Studi e riscoperte 2
Eva Gonzalès

LA LEGGEREZZA DEL TOCCO,
L’INTENSITÀ DEI COLORI

Nota, oggi, come una delle rappresentanti femminili del movimento impressionista, Eva Gonzalès, nonostante la prematura scomparsa, è riuscita a dare prova del suo talento. “Guidato” prima da Manet, poi coltivato, gradualmente, con uno stile del tutto personale.

Giulia Perin

Nel 1870 Édouard Manet presenta al Salon un grande ritratto raffigurante una giovane donna in abito bianco intenta a dipingere un vaso di fiori. La modella dai capelli scuri e lo sguardo assorto è Eva Gonzalès, pittrice che da appena un anno è entrata come allieva nello studio di Manet. Conosciuta oggi come una delle esponenti femminili del movimento impressionista, sebbene non abbia mai partecipato alle esposizioni del gruppo, l’artista ha una breve ma intensa carriera che si interrompe improvvisamente per la sua scomparsa prematura a soli trentasei anni.

 
«Ciò che colpisce soprattutto nel talento di Eva Gonzalès è l’allegria luminosa e dolce di cui vibra, la semplicità, la sincerità, la serenità. […] Non ha dipinto nulla che non abbia visto, ma questo naturalismo non copia servilmente le forme, va sotto le forme a cercare la vita e l’espressione della vita»(1), scrive Octave Mirbeau nel 1885, anno che vedrà la prima mostra postuma e la vendita ufficiale delle opere della pittrice.

Nata il 19 aprile 1847(2) a Parigi in una famiglia borghese di origine spagnola da Emmanuel Gonzalès, presidente della Société des Gens de Lettres, e da Marie Céline Ragut, nota musicista belga, Eva Gonzalès inizia i suoi studi artistici ancora prima di compiere diciassette anni, seguendo dal 1866 le lezioni di Charles Chaplin, definito da Edmond Bazire «il maestro della grazia femminile»(3). Attraverso i suoi insegnamenti, la pittura di Eva si impronta sulla morbidezza delle forme, la resa sfumata dei colori e la ricerca di una bellezza candida e seducente; in opere come Il passero si riconoscono tracce del sentimentalismo del maestro. Dopo appena due anni, la giovane artista decide però di interrompere la sua formazione presso Chaplin e nel 1868 lavora da sola nell’atelier che suo padre le affitta in rue Bréda. Quando all’inizio del 1869 Alfred Stevens le presenta Manet, Eva è subito attratta dall’immediatezza espressiva dell’autore dell’Olympia. Vuole accogliere nella sua arte l’amore per l’aria e il movimento, le trasparenze e le prospettive, l’interpretazione libera della contemporaneità.


A un cromatismo intenso e romantico si legano leggerezza e trasparenza impressioniste come nel pastello la donna in rosa

 
La prima volta che entra nello studio di Manet, il pittore non si cimenta in una lezione ortodossa ma le sistema un cavalletto accanto al suo e, come racconta Philippe Burty, dopo aver disposto su una tovaglia bianca dell’uva, una fetta di salmone in un piatto d’argento e un coltello, le dice: «Faccia questo in fretta! Non stia tanto a guardare lo sfondo. Pensi soprattutto ai valori»(4).


La donna in rosa (1879).

(2) La maggior parte delle fonti indica come anno di nascita il 1849 ma Marie-Caroline Sainsaulieu, co-autrice del catalogo ragionato di Gonzalès del 1990, ha indicato in occasione della mostra del 2008 che ha fatto tappa a Francoforte, Schirn Kunsthalle Frankfurt (Impressionistinnen - Morisot, Cassatt, Gonzalès, Bracquemond) e a San Francisco, Fine Arts Museums of San Francisco (Women Impressionists. Berthe Morisot, Mary Cassatt, Eva Gonzalès, Marie Braquemond) come data corretta il 1847 (Expressive Red: Eva Gonzalès and Henri de Toulouse-Lautrec, in Women Impressionists, catalogo della mostra a cura di I. Pfeiffer, M. Hollein, Francoforte 2008, p. 206).
(3) E. Bazire, Catalogue des tableaux, pastels, aquarelles par Eva Gonzalès, Parigi 1885, p. 8.
(4) P. Burty, Eva Gonzalès, in “La République Française”, 8 gennaio 1885, p. 3.

Édouard Manet, Ritratto di Eva Gonzalès (1870), Londra, National Gallery.


Il passero (1865-1870);


L’indolenza (1871-1872).

I CAPELLI NERI E LA PELLE ROSEA RISALTANO SUL BIANCO DELLE LENZUOLA.


Al Salon del 1870, Eva espone tre dipinti e sceglie di presentarsi come allieva di Chaplin, membro della giuria, evitando così di accostare il suo nome a quello di Manet, all’epoca costantemente al centro dei giudizi negativi della critica.
 
Due anni dopo, sempre al Salon, la pittrice presenta L’indolenza, così commentata da Émile Zola su “La Cloche”: «Voglio segnalare un adorabile quadro che rappresenta una giovane donna, una figura ingenua vestita di rosa con una sciarpa in mussola che le avvolge castamente il collo […] è una vergine caduta da una vetrata e dipinta da un’artista naturalista della nostra epoca». Sia per questa che per l’altra opera esposta nel 1872, La pianta favorita, la modella scelta dalla pittrice è sua sorella minore Jeanne. Sebbene rifiutata nel 1873 dalla giuria del Salon, non abbandona il circuito ufficiale e nella primavera del 1874, seguendo l’esempio di Manet, non partecipa alla prima esposizione degli impressionisti nello studio del fotografo Nadar. Mentre Monet, Renoir e il resto della banda degli “indipendenti” scioccano Parigi con un nuovo modo di dipingere, Gonzalès espone Un palco al Théâtre des Italiens nel suo atelier di rue Bréda. Accanto a Jeanne, che occupa il lato sinistro del dipinto, compare per la prima volta in un’opera della pittrice Henri Guérard, incisore di Manet e che diventerà suo marito nel 1879.

In quegli anni la critica è spesso severa con lei, ma ciò non la demotiva e le sue sperimentazioni stilistiche non si interrompono. Piccole nature morte e ritratti di persone vicine portano ancora con sé l’eco degli insegnamenti di Manet, ma di anno in anno i colori si fanno più chiari e le scene “en plein air” iniziano a divenire soggetti sempre più frequenti; nel 1875-1876, per esempio, realizza il dipinto Nei campi di grano, un luminoso paesaggio a Dieppe. Nel Risveglio, Jeanne è ritratta appena sveglia e con lo sguardo ancora sognante. I suoi capelli neri e la pelle rosea risaltano sul bianco delle lenzuola. L’opera è datata 1877- 1878 e segna l’inizio di una nuova fase per l’artista. A un cromatismo intenso e romantico si legano leggerezza e trasparenza impressioniste, come nel pastello La donna in rosa. Il 21 gennaio 1879 viene celebrato il matrimonio di Eva con Henri Guérard. Lo stesso anno la pittrice fa posare la sorella Jeanne con il suo abito da sposa, triste presagio del fatto che dopo la morte di Eva, avvenuta il 6 maggio 1883, Jeanne e Henri si sposeranno.
Appena sei giorni prima, il 30 aprile, era morto Édouard Manet. Tale fu l’intensità del legame tra il maestro e l’allieva che si racconta di come, ancora debole per il parto di suo figlio Jean Raymond di poche settimane prima, Gonzalès avesse utilizzato le sue poche forze per intrecciare una corona di fiori per Manet e di come questo gesto le fosse stato fatale.

INIZIA UNA NUOVA FASE PER L’ARTISTA


Tra le ultime opere realizzate spicca Una modista, presentata al Salon del 1883 e oggi nella collezione dell’Art Institute di Chicago: «Niente è paragonabile alle piccole scene di intimità della fine, Una modista, per esempio, […] ultimo capolavoro in cui l’acidità dei fiori di stoffa e il bordo verde della scatola si stagliano così deliziosamente sulla dolcezza satinata dei blu» (5).

Eva Gonzalès, dopo la “maniera Chaplin” e la “maniera Manet”, si emancipa come artista indipendente e dallo stile unico, scoprendosi impressionista quasi per una vocazione impossibile da non seguire. Nelle sue opere ha saputo unire la leggerezza del tocco e l’intensità dei colori, facendo emergere sempre l’eleganza della sua personalità artistica, interrotta nel pieno della sua forza creatrice. «Ha un sentimento distinto delle cose che mette in ciascuna delle sue produzioni. Niente di volgare, né di manierato: la grazia anche nella sua semplicità e naturalezza»(6).


Una modista (1882-1883), Chicago, Art Institute of Chicago.

(5) C. Roger-Marx, Eva Gonzalès, Saint-Germain-en-Laye 1950, p. 20.

(6) J-A. Castagnary, Le Salon de 1874, in“Le Siècle”, 26 maggio 1874, p. 2.

IN BREVE:

In mostra alla National Gallery di Londra, dopo essere stato esposto alla Hugh Lane Gallery di Dublino, il Ritratto di Eva Gonzalès (1870), realizzato da Édouard Manet e conservato nello stesso museo londinese (Discover Manet and Eva Gonzalès, 21 settembre 2022 - 15 gennaio 2023, www.nationalgallery.org.uk). Il percorso espositivo, con il dipinto dedicato all’unica allieva ufficiale del maestro francese, permette di far luce sull’analisi tecnica dell’opera (dando così informazioni sul processo creativo di Manet) e di approfondire la figura di Gonzalès nonché il suo lavoro nella Parigi del XIX secolo. Presenti anche autoritratti di artiste del periodo compreso tra il XVIII e l’inizio del XX secolo quali Élisabeth Louise Vigée Le Brun, Angelica Kauffmann, Berthe Morisot e Laura Knight. Curata da Sarah Herring ed Emma Capron, con la collaborazione di Chiara Di Stefano, la mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato dalla National Gallery London.

ART E DOSSIER N. 402
ART E DOSSIER N. 402
OTTOBRE 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - La Galleria nazionale dell’Umbria riparte di Federico D. Giannini; DENTRO L’OPERA - Riattivare la storia di Cristina Baldacci; GRANDI MOSTRE. 1 - Giovanni Chiaramonte ad Astino - L’infinito messo a fuoco di Corrado Benigni; 2 - L’occhio in gioco a Padova - Visioni in movimento: reali o immaginarie di Sileno Salvagnini; ....