Blow up

BRESCIA PHOTO
festival

Giovanna Ferri

Per la quinta edizione, il Brescia Photo Festival (sedi varie, fino al 24 luglio, www.bresciamusei.com, www.bresciaphotofestival. it), promosso dal Comune della città e Fondazione Brescia musei, in collaborazione con Macof - Centro della fotografia italiana, a cura di Renato Corsini, sceglie come tema il ritratto. Genere, come ben sappiamo, fondamentale nella storia dell’arte e che, con l’avvento della fotografia (1839), si traduce in immagini certamente non dotate, come le opere pittoriche, di quell’aura quasi sacrale e mistica ma di gran lunga più accessibili, rispetto alle altre, per costi e tempi di esecuzione. Aspetti importanti per la borghesia in ascesa nell’Ottocento, desiderosa di possedere rappresentazioni che confermassero il proprio status sociale. Esigenze che trovano risposta, per esempio, negli anni Cinquanta dello stesso secolo, nella nascita a Parigi di atelier come quello di Nadar, nome d’arte di Gaspard-Félix Tournachon (1820-1919), o di André- Adolphe-Eugène Disdéri (1819-1899). L’uno capace di entrare in empatia con i soggetti ritratti; l’altro conosciuto per le sue “photo-carte de visite”, sistema da lui brevettato nel 1854 che consente di ottenere miniature multiple da incollare su un cartoncino. Una sorta di biglietto da visita che attira parecchi clienti in grado di acquistare con venti franchi (un quinto del costo del ritratto normale) un’identità visiva. 


Alle sperimentazioni della prima metà del XIX secolo, per arrivare poi al Novecento e all’età contemporanea, con i noti “selfie”, l’iniziativa bresciana riserva un percorso espositivo ad hoc, Lo sguardo restituito, al Museo di Santa Giulia, a cura di Renato Corsini e Tatiana Agliani. Qui si susseguono, in un caleidoscopio davvero ricco, figure che immergono il visitatore nelle atmosfere ottocentesche sognanti e malinconiche di Julia Margaret Cameron, nelle testimonianze documentarie di Walker Evans, negli scatti di autori come Ugo Mulas, Steve McCurry, Sebastião Salgado, Gian Paolo Barbieri, Man Ray, Paolo Gioli e tanti altri. Immagini studiate, rubate, condivise, celebrative, immagini che rivelano, nascondono, denunciano, documentano, immagini sperimentali e di ricerca. 


Fiore all’occhiello del festival, la mostra Weston. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi ancora al Museo di Santa Giulia, curata da Filippo Maggia e ideata dalla famiglia del maestro americano. Per la prima volta in Italia, quaranta fotografie di Edward (1886-1958) sono accompagnate da altrettante fotografie tra quelle realizzate dai figli, Brett (1911-1993) e Cole (1919-2003), e dalla nipote Cara (1957). Un itinerario dove è riconoscibile la matrice data dal lavoro del padre/nonno, inevitabile fonte di ispirazione, ma dove sono rintracciabili anche i singoli profili artistici. Brett: attratto dalla natura, la rilegge in chiave astratta; Cole, con una forte passione pure per il teatro, interpreta la natura per evidenziarne la fisicità, le forme, i colori; Cara, spaziando tra paesaggi marini, architetture, persone, animali, ha un approccio meditativo, contemplativo, utile per rielaborare la preziosa eredità. 


E poi c’è Edward. Nel 1922, in occasione di un viaggio in Ohio, viene sedotto dalla visita agli impianti dell’acciaieria Armco. Quel momento segna una svolta sostanziale nel suo percorso creativo: abbandona l’influenza pittorialista e vira verso un linguaggio più puro, nitido, dettagliato, che lo avvicina all’estetica della “straight photography”. Un cambiamento radicale che contamina tutta la sua produzione, a cominciare dai ritratti. Non più delicati, come fossero “dipinti” sulla pellicola, sfumati, ma espliciti, veri, reali. «Una ripresa diretta che presuppone uno studio e un rapporto speciale con il soggetto», afferma Maggia nel catalogo. Tra le relazioni esclusive di Weston, quella vissuta con Tina Modotti: una intensa storia d’amore. A lei ha dedicato delle raffigurazioni straordinarie. 


Altro, ma non ultimo, appuntamento di rilievo è Pier Paolo Pasolini. Per essere poeti, bisogna avere molto tempo (Mo.Ca. - Centro delle nuove culture), a cura di Renato Corsini. Un tributo, nel centenario della nascita, a colui che ha trasformato il concetto di cultura con una sorprendente modernità. In mostra circa sessanta ritratti realizzati da fotografi quali Gianni Berengo Gardin, Sandro Becchetti e Vittorio La Verde colgono Pasolini nella sua sfera privata e quotidiana. Testimonianze in grado di distillare in uno scatto l’intimità e la complessità dell’intellettuale friulano.


Gian Paolo Barbieri, Audrey Hepburn, per “Vogue Italia” (1975).


Edward Weston, Tina (1924), Carmel-by-the-Sea, Weston Gallery.


Sandro Becchetti, Ritratto di Pier Paolo Pasolini (senza data).

ART E DOSSIER N. 399
ART E DOSSIER N. 399
GIUGNO 2022
In questo numero: ARTE CONTEMPORANEA - Biennale Gherdëina; CAMERA CON VISTA - Ennio, l’orecchio del cinema; STORIE A STRISCE - L’adolescenza vista dal fumetto; BLOW UP - Brescia Photo Festival; ARCHITETTURA PER L’ARTE - L’autobiografia di un luogo; GRANDI MOSTRE. 1 - Elmgreen & Dragset a Milano. Essere umani? Quasi un imbarazzo; GRANDI MOSTRE. 2 - Daido Moriyama e Shomei Tomatsu a Roma. Sguardi randagi su Tokyo; STUDI E RISCOPERTE. 1 - Toyen. La tela come sismografo dell’onirico; PAGINA NERA - Le colonie in riviera, c’è chi aspetta e c’è chi spera; GRANDI MOSTRE. 3 - GaudÍ a Parigi. Un outsider di successo; GRANDI MOSTRE. 4 - Grubicy de Dragon a Livorno. Devoto alle avanguardie; STUDI E RISCOPERTE. 2 - L’iconografia di Ruggero e Angelica. L’eroina e il suo salvatore; OGGETTO MISTERIOSO - Il cielo in una stanza; GRANDI MOSTRE. 5 - Giuseppe Bezzuoli a Firenze - Un distillato di Ottocento; GRANDI MOSTRE. 6 - Donatello a Firenze. Il terremoto all’alba del Rinascimento; GRANDI MOSTRE. 7 - Le culture megalitiche della Sardegna a Napoli. Figure di pietra; IN TENDENZA - Con Morbelli vince la terza età.