BlowUp      


CIVILIZATION

di Giovanna Ferri

Ai Musei San Domenico a Forlì è in corso fino all’8 gennaio 2023 la mostra Civilization (www.mostracivilization.it), a cura di William A. Ewing e Holly Roussell, in collaborazione con Walter Guadagnini, Monica Fantini e Fabio Lazzari per l’unica tappa nel nostro paese. Sì, perché il grande progetto espositivo di portata internazionale, con trecento immagini di oltre centotrenta fotografi, ha già toccato le città di Seoul, Pechino, Auckland, Melbourne e Marsiglia.


Sappiamo, avendo letto prima della nostra visita il bel catalogo (pubblicato per l’edizione italiana da Einaudi), che ci troviamo di fronte a un terreno ricco di significati, implicazioni, sfumature semantiche e che l’epoca in questione è il XXI secolo. Civilizzazione dunque: un concetto ampio che chiama in causa antropologi, storici, sociologi, filosofi, politici, economisti, scienziati, geografi e che probabilmente è difficile racchiudere in un’unica definizione. Altrettanto difficile, per non dire impossibile, è trovare una declinazione comune tra i diversi paesi. Senza addentrarci nella complessità del termine, possiamo però affermare che la mostra abbraccia l’idea della civilizzazione in riferimento al fenomeno dell’antropizzazione, tipico dei nostri tempi e diffuso a livello planetario. Un fenomeno spesso lontano da comportamenti equilibrati e rispettosi delle risorse, che alimenta l’illusione del “progresso” e conferma la certezza di uno “sviluppo” globale insostenibile. Una situazione che ci fa preferire soluzioni veloci, sbrigative a quelle che richiederebbero, invece, una riflessione ponderata e una pianificazione a lungo termine. Viviamo, d’altra parte, in un periodo caratterizzato non solo dalla velocità ma anche dall’accelerazione, dalla manipolazione, dall’alterazione, dal volere e pretendere tutto e subito. E scandito, naturalmente, da importanti scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche (purché tenute a bada perché non diventino invasive e pervasive). Un periodo in cui siamo “interconnessi” e in cui ogni scelta individuale ha una ricaduta inevitabile a livello collettivo.

In questo scenario, le opere di autori di fama mondiale quali Edward Burtinsky, Candida Höfer, Larry Sultan, Thomas Struth, Penelope Umbrico, accanto a quelle di autori italiani come Olivio Barbieri, Gabriele Galimberti, Francesco Zizola e di autori emergenti trovano spazio negli otto capitoli del percorso forlivese.
Nel primo, “Alveare”, ci troviamo di fronte a immagini che sembrano fitti sciami di insetti o che si rivelano palesemente come schiaccianti muri di edifici presenti in centri urbani sovrappopolati e rispetto ai quali il senso della mancanza di spazio vitale è netta. È quanto constatiamo osservando Architecture of Density #91 (2006) di Michael Wolf, che fa parte del suo reportage realizzato a Hong Kong e che pur in una opprimente ripetitività trasmette un chiaro senso estetico. Nel secondo, “Soli insieme”, la galleria di ritratti singoli e collettivi in ambienti familiari, lavorativi, religiosi ci ricorda il nostro essere “animali sociali” ma al contempo entità uniche, distinte le une dalle altre. Due condizioni dialoganti e coesistenti. Il terzo, “Flusso”, si concentra sulla circolazione di beni, merci, idee, persone, denaro, sui mezzi, sulle reti stradali, sul traffico nei cieli, sulle infrastrutture industriali. Il quarto, “Persuasione”, si sofferma sul potente ruolo giocato dalle televisioni, dai giornali, dalle riviste, dalla pubblicità, dai social media, dagli influencer, da personaggi pubblici e su come tutto questo sistema possa condizionare il nostro modo di definirci o quanto meno di “presentarci”.


Luca Zanier, FIFA I Executive Committee Zurich, dalla serie Corridors of Power (2013).

Il quinto, “Controllo”, partendo dall’assunto che la civiltà è una macchina complessa bisognosa di manutenzione, riparazione, protezione, regole, ordine ci offre sguardi che rimandano a queste necessità in modo esplicito attraverso la rappresentazione di organi di governo, forze militari, tribunali, o in modo più implicito e suscettibile di libere interpretazioni. In FIFA I Executive Committee Zurich, dalla serie Corridors of Power (2013) di Luca Zanier, per esempio, la sala conferenze sotterranea dove si riuniscono i responsabili della grande famiglia del calcio, con un lampadario di cristallo a forma di stadio, ci appare nel suo deciso impatto estetico come un enorme occhio invisibile che sorveglia le nostre vite.

  

Nel sesto, “Rottura”, l’obiettivo punta a evidenziare i fallimenti, i punti oscuri della civilizzazione, la violazione dei diritti umani, gli ostacoli alla giustizia, il tema delle frontiere. È quanto osserviamo nella straziante immagine di Francesco Zizola, In the Same Boat (2015). L’ennesima testimonianza di un gommone sovraffollato, salpato in questo caso dalla Libia, dove le persone, consapevoli dei rischi che corrono, sono dirette verso un destino sospeso e appeso al filo dell’incertezza. Nel settimo, “Fuga”, il tema viene letto in un duplice significato: come desiderio di libertà e di scappare da circostanze drammatiche, dalla morte, dalla fame e come voglia di evasione da un quotidiano comodo, rassicurante e magari a tratti noioso. Nell’ottavo, “E poi…”, le lenti dei fotografi si soffermano sul futuro, da alcuni interpretato come possibile era a ridotta presenza umana.

 
E gli ultimi avvenimenti che hanno investito e stanno investendo il mondo: la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina? Con pochi ma significativi contributi su entrambi, termina l’itinerario di Forlì.

ART E DOSSIER N. 403
ART E DOSSIER N. 403
NOVEMBRE 2022
In questo numero: STORIE A STRISCE -  Nuove speranze per il fumetto di Sergio Rossi; BLOW UP: Civilization di Giovanna Ferri; GRANDI MOSTRE. 1 - L’arte inquieta a Reggio Emilia - Una, nessuna, centomila identità di Giorgio Bedoni; 2 - Cézanne a Londra - Da una mela partì la sua sfida di Valeria Caldelli; ....