La pagina nera 


LA “REGINA DEL VERBANO”
SI DISTRUGGE PIANO PIANO

Sul lago Maggiore, a Verbania, una volta spiccava per la sua bellezza, oggi per il suo aspetto fatiscente. L’ottocentesca villa Poss, dopo diversi passaggi di mano e cospicui ampliamenti, è preda da molto tempo di una inesorabile decadenza. E dopo tentativi di vendita e riconversioni mancate, ora il suo evidente declino può, forse, essere fermato solo dalle ingiunzioni del comune all’attuale proprietà perché almeno la metta in sicurezza.

di Fabio Isman

La “regina del Verbano” è stata detronizzata. La più bella residenza sulle rive del lago Maggiore si chiamava anche “Villa della Torre”, perché, al centro dell’edificio, in un parco di sessantamila metri quadrati con scuderie, serre, fontane e cascate, il gazebo e settecento metri davanti allo specchio d’acqua, ne possedeva una: ma da tempo è ormai crollata. Villa Poss è in provincia di Verbania, all’ingresso dell’omonimo Comune, e costeggia la statale del lago, tra Intra e Ghiffa. Risale al 1800; da decenni è però uno spettro, come il suo bellissimo giardino. Più volte la soprintendenza ne ha intimato il restauro alla proprietà, ma sempre invano.

La storia inizia da lontano: la edifica il marchese Luigi Caccia Piatti di Novara; presto però la cede a Giuseppe Prina, già ministro di Carlo IV di Savoia e poi delle Finanze del regno napoleonico in Italia, che la rifà e la amplia. Però Prina è linciato dalla folla nel 1814, durante i tumulti milanesi contro le tasse napoleoniche, per ben quattro ore davanti al teatro alla Scala. Gli devastano perfino casa. Intanto, sul lago, seguono una serie di passaggi di proprietà della villa: è dei Ballabio; del conte Casanova; dell’industriale del cotone Frova, che nel 1860 la vende al principe polacco Giuseppe Poniatowski, compositore e tenore, e parente del re del suo paese. È lui a dare all’edificio l’aspetto che ora possiede, a parte la torre e un’ala, che da tempo sono crollate per l’incuria. Ma solo otto anni più tardi, il principe mette tutto all’asta, arredi compresi, a causa, così almeno sembra, dei debiti accumulati. Acquista il tutto Carlo Franzosini, facoltoso signore di Intra che sarà anche deputato e sindaco. Estende il parco, vi impianta specie esotiche, vuole le scuderie.

Ma anche lui deve vendere, pur se nel complesso aveva lavorato pure un celebre architetto milanese, Pietro Bottoni (sarà suo il piano regolatore della Val d’Aosta, promosso da Adriano Olivetti nel 1936). Dal 1881 al 1922, il proprietario diventa il milanese Giuseppe Barbò, marchese di Soresina (Cremona), pare per sole trecentomila lire. E, infine, dal 1923 il compendio passa all’industriale tessile trentino Giorgio Poss, e specialmente al figlio Alessandro, conte di Verbania, che ne amplia ancora lo spazio verde. Per eredità, alla sua morte, diventa dei figli; ci sono anche delle liti in famiglia: è l’inizio della decadenza. Seguono un barone, e un proprietario vicino ai novant’anni, che tenta di vendere ormai un rudere, parrebbe, almeno inizialmente, per ventotto milioni di euro. Ma la «regina del lago» è ormai detronizzata.


In questa pagina, lo scalone inagibile e pericolante, con il corrimano in ferro battuto e, alle pareti, le tracce degli intarsi in marmo.

Infatti, il luogo, che vanta una tra le più belle vedute lungo il lago, è già in completo disarmo: lo scalone inagibile e pericolante, anche se il corrimano in ferro battuto è ancora stupendo, e alle pareti ci sono perfino le tracce degli intarsi in marmo; giardini incolti; tutto sta marcendo in maniera inesorabile macerie in ogni dove; i ladri hanno portato via addirittura le piastrelle dei bagni e molto altro; i vandali e una tromba d’aria nel 2012 non hanno lasciato indenne l’edificio. I progetti del passato per riqualificarlo – si voleva trasformarlo pure in un albergo di lusso – sono soltanto ricordi remoti. Rimangono alcune porte, decorate con specchi e motivi barocchi; gli interni sono assolutamente spogli; depredati i camini; devastato il tetto; le tappezzerie, dove sono rimaste, tutte penzolanti. Soltanto la dépendance pare rifatta, ma esclusivamente a pian terreno: manca infatti la scala per salire a quelli superiori.

Tredicimila metri quadrati abbandonati, tutto sta marcendo, gli interni spogli, depredati i camini, devastato il tetto, giardini incolti


Ancora un’immagine del totale degrado della villa con la vegetazione incolta e abbandonata a sé stessa e quanto resta del tempietto affacciato sul lago.

Tredicimila metri quadrati abbandonati, che pure possedevano memorie di non poco conto, e hanno anche avuto proprietari abbastanza celebri. Lo sconforto nel vederla in queste condizioni, è pressoché totale. Pian piano la residenza si sta distruggendo da sola. Per carità: non è un palazzo di quelli famosi e acclamati, ma pur sempre un altro pezzetto del paese che fu, dal quale la nobile dimora se ne sta inesorabilmente andando. Il sindaco del luogo è dovuto necessariamente pervenire alle intimazioni: ha infatti ordinato che almeno gli alberi e i muri siano posti in sicurezza, e chi la possiede deve intervenire per porre riparo all’inesorabile decadenza del luogo. Le verifiche che il sindaco aveva disposto già nel 2019, sono però rimaste inevase, e il futuro è sempre più cupo.

ART E DOSSIER N. 403
ART E DOSSIER N. 403
NOVEMBRE 2022
In questo numero: STORIE A STRISCE -  Nuove speranze per il fumetto di Sergio Rossi; BLOW UP: Civilization di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - L’arte inquieta a Reggio Emilia - Una, nessuna, centomila identità di Giorgio Bedoni; 2 - Cézanne a Londra - Da una mela partì la sua sfida di Valeria Caldelli; ....