L'oggetto misterioso


QUANDO UN’ECLISSI PUÒ
FAR PERDERE LA VISTA

di Gloria Fossi

A lungo si è scritto, a torto, che Taddeo Gaddi perse quasi la vista osservando un’eclissi solare. È certo però che un’eclissi compare in un affresco dell’Orcagna, attorno al 1339. Il luogo: Santa Croce a Firenze

Firenze, mercoledì 7 luglio 1339: nel pomeriggio, il cielo si rabbuia per un’eclissi di sole totale anulare. Fenomeni così definiti dagli astronomi accadono quando la luna s’interpone fra la terra e il sole, oscurandolo, ma lasciando un anello di luce solare, più o meno largo, che resta visibile per la maggior parte del suo percorso (tale fase è detta eclissi parziale). In una diversa fase del tragitto la sagoma della luna copre totalmente, ma per brevissimo tempo, il sole, ed è in quel passaggio che avviene l’eclissi totale. Gli scienziati hanno precisato che l’eclissi totale anulare del 7 luglio 1339 si verificò oltralpe, a nord dell’Italia(1). A Firenze il fenomeno parziale, assai suggestivo, anche se il giorno non si tramutò letteralmente in notte, dovette durare oltre due ore e mezzo, all’incirca fra le 14 e le 16.38(2). Chi non sia nato in questo nuovo millennio ricorderà qualcosa di simile, l’11 agosto del 1999. Anche se non fu buio pesto, il tempo parve fermarsi, e in un silenzio spettrale tutti gli animali tacquero. Più scuro era stato invece il cielo, anche se per poco, nell’eclissi questa volta totale delle nostre memorie infantili, quella del 15 febbraio 1961. E fu allora che Richard Fleischer, nel suo colossal Barabba, con Anthony Quinn, pensò bene di riprendere la scena della Crocifissione a Roccastrada, in provincia di Grosseto. Sappiamo che le comparse che stavano sulle tre croci soffrirono molto per la temperatura abbassata di colpo.

Ma torniamo alle eclissi medievali. Se vogliamo immaginare visivamente un fenomeno simile a quello del 1339 tramite un dipinto più o meno dell’epoca, dobbiamo ricorrere ad Andrea Orcagna, autore magistrale di una scenetta frammentaria, oggi esposta a sette metri di altezza (portatevi un binocolo) nel refettorio di Santa Croce a Firenze. Vi vediamo raffigurati tre uomini paludati che osservano il sole oscurato dalla luna. Due si coprono il volto con la mano, per schermare l’intenso bagliore, mentre un terzo, appena visibile, piegato quasi verso lo spettatore, si stropiccia gli occhi, disperato: non si fatica a immaginare che la sua vista sia stata danneggiata.

Non a caso nel XVI secolo Leonardo da Vinci spiegherà come fabbricare uno schermo protettivo per gli occhi, nel Codice Trivulziano (f. 6, p. 12): «Come vedere il sole eclissato sanza passione dell’occhio: tolli una charta e falle busi co’ ‘n agucchia e per essi busi riguarda il sole».

La scena che qui illustriamo, così in alto che non si riesce a capire chi la potesse comprendere all’epoca, senza l’ausilio di un ponteggio, fa parte del grande ciclo col Trionfo della morte e il Giudizio dipinto dall’Orcagna nei primi decenni del XIV secolo sulla parete destra, nella basilica di Santa Croce (dal 1958 ricomposto nel refettorio della basilica, oggi Museo di Santa Croce). La datazione è controversa, e ancora si discute se fu realizzata prima o dopo il grande ciclo del Trionfo della morte di Buffalmacco, nel Camposanto di Pisa, che si data fra 1336 e 1341. Se potessimo accertare a quale eclissi Orcagna si riferì, sarebbe possibile datare con maggior precisione il suo affresco(3).


Fu davvero quella del 1339? Si tratta dell’eclissi più ricordata dai cronisti, e risulta anche da una fonte senese, scoperta da Mario Arnaldi nel 1999(4). Quel giorno di luglio a Firenze il sole apparve coperto dalla luna per un’ampiezza massima dell’ottantatre e due per cento del suo diametro(5). Questi dati corrispondono con discreta precisione a quanto racconta Giovanni Villani nella sua Cronaca (o Cronica)(6).

L’eccellente cronista fornì sempre descrizioni dettagliate, e non c’è ragione di dubitare di quanto descrive, dato che all’epoca aveva cinquantanove anni e certo assistette di persona al fenomeno, consapevole di un episodio astronomico studiato fin dai tempi dei caldei, perlomeno duemilacinquecento anni prima, e descritto spesso nelle cronache medievali, a partire almeno dal XII secolo.

Ma seguiamo il suo racconto: «Nel detto anno 1339, a dì 7 di Luglio, tra la nona e il vespro scurò il sole nel segno del cancro più che le due parti; ma perché fu dopo il meriggio al declinare del sole, non si mostrò la scurità come se fosse notte, ma pure si vide assai tenebroso». La descrizione, o meglio, la moralizzazione «ad usum christianitatis» di quell’eclissi solare, prosegue: «Secondo che scrivono gli antichi dottori di strologia, che ogni scurazione del sole nel segno del cancro, che viene quasi di cento anni una volta, dimostra grande significazione di male dovere avvenire al secolo; imperrocché ‘l cancro è ascendente del mondo, e più significa dove è in quella parte dell’emisperio dove fa tenebra, cioè essendo il sole al meriggio, che noi volgarmente diciamo ora di nona; ma pure all’ora che venne significò in Firenze e d’intorno fame e mortalità».

Per chi non fosse avvezzo all’eloquio trecentesco semplifichiamo: l’eclissi del 1339 si manifestò a Firenze fra l’ora nona (dopo mezzogiorno, il «meriggio ») e il «vespro» (prima del calare del sole), nel segno del cancro, ciò che accade una volta ogni cent’anni, e questo gli astronomi antichi ritenevano fosse presagio di eventi drammatici. Nella mentalità cristiana si attribuiva poi a questo evento, come valore aggiunto alle motivazioni astrologiche, una punizione divina. Non a caso, soggiunge Villani, sopravvennero subito altri fenomeni funesti: «E aggiunto a questo venne in Firenze il primo dì d’Agosto seguente grandi e disordinati tuoni e baleni, gittando più folgori nella città e nel contado di Firenze». La cronaca di quegli eventi è infatti intitolata: «Di certi segni ch’apparvono in Firenze e altrove, onde poco appresso ne seguì assai di male». Il primo accidente fu un fulmine sulla torre di Porta a San Gallo che «abbattè parte d’uno merlo, e poi percosse nella porta, e arse dell’uscio e uccise tre uomini». 


Taddeo Gaddi, Annuncio ai pastori (1334-1338 circa), Firenze, Santa Croce, cappella Baroncelli.

Il 4 settembre ancora tuoni e folgori; un fulmine cadde sul Palagio del popolo (il Bargello) e rovinò parte di un merlo. «E tutti furono segno di futuri mali alla nostra città: una carestia che portò il prezzo del grano da ventuno soldi lo staio a cinquanta, tanto che se non fosse stato per il Comune, che ne fece venire per mare, il popolo moriva di fame, che costò al comune lo’ nteresso più di cinquantamila fiorini d’oro». Inutile dire quanto quest’ultima notazione faccia venire alla mente il Recovery Fund e altre problematiche del cosiddetto ristoro economico, affrontate dai nostri politici in questi tempi travagliati dal Covid. Ma oggi, per le attuali disgrazie, cerchiamo pragmaticamente di non dare la colpa a eclissi (a proposito, una simile a quella descritta l’abbiamo vista l’11 agosto 2020), o a leggende nere come quella dell’anno bisestile 2020, come taluni vorrebbero. Torniamo al Medioevo. Un’altra eclissi di sole, assai simile a quella del 1339 era stata avvistata nove anni prima, il 16 luglio 1330. Durò due ore e sei minuti, con un massimo di ampiezza dell’ombra proiettata dalla luna sul sole dell’ottantasei per cento. Anche questa fu narrata da Villani(7). A quale delle due Orcagna s’ispirò? 


Resta un mistero, ma certo all’eclissi solare abbinò, nella fascia decorativa verticale, un terremoto (La caduta degli idoli), e una scena, la più rovinata, di una devastante alluvione, che pare quasi uno tsunami: tutti episodi che fanno parte dei quindici segni infausti che avrebbero preceduto, secondo i teologi medievali, il Giudizio divino. Qualche anno prima del 1339, nella stessa basilica fiorentina, nella cappella Baroncelli, Taddeo Gaddi aveva raffigurato un angelo che appare ai pastori circondato da un mirabile bagliore: si pensa che anche questo s’ispiri a un’eclissi. Anzi, a lungo si è detto che Taddeo Gaddi avrebbe quasi perso la vista studiando un’eclissi senza proteggersi gli occhi. Concordiamo pienamente con Elvio Lunghi(8), che ha dimostrato con molte prove che quel Taddeo che perse la vista, e ne scrisse al frate agostiniano Simone Fidati da Cascia, riferendosi all’eclissi del 1339, non è il nostro magnifico pittore. Approfondiremo la questione nel nostro libro L’oggetto misterioso, in uscita il prossimo anno.

(1) R.J.M. Olson - J.M. Pasachoff, Comets, Meteors, and Eclipses: Art and Science in Early Renaissance Italy, in “Meteoritics & Planetary Science”, 37, 2002, pp. 1563-1578, in particolare p. 1571.

(2) M. Arnaldi, Notazioni temporali e canoniche nelle cronache di eclissi di sole e di luna tra i secoli XII e XV, in Atti del IX Seminario di gnomonica, San Felice del Benaco (Brescia) 1999, pp. 69-91, in particolare p. 86.

(3) Il ciclo dell’Orcagna fu scialbato nel XVI secolo, e riscoperto in due riprese nel 1911 e nel 1941. Restaurato nel 1958 da Umberto Baldini, fu ricomposto nel refettorio della basilica, che ora ospita una sezione del Museo di Santa Croce. L’intero affresco misurava in origine sette metri di altezza e diciotto metri e mezzo di larghezza. Ripartito in tre parti da due colonne tortili, mostrava a sinistra il Trionfo della morte, al centro il Giudizio, a destra l’Inferno. Tutti i lati erano inquadrati da una fascia decorativa, larga circa novanta centimetri, ed è in queste fasce che sono situate le scenette dell’Eclissi, del Terremoto e dell’Alluvione (forse reminiscenza, quest’ultima, dell’alluvione del 1333).

(4) M. Arnaldi, op. cit., ibidem.

(5) R.J.M. Olson - J.M. Pasachoff, op. cit., ibidem.

(6) Nuova Cronica di Giovanni Villani, libro XI, cap. C, ed. Roma 1980, pp. 197-198.

(7) Ivi, cit., libro X, cap. CLVII, p. 208.

(8) E. Lunghi, Simone Fidati e Taddeo Gaddi: un incontro mancato, in “Studia Augustiniana Historica”, 15, Roma 2008, pp. 245-264.

ART E DOSSIER N. 383
ART E DOSSIER N. 383
GENNAIO 2021
In questi numero: SAVE ITALY - Attacco al cuore mitteleuropeo; CAMERA CON VISTA - Venezia e dopo; ARTE CONTEMPORANEA - Il plinto sulla High Line; STORIE A STRISCE - Contrabbandieri di storie; ARCHITETTURA PER L'ARTE - In città tra fiumi, laghi, templi e giardini; GRANDI MOSTRE. 1 Chen Zhen a Milano - Esplosivo, definitivo; XXI SECOLO. 1 Restituzioni - Patrimonio di chi?; XXI SECOLO. 2 Musei e decolonizzazione - Alla ricerca di un equilibrio; INTERVISTA- Christian Boltanski - La memoria, il caso; XX SECOLO- Eugenio Garin e Maurizio Calvesi - Il filosofo e il suo “allievo”; LUOGHI DA CONOSCERE - Collezione Marzadori a Bologna - Nel deposito dove regna l’autarchia; PAGINA NERA - Non è degno di un encomio quel dismesso manicomio; LETTURE ICONOLOGICHE. 1 Angelo Caroselli, caravaggista eccentrico - Maghe, madonne e prostitute; LETTURE ICONOLOGICHE. 2 Bruegel e gli zingari - Il profeta e il chiromante; STUDI E RISCOPERTE. 1 L’“infrasottile” di Duchamp: analogie e anacronismi - Al limite della percezione;STUDI E RISCOPERTE. 2 I draghi tra mito e tassidermia - Creatori di basilischi;OGGETTO MISTERIOSO - Quando un’eclissi può far perdere la vista; GRANDI MOSTRE. 2 Antelami a Parma - Un calendario medievale; IN TENDENZA - Un rivoluzionario al ribasso.