«Nobile di maniere ed abiti, solito portare una collana d’oro al collo e cavalcare per la città come gli altri cavalieri e persone di titolo». Così Pietro Paolo Bellori scrive nel 1664 di “Pietro Paolo” Rubens (1577-1640). A distanza di oltre sessant’anni dalla sua «peregrinatione Italica», come la definisce lui stesso, si era tramandata la memoria della figura autorevole ed elegante del nuovo pittore di corte del duca Vincenzo I Gonzaga. Da Mantova, appena possibile, Rubens si spostava per studiare, copiare, guardare. Era il sogno di tutti i pittori fiamminghi intorno ai vent’anni.
Rubens, nato a Siegen in Germania ma cresciuto ad Anversa, ne ha quasi ventitre quando ottiene il certificato di buona salute per intraprendere il viaggio in Italia. Non era banale attraversare le Alpi. La primavera inoltrata era ovviamente la stagione migliore. Eccolo dunque nel maggio del 1600 prendere la via di Fontainebleau, per poi arrivare a Verona. Venezia è a due passi. Le grandi tele coloratissime di Tiziano e Veronese… un sogno che si avvera.