di metterne il corpo in posizione centrale; anzi, è esattamente il sesso della fanciulla a fare da perno alla composizione, a formare una sorta di punta di freccia che richiama il dardo che appare conficcato nella bocca semiaperta di Chione.

La posizione sdraiata, il corpo inarcato, gli occhi chiusi, il braccio abbandonato richiamano il “topos” della bella addormentata nel bosco (ninfa o Venere che sia); di solito preda di dèi, semidei, satiri, pastori e varia umanità maschile di passaggio. Ma è anche un preciso richiamo visivo per chi guarda il quadro, come un invito a entrare nella scena, a immedesimarsi in quell’atmosfera tra il sensuale e il pericoloso. Non per caso analoghi nudi stanno in primo piano in altri dipinti di Poussin. In mostra vediamo questo stesso meccanismo in funzione in Venere sorpresa da due satiri (dove la dea, sognante, porta la mano al pube, e lo stesso sta forse facendo il satiro nascosto dietro un albero; 1626 circa, Zurigo, Kunsthaus), Venere e Adone (1626-1627 circa, Fort Worth, Kimbell Museum of Art), Mida davanti a Bacco (1629-1630 circa, Monaco, Alte Pinakothek), Ninfa e satiro che beve (1627 circa, Madrid, Museo del Prado), Eco e Narciso (con inversione del ruolo: il nudo in primo piano è maschile; 1628 circa, Parigi, Musée du Louvre), Marte e Venere (1625 circa, Parigi, Musée du Louvre).


L'ARCADIA COME PAESE DEI BALOCCHI (SESSUALI) POPOLATO DI DONNE GIOVANI E BELLE MA INVARIABILMENTE SOGGETTO PASSIVO DELLE ATTENZIONI ALTRUI


La morte di Chione (1619-1622 circa), Lione, Musée des Beaux-Arts. Dove non indicato diversamente, le opere si intendono realizzate da Nicolas Poussin.


Mida davanti a Bacco (1629-1630 circa), Monaco, Alte Pinakothek.


Venere sorpresa da due satiri (1626 circa), Zurigo, Kunsthaus.

L’Arcadia come paese dei balocchi (sessuali) popolato di donne giovani e belle ma invariabilmente soggetto passivo delle attenzioni altrui. Le fonti antiche cui attingono gli artisti del Cinque-Seicento (e oltre) non tacciono la natura spesso violenta di quelli che il mercato dell’arte chiedeva fossero celebrati come “idilli” in immagini destinate a un pubblico perfettamente consapevole dell’ambiguità di maneggiare opere licenziose travestite da ricettacolo di precetti morali.

A volte qualcuno faceva ammenda e interveniva censurando, nascondendo o costringendo a nascondere quadri, disegni, incisioni e sculture che potevano essere sgradite all’occhiuta attenzione della Chiesa. Accadde anche a un dipinto di Poussin, un Venere e Marte che, come racconta il collezionista – ma anche vescovo e uomo politico francese – Loménie de Brenne a fine XVII secolo, era «troppo nudo e troppo immodesto, ma che, tagliando e coprendo la figura di Venere, ho reso sopportabile a occhi casti. L’ho fatto tagliare in due […]. L’indecenza era che la dea, la quale dormiva o faceva finta di dormire, alzava una gamba scoprendo troppo la nudità della sede dell’amore». Un intervento drastico, in effetti.

La portata erotica delle opere di Poussin non sfuggì a un altro cultore della materia, Pablo Picasso, del quale ricorre quest’anno il cinquantenario della morte. All’artista è dedicata un’appendice della mostra, dal titolo Picasso Poussin Bacchanales. Tra i molti “periodi” di Picasso non manca quello “classico”, in cui il pittore e scultore spagnolo riprende motivi tratti da Poussin e Ingres. In questo contesto realizza nel 1944 un Baccanale esplicitamente modellato sul Trionfo di Pan di Poussin del 1636. Ma è in generale la mitologia greca a suggerire un intero mondo figurativo di ninfe, centauri e satiri all’interno del quale era facile trovare una sintonia per la strabordante bulimia sessuale picassiana. H


Eco e Narciso, o La morte di Narciso (1628 circa), Parigi, Musée du Louvre.


Pablo Picasso, Baccanale (1955), Parigi, Musée National Picasso.

Poussin et l’amour

a cura di Nicolas Milovanovic, Mickaël Szanto
e Ludmila Virassamynaïken
Lione, Musée des Beaux-Arts
fino al 5 marzo 2023
orario 10-18, venerdì 10.30-18, chiuso il martedì
catalogo Musée des Beaux-Arts de Lyon - In Fine
www.mba-lyon.fr

ART E DOSSIER N. 406
ART E DOSSIER N. 406
FEBBRAIO 2023
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE: I condottieri della cattedrale di Federico D. Giannini; CORTOON: Animemoria di Luca Antoccia; GRANDI MOSTRE. 1 - Nan Goldin a Stoccolma e a Berlino - A cuore aperto di Francesca Orsi ; GRANDI MOSTRE. 2 - Wayne Thiebaud a Riehen - Un mago e i suoi incantesimi di Valeria Caldelli ...