«A dire il vero, non è esatto chiamarla “Scuola” perché non fu né al seguito di un maestro, né un movimento artistico in senso stretto; ma si trattò di un gruppo di amici che avevano interessi comuni e un’idea dell’arte molto simile (anche se declinata sulla base di forti differenze reciproche), stimolata dal nuovo clima italiano del dopoguerra, a sua volta sollecitato dalle realtà artistiche provenienti dall’America o dalla Francia, nei cui confronti, però, gli artisti “romani” si muovevano da pari a pari. Divaricati fra il “Caffè Rosati” (che tuttora esiste), luogo di ritrovo e di discussione (come fu il “Caffè Michelangelo” a Firenze per i Macchiaioli) e la Galleria “La Tartaruga”, questi giovani artisti come quelli pop d’oltreoceano o d’oltralpe, guardavano ai mass media, al cinema, alla fotografia e al teatro (non è un caso che con loro fosse l’attrice Paola Pitagora, allora legata a Renato Mambor, che era pure un attore) offrendo un’interpretazione “italiana” di questi temi»(7). Nel corso degli anni, furono attratti dalla forte personalità di Plinio De Martiis personaggi come Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Alighiero Boetti, Claudio Cintoli, Mario Ceroli, Sergio Lombardo, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Cesare Tacchi e i già nominati Giosetta Fioroni e Jannis Kounellis. Fu un susseguirsi di successi ed eventi unici, fino alla fine degli anni Sessanta, come nel caso della mostra di Duchamp e dell’installazione dell’architetto Fini intitolata Il grande schermo che prendeva spunto dall’assassinio di Robert Kennedy, con ventiquattro televisori che trasmettevano “in loop” le foto della tragedia(8).
Con il 1° gennaio 1971 e la scomparsa della moglie Maria Antonietta Pirandello, nipote del monumentale Luigi, detta Ninnì (la quale aveva da poco aperto una sede nuova della galleria in via di Principessa Clotilde 1/A, denominata Studio La Tartaruga), Plinio meditò la chiusura della sua attività che, infatti, si arrestò dal 1972 a tutto il 1973, per due anni. Poi, dal 1974, iniziò a cercare una nuova sede, passando da via Ripetta 22 a via Pompeo Magno 1/b, finché, nel 1980, approdò in piazza Mignanelli 25, dove rimarrà fino alla chiusura del 1994, per poi aprire di nuovo, dopo aver lasciato Roma, nel 1995 a Castelluccio di Pienza (Siena). Qui lavorò fino all’anno 2000(9).
Nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso, sull’onda del recupero operato dal pittore Carlo Maria Mariani, il nuovo corso della Galleria La Tartaruga guardò alla pittura e alla figura. Così, accanto alla Nuova maniera italiana teorizzata da Giuseppe Gatt e Italo Mussa (con pittori quali Antonella Cappuccio, Antonio D’Acchille, Bruno d’Arcevia, Alberto Abate), che ebbero successo pure negli Stati Uniti, nacque il movimento artistico dell’anacronismo o del citazionismo(10). Sostenuta da Italo Tomassoni e da Maurizio Calvesi, questa corrente s’intersecava con l’altra grazie ad artisti come Abate che “militava” in entrambe; a lui si aggiunsero Alessandro Romano, scultore, nonché i pittori Franco Piruca, Stefano Di Stasio, Ubaldo Bartolini, Omar Galliani. Calvesi, in qualità di direttore artistico della Biennale di Venezia del 1986, con il tema arte e scienza/arte e alchimia, portò il movimento, noto poi come Pittura colta, alla ribalta internazionale. Plinio De Martiis contribuì con grande entusiasmo a questo progetto, facendo esporre non solo nella collettiva I sei pittori del 3 marzo 1980 Alberto Abate, Stefano Di Stasio, Salvatore Marrone, Nino Panarello, Franco Piruca, Piero Pizzi Cannella, ma anche altri come Ligas, Gandolfi, Bulzatti, Galliani e chi scrive(11). L’ultimo scorcio dell’attività di Plinio fu dedicato all’editoria, con quaderni d’arte e letteratura, stampati una o due volte l’anno da De Luca Editore, con cui collaborava fin dagli anni storici. Fu questa una costante parallela a quella dell’attività espositiva, con i primi “Bollettini della Tartaruga” nel 1954, alcune monografie a tiratura limitata (Scarpitta nel 1958, Scialoja nel 1959 e Twombly nel 1961), i cataloghi, le locandine, i manifesti, gli inviti e l’intera produzione di materiali tipografici che oggi sono parte importante dell’archivio cartaceo della Tartaruga, acquistato dalla Soprintendenza archivistica per l’Archivio di Stato di Latina.
NEL CORSO DEGLI ANNI OTTANTA DEL SECOLO SCORSO, IL NUOVO CORSO DELLA GALLERIA LA TARTARUGA GUARDÒ ALLA PITTURA E ALLA FIGURA