Outsiders


L’INFERNO
DI ESSERE FIGLI

Alfredo Accatino

Un viaggio alternativo nell’arte del Novecento, alla scoperta di grandi artisti, di opere e storie spesso dimenticate: Pegeen Vail Guggenheim

Quando tua madre è una delle muse e collezioniste più famose del mondo, il tuo patrigno è Max Ernst, vedi Jackson Pollock alternare esplosioni creative e intemperanze, giochi a dama con Samuel Beckett, sposi il maestro astrattista Jean Hélion, e passi la vita in una depressione inspiegabile per tutti gli altri, puoi essere solo Pegeen Jezebel Margaret Vail. 

«Sei bella, miliardaria. Puoi avere e fare quello che vuoi», è questo ciò che lei crede di sentire in ogni luogo nel quale si trova a entrare. Eppure la miliardaria forse avrebbe dato via tutto per diventare l’anonima cameriera di Pomodori verdi fritti. E non poteva che dipingere così. 

Dipinti quasi infantili, incentrati sul contrasto tra colori gridati, uno dei quali sempre dominante, che rivelano la voglia di fare arte al di là della abilità nel disegno, che sembrano allegri, ma che in realtà sono cupi e disperati, che rimandano all’infanzia, l’epoca in cui nessuno ancora è obbligato a dare prova di sé e ti dicono “brava”. Ma sono sempre affascinanti, ricchi di messaggi da decifrare. Nelle sue opere scorre la sua vita, compaiono ricordi, amici, mariti, amanti, figli. Un percorso biografico che si bagna di surrealismo e di arte naïf, che andrebbe letto attraverso i parametri della psicanalisi, vicino nella forma espressiva a molte opere della Outsider Art. 

Lo scrittore Raymond Queneau (se sei famosa frequenti solo gente famosa) scrisse per lei questa introduzione critica: «Il mondo che Pegeen crea è in un certo senso più autentico del mondo reale, perché sembra più vicino al paradiso terrestre. Nessuna consapevolezza macchia i colori o pesa sulle figure. Dopo la cacciata, Adamo con il suo cuore puro tracciò una rappresentazione perfetta di un bisonte vendicativo sulle pareti nascoste di una caverna. Cosa stava facendo Eva? Probabilmente ascoltando le urla che le davano della peccatrice. Ma qui, come dice Prévert: “Dio è stato cacciato dal paradiso terrestre” ed è “la nuova stagione”. “Un terreno fertile - una luna bambina - un mare ospitale - un sole sorridente - al limite delle acque - ragazze che incarnano lo spirito del tempo”. Pegeen Hélion appartiene a questa razza di “bambini d’ambrosia” ».


Pegeen Vail ritratta nel suo studio di Parigi a metà degli anni Cinquanta.


Pegeen Vail in una foto degli anni Quaranta.

Pegeen Vail Guggenheim, nata in Svizzera nel 1925 morirà a Parigi nel 1967 a quarantun anni per un’overdose di valium e whisky. Nipote di Solomon Guggenheim (dice nulla il nome?) e di Benjamin Guggenheim, morto a bordo del Titanic nel 1912, è figlia della famosa collezionista d’arte Peggy Guggenheim e dello scrittore e pittore Laurence Vail, uomo dal carattere collerico. 

Pegeen con suo fratello Sindbad trascorre l’infanzia tra Francia e Inghilterra e nel 1941 si reca negli Stati Uniti insieme alla madre e a Max Ernst, suo patrigno dal 1941 al 1946. Già a dodici anni dipinge, e la leggenda vuole che al tempo abbia scambiato sue opere con quelle del maestro Yves Tanguy, ammirato dal suo talento. 

In America studia presso il Finch College a Manhattan, incontra il pittore francese astratto Jean Hélion che sposerà a New York nel 1946. Illuminante la foto che li ritrae. Lui un po’ selvaggio (era comunque al terzo matrimonio), lei una figura sottile, quasi una romantica donna inglese di fine Ottocento. 

La coppia si trasferisce a Parigi dove nasceranno i figli Fabrice, David e Nicolas. Quando divorziano nel 1956, Pegeen lascia Parigi con il figlio più piccolo, Nicolas, e va a vivere con la madre a Venezia, dove ha una contrastata relazione con il pittore italiano Tancredi Parmeggiani che Peggy ospitava in villa, e con il quale aveva avuto anche lei una relazione. Cosa che suscita non pochi contrasti tra madre e figlia.


La mostra (1945 circa), Venezia, Collezione Peggy Guggenheim.


Peggy Guggenheim davanti al padiglione greco della 24. Biennale di Venezia con un’opera della figlia Pegeen, 1948.

Nel 1957 Pegeen incontra il pittore inglese Ralph Rumney, fondatore, con Guy Debord e Piero Simondo dell’Internazionale situazionista, un «tipo orribile» lo definisce Peggy. Ha quasi dieci anni meno di lei e sembra un ragazzo, ma in famiglia la differenza di età è abbastanza abituale, basti pensare che anche la madre aveva quarantaquattro anni quando conobbe Pollock, che ne aveva solo trentuno, diventandone la musa. 

Rumney trascorre la vita come un vagabondo, e considera la propria esistenza un’avventura permanente, muovendosi, come diceva il suo amico Guy Atkins, «tra la penuria e una ricchezza quasi assurda. Passando da una squallida stanza di Neal Street a Londra, all’Harry’s Bar a Venezia o all’inaugurazione di Max Ernst a Parigi». 

Pegeen sposa Ralph Rumney nel 1958 e dà alla luce il suo quarto figlio, Sandro, nello stesso anno. Nel 1959 la coppia si sposta a Parigi, sull’Île Saint-Louis, l’isoletta nella Senna che precede Notre- Dame, dove vivrà fino alla sua morte, avvenuta il 1° marzo 1967. Nonostante la breve carriera, Pegeen Vail Guggenheim espose i propri lavori in America, Inghilterra, Francia, Svezia e Italia prima di venire totalmente dimenticata fino alla mostra organizzata nel 2010 presso la Fondazione Guggenheim di Venezia, dove aveva vissuto. 

Peggy Guggenheim venne a sapere della sua morte da un telegramma mentre si trovava in viaggio in Messico. Nella sua autobiografia scrisse: «Venni informata della terribile notizia della morte di mia figlia, la mia cara Pegeen che era per me una madre, un’amica e una sorella…». 

Non credette mai al suicidio, nonostante la ragazza in passato lo avesse tentato più volte. 

Alla sua morte, Peggy lasciò il suo intero patrimonio al figlio Sindbad Vail. I figli di Pegeen, Sandro Rumney e Nicolas Hélion, consideratisi ingiustamente dimenticati, hanno intentato una causa, durata ventiquattro anni, conclusasi nel 2018 con una sentenza definitiva della Cassazione francese che rigettava le loro richieste. Ma questa è un’altra storia.


Pegeen Vail ritratta nel suo studio di Parigi a metà degli anni Cinquanta.


Palazzo Venier - Canal grande (1960-1970 circa), Venezia, Collezione Peggy Guggenheim.

ART E DOSSIER N. 384
ART E DOSSIER N. 384
FEBBRAIO 2021
In questo numero: FINESTRE SULL’ARTE Un polittico dall’intensa vitalità; CORTOON - Me(d)Too; ARTE CONTEMPORANEA - Miniartextil a Como; DENTRO L’OPERA - Distorsioni contemporanee in stile Biedermeier; XXI SECOLO. 1 Intervista a El Seed - La poetica danza dei segni; XXI SECOLO. 2 Il dibattito sulle “restituzioni” - Verso un museo postuniversale; XXI SECOLO. 3 Arte monocroma e aniconica - L’immagine e il nulla; GRANDI MOSTRE. 1 Cindy Sherman online - Maschere virtuali e social; XX SECOLO - La Galleria La Tartaruga - Tra pop e pittura colta; OUTSIDERS - L’inferno di essere figli; GRANDI MOSTRE. 2 Magritte a Parigi - In pieno sole; MUSEI DA CONOSCERE - Villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme (Padova) - Salus per artem; STUDI E RISCOPERTE. 1 Stanley Kubrick e William Hogarth - Che satira tira?; STUDI E RISCOPERTE. 2 Iconoclastia e calvinismo nel XVI secolo - La tempesta delle immagini; STUDI E RISCOPERTE. 3 Gondolieri neri nella Venezia di fine Quattrocento - Schiavi o uomini liberi?; LUOGHI DA CONOSCERE - Tuscania medievale - La città delle due cattedrali; LA PAGINA NERA - E a Roma il mausoleo fa soltanto marameo; IN TENDENZA - Una pioniera del selfie; IL GUSTO DELL’ARTE - Frittelle, pancacke e waffel.