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rimane a galla
segantini

di Daniele Liberanome

Trascinato al ribasso dalla crisi del mercato dell’Ottocento italiano, Giovanni Segantini (1858-1899) riesce a galleggiare, e non è poco. Del resto la sua fama di esponente di spicco del divisionismo è ancora solida, rafforzata dalla presenza di sue opere in importanti musei e dall’esistenza di uno spazio espositivo a lui dedicato a Saint Moritz (Segantini Museum St. Moritz) – ritrovo di ricchi collezionisti. I suoi capolavori al primo piano della Galleria d’arte moderna di Milano lasciano di stucco. E poi, la sua morte improvvisa a quarantun anni, la provenienza da una famiglia umile e le difficoltà economiche che dovette affrontare aggiungono a Segantini un’aura da pittore maledetto che aiuta a vendere bene. Il suo top lot, va detto, risale al lontano 9 novembre 1999, quando Christie’s offrì a New York Primavera sulle Alpi. Il quadro, datato 1897, appartiene al periodo più apprezzato dell’artista, quello in cui viveva nell’Engadina (valle del canton Grigioni, in Svizzera) e dipingeva perlopiù paesaggi montani. L’opera risponde al gusto di quegli ultimi anni dell’Ottocento, sia per soggetto – l’aratrice si trova in un quadro di Jean-François Millet, Tempesta in arrivo, conservato al Museum of Fine Arts di Boston – sia per il simbolismo che lo pervade: le montagne e i cavalli che tirano l’aratro rappresentano la natura che l’uomo vuole soggiogare. Il colore è steso, come prevedeva il divisionismo, sovrapponendo filamenti di colore diverso, in modo che la tela emani un’intensa luminosità. Alla qualità sopraffina, Primavera sulle Alpi risponde con un pedigree di tutto rispetto, perché era stata prestata dalla famiglia Stern al museo di San Francisco che l’aveva esposta per anni e resa celebre. Così, Christie’s ebbe buon gioco a convincere un ignoto cliente della galleria French & Company LLC di New York a comprarlo per oltre 8 milioni di euro, cifra irraggiungibile per qualsiasi opera ottocentesca italiana. Negli ultimi anni, si è registrata un’altra aggiudicazione milionaria di Segantini, seppure ai livelli ben lontani da Primavera sulle Alpi: il 21 marzo 2011 Christie’s – stavolta a Zurigo – ha venduto Le due madri per 1,13 milioni di euro. Anche in questo caso, la tecnica è squisitamente divisionista e il soggetto di sapore simbolista, mettendo sullo stesso piano le due maternità, della donna e della capra, in modo da sottolineare l’eterno rapporto uomo-natura. Pure per questa occasione, l’asta non si era tenuta in Italia ma in Svizzera, paese che ha adottato Segantini come proprio pittore, visti i suoi lunghi soggiorni in quelle terre. Christie’s aveva addirittura inserito Le due madri in un’asta di arte svizzera, riuscendo ad aggiudicare l’opera ben al di sopra della stima massima. Simile a Le due madri per soggetto, tecnica e periodo di realizzazione è Ave Maria a trasbordo di cui esistono due versioni: una su tela e una su carta. In questo caso è il fume a simboleggiare la natura, il destino che sfugge al controllo dell’uomo, che trascina la nave su cui si muovono donne e animali. Il disegno venne acquistato dal celebre gallerista Jan Krugier, un sopravvissuto alla Shoah diventato ricco nel dopoguerra grazie al suo stretto rapporto con Picasso. Il 17 maggio 2001, da Neumeister a Monaco, lo pagò circa 200mila euro; i suoi eredi l’hanno rivenduto da Christie’s a New York lo scorso 5 novembre per 340mila euro (70% in più rispetto alla cifra raggiunta nell’occasione precedente), facendone il più prezioso disegno di Segantini. Anche in questo caso, l’opera era ben nota, apparteneva al periodo “giusto” ed era offerta in un’asta internazionale. Ma in altre situazioni, i risultati possono essere ben diversi. Le quotazioni delle opere prodotte all’inizio degli anni Ottanta, quando Segantini viveva in Italia, raramente superano i 50mila euro, come indica il risultato del piccolo Tramonto in Brianza venduto lo scorso 16 aprile da Dorotheum a Vienna per 32mila euro. Perfino Lilien, dipinto sempre in quel periodo, è passato di mano da Christie’s lo scorso 27 maggio per 43mila euro, nonostante fosse stato offerto a Zurigo e fosse di dimensione ben superiore a Tramonto in Brianza. Visto che dal 2012 sono state proposte in asta opere perlopiù non appartenenti al periodo “giusto”, i risultati sono stati poco incoraggianti: su dodici dipinti e disegni solo Ave Maria a trasbordo ha superato i 50mila euro e un buon 20% è andato invenduto. Qualche tempo fa accadeva di tanto in tanto che anche dipinti appartenenti al periodo più giovane dell’artista trentino passassero di mano per cifre interessanti come Il ciabattino del 1883 che Sotheby’s, ovviamente a Zurigo, ha piazzato il 5 giugno 2007 per 430mila euro. Oggi resiste l’alta qualità, venduta su piazze non italiane. Non resta che girare per le piccole gallerie nostrane, provare a individuare un Segantini degli anni Novanta, ottenere il permesso di portarlo a Zurigo, e cercare lì un gallerista o una casa d’asta interessata. L’affare sarebbe fatto.

ART E DOSSIER N. 307
ART E DOSSIER N. 307
FEBBRAIO 2014
In questo numero: SOUVENIR D'ITALIE L'Italia nell'arte dell'Ottocento, dalla Milano dei Navigli all'Agro Romano, al sole del sud: il Bel Paese prima del benessere e del disastro. IN MOSTRA: Anni Settanta, Molinari Pradelli, Vermeer.Direttore: Philippe Daverio