Grandi mostre. 4
Maria Maddalena a Forlì

La leggenda
della santa peccatrice

Lo stretto rapporto con Gesù, nel racconto evangelico, la rende una figura chiave, da sempre oggetto di interesse per le arti e la letteratura.
Una donna ancora avvolta nel mistero, protagonista della ricca esposizione ai Musei San Domenico, con testimonianze iconografiche che dal periodo paleocristiano arrivano fino al secolo scorso.
Ne approfondiamo i contenuti con uno dei curatori.

Fernando Mazzocca

Dopo aver esplorato il mito di Ulisse e con la fortuna visiva della Divina commedia la complessità del mondo dantesco, i Musei San Domenico di Forlì rivolgono l’attenzione alle vicende figurative di una figura altrettanto popolare che occupa uno spazio, in gran parte ancora da indagare, nella storia e nell’immaginario dell’Occidente. Si tratta di una donna misteriosa, oggetto di infinite discussioni, ma molto amata e sempre sotto il riflettore delle lettere come delle arti, per il ruolo che ha avuto nella vita e nella morte di Gesù di Nazareth. Appare infatti tra i protagonisti nei momenti decisivi come quelli della crocifissione, della sepoltura, della scomparsa del corpo e della annunciata resurrezione.

Maria Maddalena, o Maria di Magdala, dal suo luogo di origine sulle sponde del lago di Tiberiade, fu una delle prime e più fedeli tra i discepoli di Cristo che avrebbe seguito, insieme ad altre donne, dalla Galilea sino al Golgota. Sembrerebbe la prima ad aver trovato vuota la tomba dove era stato deposto Gesù, come l’unica a vedere due angeli e ancora la prima a incontrate il Signore risorto, parlargli e forse toccarlo: l’episodio misterioso e discusso sul versante teologico del “Noli me tangere”. Per tutto questo e molto altro, pensando alla sua presenza in altri luoghi e circostanze delle Sacre scritture, la Maddalena ha goduto di una enorme fortuna traslata dalla letteratura alle arti figurative, dal teatro al cinema e ad altre forme di spettacolo. Si è andata così formando nei secoli, dalla tarda antichità sino a oggi, una straordinaria galleria di immagini dove la sua figura ha subito continue mutazioni, perché ogni epoca vi si è rispecchiata in maniera diversa sempre nel tentativo di spiegarne il mistero. Ma questo non è mai stato svelato, per cui si è perpetuato il fascino di questa donna leggendaria. Peccatrice e santa. Eppure, è a lei che il Salvatore risorto avrebbe affidato una missione apostolica, inviandola ad annunciare a Pietro e agli altri discepoli la propria resurrezione.


Bartolomeo Vivarini, Santa Maria Maddalena (1490), Venezia, Gallerie dell'Accademia.


Guido Cagnacci, Santa Maria Maddalena penitente (1625-1627), particolare, Roma, Gallerie nazionali di arte antica, palazzo Barberini.


A LEI IL SALVATORE RISORTO AVREBBE AFFIDATO UNA MISSIONE APOSTOLICA, INVIANDOLA AD ANNUNCIARE A PIETRO E AGLI ALTRI DISCEPOLI LA PROPRIA RESURREZIONE


Rispetto alla sua immagine canonica fissata nei vangeli ufficiali, la figura della Maddalena, transitando dai vangeli “non gnostici” e, a partire dal III secolo, nella letteratura dei Padri della Chiesa, ha assunto un ruolo sempre maggiore e si è arricchita di nuovi contenuti. A un certo punto la sua identità verrà addirittura a confondersi, ma paradossalmente anche ad arricchirsi, con quella di altre donne ricordate nelle Sacre scritture. Come Maria di Betania, sorella di Marta e forse di Lazzaro, che avrebbe unto Gesù ancora vivo prima della Passione, un gesto d’amore premonitore della sepoltura; o come una figura anonima, ma significativamente indicata come “peccatrice”, cioè una prostituta che avrebbe anch’essa unto Cristo in casa di “Simone il fariseo”. Episodio particolarmente toccante, destinato a una grande risonanza nelle arti che sembrano interpretare la commozione espressa nel Vangelo di Luca, quando si parla appunto di questa “peccatrice”, sottolineando come «venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e lo cospargeva di olio profumato». Poi Maddalena comparirà ancora, addirittura come apostola evangelizzatrice della Francia e infine verrà confusa con santa Maria Egiziaca, una giovane prostituta alessandrina convertita e vissuta da eremita per tutto il resto della sua vita. Quella che poi le arti rappresenteranno spesso come Maddalena penitente.

Era inevitabile che questa figura caleidoscopica esercitasse una enorme suggestione sull’immaginario occidentale e in particolare sulle arti.

La sfida della mostra di Forlì è quella di seguire, cercando un filo conduttore e rendendo conto delle diverse suggestioni, una fortuna figurativa di estensione secolare e dai tratti spesso complessi da decifrare. Forte delle duecento opere esposte (più molte altre documentate nel ricco catalogo), il percorso della mostra parte dalle suggestive testimonianze dell'arte paleocristiana, dove prevale l’immagine della santa testimone della morte e della resurrezione di Cristo, per arrivare alla pittura del Novecento dove emergono le inquietudini della peccatrice redenta, della donna più vicina nella sua fragilità umana ai tormenti di Gesù.

L’ immagine della Maddalena ai piedi della croce, davanti al sepolcro, di fronte al Cristo risorto (il “Noli me tangere”), come quella della “mirofora”, cioè colei che “porta il sacro unguento”, è transitata a partire dalla tarda antichità tra i portali, i capitelli e le vetrate delle chiese soprattutto in Francia e in Italia, mentre la pittura e poi la scultura - pensiamo a Donatello e a Desiderio da Settignano - hanno fatto rivestire alla Maddalena i panni della predicatrice e della penitente eremita, ricoperta dai suoi lunghissimi capelli. È prima con Giotto e poi con Masaccio, nella sconvolgente Crocifissione di Capodimonte, che assistiamo a un’umanizzazione della santa e del suo dolore, che poi troverà ampia eco nel Rinascimento, tra Giovanni Bellini, Botticelli, Filippino Lippi e quei potenti plasticatori, come Niccolò dell’Arca, Guido Mazzoni e Vincenzo Onofri, che nelle loro sacre rappresentazioni la interpretano come una donna disperata, fermandone i tratti fisiognomici e la gestualità in una sorta di dolore universale.

L’iconografia della “mirofora”, del “Noli me tangere”, della penitente transitano, in una sorta di esaltante gara espressiva tra campioni, nei capolavori dei protagonisti della pittura europea tra Cinque e Seicento: Tiziano, Savoldo, Correggio, Barocci, Pietro da Cortona, Caravaggio, Reni, Vouet, Lanfranco, Domenichino, Cagnacci, Furini, Dolci, Georges de la Tour, Ribera. Quando il tema sembra essersi esaurito, in un periodo che va dalla seconda metà del Seicento alla prima del secolo successivo, la Maddalena torna, prepotentemente protagonista e sempre più umana, a occupare gli orizzonti della sperimentazione tra neoclassicismo e romanticismo. Batoni, Mengs, Canova, Hayez, Delacroix, Scheffer, Delaroche ne fanno l’icona della inquieta femminilità moderna che verrà consegnata al simbolismo di Böcklin e di Redon. Mentre nella scandalosa Crocifissione (1941) di Guttuso la prostituta redenta diventerà - rappresentata nuda ai piedi della croce - il simbolo di una umanità disperata alle soglie di una delle più grandi tragedie della storia.

NELLA PITTURA DEL NOVECENTO EMERGONO LE INQUIETUDINI DELLA PECCATRICE REDENTA



Garofalo, Noli me tangere (1520-1525 circa), Ferrara, Pinacoteca nazionale.


Joseph Jules Lefebvre, Maddalena nella grotta (1876), San Pietroburgo, Ermitage.


Alessandro Allori, La Maddalena (1600-1602), Firenze, Museo Stibbert.


Francesco Hayez, Crocifissione con la Maddalena ai piedi della croce (1827), Milano, Museo diocesano Carlo Maria Martini.

Guido Reni, Maddalena penitente (1627);


Gaetano Previati, Le tre Marie ai piedi della croce (fine anni Ottanta - inizio anni Novanta del XX secolo);


Renato Guttuso, Crocifissione (1941) Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea.

ART E DOSSIER N. 396
ART E DOSSIER N. 396
Marzo 2022
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE - Poli opposti si attraggono; CORTOON - La strana coppia; BLOW UP - Biennale fotografia femminile; DENTRO L’OPERA - La pittura come specchio sul mondo; GRANDI MOSTRE. 1 Libero Spazio Libero a Bologna - Dalla parte delle donne; GRANDI MOSTRE. 2 Ruth Orkin a Bassano del Grappa - La freschezza dell’istante; XX SECOLO Gli autogrill di Angelo Bianchetti - Come ponti sul fiume di Laura Graziano; GRANDI MOSTRE. 3 Sophie Tauber-Arp a New York - L’incarnazione della modernità; OUTSIDERS - Evgen Bavčar: fotografo dell’invisibile; GRANDI MOSTRE. 4 Maria Maddalena a Forlì - La leggenda della santa peccatrice; GRANDI MOSTRE. 5 Plautilla Bricci a Roma - L’architettrice, la sua storia; PAGINA NERA - I sacelli di cultura hanno vita proprio dura; GRANDI MOSTRE. 6 Le donne nella pittura da Tiziano a Boldini, in due mostre a Milano e a Brescia - Un’ossessione dai mille volti; GRANDI MOSTRE. 7 La fabbrica del Rinascimento a Vicenza - Quattro eroi all’opera; STUDI E RISCOPERTE Il fuori campo nell’arte dal Trecento al Seicento - L’assenza presente; IN TENDENZA - Con Anguissola paga anche l’incertezza. GUSTO DELL’ARTE - Stinking rose.