L’INCISIONE

Al momento non dipingo più con piacere ed ho orientato i miei sforzi artistici verso la composizione e l’incisione.(36)

James Ensor dimostrò molto presto un vivo interesse per la grafica. Già molto giovane, realizzava copie dei più grandi caricaturisti inglesi, come James Gillray (1757-1815) e Thomas Rowlandson (1756-1827), ma anche di Rembrandt e di Callot (1592-1635). Da questi maestri trasse spunto per molte composizioni, da quelle più satiriche e grottesche a quelle più liriche, come le numerose raffigurazioni di barche arenate, di dune e mulini.Anche l’incisione è un terreno di confronto con la tradizione nordica, basti pensare alle fantasiose rappresentazioni di Bosch e Bruegel, ma anche di Cornelis Cort (1530-1578) e di Martin Schonghauer (1540-1491).


Ensor ha ripreso rasentando l’imitazione L’uomo che urina (1887) da un disegno di Callot che si trova agli Uffizi, mentre La caduta degli angeli ribelli di Bruegel è rielaborata in Diavoli che pestano angeli e arcangeli (1888). Nonostante questo precoce interessamento, non è possibile stabilire con esattezza quando l’artista si è accostato all’incisione, sebbene in una lettera indirizzata a Pol de Mont indicasse il 1886 come l’anno di avvio a questa tecnica(37). Tra i suoi scritti emergono testimonianze in questa direzione, proprio nel 1886 infatti scriveva di incidere direttamente dei paesaggi marini e di utilizzare l’incisione come momento di “riposo” tra un dipinto e l’altro.


Uno degli esempi migliori è Grande veduta di Mariakerke (1887), probabilmente incisa direttamente “en plein air”, dal tratto veloce e delicato e restituente un’insolita armonia tra paesaggio e architettura. Per inciso, si tratta di una cattedrale del XIV secolo distrutta in gran parte durante la prima guerra mondiale. Indubbiamente è da tenere in conto anche l’amicizia con Théo Hannon, figliastro di Ernest Rousseau e fratello di Marie. Hannon faceva parte della Société libre des Beaux-Arts alla quale apparteneva anche Félicien Rops, dunque probabilmente fu lui a entusiasmarlo e a orientarlo verso questa tecnica(38). Ensor ha lavorato molto all’acquaforte, una tecnica sempre più in auge a partire dal Cinquecento e tecnicamente portata all’apogeo da Rembrandt, poi di nuovo intensamente realizzata nella seconda metà dell’Ottocento, al punto da diventare un vero fenomeno di massa: «l’eauforte est à la mode», scrisse Baudelaire.

Grande veduta di Mariakerke (1887); Gand, Museum voor Schone Kunsten.


Diavoli che pestano angeli e arcangeli (1888); Anversa, Museum Plantin-Moretus.

La cattedrale (1886) è l’acquaforte più nota di Ensor e la prima a essere apprezzata. Diane Lesko(39) ha tentato di dimostrare che si tratta della cattedrale di Ostenda, che, essendo stata distrutta in un incendio nel 1816, non sarebbe che una ricostruzione dell’artista. Gigantesca, dominante una folla di esseri insignificanti, è realizzata con un’acribia incredibile per mettere in risalto la piccolezza dell’uomo.


In totale Ensor ha realizzato centotrentatré incisioni(40), soprattutto acqueforti, ma anche puntesecche e vernici molli, mentre meno numerose sono le litografie: due album, Scene della vita di Cristo L’intervallo amoroso, mentre altre tre furono pubblicate sulla “Ligue artistique”. Naturalmente ci sono anche incisioni di riproduzione di dipinti e disegni.


La facilità di circolazione tipica delle stampe ha permesso all’artista una fama internazionale: musei di Vienna, Dresda, ma anche in Italia, soprattutto grazie alle biennali di Venezia e all’intercessione di Vittorio Pica, hanno iniziato a collezionare acqueforti di Ensor. Egli stesso intuì per primo questa potenzialità quando alla redazione di “La plume” inviò soltanto fotografie di incisioni, sapendo e temendo che le riproduzioni dei suoi dipinti non avrebbero mai potuto minimamente restituire la luminosità delle sue tele. Questa scelta gli causò notevoli problemi e un contrasto con l’amico Eugène Demolder che in alcune lettere, recentemente pubblicate(41), espresse tutto il suo rancore e la sua rabbia per non essere stato ascoltato, poiché considerava l’opera incisa di Ensor troppo dura e difficile da far circolare rispetto alla pittura.


Diavoli che pestano angeli e arcangeli (1888); Anversa, Museum Plantin-Moretus.

Cattedrale (1886); New York, The Metropolitan Museum of Art.


Cristo calma la tempesta (1886); Gand, Museum voor Schone Kunsten.


Barche arenate (1888).

ENSOR
ENSOR
Laura Fanti
James Ensor (Ostenda 1860-1949), figlio di un ingegnere inglese e di una negoziante fiamminga di Ostenda, comincia a interessarsi all’arte ancora molto giovane. Si iscrive all’Accademia di belle arti di Bruxelles ma non condivide il tradizionalismo dei colleghi. Lascia la capitale e torna nella città natale. Cerca sponde intellettuali nelle avanguardie del tempo, si ispira ai paesaggi della sua terra sul Mare del Nord, al simbolismo; ma soprattutto coltiva una corrisposta, profonda antipatia per i borghesi della sua città, idee anarchiche e un’invincibile tendenza a isolarsi. È attratto dalla vena grottesca di un suo grande conterraneo, Jheronimus Bosch, dal carnevale, dalle maschere e dal rifiuto della folla, vista come una minaccia. L’intera umanità gli fa orrore, e la raffigura spesso seguendo ossessivi schemi espressionisti. Recentemente Ostenda, come una sorta di risarcimento pacificatorio, ha trasformato la sua abitazione in museo.