L’AMBIENTE FAMILIAREE GLI ESORDI

Walter Elias Disney nacque a Chicago il 5 dicembre del 1901, quarto di cinque figli, da Flora Call, di origine tedesca, ed Elias Disney, mezzo canadese e mezzo irlandese.

All’età di cinque anni si trasferì con la famiglia in Missouri, per raggiungere lo zio Robert che aveva un appezzamento di terra nel comprensorio della città di Marceline, dove pure il padre Elias acquistò una fattoria. Qui, il piccolo Walt passò altri quattro anni della sua vita fino a quando, nel 1910, per problemi di salute del padre, i Disney furono costretti a trasferirsi a Kansas City dove Elias, abbandonata l’attività agricola, dirigeva una piccola impresa di distribuzione di giornali, nella quale, come strilloni, lavoravano Walt e suo fratello Roy nel tempo libero dallo studio. Elias, però, aveva ancora interessi a Chicago, dove tornò, con la famiglia, dopo qualche anno. Qui Walt s’iscrisse ai corsi serali della prestigiosa Chicago Academy of Fine Arts da cui uscì, nel 1917, con tanto di diploma(4). Con lo scoppio della prima guerra mondiale, fervente patriota, a sedici anni, riuscì a falsificare i propri documenti e si fece reclutare come volontario, prestando servizio nella Croce rossa statunitense da ausiliario. Rimase in Francia fino al 1919 con questo ruolo e, in quel periodo, si divertiva a disegnar caricature di se stesso e dei propri commilitoni, oltre a vignette di cronaca militare che inviava ai giornali americani sperando in una pubblicazione mai avvenuta. Inoltre si rendeva utile disegnando insegne per la Croce rossa e racimolando qualche soldo(5). Quando tornò a Chicago, dopo l’esperienza della guerra, aveva le idee molto chiare: aveva deciso che voleva lavorare nel cinema e, per questo, rifiutò la generosa offerta paterna di entrare, come dipendente prima e come socio poi, nella fabbrica di gelatina che Elias Disney aveva messo in piedi con tanta fatica.


La stazione di Marceline, nel Missouri, città in cui passò la sua infanzia Walt Disney.


Elias e Flora Disney, genitori di Walt. Di origine irlandese, Elias Disney (1859-1941) nacque in Canada e conobbe Flora Call (1868-1939), che era di origine tedesca, perché l’appezzamento di terra di Arundel, padre di Elias e nonno di Walt, confinava con quello della famiglia Call. Fu un grande amore, al punto che Elias convinse i suoi a seguire Flora ad Acron, in Florida.

(4) Walt Disney risulta fra gli allievi eccellenti del School of the Art Institute of Chicago, cfr. L. Krasniewicz, M. Blitz, Walt Disney: a Biography, Santa Barbara 2010, p. XXVI. Sull’infanzia di Walt Disney: G. Nader, op. cit., pp. 11-17.
(5) G. Nader, op. cit., pp. 21-22.

Pur sapendo di lasciare il padre con la delusione nel cuore, Walt decise di tornare a Kansas City, dove raggiunse Roy che lavorava alla First National Bank. Qui, pensò che il modo migliore per dar seguito al suo fantasmagorico progetto, fosse passare dalla “porta” della pubblicità. Con questo intento, pieno di speranza, si propose come disegnatore al “Kansas City Star”, il prestigioso giornale sulle cui pagine un giovane Ernst Hemingway, già prima della guerra, aveva pubblicato i suoi primi lavori. Walt andò a colpo sicuro perché lo conoscevano in quanto vi aveva lavorato da strillone all’epoca della piccola impresa paterna. La delusione fu totale perché non vollero neppure vedere i suoi disegni. Fu Roy, allora, che gli indicò lo Studio Pressman-Rubin, consorziato con la Gray Advertising Company ove reclutavano artisti e disegnatori per una nuova agenzia pubblicitaria. Walt fu assunto per realizzare immagini di attrezzi agricoli da vendere e locandine per il teatro del luogo. Fu qui che conobbe Ubbe Ert Iwerks, meglio noto come Ub Iwerks con il quale mise in piedi la prima impresa in proprio per le animazioni, la Iwerks- Disney Commercial Artists, che fu fondata nel gennaio del 1920, ma ebbe vita breve. Sempre a caccia di lavoro, Walt riuscì a farsi assumere dal Kansas City Film che aveva bisogno di disegnatori per produrre filmati pubblicitari e si tirò dietro anche Ub. Il sodalizio si rinsaldò come pure la voglia imprenditoriale di Walt che, con il suo fraterno amico, prese a produrre cortometraggi animati di un minuto, ispirati alla politica e alle beghe locali che vendeva alla Newman Theater Company. Forte di questi primi successi, fondò, al secondo piano del McConahay Building al 1127 East 31st di Kansas City, la Laugh-O-Gram Films (che si potrebbe tradurre come “arguzia di cece”) fra i cui dipendenti, oltre ad Ub, c’erano nomi che avrebbero fatto grande il cinema americano, come Hugh Hagam e Rudolf Ising fondatori degli studi di animazione della Warner Bros. e della Metro-Goldwin Mayer(6). Gli studi produssero cortometraggi ispirati alle favole di più grande popolarità come Cappuccetto rosso (luglio 1922), Il gatto con gli stivali (novembre 1922), anche col sonoro, e Cenerentola (dicembre 1922), tanto per ricordare i principali, che possono così considerarsi il primo nucleo di soggetti su cui si baserà la fortuna successiva degli studi Disney. L’ultimo filmato prodotto fu Alice’s Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie) che aveva una particolarità: metteva insieme i cartoni animati con una protagonista in carne e ossa, la deliziosa Virginia Davis che interpretava l’eroina del racconto di Lewis Carroll. L’idea era geniale, ma il cortometraggio uscì qualche settimana prima di quel luglio 1923, allorché l’impresa di Walt Disney fu costretta a dichiarare il fallimento(7). Quando arrivò a Hollywood, Walt aveva solo quaranta dollari in tasca. A chiamarlo era stato il fratello Roy con il quale, a questo punto, si mise in affari. Così, il 16 ottobre di quell’anno, nel garage dello zio Robert Samuel che, da tempo, si era trasferito da Marceline ad Hollywood, nacquero i Disney Brothers Studios, primo tassello di quella Walt Disney Company che avrebbe conquistato il mondo della cinematografia d’animazione e non solo. Walt aveva portato con sé la sua ultima fatica (il corto su Alice) che gli spianò la strada verso la grande distribuzione. Grazie a quel cortometraggio, infatti, nacque la serie intitolata Alice Commedies, con Virginia Davis (trasferitasi a Hollywood con la famiglia) ancora protagonista, che recitò per il rimanente 1924 e per tutto il 1925, mentre, negli anni successivi, fu sostituita da altre attrici bambine. Il successo permise ai fratelli Disney di richiamare in forze la squadra che Walt aveva sperimentato a Kansas City. Era quella l’età d’oro del cartone animato. Margaret Winkler e il fidanzato Charles Mintz, che distribuivano i corti Disney erano gli stessi che avevano spopolato con Felix the Cat (che sarà noto in Italia come Mio Mao) e adesso - per far colpo sull’Universal Picture - chiedevano a Walt e ai suoi un nuovo personaggio. Nacque così Oswald, il protagonista della serie intitolata Oswald the Lucky Rabbit (“Osvaldo, il coniglio fortunato”) che godé subito di grande popolarità. L’episodio che ne decretò il successo fu Trolley Troubles (“Problemi di tram”) del 1927, dove il protagonista, in veste di tranviere, si misurava con una ferrovia capricciosa e con mucche occhialute che non volevano togliersi dai binari. Oswald, però, fu anche la causa della più grave crisi che gli Studios dovettero affrontare dalla loro fondazione. In modo poco corretto infatti, i coniugi Mintz, da poco novelli sposi, assoldarono tutti i disegnatori della Disney che, di fatto, espropriarono Walt della sua creatura(8). Solo Ub Iwerks resistette alle sirene della Universal Picture a cui Oswald era stato venduto. Gli Studios rischiarono di chiudere, ma - con Iwerks - Walt iniziò a lavorare a un nuovo personaggio per recuperare quella competitività e quella quota del mercato che parevano perdute irrimediabilmente.


Walt Disney nel 1917 come ausiliario della Croce rossa.


Steamboat Willie (1928), terzo cortometraggio della serie Mickey Mouse.

(6) Ivi, pp. 23-28. Roy Oliver, il fratello di Walt, conosceva bene la Pressman-Rubin perché la ditta era cliente presso la banca in cui Roy lavorava. Per anni si vantò, per facezia, che l’entusiastica accoglienza riservata a Walt fosse dovuta alla sua posizione. Per quanto detto: M. Barrier, The Animated Man: A Life of Walt Disney, Oakland 2007, pp. 18-19. Oggi il McConahay Building di Kansas City è stato salvato dalla rovina e dopo il restauro del 2010 è stato adibito a museo.
(7) G. Nader, op. cit., pp. 26-29. La Nader considera Alice in Cartoonland l’ultimo corto prodotto dalla Laugh-OGram Films. In realtà, quello è l’altro nome della serie che si svilupperà poi. Oggi, tutti questi corti si trovano sul web e quello che viene indicato con questa denominazione è, in realtà, Alice Solves the Puzzle, prodotto nel 1925. Sui cortometraggi, si segnala anche il bel sito di Valerio Paccagnella: http://www.ilsollazzo.com/c/disney/ scheda/AlicesWonderland.
(8) Per i problemi contrattuali e la vicenda di Oswald il coniglio: G. Nader, op. cit., pp. 40-43. A sostituire Virginia Davis fu prima Margie Gay, seguita da Dawn O’Day che poi cambiò il proprio nome in Anne Shirley e Lois Hardwick moglie poi dell’attore Donald Sutherland. Sul Gatto Felix: M. Bussagli, F. Fossati, op. cit., pp. 113-114.

DISNEY E L'ARTE
DISNEY E L'ARTE
Marco Bussagli
La presente pubblicazione è dedicata a Disney e l'arte. In sommario: Un nome per sognare; L'ambiente familiare e gli esordi; Topolino e la sua banda; I capolavori: da Biancaneve a Fantasia; Disney l'americano: i racconti dello zio Tom; I grandi film: da Cenerentola a Pocahontas; Disney, fra arte e anatomia; Fra effetti speciali ed elettronica: la Pixar; I parchi di divertimento. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.