L'oggetto misterioso


F COME FALSO

di Gloria Fossi

Nome d’arte Elmyr, professione “falsario”, anzi il più grande del XX secolo. Di vero c’è solo che era nato a Budapest nel 1906

Uno, mille e forse più Modigliani, Matisse, Picasso, Van Dongen, Dufy. Tutti falsi. Hanno ingannato mercanti, galleristi, collezionisti, curatori di musei, di qua e di là dall’oceano. L’oggetto misterioso di questa prima puntata sui falsi sono loro, i falsi, assieme al misterioso Elmyr, l’autore. Luogo delle frodi: Ibiza, e prima Miami, New York, Parigi, Londra, Città del Messico, Houston. Forse Sidney. Un giro di affari di milioni di dollari. Comprimari o testimoni: Clifford Irving (autore lui stesso di una falsa autobiografia del magnate Howard Hughes), registi come Orson Welles (che amava definirsi un “mago”) e François Reichenbach (erede di una strepitosa collezione e mercante egli stesso), attrici come Ursula Andress, Zsa Zsa Gabor. Inoltre, Mark Forgy, giovane compagno di Elmyr negli anni Sessanta a Ibiza, autore di un’autobiografia (The Forger’s Apprentice, 2011). Di alcuni falsi restano sbiadite fotografie, di altri fanno fede (si fa per dire) i cataloghi delle aste e alcuni articoli, come quello del 12 marzo 1970 (Exposed - A Man Who Holds The Art World To Ransom cioè Scoperto l’uomo che tiene in ostaggio il mondo dell’arte) sul “Daily Express”. Alcuni falsi furono distrutti, altri restano alle pareti di collezionisti più o meno ignari, o nei depositi di musei. Altri, infine, sono stati acquistati come falsi. Dei sette falsi ritratti di donna di Modigliani, pubblicati nel 1969 da Irving nell’edizione originale del suo libro Fake!, si conosce solo la destinazione di quello con l’indice della mano sotto il mento: venduto nel 1965 al magnate texano Algur Hurtle Meadows, con decine di altri falsi acquistati incautamente, causò un polverone nel mondo dell’arte. Alcuni musei segnalano dei falsi nei depositi: è il caso del falso Matisse Donna con fiori e melagrane, comprato nel 1955 da Agnes Mongan, per corrispondenza, da un certo E. Raynal di Miami per il Fogg Art Museum della Harvard University. Il disegno fu acquistato per poco meno di 600 dollari (a proposito, lo stesso museo possiede altri sei falsi Matisse, ora attribuiti a un anonimo “imitator of Matisse”). 

Del foglio ritenuto autentico fu fatta perfino una cartolina, ma la Mongan (divenuta direttore del museo) fece un’indagine a tappeto e scoprì poi che solo negli Stati Uniti il misterioso Raynal, più noto come Elmyr, si era spacciato anche come barone Elemyr, Elemér de Hory, Von Houry, Joseph Dupont, barone Herzog, Louis Cassou, Hoffman, Dory-Boutin e altro, e aveva ingannato galleristi di Chicago e perfino il MoMA e la Knoedler Gallery di New York, che acquistò nel 1956, per oltre 60mila dollari (di allora), Figura con fiori, firmata «H. Matisse 48». Un raggiro gigantesco, in gran parte raccontato (pur con diverse inesattezze), da Clifford Irving nel suo Fake! del 1969, su autorizzazione di Elmyr (che poi se ne pentì). Elmyr alla fine del 1959 si era trasferito dagli Stati Uniti, dove “operava”, a Ibiza e lì aveva conosciuto lo scrittore. Il libro, del quale esiste un’edizione italiana parziale (Fake!, Lupetti, Milano 2011), uscì quando molte magagne erano state scoperte e il falsario aveva passato diversi mesi in prigione in Spagna. Era stato rilasciato, perché le accuse più gravi erano cadute su due soci: un farabutto mitomane, Fernand Legros, morto a cinquantadue anni nel 1983 dopo un’irritante vita di dissipatezze e imbrogli, e il suo giovane amico Réal Lessard, che ora fa il mediocre pittore a Marrakesh e pur essendo stato scagionato dalle accuse dichiara nel suo sito di aver apposto molte firme false ai dipinti di Elmyr, il quale invece avrebbe dipinto i suoi “falsi” in tutta innocenza, senza sapere che sarebbero stati venduti come originali. Che ginepraio, eh? Quando si tratta di falsi è sempre così. Mi sono trovata io stessa, ad Anticoli Corrado (Roma), al cospetto di un celebre falsario, anche lui morto tragicamente, Eric Hebborn, mentre mostrava disegni antichi a un personaggio senza scrupoli che gli domandava: «Carracci? » «Raffaello?». Lui rispondeva, più o meno candidamente: «Se lo dice lei…».

Elmyr de Hory, considerato il più grande falsario del XX secolo, si chiamava Elemér Albert Ferencz Hoffmann, e anche se si spacciava per un aristocratico ungherese, di vero c’era solo che era nato a Budapest nel 1906. Aveva studiato arte a Parigi, ma non era mai riuscito a vendere i suoi dipinti, che non piacevano. Erano modesti, in effetti. La sua prima “vittima” fu un’amica, lady Malcolm Campbell, che vedendo un suo disegno lo credette di Picasso. Elmyr capì che poteva fare affari e da lì la girandola dei suoi imbrogli in tutto il mondo, dagli anni Cinquanta fino alla (presunta) morte. Pare sia morto suicida a Ibiza l’11 dicembre 1976, ma c’è chi giura di averlo visto anni dopo su una spiaggia di Sidney. Chi ha voglia di prepararsi alla prossima puntata, intanto guardi F for Fake (F come falso) di Orson Welles (in dvd o su YouTube).


L’articolo scandalistico su Elmyr, pubblicato dal giornalista inglese Peter Grosvenor sul “Daily Express” di giovedì 12 marzo 1970. In un fotogramma del film di Welles, Irving mostra l’articolo a Elmyr e ai numerosi ospiti nella sua villa di Ibiza.


Un particolare della locandina del film di Orson Welles F for Fake (1972-1973), che ritrae l’attore e regista americano e la sua giovane e bella compagna croata, Oja Kodar, spacciata nel film come nipote di Elmyr e modella di Picasso: tutto falso.

ART E DOSSIER N. 337
ART E DOSSIER N. 337
NOVEMBRE 2016
In questo numero: UNA STAGIONE DI GRANDI MOSTRE Kirkeby a Mendrisio, Soffici a Firenze, i Nabis a Rovigo, Zandomeneghi a Padova, Impressionismo a Treviso, il Seicento di Vermeer all'Aja. CINQUANT'ANNI FA L'ALLUVIONE Firenze restaurata. FAVOLE ANTICHE Il paradiso di Bosch, le cacce dell'imperatore. Direttore: Philippe Daverio.