Camera con vista


XAVIERANYWAYS

di Luca Antoccia

È commovente questo dare del tu al cinema da parte di un regista canadese francofono, Xavier Dolan, che esordisce a diciannove anni (caso più unico che raro) con J’ai tué ma mère, 2009. Un cinema del tu anche nel senso che tutta la sua opera costituisce un’apostrofe alla madre. Les amours imaginaires, Tom à la ferme (entrambi del 2010, in cui il regista è anche nel ruolo di attore) Mommy (2013, girato quasi tutto in un coraggioso formato verticale) sono un ideale corpo a corpo con la madre, tra amore, odio, risentimento, rabbia, abbandono. Ma la grandezza e la novità del suo cinema esplode in Laurence Anyways (2012), dove la forma dialogica dell’intervista e dell’autoconfessione rinnovano e moltiplicano i registri. Il film, colorato e gioioso quanto a tratti cupo, è un’invenzione continua sul piano visivo e del racconto, acme di una felicità espressiva che prosegue in forme rinnovate in It’s Only the End of the World (2016), da poco nelle sale. Ma è in Laurence Anyways, proprio in presenza di un “amour fou” insieme “normale” (uomo-donna) e inconsueto, che il suo cinema acquisisce una tavolozza più ricca non solo a livello emotivo ma anche cromatico. Si va dalla sequenza del dialogo burrascoso sotto i rulli dell’autolavaggio, alle liste di ciò che non dà piacere, oppure da alcuni interni fino al viaggio all’île au Noir in cui la strana coppia si trova così vicina e così lontana da ciò che desidera e cerca di essere. Una sequenza quasi all’inizio mostra lui che sveglia lei al mattino rovesciandole sopra per gioco una valanga di vestiti colorati dal cesto dei panni. Così nel finale questa immagine ritorna amplificata quando i panni stavolta cadono dal cielo azzurrissimo su di loro che camminano felici, lontano da tutto e da tutti, in un’immagine dal nitore magrittiano. Un film che nella sua durata di due ore e quaranta raggiunge l’intensità e lo spessore di un romanzo. E in certi punti della grande pittura.


Frame da Laurence Anyways (2012), di Xavier Dolan.


Frame da Laurence Anyways (2012), di Xavier Dolan.

ART E DOSSIER N. 339
ART E DOSSIER N. 339
GENNAIO 2017
In questo numero: ARTE, PASSIONE, POTERE Kokoschka e Alma Mahler: una relazione tormentata. I Gentileschi: un rapporto spezzato. Gesmar e le dive Belle Epoque. IN MOSTRA Fabre a San Pietroburgo, Liberty a Reggio Emilia, Ottocento italiano a Viareggio, Scrittura mesopotamica a Venezia.Direttore: Philippe Daverio