CATALOGHI E LIBRI

NOVEMBRE 2016

UN ANNO AL VETRIOLO

Chi non è mai stato nella magmatica Los Angeles è forse incline a immaginarla soprattutto come la città glamour di Rodeo Drive, Bel Air e Beverly Hills, della spettacolare Mulholland Drive immortalata da David Lynch, di Hollywood o del J. Paul Getty Museum a Malibù. C’è però un’altra, immensa Los Angeles, sfilacciata e senza un centro preciso, ed è quella violenta, oscura e temuta delle insanabili differenze sociali, di poliziotti spesso corrotti e razzisti del famigerato Lapd (Los Angeles Police Department) ma anche di altri “buoni” ed eroici: la città della droga e dell’alcol, della prostituzione più misera e molto altro. Quella città esiste anche «ora» che si è estesa in ogni direzione, ma esisteva specialmente «allora», nel 1953, come sottolinea in corsivo James Ellroy (che di Los Angeles è il cantore più disincantato) in questo libro sorprendente che non fa sconti a perbenismo e decenza, senza tuttavia indulgere nello “splatter”, anzi evitandolo volutamente. L’autore della celebre Tetralogia di Los Angeles - che ha ispirato film come L.A. Confidential e Dalia nera - commenta qui una serie di fotografie in bianco e nero selezionate dall’archivio del Lapd: tutte risalenti al 1953, anno che fu particolarmente ricco, per così dire, di crimini e suicidi a dir poco raccapriccianti. All’epoca L.A. «era ellittica e implicita». Ciascuna immagine di questo libro rappresenta «lo scatenarsi del caos» che Whiskey Bill Parker, allora capo del Lapd, tentò di reprimere, con mezzi anche discutibili. E mentre si osservano quelle fotografie impietose di cadaveri nelle situazioni più inaudite, si possono immaginare «nel loro momento storico». Non si possono alterare con photoshop, e chi le vedeva sui giornali di allora confondeva spesso i dettagli a causa dei pixel sgranati, che tuttavia «stimolavano l’appetito per il bianco e nero contrastato […]. Atti malvagi, comportamenti sbagliati, prosa secca e foto». Uniche opzioni: «Tornare a guardarle o distogliere lo sguardo».

James Ellroy con Glynn Martin Contrasto, Roma 2016 208 pp., 85 ill. b.n. € 24,90

SCUOLA ROMANA
E NOVECENTO ITALIANO

È la terza edizione del catalogo (ideato da Maurizio Fagiolo dell’Arco, scomparso nel 2002) della collezione nata nei primi anni Ottanta dalla passione di Claudio ed Elena Cerasi per un nucleo di opere della Scuola romana. La raccolta è poi molto cresciuta, e si è estesa ai maggiori artisti italiani della prima metà del Novecento. Fra i capolavori, non solo dipinti come Piccoli saltimbanchi di Donghi, Ballo sul fiume di Capogrossi, Comparsa di Mafai, o le sculture di Pericle Fazzini e Antonietta Raphael, ma anche opere di Casorati, de Chirico, Severini, Cambellotti e altri. Il libro presenta la schedatura storico-critica di ciascuna opera ma rende anche ragione, con preziose testimonianze (come quella di Miriam Mafai), della formazione della raccolta, e ripercorre un capitolo fondamentale della cultura italiana del Novecento.


Ideazione Maurizio Fagiolo dell’Arco a cura di Valerio Rivosecchi Skira, Ginevra-Milano 2016 240 pp., 101 ill. colore, 143 b.n. € 45

AVVICINATEVI ALLA BELLEZZA

Al termine del restauro del cinquecentesco fregio robbiano dello Spedale del Ceppo a Pistoia, il libro ne ripercorre la storia, ed è illustrato dalle impressionanti fotografie a distanza ravvicinata di Nicolò Begliomini. Nel volume si rende conto non solo delle fasi del lungo e difficile restauro, effettuato da un’équipe valorosa, ma si analizza anche l’iconografia del fregio che corre sulla facciata dell’antico spedale pistoiese, fra le ultime istituzioni di questo genere ad aver mantenuto la sua funzione sanitaria, fino a pochi anni fa. Il ciclo è ispirato alle opere di misericordia: per chi non le ricordasse (sarebbe bene, cristiani o meno…): vestire gli ignudi; accogliere i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti; dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati. Le figure, salvo le teste, sono tutte in terracotta invetriata, la tipica tecnica della prolifica officina robbiana, e furono eseguite a partire dal 1525 da Santi Buglione (l’ultima figura, più tarda, è di Filippo Paladini, mentre i tondi con il ceppo d’olivo, fiori e frutta sono di Giovanni della Robbia, più o meno eseguiti negli stessi anni). Durante il restauro un ponteggio ha permesso a tutti di vedere da vicino il fregio, e oggi resta di questo la memoria fotografica. Una fotografia in particolare ci ha colpito (oltre al misero galletto arrostito sulla mensa dei poveri): una mano guantata di blu regge delicatamente con una spugna il mento dello spedalingo Buonafé, benemerito dell’istituzione, la cui fronte corrugata porta il segno dell’età e dell’ansia, forse. Un’immagine significativa dell’impegno, la grazia e la cura dei tecnici che hanno condotto l’impresa di restauro. Per un commento poetico, intenso e originalissimo, leggete il libro di Paolo Fabrizio Iacuzzi uscito per l’occasione (Pietra della pazzia. Il segreto è nella testa, stesso editore, 2016). Con la sorpresa e la spiegazione di una singolare, gustosa epigrafe di un antenato, proprio ai margini del fregio.


Testi di vari autori Fotografie di Nicolò Begliomini Giorgio Tesi, Pistoia 2016 152 pp., 176 ill. colore € 30

INCORROTTA GIOIA

Ci occupammo di Roger Fry (Londra 1866-1934) quando lo stesso editore pubblicò nel 2012 la biografia dedicatagli da Virgina Woolf, sodale di Fry nel cenacolo londinese di Bloomsbury, fondato con altri intellettuali: «Ha avuto più intelligenza ed esperienza di tutti noi messi assieme », scriveva l’amica. Nel 2015 il medesimo curatore ripropose con Castelvecchi alcuni saggi di Fry sul postimpressionismo, termine da lui coniato nel 1910 (L’arte oltre la mimesi. Roger Fry ed il Postimpressionismo). Ben venga oggi questa selezione di scritti sul mercato dell’arte che l’economista americano Craufurd D. Goodwin pubblicò in modo più esteso nel 1999 (Art and the Market. Roger Fry on Commerce in Art, Selected Writings, Edited with an Interpretation, 240 pp., University of Michigan Press, ora in Ebook). Il titolo scelto da Martore per la raccolta italiana si riferisce, crediamo, a un’espressione di John Ruskin, «A Joy for Ever», titolo col quale lo scrittore inglese pubblicò nel 1857, quando Fry era bambino, due conferenze sulle problematiche del valore dell’arte e il ruolo dell’artista. In seguito Fry, uomo d’immensa intelligenza e cultura, vero faro per la critica d’arte del XX secolo, si occupò di questi temi a più riprese. Fra le centinaia di pubblicazioni sugli argomenti più disparati, il geniale studioso dedicò decine di saggi all’economia dell’arte, con lungimiranti idee anche nell’ottica odierna del rapporto così dibattuto fra committenza, pubblico e mercato nell’arte contemporanea. Teorie come quelle di Fry vanno ovviamente storicizzate, ma certo suonano attuali le osservazioni sull’economia dell’arte in un sistema capitalistico, come pure quelle sulle politiche istituzionali e burocratiche, spesso «confuse e incerte», dei regimi socialisti, oggi diremmo più dogmaticamente di sinistra, e le note sulle «stereotipate esperienze estetiche» basate sul passato: con aperture che ci paiono utili per chi si occupa di questi argomenti nella nostra società.


Roger Fry a cura di Paolo Martore Castelvecchi, Roma 2016 110 pp., 6 ill. b.n. € 12,50

ART E DOSSIER N. 337
ART E DOSSIER N. 337
NOVEMBRE 2016
In questo numero: UNA STAGIONE DI GRANDI MOSTRE Kirkeby a Mendrisio, Soffici a Firenze, i Nabis a Rovigo, Zandomeneghi a Padova, Impressionismo a Treviso, il Seicento di Vermeer all'Aja. CINQUANT'ANNI FA L'ALLUVIONE Firenze restaurata. FAVOLE ANTICHE Il paradiso di Bosch, le cacce dell'imperatore. Direttore: Philippe Daverio.