CATALOGHI E LIBRI

FEBBRAIO 2014

LA CREATURA
DEL DESIDERIO

Un libro per i fan di Camilleri e per chi non sappia la storia della “bambola” di Oskar Kokoschka (1886-1980). Il momento è propizio, dato che questo artista, fra i più eccentrici e complessi del Novecento, è oggetto di rinnovati studi e mostre. Fra le ultime, quella di Londra sul ritratto a Vienna nel 1900 (in cui spiccava la sua statura di pittore espressionisticamente partecipe di anni intensi e tragici), e quella di Rotterdam, sui suoi dipinti di persone e animali. Da giovane lo chiamavano “selvaggio”, perché si muoveva nei salotti viennesi con andatura impacciata e abiti inadeguati. Fu poi apprezzato come artista, scrittore e uomo di teatro (dipinse, ormai famoso, fin quasi alla morte). Della sua bambola hanno parlato di recente Francesco Permunian nel romanzo grottesco La casa del sollievo mentale (Nutrimenti, Roma 2012), ed Hélène Frédérick nella fiction La poupée de Kokosch-Rodolfo Siviero Avventure e recuperi del più grande agente segreto dell’arte francesca Bottari Castelvecchi, Roma 2013 304 pp., 60 ill. b/n € 20 Si rimane stupiti dalla maestria dell’autrice nel raccontare una storia complicata e controversa che lei stessa, con indagini documentarie serrate, fra Firenze e Roma, contribuisce a illuminare. Il libro, da leggere in un fato, narra la storia delle ignobili razzie e furti d’arte nazisti in Italia, che s’intrecciano con la figura di Rodolfo Siviero (1911- 1983) e di molti storici dell’arte, funzionari, custodi che contribuirono a proteggere o a recuperare migliaia di capolavori, archivi, biblioteche, trafugati per conto di Hitler o Göring. Siviero prima della guerra era stato in Germania per conto del governo fascista (quest’ombra ha pesato a lungo su di lui), da dove peraltro fu rimandato a casa come persona non desiderata; poi fu partigiano, ma soprattutto strenuo difensore del nostro patrimonio, scaltro agente segreto, a rischio della vita. Una vicenda non aneddotica eppure brillante, appassionata ma obiettiva. 82 cataloghi e libri FEBBRAIO 2014 a cura di Gloria Fossi ka pubblicata da Gallimard (Parigi 2012). Il racconto di Camilleri è un bel saggio, incalzante, più che una vera fiction, preceduto da un intenso prologo sul mito dei simulacri femminili: da Elena di Troia a Pigmalione fino a La moglie di Gogol che Tommaso Landolf scrisse nel 1954 quando ancora «non si parlava di bambole gonfiabili». Camilleri è ben documentato, e solo qua e là punteggia il racconto con immaginazioni e incursioni personali. Protagonista e quasi vittima di questa storia vera e inquietante resta sempre e comunque Alma Mahler, anche se l’ossessione di chi l’ha amata troppo e male, fra il 1912 e il 1914, l’ha ridotta a manichino pieno di ovatta, rivestito di sete e velluti dalle mani esperte di una creatrice di bambole, Hermine Moos, che ha impiegato nove mesi per farlo. Oskar porta a teatro la bambola a grandezza naturale, perché l’Alma vera è lontana, persa in altri amori, figli, matrimoni: la più bella donna di Vienna, musicista, compositrice, sposa di Mahler, Gropius, Werfel, ma non di Oskar, che amò più degli altri, Klimt a parte. Di Alma Mahler-Werfel si legga anche la bellissima autobiografa: La mia vita, Castelvecchi, Roma 2012, prefata da Leonetta Bentivoglio.


Andrea Camilleri Skira, Milano-Ginevra 2014 144 pp., 6 ill. b/n € 14,50

RODOLFO SIVIERO

Avventure e recuperi del più grande agente segreto dell’arte
Si rimane stupiti dalla maestria dell’autrice nel raccontare una storia complicata e controversa che lei stessa, con indagini documentarie serrate, fra Firenze e Roma, contribuisce a illuminare. Il libro, da leggere in un fato, narra la storia delle ignobili razzie e furti d’arte nazisti in Italia, che s’intrecciano con la figura di Rodolfo Siviero (1911- 1983) e di molti storici dell’arte, funzionari, custodi che contribuirono a proteggere o a recuperare migliaia di capolavori, archivi, biblioteche, trafugati per conto di Hitler o Göring. Siviero prima della guerra era stato in Germania per conto del governo fascista (quest’ombra ha pesato a lungo su di lui), da dove peraltro fu rimandato a casa come persona non desiderata; poi fu partigiano, ma soprattutto strenuo difensore del nostro patrimonio, scaltro agente segreto, a rischio della vita. Una vicenda non aneddotica eppure brillante, appassionata ma obiettiva.


francesca Bottari Castelvecchi, Roma 2013 304 pp., 60 ill. b/n € 20

FRANCESCO GRANACCI
E GIOVANNI LARCIANI

all’oratorio di Santa Caterina all’Antella
La nuova sala 35 degli Uffizi, allestita in modo impeccabile da Antonio Natali, è fra le più visitate perché accoglie il Tondo Doni. Qui suggeriamo d’indugiare però su un’altra tavola, L’ingresso di Carlo VIII a Firenze di Francesco Granacci: dipinto ben noto agli studiosi, giacché mostra una rara veduta di via Larga (oggi via Cavour), dov’è il palazzo michelozziano dei Medici. L’ingresso trionfale del sovrano (17 novembre 1494), in realtà avvenne in senso inverso rispetto a quanto raffigurato più tardi dal bellissimo e facoltoso pittore, ai tempi detto il Granaccia: invertendo il senso della sfilata la scena permette d’inquadrare in primo piano uno scorcio del palazzo dove il re fu ospitato, e sullo sfondo, le colline. A Granacci (1469- 1543) e a un altro artista ancor più misterioso, Giovanni Larciani (attivo fra il 1484 e il 1527) è dedicato questo libro, uscito per una piccola, affascinante mostra appena terminata, in un oratorio di Bagno a Ripoli vicino alla frazione di Villamagna (Firenze), dove Granacci sarebbe nato. Granacci fu il più caro amico di Michelangelo, che avrebbe introdotto nel giardino di San Marco, dove i migliori artisti si riunivano «per bellezza, per studio e per piacere», come ricorda Vasari. Era più grande di Michelangelo, ma con lui aveva frequentato la prolifica bottega di Ghirlandaio (ricordiamo, per quest’amicizia, la storia raccontata ai bambini, in G. Fossi, Michelangelo. Il cuore della statua, Giunti Junior 2013). Tornando al catalogo, esso ben indaga non solo la vicenda artistica di Granacci ma anche quella di un pittore un tempo nel novero degli autori senza nome ma con molti quadri, che Federico Zeri battezzò Maestro dei Paesaggi Kress. L’anonimo maestro è ormai riconosciuto come Larciani, appunto. Il libro, con scritti di vari autori, fa parte di La città degli Uffizi, iniziativa che da tempo Natali ha ideato sul rapporto tra il museo e il territorio.


a cura di Lucia Aquino e simone giordani Edizioni Polistampa, Firenze 2013 136 pp., 9 ill. b/n e 64 ill. colore € 18

NAPOLEONE MARTINUZZI.
VENINI 1925-1931

Prosegue, con l’imponente catalogo di Marino Barovier, l’indagine sul vetro d’arte veneziano, promossa da Stanze del vetro e Pentagram Stiftung con Fondazione Cini e Centro studi sul vetro (che già elogiammo per la mostra sui vetri disegnati da Carlo Scarpa, poi andata al Metropolitan di New York). Se la prima indagine riguardava oggetti di straordinaria bellezza prodotti per la Venini di Murano fra il 1932 e il 1947 dall’architetto veneziano, stavolta si indaga sui sei anni precedenti, quando lo scultore muranese Napoleone Martinuzzi (1892-1977) entra in società con il designer milanese Paolo Venini (1895-1959), conoscitore e collezionista, che nel 1921 ha fondato l’azienda Vetri soffIati muranesi. È il 1925, e Martinuzzi, uomo schivo, tutto d’un pezzo, figlio di un operaio impiegato in vetreria, assume la direzione artistica della Venini, per la quale disegnerà gli oggetti più disparati: non solo vasi, ma anche frutta e animali simbolici (anche per D’Annunzio) e perfino una ballerina alta due metri ispirata a Josephine Baker per una festa all’hotel Excelsior del Lido. Il catalogo è documentato non solo da centinaia di illustrazioni e disegni preparatori dei vetri di quegli anni, ma anche da fotografe d’epoca, che fanno il punto sulle molte esposizioni nazionali e internazionali cui la Venini diretta da Martinuzzi partecipò. Fra queste la Biennale di Venezia (1926), la Triennale di Arti decorative di Monza e la Quadriennale di Roma (1931). Emerge una personalità di grande talento artistico che ha i suoi vertici nello stile “moderno”, corposo, novecentista, lontano dal linearismo liberty, delle magnifiche piante grasse in vetro pulegoso: quelle stesse che sulla fine degli anni Venti erano diffuse sulla rivista “Domus” di Gio’ Ponti (che pure ne disegnò in ceramica, anche sulla scia del gusto coloniale del tempo). Fondamentale, poi, la collaborazione e amicizia di Martinuzzi con D’Annunzio, per il quale aveva anche ideato il mausoleo del Vittoriale, progetto del quale fu malamente derubato, dopo la morte del Vate, da Giancarlo Maroni.


Marino Barovier Skira, Milano-Ginevra 2013 480 pp., 1780 ill. colore € 75

ART E DOSSIER N. 307
ART E DOSSIER N. 307
FEBBRAIO 2014
In questo numero: SOUVENIR D'ITALIE L'Italia nell'arte dell'Ottocento, dalla Milano dei Navigli all'Agro Romano, al sole del sud: il Bel Paese prima del benessere e del disastro. IN MOSTRA: Anni Settanta, Molinari Pradelli, Vermeer.Direttore: Philippe Daverio