MUSEI DA CONOSCERE
VILLA BASSI RATHGEB AD ABANO TERME (PADOVA)

Salus
per
artem

NON SOLO TERME: I CAPOLAVORI DELLA COLLEZIONE BASSI RATHGEB, INSIEME ALLA VILLA CHE LI ACCOGLIE, SONO AL CENTRO DELL’INVESTIMENTO IN ARTE E CULTURA DELLA CITTÀ DI ABANO. ORA IN MOSTRA, A CONFRONTO CON UN’ALTRA IMPORTANTE RACCOLTA, SI PRESTANO AD ACCOSTAMENTI SEDUCENTI E OFFRONO INEDITI SPUNTI DI RIFLESSIONE.

Marta Santacatterina

Alle porte di Padova, tra le cittadine di quel vasto comprensorio termale conosciuto fin dal IV secolo a.C. per le proprietà benefiche delle sue acque, Abano Terme ha investito risorse ed energie non solo nell’economia del benessere, ma anche nella cultura. La scintilla è scattata circa quarant’anni fa, quando il bergamasco Roberto Bassi Rathgeb (1911-1972) donò al Comune la sua prestigiosa collezione: un tale tesoro non poteva certo essere lasciato nei depositi e l’8 dicembre 2018 è stato inaugurato il museo dedicato alla raccolta, con un’operazione che ha valorizzato anche un altro patrimonio di pregio, la villa che ne è diventata sede. 

L’edificio fu acquistato dal Comune di Abano nel 1979 proprio con l’intenzione di convertirlo a biblioteca e pinacoteca: da allora si susseguirono numerose vicende, tra cui un lungo e complesso restauro. Ma la storia della villa comincia ben prima, attorno al 1566, quando il medico Giovanni Antonio Secco, veneziano d’adozione, decise di costruirla come luogo di villeggiatura e centro di attività agricole in terraferma. La casa dominicale, con la sua loggia tripartita in facciata, venne decorata con affreschi, alcuni dei quali si conservano ancora oggi nonostante i vari rimaneggiamenti e ampliamenti dovuti al passaggio della proprietà prima alla famiglia Dondi dell’Orologio - che nella seconda metà del Settecento riammodernò gli ambienti scialbando i dipinti e adornando le pareti con stucchi di manifattura veneziana - poi ai Camposampiero e infine agli Zasio. 

Negli anni Settanta del Novecento molti affreschi furono riportati alla luce e, nonostante alcuni siano costellati da una fitta picchettatura, rendono l’idea di ciò che poteva rappresentare la dimora nell’epoca del suo maggior splendore, la stessa epoca d’oro delle ville venete che videro il loro apice nella palladiana villa Barbaro a Maser (Treviso), affrescata da Paolo Veronese. Ad Abano la sontuosa decorazione della loggia è costituita da un finto loggiato aperto su un paesaggio in cui si stagliano scene allegoriche, guerrieri e altre figure, mentre dalla balconata del registro superiore, scandito da colonne tortili, si affacciano dei musicisti, forse a dare il benvenuto agli ospiti che si accingevano a entrare nella ricca residenza.


Pittore ignoto, particolare degli affreschi della sala di Apollo e Dafne (inizi del XVII secolo).


La loggia del Museo villa Bassi Rathgeb, Abano Terme.


Giacomo Antonio Ceruti detto Il Pitocchetto, Autoritratto come mendicante (1737), Abano Terme, Collezione Bassi Rathgeb.

Non sono ancora state identificate le mani che lavorarono ad Abano, tuttavia studi e confronti stilistici avvicinano molti affreschi a Giovanni Battista Zelotti, pittore molto attivo nella terraferma veneta tra gli anni Cinquanta e Ottanta del XVI secolo. All’ambito veronesiano appartiene la sala di Cefalo e Procri, una favola di Ovidio che tocca il tema, frequente in altri ambienti della villa, dell’amore coniugale. 

Questo il contenitore, in breve. Quanto al contenuto, la collezione di Roberto Bassi Rathgeb è stata allestita rispondendo a un criterio tematico che mette in risalto i nuclei dei dipinti sacri, dei ritratti, delle nature morte, del paesaggio. Barbara Maria Savy - consulente scientifica e professore associato del Dipartimento di beni culturali dell’Università di Padova, che è partner del Comune nello studio e valorizzazione del museo - evidenzia come le sezioni aderiscano agli interessi e agli studi del collezionista il quale, pur laureato in fisica, fu anche un importante studioso di pittura bergamasca. La storia della collezione è avvincente, e merita ulteriori approfondimenti: prese forma con Alberto Rathgeb, da cui il nipote Roberto ereditò i pezzi rimasti dopo una vendita all’asta, e nonostante le risorse limitate seppe riunire, anche grazie a vendite, scambi e successivi acquisti, una raccolta organica che esprime un raffinato gusto personale e che comprende “highlights” quali una Testa di san Paolo di Liberale da Verona - il dipinto più antico -, un Santo vescovo di Andrea Previati, una Madonna di Giambattista Moroni, un ritratto di Moretto, delle tele di Rinaldo Agazzi, pittore meno conosciuto ma con cui Roberto intratteneva un rapporto di autentica amicizia. Di qualche dipinto si conosce la storia “intima”: il Vecchio mulino di Alessandro Magnasco, per esempio, fu donato al collezionista dalla sua futura moglie in occasione del compleanno del 1949. Ma non è tutto: la raccolta comprende sculture, disegni e incisioni, pezzi di antiquariato e alto artigianato artistico. In tutto quattrocentoventi pezzi che ora consentono alla piccola, periferica Abano di porsi come centro di cultura non scontato e dalle luminose prospettive.


Facciata del Museo villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme (Padova).


Ignoto pittore, Ritratto di Alberto Rathgeb (1880), Abano Terme, Collezione Bassi Rathgeb.


Rinaldo Agazzi, Ritratto di Isabella Nowak (1900), Abano Terme, Collezione Bassi Rathgeb.

Alessandro Magnasco detto il Lissandrino, Il vecchio mulino (XVIII secolo), Abano Terme, Collezione Bassi Rathgeb.


Pittore ignoto, particolare degli affreschi della sala di Cefalo e Procri (inizi del XVII secolo).

LA MOSTRA SEICENTO-NOVECENTO

Non solo collezioni permanenti. Il museo è anche sede di mostre, e quella in corso, Seicento-Novecento. Da Magnasco a Fontana. Dialogo tra due collezioni, curata da Virgina Baradel, contamina la raccolta di Roberto Bassi Rathgeb con quella di un altro illuminato collezionista che non disdegna di prestare le opere di sua proprietà alla fruizione pubblica, Giuseppe Merlini. L’idea è nata dall’esposizione di quest’ultima collezione a palazzo Fortuny di Venezia nel 2018 e il fondamento teorico per l’inedita e seducente combinazione allestita ad Abano è quella teoria dell’“evoluzione delle forme” elaborata da Henri Focillon nel suo Vita delle forme (1934). Secondo lo studioso francese, nei quadri si possono intravedere delle matrici formali che attraversano i secoli e tornano continuamente allo scoperto. Ecco allora che si giustifica pienamente, per fare un primo esempio, l'accostamento tra Strumenti musicali di Evaristo Baschenis del XVIII secolo e Natura morta di Gino Severini del 1946, opere cronologicamente lontane e molto diverse, ma che condividono lo stesso scheletro di volumi geometrici e prospettici. Il tema profondo del progetto di Virgina Baradel è rappresentato dalle corrispondenze che si vengono a creare tra le opere e che si rintracciano non solo nell’arte figurativa, ma anche, sorprendentemente, in quella astratta e nei linguaggi più contemporanei: tra un seicentesco Paesaggio con arco naturale di Antonio Marini e un informale Confronto di Roberto Crippa (1961) ritornano codici, paradigmi, valori cromatici che si sono conservati anche dopo la grande trasformazione novecentesca. 

Gli innumerevoli giochi di rimandi segreti, peraltro, non si svolgono su un doppio nastro, bensì su un triplo, poiché dipinti e sculture non si trovano all’interno di un “white cube” ma si distribuiscono nelle sale affrescate di villa Bassi Rathgeb, e tra i dipinti murali (per esempio le cariatidi della sala di Mercurio e Argo) e le opere esposte (le Bagnanti di Fausto Pirandello del 1950) risuonano rapporti armonici e di “consonanza” che vengono nettamente percepiti da chi visita la mostra e che, se da un lato innescano una riflessione non banale sullo scorrere dell’arte, dall’altro accendono nuovi spunti di conoscenza.


M.S.


Una sala della mostra Seicento-Novecento al Museo villa Bassi Rathgeb: Adolfo Wildt, Madre (1921), e Lucio Fontana, Ritratto femminile (1956-1957), entrambi della Collezione Merlini.


Una sala della mostra Seicento-Novecento al Museo villa Bassi Rathgeb: Roberto Crippa, Confronto (1961), della Collezione Merlini, e Antonio Marini, Paesaggio (XVII secolo), Collezione Bassi Rathgeb.

Seicento-Novecento Da Magnasco a Fontana. Dialogo tra due collezioni

a cura di Virgina Baradel
Abano Terme, Museo villa Bassi Rathgeb
fino al 5 aprile 2021
orario giovedì e venerdì 14.30-18.30, sabato e domenica
10-13 e 14.30-18.30
catalogo Silvana Editoriale
www.museovillabassiabano.it

ART E DOSSIER N. 384
ART E DOSSIER N. 384
FEBBRAIO 2021
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE Un polittico dall’intensa vitalità; CORTOON - Me(d)Too; ARTE CONTEMPORANEA - Miniartextil a Como; DENTRO L’OPERA - Distorsioni contemporanee in stile Biedermeier; XXI SECOLO. 1 Intervista a El Seed - La poetica danza dei segni; XXI SECOLO. 2 Il dibattito sulle “restituzioni” - Verso un museo postuniversale; XXI SECOLO. 3 Arte monocroma e aniconica - L’immagine e il nulla; GRANDI MOSTRE. 1 Cindy Sherman online - Maschere virtuali e social; XX SECOLO - La Galleria La Tartaruga - Tra pop e pittura colta; OUTSIDERS - L’inferno di essere figli; GRANDI MOSTRE. 2 Magritte a Parigi - In pieno sole; MUSEI DA CONOSCERE - Villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme (Padova) - Salus per artem; STUDI E RISCOPERTE. 1 Stanley Kubrick e William Hogarth - Che satira tira?; STUDI E RISCOPERTE. 2 Iconoclastia e calvinismo nel XVI secolo - La tempesta delle immagini; STUDI E RISCOPERTE. 3 Gondolieri neri nella Venezia di fine Quattrocento - Schiavi o uomini liberi?; LUOGHI DA CONOSCERE - Tuscania medievale - La città delle due cattedrali; LA PAGINA NERA - E a Roma il mausoleo fa soltanto marameo; IN TENDENZA - Una pioniera del selfie; IL GUSTO DELL’ARTE - Frittelle, pancacke e waffel.