CATALOGHI E LIBRI
NOVEMBRE 2016
SCUOLA ROMANA
E NOVECENTO ITALIANO
È la terza edizione del catalogo (ideato da Maurizio Fagiolo dell’Arco, scomparso nel 2002) della collezione nata nei primi anni Ottanta dalla passione di Claudio ed Elena Cerasi per un nucleo di opere della Scuola romana. La raccolta è poi molto cresciuta, e si è estesa ai maggiori artisti italiani della prima metà del Novecento. Fra i capolavori, non solo dipinti come Piccoli saltimbanchi di Donghi, Ballo sul fiume di Capogrossi, Comparsa di Mafai, o le sculture di Pericle Fazzini e Antonietta Raphael, ma anche opere di Casorati, de Chirico, Severini, Cambellotti e altri. Il libro presenta la schedatura storico-critica di ciascuna opera ma rende anche ragione, con preziose testimonianze (come quella di Miriam Mafai), della formazione della raccolta, e ripercorre un capitolo fondamentale della cultura italiana del Novecento.
AVVICINATEVI ALLA BELLEZZA
Al termine del restauro del cinquecentesco fregio robbiano dello Spedale del Ceppo a Pistoia, il libro ne ripercorre la storia, ed è illustrato dalle impressionanti fotografie a distanza ravvicinata di Nicolò Begliomini. Nel volume si rende conto non solo delle fasi del lungo e difficile restauro, effettuato da un’équipe valorosa, ma si analizza anche l’iconografia del fregio che corre sulla facciata dell’antico spedale pistoiese, fra le ultime istituzioni di questo genere ad aver mantenuto la sua funzione sanitaria, fino a pochi anni fa. Il ciclo è ispirato alle opere di misericordia: per chi non le ricordasse (sarebbe bene, cristiani o meno…): vestire gli ignudi; accogliere i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti; dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati. Le figure, salvo le teste, sono tutte in terracotta invetriata, la tipica tecnica della prolifica officina robbiana, e furono eseguite a partire dal 1525 da Santi Buglione (l’ultima figura, più tarda, è di Filippo Paladini, mentre i tondi con il ceppo d’olivo, fiori e frutta sono di Giovanni della Robbia, più o meno eseguiti negli stessi anni). Durante il restauro un ponteggio ha permesso a tutti di vedere da vicino il fregio, e oggi resta di questo la memoria fotografica. Una fotografia in particolare ci ha colpito (oltre al misero galletto arrostito sulla mensa dei poveri): una mano guantata di blu regge delicatamente con una spugna il mento dello spedalingo Buonafé, benemerito dell’istituzione, la cui fronte corrugata porta il segno dell’età e dell’ansia, forse. Un’immagine significativa dell’impegno, la grazia e la cura dei tecnici che hanno condotto l’impresa di restauro. Per un commento poetico, intenso e originalissimo, leggete il libro di Paolo Fabrizio Iacuzzi uscito per l’occasione (Pietra della pazzia. Il segreto è nella testa, stesso editore, 2016). Con la sorpresa e la spiegazione di una singolare, gustosa epigrafe di un antenato, proprio ai margini del fregio.
INCORROTTA GIOIA
Ci occupammo di Roger Fry (Londra 1866-1934) quando lo stesso editore pubblicò nel 2012 la biografia dedicatagli da Virgina Woolf, sodale di Fry nel cenacolo londinese di Bloomsbury, fondato con altri intellettuali: «Ha avuto più intelligenza ed esperienza di tutti noi messi assieme », scriveva l’amica. Nel 2015 il medesimo curatore ripropose con Castelvecchi alcuni saggi di Fry sul postimpressionismo, termine da lui coniato nel 1910 (L’arte oltre la mimesi. Roger Fry ed il Postimpressionismo). Ben venga oggi questa selezione di scritti sul mercato dell’arte che l’economista americano Craufurd D. Goodwin pubblicò in modo più esteso nel 1999 (Art and the Market. Roger Fry on Commerce in Art, Selected Writings, Edited with an Interpretation, 240 pp., University of Michigan Press, ora in Ebook). Il titolo scelto da Martore per la raccolta italiana si riferisce, crediamo, a un’espressione di John Ruskin, «A Joy for Ever», titolo col quale lo scrittore inglese pubblicò nel 1857, quando Fry era bambino, due conferenze sulle problematiche del valore dell’arte e il ruolo dell’artista. In seguito Fry, uomo d’immensa intelligenza e cultura, vero faro per la critica d’arte del XX secolo, si occupò di questi temi a più riprese. Fra le centinaia di pubblicazioni sugli argomenti più disparati, il geniale studioso dedicò decine di saggi all’economia dell’arte, con lungimiranti idee anche nell’ottica odierna del rapporto così dibattuto fra committenza, pubblico e mercato nell’arte contemporanea. Teorie come quelle di Fry vanno ovviamente storicizzate, ma certo suonano attuali le osservazioni sull’economia dell’arte in un sistema capitalistico, come pure quelle sulle politiche istituzionali e burocratiche, spesso «confuse e incerte», dei regimi socialisti, oggi diremmo più dogmaticamente di sinistra, e le note sulle «stereotipate esperienze estetiche» basate sul passato: con aperture che ci paiono utili per chi si occupa di questi argomenti nella nostra società.
ART E DOSSIER N. 337
NOVEMBRE 2016
In questo numero: UNA STAGIONE DI GRANDI MOSTRE Kirkeby a Mendrisio, Soffici a Firenze, i Nabis a Rovigo, Zandomeneghi a Padova, Impressionismo a Treviso, il Seicento di Vermeer all'Aja. CINQUANT'ANNI FA L'ALLUVIONE Firenze restaurata. FAVOLE ANTICHE Il paradiso di Bosch, le cacce dell'imperatore. Direttore: Philippe Daverio.