UN NOMEPER SOGNARE

Se esiste un nome che, ancora oggi, al solo pronunciarlo evoca le più belle immagini della fantasia e fa scoprire

anche al più agguerrito uomo d’affari o al più freddo e logico intellettuale, oppure al più noioso topo di biblioteca che, in un angolino del suo cuore, sono rimaste intatte alcune briciole di gioia del suo essere stato bambino e della sua capacità di stupirsi, questo è - senza ombra di dubbio - il nome di Walt Disney. Con i suoi personaggi e le sue invenzioni, infatti, Disney ha dato un nuovo volto all’infanzia, tanto che - anche dopo di lui - la dimensione infantile ha finito per essere identificata con il suo meraviglioso universo di fantasia. In altre parole, il suo marchio è diventato sinonimo di fiabesco e di onirico, in una sorta di equazione che generazioni di persone, in tutto il mondo, hanno considerato scontata e ovvia. Intendiamoci bene, non che prima di lui non fosse riconosciuta la condizione dei bambini come altra da quella degli adulti, anche se con una certa difficoltà, almeno in certe epoche(1). Di sicuro, però, non esisteva - per i piccoli - un mondo così coerente e così articolato come quello che il genio di Walt Disney ha costruito nel corso di decenni. Egli ha lasciato un messaggio e un’impronta - inconfondibili rispetto alle varie altre interpretazioni coeve (per esempio “Il Corriere dei Piccoli” in Italia, The Family Upstairs e The Katzenjammer Kids negli Stati Uniti) - talmente forti da farli diventare il parametro di riferimento per il mondo infantile, come pure per i bambini e i ragazzi, lasciando apparire il resto pallida quanto inadeguata imitazione(2).


Walt Disney con i suoi personaggi. «La gente mi chiede come fare a trasformare i propri sogni in realtà. La mia risposta è: fatelo attraverso il vostro lavoro» (Walt Disney).


Edmund Dulac, Fate ed elfi, illustrazione per W. Shakespeare, The Tempest (La tempesta), con quaranta tavole di E. Dulac, Londra 1908. Studente di legge e dell’École des Beaux-Arts a Parigi, Edmond Dulac (1882-1953) si trasferì a Londra poco più che ventenne. Qui trovò l’ambiente adatto per sviluppare la sua vena creativa. Le sue illustrazioni sono veri e propri quadri che la Leicester Gallery vendeva dopo la loro pubblicazione nei libri stampati con l’editore Hodder & Stoughton.

(1) M. Bussagli, I bambini. Rappresentazione fra arte e anatomia, in S. Castri (a cura di), I bambini e il cielo, catalogo della mostra (Illegio, Udine, Casa delle Esposizioni, 28 aprile-30 settembre 2012), Milano 2012, pp. 5-15. Vedi pure: M. Bussagli, M. Cossu, I Bambini, collana “I grandi temi della pittura”, 22, Novara 2006. Sul castello di Ludovico di Baviera: M. Bussagli, Capire l’architettura, Firenze 2005, p. 161. Si veda pure: G. Nader, A magia do império Disney, San Paolo 2007, tr. it. Storia della Disney, Bologna 2010, p. 93. Sul Neogotico anche: Neogotico (s.v.), in N. Pevsner, J. Fleming, H. Honour, Dizionario di architettura, Torino 1981, pp. 456-458.
(2) Sugli esempi alternativi a Disney, si veda: M. Bussagli, F. Fossati, Fumetto, collana “XX secolo”, Milano 2003, pp. 173-179.

Non è un caso che Walt Disney abbia perseguito in modo sempre più deciso questo obiettivo andando a recuperare, studiare e interpretare l’immenso giacimento favolistico che ha così acquisito un carattere “disneyano” del quale non è più possibile liberarsi e dal quale nessuno vuole allontanarsi. In questo modo, Walt Disney è andato a rinnovare tutta la tradizione dell’illustrazione di fiabe, che non è affatto un’arte minore ma vanta figure di eccellenza con cui Disney non solo ha dovuto fare i conti, ma dalle quali ha saputo trarre spunto e ispirazione. Non si potrà negare che alla base dell’invenzione di un personaggio come Campanellino/ Trilli (Tinker Bell della versione originale), disegnata da Marc Davis e utilizzata poi come primo marchio di Disneyland, ci sono le piccole fate con le ali di farfalla o libellula che popolano quel capolavoro di Richard Dadd, pittore d’età vittoriana tanto geniale quanto folle, che è La fortuna del boscaiolo fatato (Londra, Tate Gallery), oppure quelle che comparvero in illustrazioni di ben più ampia diffusione come gli acquerelli e le tempere di Edmund Dulac. È il caso dell’edizione di La tempesta di William Shakespeare che fece la sua comparsa nel 1908 a Londra, pubblicata dalla Hodder & Stoughton che, dall’originaria vocazione di editore religioso e devozionale, andava verso il mercato letterario e favolistico. Fu in quell’occasione che all’illustratore francese, fra i maggiori della sua epoca, furono commissionate ben quaranta tavole. Fra queste, una rappresenta un allegro stormo di spiritelli e fate che si librano nel cielo notturno. Campanellino è figlia di questa tradizione fiabesca e ancora oggi traccia, con una stella, un arco luminoso intorno al Cinderella Castle che altro non è se non l’interpretazione disneyana del castello di Ludovico II di Baviera a Neuschwanstein, costruito nel 1869 dagli architetti Eduard Riedl e Georg Doltmann, in ossequio a quel “revival” dello stile gotico che aveva fatto la felicità dei nobili e degli studiosi dell’epoca(3). Il re-styling della Disney insistette sullo schema a triangolo del complesso architettonico, ma l’idea delle torri e delle guglie che svettano verso l’alto in una sorta di rocca potente e dolce dove sono conservati i sogni degli uomini deriva da quell’esempio bavarese. Non per nulla, quando il settimanale “Life” dedicò la copertina del numero del 1° ottobre 1971 all’apertura di Disney World, fu proprio il castello che presiede all’ingresso a esserne il protagonista. Già… perché il desiderio di Walt Disney era quello di rendere la fantasia vera e concreta, tanto da poterci camminar dentro, per toccare la felicità e l’impalpabile inconsistenza dei sogni, con le mani.


Cinderella Castle, simbolo del Magic Kingdom Park di Bay Lake (Florida), fondato nel 1971. «Com’è difficile convincere gli uomini con il portafoglio che un sogno può portare guadagno!» (Walt Disney).


Eduard Riedi, Georg Doltmann, castello di Ludovico II di Baviera a Neuschwanstein (1869).

(3) Su Richard Dadd: P. Allderidge, Richard Dadd, New York e Londra 1974. Su Edmund Dulac: C. White, Edmund Dulac, Londra 1976. Sull’editore di Dulac: J. Attenborough, A Living Memory: Hodder and Stoughton 1868-1975, Londra 1975.

DISNEY E L'ARTE
DISNEY E L'ARTE
Marco Bussagli
La presente pubblicazione è dedicata a Disney e l'arte. In sommario: Un nome per sognare; L'ambiente familiare e gli esordi; Topolino e la sua banda; I capolavori: da Biancaneve a Fantasia; Disney l'americano: i racconti dello zio Tom; I grandi film: da Cenerentola a Pocahontas; Disney, fra arte e anatomia; Fra effetti speciali ed elettronica: la Pixar; I parchi di divertimento. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.