Studi e riscoperte. 3 
Fumetti e poesie visive nel Medioevo

COMICS E DINTORNI:
UNA FAMIGLIA ALLARGATA?

Definire in modo univoco il fumetto e risalire alle sue origini è storia tutt’altro che semplice. Qui la nostra attenzione è concentrata sulle opere di epoca medievale, affreschi e codici miniati, dove i personaggi sono intenti a dialogare con frasi scritte in diagonale che escono dalle loro bocche. Immagini che, in alcuni casi,
sembrano anticipare la poesia visiva.

Mauro Zanchi

Le parole dipinte a pocadistanza dalle bocche deipersonaggi presenti in alcuneopere medievali, lefrasi nei cartigli pronunciatedai santi in alcunicodici miniati, le strutturedidascaliche che accompagnanole figure nelle primitive Bibbieper i poveri, paiono collegare i soggettidipinti con la tipologia del fumetto, chenel senso letterale del termine nasce difatto verso la fine del XIX secolo.
Un capolavoro di immagini in sequenza cinetica, ovvero la tela ricamata di Bayeux (XI secolo), può essere considerato un lontano progenitore iconografico e linguistico dei “comics”? La presenza di una storia che si dipana su una striscia di tessuto lunga circa sessantanove metri e che comunica, con l’immediatezza delle immagini e con sintetici riferimenti scritti, una serie di scene, nomi dei personaggi principali, informazioni, usi e costumi, concetti, può indurre a pensare di essere di fronte a un “protofumetto”. Seguendo un senso di lettura da sinistra verso destra l’azione si dipana in sessanta scene, leggibili come moderne “vignette” con didascalie, spesso divise da elementi grafici costituiti da alberi o da costruzioni architettoniche. Ma un protofumetto deve avere necessariamente parole accanto alle figure nelle storie? Nei fumetti spesso vi sono intere pagine senza dialoghi.

Dalla sua bocca fuoriescono parole,
che seguono la chioma fluente al vento

La Colonna traiana (113 d.C.) - dove sono narrate per immagini le guerre di Dacia, attraverso un lungo fregio spiraliforme che si avvolge, dal basso verso l’alto, su tutto il fusto della colonna - può essere considerata una antesignana dei fumetti? E i rilievi dell’antico Egitto, con le storie dei faraoni e dei loro dèi, con i geroglifici e i cartigli, o le raffigurazioni che sono inframmezzate da iscrizioni - utili a descrivere i soggetti raffigurati e a riportare i dialoghi fra i personaggi - possiamo considerarli fumetti “ante litteram”? Ovviamente la questione è difficilmente risolvibile, perché nel corso della storia l’umanità ha continuamente utilizzato le immagini per rappresentare narrazioni o per significare determinati concetti. La scelta ricadeva sulla forza iconica della sola immagine o anche sul contributo fornito dalla didascalia.
In questo articolo sintetico prendiamo in considerazione solo i parenti medievali dei fumetti moderni, presenti in affreschi o in codici miniati. Uno degli affreschi più antichi fra quelli conservati fino ai nostri giorni è a Roma, nella basilica di San Clemente. L’Iscrizione di san Clemente e Sisinnio (fine dell’XI secolo), dà visibilità anche al suono e al parlato in volgare e in latino di quattro personaggi che mettono in scena l’episodio tratto dalla Passio Sancti Clementis(1). Sisinnio ordina ai suoi servi di trascinare Clemente in prigione, ma questi si è liberato e così i due servitori, senza rendersene conto, stanno trascinando una pesante colonna al posto del santo.

Anche nell’Incontro dei tre vivi e dei tre morti (1258- 1266), affrescato nell’abside della cattedrale di Atri (Teramo), un apparato didascalico è posto sopra le figure dei nobili, del monaco e degli scudieri, e dà voce allo spavento e al brivido dell’allucinante visione macabra. Nell’Annunciazione (1333) realizzata da Simone Martini e Lippo Memmi, ora agli Uffizi, il messaggio verbale pronunciato dall’arcangelo si materializza visivamente nella forma di lettere dorate, che stanno in sospensione nel tempo e nello spazio e si dirigono verso Maria. Più che evocare il fumetto qui forse siamo più vicini a una prefigurazione della poesia visiva di Ketty la Rocca (1938-1976). Questa versione viene ripresa da Bicci di Lorenzo, nell’Annunciazione (1414) della pieve di Santa Maria Assunta a Stia (frazione di Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo) e da Beato Angelico nell’Annunciazione (1430 circa) di Cortona (Arezzo)(2). Parole d’oro su sottili cartigli rossi e blu sono pronunciate anche dai santi nella Crocifissione (1345-1348) di Bernardo Daddi, ora conservata nel Lindenau-Museum di Altenburg (Germania). Nel Trionfo della Morte (1357 circa) di Subiaco (Roma), su uno sfondo scarno ed essenziale a tinta ocra la signora ossuta sta per ghermire con la sua spada due giovani nobiluomini. Ha un ghigno agghiacciante, le orbite nere e cave. Dalla sua bocca fuoriescono parole, che seguono la chioma fluente al vento. Ignora gli anziani che la pregano, gli straccioni, i contagiati della peste. Sotto gli zoccoli del suo cavallo bianco giacciono già alcuni cadaveri. Nel Trionfo della Morte della chiesa di San Francesco a Lucignano (Arezzo), realizzata da Bartolo di Fredi attorno al 1375, la Morte, vestita con una tunica nera, è armata non solo di arco e frecce ma anche di falce che tiene nella cintura, rivolta verso i cadaveri calpestati dal suo destriero. Pronuncia parole imperiose e terribili in direzione dei nobili e cavalieri, intenti a dialogare sul lato destro dell’affresco mentre stanno cacciando: «Io non bramo se non de spegner vita, e chi mi chiama le più volte schivo, giungendo spesso a chi me torce el grifo».


L’arazzo di Bayeux o Arazzo della regina Matilde (XI secolo), particolare, Bayeux, Musée de la Tapisserie - Centre Guillaume-le-Conquérant.

Simone Martini e Filippo Lemmi, Annunciazione (1333 circa), Firenze, Gallerie degli Uffizi.

L’iscrizione di san Clemente e Sisinnio (fine XI secolo), Roma, San Clemente al Laterano.

Bartolo di Fredi, Trionfo della Morte (1375 circa), Lucignano (Arezzo), San Francesco.

L’incontro dei tre vivi e dei tre morti (1258-1266), particolare, Atri, duomo.


Scuola senese, Trionfo della Morte (1357circa), Subiaco (Roma), Sacro Speco.


Giusto de’ Menabuoi, particolare degli affreschi (1375-1378), Padova, battistero.

Il pittore utilizza scritte “a fumetto” poste vicino alla bocca dei personaggi raffigurati. Dietro la Morte, in alto, anche Cristo commenta la scena: «O tu che leggi pon cura ai colpi di costei ch’ocise me che so Signor di Lei». L’evento luttuoso della peste del 1348 è ancora vivo, e si avverte una critica nei confronti della Chiesa e degli uomini di potere, visto che sono visibili frati già morti a terra, tra i cadaveri accatastati, e i nobili stanno per essere colpiti mentre sono intenti nel loro svago preferito. Nel bassorilievo marmoreo - un ex voto del 1361, conservato a Napoli, nel Museo nazionale di San Martino - Franceschino de Brignale tenta di corrompere la Morte, qui descritta nelle sembianze di uno scheletro non totalmente rinsecchito e con due corone regali, per aver salva la vita. Il mercante riversa monete davanti a lei, dicendo: «Tucto te volio dare se me lassi scampare ». Ma la Morte muove la sua mandibola e risponde: «Se tu me potissi dare quanto se pote ademandare, no te scamparà la morte se te viene la sorte». Il Maestro delle Ore di Rohan nel manoscritto Grandes Heures de Rohan (1430-1435, Parigi, Bibliothèque Nationale de France) raffigura un morto nudo al cospetto del suo giudice (foglio 1591); mentre sta spirando, l’individuo esala le sue ultime parole rivolte a Dio. Dalla sua bocca esce un cartiglio, dove sono scritte in latino parole di invocazione: «Nelle tue mani, o Signore, raccomando il mio spirito». L’Onnipotente coronato discende dal cielo e, mentre compie il gesto delle corna brandendo l’elsa della spada, risponde: «Per i tuoi peccati farai penitenza e nel giorno del giudizio sarai con Me». Intanto, poco sopra il cartiglio, un angelo e un diavolo lottano contendendosi l’anima dell’uomo. Scorrendo queste opere dove le parole entrano nell’immagine viene da porre una ulteriore domanda. Basta l’inserimento di un messaggio verbale nella scena dipinta per istituire una parentela con le strategie compositive del fumetto? O le storie dei fumetti, costruite con una sceneggiatura, una cronologia temporale, un mutare degli episodi, sono più vicine ai cicli pittorici dove sono raffigurate le scene dell’Antico e del Nuovo testamento, del Giudizio universale e dell’Apocalisse, spesso accompagnate da riferimenti didascalici, come per esempio negli affreschi di Giusto de’ Menabuoi nel battistero di Padova, o come nel ciclo trecentesco dipinto nell’abbazia di Pomposa (Ferrara), o come nei mosaici (eseguiti tra il XII e la metà del XIII secolo) della cattedrale di Monreale?


Adamo ed Eva con l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male (XII - metà del XIII secolo), Monreale (Palermo), cattedrale.

ART E DOSSIER N. 349
ART E DOSSIER N. 349
Dicembre 2017
In questo numero: COMICS: I PARENTI E GLI ANTENATI Medioevo a fumetti, Antonio Rubino a Olgiate Olona. IN MOSTRA Gioielli Moghul a Venezia, L’Assunta di Daddi a Prato, Le Secessioni a Rovigo, Capa a Bassano. RESTAURI Van Eyck ritrovato.Direttore: Philippe Daverio