Studi e riscoperte. 1
Toyen

LA TELA COME
SISMOGRAFO DELL’ONIRICO

Unica artista donna presente, dal momento della sua adesione al surrealismo, in tutte le mostre collettive del movimento, toyen fa trionfare nelle sue opere forme indefinite, simboliche, spettrali, evanescenti, tra vita e morte, sogno e realtà, regalando un mondo visionario, impenetrabile, inquieto e fortemente attraente.

Alba Romano Pace

«Della Praga che ha decantato Apollinaire e del suo magnifico ponte con le statue in siepe che conduceva da ieri a sempre, delle sue insegne luminose dall’interno e non dall’esterno - con il Sole nero, la Ruota d’oro, l’Albero d’oro, e tant’altro - del suo orologio le cui lancette, fuse nel metallo del desiderio, giravano al contrario, della sua strada degli Alchimisti e, soprattutto, del bollore d’idee e di speranze, più intenso là che dovunque altrove, di questi scambi appassionati al fiore dell’essere che aspira a fare un tutt’uno della poesia e della rivoluzione, mentre i gabbiani agitavano in ogni direzione la Moldava per farne sgorgare le stelle, cosa ci resta? Ci resta Toyen»(1)


André Breton, che ha scritto con il suo incantato stupore le più sentite parole sull’arte di Toyen, riconosceva nell’opera della pittrice un ultimo baluardo di libertà, nel segreto intreccio di sensualità e desiderio, timore e meraviglia, sete d’indipendenza e forza dell’immaginazione. Toyen usa la tela come un sismografo dell’onirico, vi registra l’eros e la vertigine di un misterioso pulsare di forme evanescenti, apparizioni confuse, spettri rilucenti tra tetre foreste e paesaggi lunari. Evocazioni dei reconditi argini della psiche, le sue immagini cercano un’eco nella realtà, imponendovisi con turbamento e seduzione.



La tana abbandonata (1937), Praga, Národní Galerie.

Toyen esprime con la sua arte le contraddizioni, tra tradizione e accelerazione, della sua terra d’origine, l’ancestrale Boemia, e della capitale Praga, città di maghi, spiriti e alchimisti, che all’uscita dal primo conflitto mondiale si distingue come modello di modernità, divenendo un’importante fucina di sperimentazione, centro d’avanguardia artistica e politica. Si accendono gli entusiasmi, ma già aleggia l’ombra del futuro imminente: il nazismo, la guerra, la dittatura sono alle porte. I giovani artisti combattono gridando all’insurrezione proletaria, inneggiando a quel partito che presto si sarebbe rivelato un’utopia. 


Per Toyen, l’arte e la poesia sono strumenti di rivolta, il surrealismo “al servizio della rivoluzione” è il movimento da cui partire per creare una società libera, antiborghese, in contrasto con l’oppressione e i totalitarismi incombenti, sovversiva come solo l’inconscio sa essere. Il lavoro dell’artista prende così dimora nell’incommensurabile dimensione psichica, immaginata come uno spazio fisico, del quale si dichiara cittadina: il suo pseudonimo Toyen, di genere neutro, è l’abbreviazione della parola francese “citoyen”, cittadino. Con il rifiuto della propria identità, creandosene una nuova e androgina, l’artista rimarca la propria ribellione, passo necessario all’emancipazione dell’individuo. 


Di Maria Čermínová, il suo nome anagrafico, non si sa dunque quasi nulla. Un oblio voluto con decisione. Se ne conosce il luogo e la data di nascita: Praga, 21 settembre 1902, e si sa che all’età di diciassette anni inizia una vita totalmente indipendente, recidendo ogni legame con la sua famiglia e mantenendo il più grande riserbo sul suo passato, tanto da essere definita dal critico cinematografico e regista francese Robert Benayoun: «Figlia di se stessa»(2)


Iscritta alla Scuola di arti applicate di Praga, nel 1922 incontra il suo compagno, Jindřich Štyrský, artista, editore e fotografo, con cui raggiunge il gruppo avanguardista Devětsil, associazione degli artisti, poeti e critici cechi di sinistra, uniti per un’arte proletaria nello stile del realismo magico, del cubismo e del primitivismo. Toyen espone allora con i membri del gruppo presentando delle opere di tendenza cubista; con Štyrský crea il movimento dell’artificialismo che combina astrazione e lirismo. La sua pittura è caratterizzata da una distesa di colori accesi, che sfumando trasmettono intensità emotiva, ritmata da forme plastiche indefinite, simili a drappi, fossili o conchiglie poeticamente modellate dal pensiero. Questo stile anticipa la scelta della pittrice di virare verso il surrealismo a cui giunge definitivamente dopo l’incontro con il movimento, avvenuto durante il primo soggiorno di Toyen e Štyrský a Parigi dal 1925 al 1929.


ILLUSTRAZIONI CHE ESPRIMONO UNA CRUDA REALTÀ DI DESOLAZIONE E VIOLENZA. UN VUOTO ASFISSIANTE CHE È RELITTO, CARCASSA E ASSENZA DI VITA



Tir (1939).

Toyen entra in contatto con André Breton, dando inizio a una sincera amicizia, nella coesione di idee e stima reciproca che durerà tutta la vita. Dal momento del suo ingresso nel surrealismo lei è l’unica artista donna presente in tutte le mostre collettive del movimento. Nel 1935 André Breton, accompagnato da Jacqueline Lamba e Paul Éluard, si reca a Praga dove Toyen, Štyrský, Nezval e Teige avevano fondato il gruppo dei surrealisti cechi. Dalla loro collaborazione nasce il primo numero del “Bulletin international du Surréalisme” e la prima mostra surrealista. Toyen è una presenza costante, attiva e perno del dinamismo che percorre allora il surrealismo a livello internazionale, nel segno dell’impegno politico attraverso l’arte e la poesia. Per la sua prima mostra surrealista espone ventiquattro opere, la sua pittura rivela fluorescenti e inquietanti presenze, visioni sopraggiunte dai più ignoti anfratti dell’io. Spettri animati da un gioco di luce e ombra in un movimento ondulatorio che sulla superfice crea una danza sensuale di linee curve, formazioni minerali e vegetali. Gli oggetti e i personaggi dipinti da Toyen nel linguaggio psicanalitico azionano un processo di “spostamento” atto a sublimare la realtà, disorientando. Sono il materializzarsi di terrori e desideri celati, il manifestarsi di un contenuto latente in cui “eros” e “thanatos” incessantemente imbrogliano i ruoli. Nella tela La donna magnetica del 1935, una grande roccia di carne rosea evoca la sensualità del corpo femminile, stimolando la fantasia fino a creare l’equivoco di considerare la superficie rosata dalle anse scure come un abito da donna dal morbido tessuto di raso. Un ramo, simbolo fallico, si insinua sulla scena, intrisa di un’atmosfera minacciosa. Corazza erotica della donna, un corpetto colore azzurro cielo, trasparente come l’aria e l’acqua, appare sospeso tra i vapori e le pareti rocciose della tela La tana abbandonata (1937). 


Abiti femminili privi di corpo errano, nelle tele di Toyen, come fantasmi inquieti. Esseri notturni e specialmente uccelli simili a maschere dal piumaggio iridato, animali alchemici quali il corvo e la fenice, simboleggiano la trasmutazione e appaiono costantemente nei suoi quadri. Un bestiario fantastico tra colombe e lupi, scarabei, pipistrelli, falene, gufi e civette, provenienti dall’universo dell’onirico, occultati nel buio tra le felci e i fitti arbusti di un’arcana foresta, si intravede appena accennato da pennellate rapide che ne tratteggiano solo i contorni. 


Visionaria e provocante, profondamente ermetica, la pittura di Toyen rievoca l’alchimia anche nell’utilizzo del colore, prediligendo le tinte accese di antiche sostanze magiche come lo zolfo giallo, il mercurio grigio-argenteo, il bianco rilucente del platino e ancora le pietre quali lo zaffiro blu, il corallo rosa e il verde smeraldo, pigmenti sfolgoranti che sembrano dissolversi nell’aria come sogni all’alba del nuovo giorno.


L’uno nell’altro (1965).

Una importante produzione grafica si accompagna all’opera pittorica di Toyen. L’artista adopera soprattutto l’illustrazione come disvelamento erotico (un esempio sono le immagini per la “Erotická revue” edita da Štyrský e quelle dell’edizione ceca di Justine di Sade) e denuncia politica. Allo scoppiare del conflitto mondiale e dell’egemonia nazista, Toyen crea tre cicli di disegni e omonimi volumi: Tir del 1939, con testo di Karel Teige, Les spectres du désert (1937-1938) con testi di Heisler (poeta di origine ebraica che la pittrice nasconde durante la guerra nella sua abitazione), Breton e Péret e Cache-toi guerre! del 1944, sempre con scritti di Heisler. Le illustrazioni contenute in queste pubblicazioni esprimono una cruda realtà di desolazione e violenza. Corpi mozzati, torsi d’uomo, teste o scheletri d’animali selvatici, prede di cacciatori, a loro volta prede, squarciati da invisibili carnefici, in un gioco di ripetuta crudeltà dove alla moltiplicazione di oggetti quali noci, proiettili o ghirlande al valore, si associa un senso di claustrofobica angoscia, in un vuoto asfissiante che è relitto, carcassa e assenza di vita. Tra grovigli di filo spinato appaiono alberi secchi, gabbie e soprattutto stormi di uccelli e branchi di pesci che rappresentano il popolo innocente votato al martirio o masse di seguaci in balia della corrente. Forchette, tavole apparecchiate, semi e mangiatoie raffigurano il cibo che è simbolo di sostentamento ma anche di seduzione. La grande sofferenza che Toyen esprime in questi disegni trova eco anche in pittura. 


Štyrský muore nel 1942, Toyen e Heisler dopo aver esposto a Praga nel 1945, fuggono dalla dittatura staliniana e si installano definitivamente a Parigi nel 1947. Qui lo stesso anno l’artista ceca è presente con le sue opere alla Denise René Galerie, partecipa alla grande collettiva Le Surréalisme en 1947; nel frattempo le mostre e le collaborazioni con il gruppo di Breton riprendono a pieno ritmo. 


Il titolo del quadro L’uno nell’altro (1961) riprende il gioco surrealista di identificare in un oggetto qualcosa che ne evochi un altro. Toyen continua a dipingere e soprattutto a illustrare testi e poemi dei membri del gruppo, nel 1970 collabora con le Éditions Maintenant insieme a Radovan Ivšić e Annie Le Brun, realizzando oltre a illustrazioni numerosi collage (attività che la accompagna nell’ultima fase del suo percorso creativo). L’artista si spegne a Parigi nel 1980, lasciando una importante produzione in cui arte, politica, poesia, onirismo si mescolano e brillano nel firmamento surrealista sotto lo sguardo attento del suo creatore André Breton che nel testo per la prefazione alla personale dell’artista nel 1947 scrive: «Uno dei segreti di Toyen - ma non ne saprai di più - è che attraverso una scala di seta tutto ciò che lei tocca è collegato al mio canto»(3) e ancora in Le surréalisme et la peinture ne celebra l’arte evocandone con emozione «il volto decorato di nobiltà, il tremore profondo e al contempo la resistenza rocciosa rispetto ai più infuriati assalti, e i cui occhi sono spiagge di luce»(4).


IN MOSTRA

Dopo essere stata presentata a Praga e ad Amburgo, la retrospettiva Toyen, l’écart absolu dedicata alla grande surrealista ceca (1902-1980) è in corso al Musée d’Art Moderne de Paris fino al 24 luglio (orario 10-18, lunedì chiuso, www. mam.paris.fr). A cura di Annie Le Brun, in collaborazione con Annabelle Görgen-Lammers (Hamburger Kunsthalle, Amburgo) e Anna Pravdová (Národní Galerie, Praga), il percorso espositivo, accompagnato da un catalogo edito da Paris Musées, si sviluppa attraverso centocinquanta opere tra dipinti (quali Una notte negli oceani, 1931; Tutti gli elementi, 1950), disegni, libri, collage (come le maschere per lo spettacolo teatrale Re Gordogan di Radovan Ivšić, 1976), che raccontano i momenti salienti della carriera di una artista anticonvenzionale. Completamente immersa nei movimenti radicali del suo secolo, Toyen già diciassettenne a Praga, sua città natale, frequenta i circoli anarchici e comunisti. Dotata di un temperamento spiccatamente individualista, libero e ribelle, la sua arte è caratterizzata da sentieri non battuti verso l’esplorazione dell’ignoto, del mistero e di nuove aree di consapevolezza.


GLI OGGETTI E I PERSONAGGI DIPINTI DA TOYEN NEL LINGUAGGIO PSICANALITICO AZIONANO UN PROCESSO DI “SPOSTAMENTO” ATTO A SUBLIMARE LA REALTÀ, DISORIENTANDO


ART E DOSSIER N. 399
ART E DOSSIER N. 399
GIUGNO 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Biennale Gherdëina; CAMERA CON VISTA - Ennio, l’orecchio del cinema; STORIE A STRISCE - L’adolescenza vista dal fumetto; BLOW UP - Brescia Photo Festival; ARCHITETTURA PER L’ARTE - L’autobiografia di un luogo; GRANDI MOSTRE. 1 - Elmgreen & Dragset a Milano. Essere umani? Quasi un imbarazzo; GRANDI MOSTRE. 2 - Daido Moriyama e Shomei Tomatsu a Roma. Sguardi randagi su Tokyo; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Toyen. La tela come sismografo dell’onirico; PAGINA NERA - Le colonie in riviera, c’è chi aspetta e c’è chi spera; GRANDI MOSTRE. 3 - GaudÍ a Parigi. Un outsider di successo; GRANDI MOSTRE. 4 - Grubicy de Dragon a Livorno. Devoto alle avanguardie; STUDI E RISCOPERTE. 2 - L’iconografia di Ruggero e Angelica. L’eroina e il suo salvatore; OGGETTO MISTERIOSO - Il cielo in una stanza; GRANDI MOSTRE. 5 - Giuseppe Bezzuoli a Firenze - Un distillato di Ottocento; GRANDI MOSTRE. 6 - Donatello a Firenze. Il terremoto all’alba del Rinascimento; GRANDI MOSTRE. 7 - Le culture megalitiche della Sardegna a Napoli. Figure di pietra; IN TENDENZA - Con Morbelli vince la terza età.