Un’arte
“contro”

Pensiero artistico e attività politica sono indissolubilmente legati in Ai Weiwei, e questa unione è in linea d’altronde con la tradizione cinese: tanto con il confucianesimo imperiale, che utilizzava la musica per ammaestrare le masse, quanto con il Partito comunista che usava l’arte per la propria propaganda.

Provocatore

Al 1995 risale la prima serie di fotografie Study of Perspective (Studio prospettico) ambientata in piazza Tienanmen a Pechino. Le fotografie della serie sono accomunate dal gesto del braccio sinistro sollevato con il dito medio alzato davanti a monumenti mondiali altamente simbolici come la Casa bianca, la Gioconda, la Tour Eiffel, gli skyline di Hong-Kong e New York, piazza San Marco, il Colosseo o la Sagrada Família. Con questo gesto profanatorio, e foto intenzionalmente goffe, Ai Weiwei vuole attirare l’attenzione dell’osservatore affinché metta in discussione il proprio atteggiamento nei confronti di governi, istituzioni e persino della cultura. Questa serie appare come una continuazione delle prime dissacratorie azioni, fotografate di fronte ai simboli del potere politico cinese, che raffigurano l’artista e la moglie Lu Qing in atteggiamenti irrispettosi e contrari al pudore, e come una prefigurazione del titolo della famosissima mostra Fuck Off, tenutasi alla Eastlink Gallery in contemporanea alla Terza Biennale di Shanghai (2000), chiusa dal governo.


Study of Perspective (Studio prospettico) (1995-2011) consta di quaranta scatti fotografici in cui Ai Weiwei tiene il dito medio della mano sinistra sollevato davanti ai simboli mondiali del potere.

June 1994 (1994).


Stacked (Impilate) (2012); è una installazione formata da biciclette della marca Forever.

Legate ai temi urgenti della modernità e all’inarrestabile “progresso” della Repubblica Popolare Cinese sono, a partire dal 2003, le varie installazioni Forever costituite da articolate costruzioni di biciclette 30 a cui vengono rimossi gli elementi dinamici (pedali, catene) conferendo loro un effetto statico per sottolineare il problema della mobilità di masse sempre più grandi di persone, dell’impatto dei trasporti sull’ambiente, soprattutto in Cina. Il riferimento è alla marca di biciclette Forever, unica commercializzata in Cina quando Ai Weiwei era giovane.

Un forte potere di critica sociale, seppur diluito in una dimensione performativa straniante e paradossale, si trova nelle immagini fotografiche che testimoniano la grande performance Fairytale (Favola) realizzata per Documenta 12 di Kassel del 2007, nella quale l’artista trasferì mille e uno cinesi, portandoli nella cittadina tedesca durante la rassegna artistica e documentandone la vita in quei giorni, creando così mille e una storie personali da raccontare e che si intrecciavano tra loro. Si trattava di persone provenienti da remote comunità cinesi, che non avevano mai viaggiato, sprovvisti dei documenti necessari per farlo, e che vissero quell’esperienza come qualcosa lontano dal reale, una favola, appunto. Un’opera di questa portata sarebbe stata impensabile senza l’uso di Internet e dei nuovi media, e nel 2006 proprio questa ricerca dei mille e uno da inviare a Kassel fu uno dei primi grandi risultati dell’appena istituito 32 blog di Ai Weiwei. Questa esperienza, che cambiava la vita a molte persone lontane tra loro creando esperienze e nuove reti relazionali, suona come un omaggio, proprio a Kassel, alla “Scultura sociale” di Joseph Beuys.


Stacked (Impilate) (2012); è una installazione formata da biciclette della marca Forever.

Immagine di gruppo della performance Fairytale (Favola), per Documenta 12 a Kassel (2007).


Names of the Student Earthquake Victims Found by the Citizens’ Investigation (Nomi degli studenti vittime del terremoto, reperiti tramite indagini di cittadini) (2008-2011).

L’uso dei nuovi media è da più di dieci anni uno dei tratti distintivi dell’opera di Ai Weiwei. Possiamo dire che Internet è il maggior mezzo di espressione dell’artista, che è in grado di manipolarlo e di comprenderlo sin dall’inizio. È nel 2005 che Ai Weiwei si apre a questa nuova forma di espressione quando, su richiesta del portale cinese SINA, inizia a tenere un blog corredandolo di fotografie sulla sua attività artistica e vita personale. Commenta anche eventi politici, e inizia così la quotidiana attività di denuncia contro il governo cinese, che assume toni sempre più espliciti e duri a seguito del terribile terremoto - magnitudo 8.0 gradi sulla scala Richter - che il 12 maggio 2008 provoca nel Sichuan circa settantamila vittime. Migliaia di bambini e ragazzi muoiono nel crollo di una ventina di scuole, collassate come «se fossero di tofu», dirà Ai Weiwei, a causa dei materiali scadenti utilizzati nella costruzione e della scarsa sicurezza degli edifici. In risposta alla mancanza di trasparenza da parte del governo sui nomi e sul numero degli studenti morti nel crollo delle scuole, Ai Weiwei promuove online l’inchiesta Citizens’ Investigation per arrivare - con l’aiuto dei cittadini - a redigere le liste dei nomi dei ragazzi rimasti uccisi.


Ai Weiwei nel 2009 all’ospedale di Monaco di Baviera, dove viene operato d’urgenza alla testa, per i colpi ricevuti dalla polizia a Chengdu.

Nel maggio 2009 pubblica l’elenco di nomi di bambini morti nel terremoto ma il blog, che raggiunge centinaia di migliaia di contatti al giorno, è oscurato dal governo cinese. Ai Weiwei passa così a Twitter, pubblicando decine di migliaia di tweet, e dal 2009 è molto attivo su Instagram. Questi interventi sui social media assumono la valenza di una nuova forma d’arte. Ha affermato infatti: «Penso che l’arte non avrà nessun tipo di futuro se non riuscirà ad adattarsi alla tecnologia e alla vita di oggi».

Il 12 agosto del 2009, alla vigilia del processo contro l’attivista Tan Zuoren, che ha reso nota l’inchiesta sulla morte di 33 migliaia di scolari, Ai Weiwei, chiamato a deporre in suo favore, viene raggiunto dalla polizia nella sua camera d’albergo di Chengdu, interrogato e picchiato. Fermato, non gli viene consentito di recarsi in tribunale a testimoniare. In settembre, mentre si trova a Monaco di Baviera per allestire alla Haus der Kunst la mostra So Sorry, deve essere operato d’urgenza per emorragia celebrale, causata probabilmente dai colpi ricevuti dalla polizia. Da questo episodio sono tratte innumerevoli immagini relative alla sua degenza e al suo stato di salute in seguito a quell’incidente, e il video Disturbing the peace (Disturbare la pace).


La memoria del dramma del terremoto del 2008 è cristallizzata in una serie di opere impressionanti, in particolare Straight (Dritto): centocinquanta tonnellate di tondini di ferro arrugginiti, recuperati dalle macerie del terremoto del Sichuan e raddrizzati a mano, accatastati a formare un’onda tellurica.

Sono quei tondini, utilizzati in quantità minore del necessario per risparmiare e lucrare sui materiali, che hanno provocato la strage di studenti. L’opera è un monito per chi ha costruito con materiale scadente gli edifici che nel crollo hanno ucciso oltre cinquemila ragazzi i cui nomi, rintracciati grazie all’indagine condotta attraverso Internet, sono riportati in un lungo, drammatico elenco ed è anche un’accusa al governo che ha tentato di insabbiare il caso. Ai Weiwei ricorda come ovunque tra le macerie si trovassero zaini e materiali scolastici appartenenti alle vittime e a quei giovani morti allude lo Snake Bag (Borsa serpente; 2008), formato da zaini tutti uguali, neri e grigi, cuciti l’uno all’altro, a formare un serpente: la sagoma è un riferimento al ruolo del drago nella cultura orientale, ma anche - col serpente, uno dei cinque animali velenosi della Cina - al governo cinese fonte di inganni diabolici.

Straight (Dritto) (2008-2012), imponente installazione che ricorda il dramma del terremoto del Sichuan.


Snake Bag (Borsa serpente) (2008), trecentosessanta zaini scolastici per ricordare i bambini morti nelle aule nel corso del terremoto del Sichuan.

Di zaini colorati era invece composta la spettacolare installazione Remembering (Ricordare; 2009) sulla facciata della Haus der Kunst a Monaco che riproduceva, in caratteri cubitali cinesi che ricordavano una marca di giocattoli, le parole dette ad Ai Weiwei da una madre che aveva perso la figlia nel terremoto: «Visse felicemente per sette anni».

Nel 2010 Ai Weiwei accetta la sfida quasi impossibile di realizzare, in appena sei mesi, una gigantesca installazione nella Turbine Hall della Tate Modern a Londra, prova che sembra legata al gusto del rischio, testimoniato dalla sua antica passione per il gioco d’azzardo, ma anche al desiderio di compiere imprese sempre più grandi e complesse. L’artista mobilita allora milleseicento artigiani di Jingdezhen, città del Sud della Cina storicamente legata alla produzione di porcellana destinata alla corte imperiale, che modellano e dipingono a mano semi di girasole in porcellana ognuno diverso dall’altro. Lavorano soprattutto donne che si tramandano almeno dal XIII secolo questa pratica artigianale domestica. I semi sono destinati all’installazione Sunflower Seeds (Semi di girasole) in cui cento milioni di grani di girasole formano una distesa grigia di mille metri quadri, per dieci centimetri di altezza e un peso di centocinquanta tonnellate. Molteplici i significati: i semi rappresentano i milioni di cinesi vittime delle carestie provocate dalle riforme di Mao Zedong, poiché il girasole costituiva il nutrimento dei cinesi poveri durante la Rivoluzione culturale, ma sono anche allusione al diffusissimo uso di sgranocchiare i semi aprendoli con i denti. Il riferimento è poi a Mao, paragonato a un sole mentre il popolo era raffigurato come fiori di girasole che lo seguivano, ma Ai Weiwei vuole altresì rinviare alla scadente produzione seriale cinese, che contrasta con le lavorazioni di qualità dell’arte tradizionale i cui presupposti sono bellezza e armonia. Palesa infine l’attenzione per la tattilità dei materiali e l’esperienza sensoriale: toccando i semi sembra di far scorrere fra le dita granelli di diamanti. Un video racconta la produzione dal momento dell’estrazione del caolino necessario per la porcellana, fino alla decorazione a pennello di questo grande lavoro corale, importante anche per gli artigiani - pagati con un salario mensile più elevato del consueto in Cina - e consapevoli di aver preso parte a un importante progetto di respiro internazionale. Oltre al lavoro creato grazie alla collaborazione di tante persone, significativo è anche il rapporto con il pubblico che nei primi giorni ha potuto passeggiare sopra la distesa di semi, simile a una spiaggia grigia, mentre in seguito, a causa del rischio di esalazioni tossiche è stato approntato un passaggio laterale proibendo anche di toccare i semi, in contrasto col progetto originario che prevedeva una forte interazione e l’uso non solo della vista, ma anche del tatto e dell’udito per il rumore prodotto camminando sulla distesa di porcellana.



Installazione Sunflower Seeds, una distesa di cento milioni di semi di girasole in porcellana, alla Tate Modern di Londra nel 2010.

Architetto
Pur non avendo mai frequentato corsi di architettura, nel 1999, Ai Weiwei progetta la propria casa-studio, l’ormai iconico numero 258 nel villaggio di Caochangdi, quartiere artistico, a nord-est di Pechino, costruendola in soli sessanta giorni in cemento e piccoli mattoni grigi, seguendo metodi tradizionali e utilizzando materiali locali. Privo di decorazioni ed estremamente funzionale, costruito in un linguaggio architettonico semplice ed essenziale, l’edificio fa tendenza.
L’architettura assume così un ruolo sempre maggiore: nel 2001 Ai Weiwei fonda il proprio studio, FAKE Design, agenzia di architettura che realizza negli anni decine di progetti di edifici e paesaggistici. Il nome è un gioco di parole sulla pronuncia pinyin della parola (Fa.’KE) che assomiglia all’inglese “Fuck”. Caratteristica che accomuna tutti i progetti FAKE è lo stretto dialogo con l’ambiente circostante. 

Lo studio progettato da Ai Weiwei a Malu Town (Shanghai), ultimato e distrutto nel 2010-2011.

In qualità di urbanista cura il progetto del parco culturale dedicato al padre Ai Qing - che dopo la morte viene riabilitato dalla cultura ufficiale cinese - a Jinhua, città natale di lui, nella provincia di Zhejiang. Invita diciassette studi di architettura cinesi e internazionali a partecipare e tra il 2002 e il 2004 concepisce e realizza l’Ai Qing Memorial, e tra il 2004 e il 2007, il museo di ceramica antica (Neolithic Pottery Museum).

Nel 2002 Ai Weiwei accetta l’invito degli architetti svizzeri Jacques Herzog e Pierre de Meuron a collaborare quale consulente artistico al progetto per lo stadio di Pechino destinato ai Giochi olimpici. Lo studio Herzog & de Meuron si aggiudica il concorso internazionale con il grandioso Nido di uccello (The Bird’s Nest), il luogo simbolo delle Olimpiadi del 2008, che celebrano lo strapotere economico cinese sull’economia mondiale. Sicuramente è questo il risultato più “ufficiale” della carriera di Ai Weiwei, ma questo esito non avrebbe cambiato il corso della sua azione provocatrice. 


Serpentine Gallery Pavilion (2012).

Anzi, nell’agosto del 2008, quando si inaugurano le prime Olimpiadi cinesi con un grandioso spettacolo nel nuovo stadio, Ai Weiwei non partecipa alla cerimonia e né metterà mai piede nel “suo” grandioso edificio, per protesta contro il governo e le politiche schiavistiche, contraddistinte da deportazioni ed espulsioni, attuate a danno dei lavoratori e delle fasce più deboli durante e in preparazione dei giochi. Con Herzog & de Meuron l’artista progetterà anche il Serpentine Gallery Pavillon del 2012.

Legato alla fortuna dei progetti di Ai Weiwei a Caochangdi, è l’invito delle autorità, nel 2008, a costruire un grande studio a Shanghai in Malu Town nel distretto di Jiading. Lo studio viene ultimato nell’ottobre 2010, ma lo stesso governo municipale che ha commissionato il lavoro all’artista, a seguito della sua attività politica, dichiara che lo studio è stato costruito senza i necessari permessi e stabilisce che venga demolito. Ai Weiwei decide così di invitare, ancora una volta via Internet, moltissima gente a partecipare a una festa il 7 novembre, per celebrare insieme l’ultimazione dello studio e la sua demolizione. Per impedire all’artista di partecipare al party, viene messo agli arresti domiciliari a Pechino: gli ottocento ospiti mangiano granchi di fiume, in cinese “He Xie”, dal suono simile alla parola che indica “armonia”, slogan del governo, ma che ha anche assunto nel linguaggio di Internet il significato di “censura”. In un’installazione che prende questo titolo, Ai Weiwei riunisce migliaia di granchi in porcellana di diversi colori e forme, ricordando che in Cina questi crostacei hanno una lunga tradizione iconografica nei diversi materiali più o meno preziosi (giada, bambù, onice). L’11 gennaio 2011 lo studio viene raso al suolo senza preavviso. Nonostante che le autorità cerchino di impedirgli l’accesso durante la demolizione, l’artista riesce a essere presente e a salvare parti dell’edificio originale che utilizza per l’opera Souvenir from Shanghai (Souvenir da Shanghai; 2012): cemento e macerie di mattoni incorniciano in un imponente muro il telaio di un letto della dinastia Qing in palissandro.


He Xie è un’installazione del 2011 in porcellana che ricorda la cena a base di granchi, organizzata per festeggiare il completamento dello studio di Malu Town e insieme la sua distruzione da parte del governo di Shanghai, che pure lo aveva commissionato.
Souvenir from Shanghai (Souvenir da Shanghai) (2012).

Dissidente
L’evento che incide più profondamente sulla vita di Ai Weiwei risale al 3 aprile 2011, quando viene arrestato all’aeroporto di Pechino. Lo studio di Caochangdi viene perquisito, alcuni assistenti interrogati, vengono sequestrati computer e hard disk. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania richiedono la sua liberazione. La Fondazione Solomon R. Guggenheim e il MoMa di New York, la Tate di Londra e numerose altre istituzioni internazionali si impegnano a loro volta per richiedere la liberazione dell’artista.
Ai Weiwei viene detenuto illegalmente per ottantun giorni in un luogo segreto; ammanettato per i primi trenta, è sorvegliato senza interruzione da due guardie che non possono parlare con lui, in una cella in cui solo un piccolo ventilatore assicura il ricambio dell’aria. Dopo quarantatré giorni la moglie Lu Qing viene accompagnata nella località segreta in cui è rinchiuso e le viene concesso di incontrarlo e di parlargli brevemente.

S.A.C.R.E.D. (Supper) (Cena) (2011-2013).

Surveillance Camera and Plinth (Videocamera di sorveglianza e plinto) (2015).


S.A.C.R.E.D. (2011-2013), sei diorami in fibra di vetro e ferro, a Sant’Antonin a Venezia in occasione della Biennale di Venezia del 2013


S.A.C.R.E.D. (Entropy) (Entropia) (2011-2013).

Al momento del rilascio è accusato di evasione fiscale da parte di FAKE Design, viene multato per una cifra di oltre dodici milioni di yuan, 2,36 milioni di dollari. Simpatizzanti organizzano una sottoscrizione popolare per raccogliere i soldi necessari per pagare la multa. Gli viene ritirato il passaporto, impedito di lasciare Pechino per un anno, proibito di pubblicare articoli su Internet e di parlare con la stampa mentre le sue opere sono allontanate dai musei e il suo nome viene cancellato dai motori di ricerca appena digitato: gli vengono cioè impedite le attività ed espressioni artistiche che maggiormente lo caratterizzano. L’artista viene segregato in casa propria, con agenti di polizia che piantonano la zona e una ventina di telecamere di sorveglianza - riprodotte in marmo nell’opera Surveillance Camera (Videocamera di sorveglianza; 2005) - installate sugli edifici e i pali elettrici circostanti. 


Refraction (Rifrazione) (2014), grande installazione che utilizza cucine solari e bollitori.

La detenzione si trasforma nel 2013 nell’installazione S.A.C.R.E.D. alla 55. Biennale di Venezia, nella chiesa di Sant’Antonin a Castello: sei parallelepipedi di circa due metri per quattro, all’interno della chiesa con altrettanti diorami riproducono scene della sua vita quotidiana in carcere. Il titolo è un acronimo delle ambientazioni: S (“Supper”, cioè pasto); A (“Accusers”, accusatori); C (“Cleansing”, lavare); R (“Rituale”, a indicare il defecare); E (“Entropy”, per suggerire il sonno); D (“Doubt”, dubbio). Sono dunque uniti attività e stati d’animo, mentre “Sacred” non allude alla sacralità in senso cristiano, ma all’espressione latina “homo sacer”, privato dei diritti, proprietà degli dei, allontanato dalla società. In quest’installazione scultorea e architettonica al contempo, i diorami sono visibili attraverso spioncini laterali e lucernari aperti dall’alto, che sono un riferimento a Etant donnés di Duchamp: visioni differenti dello stesso evento; ambedue opere create in segreto dagli artisti.

Gli oggetti che hanno segnato la detenzione e la diminuzione dei propri diritti vengono trasformati in simboli e vengono riprodotti in materiali pregiati: le manette sono realizzate in giada, le telecamere di sorveglianza collocate all’esterno del suo studio in marmo, e le grucce usate per i vestiti nella cella in cristallo. Si sottolinea così il rapporto della sensibilità cinese con le opere d’arte, che non è solo visivo, ma fortemente tattile e legato alla percezione fisica dei materiali. Anche in Cina il marmo è simbolo di potere e ricchezza sia nel periodo imperiale (era il materiale di costruzione utilizzato nel XV secolo per la Città proibita) che in quello comunista, poiché usato nel 1976 per il Mausoleo di Mao in piazza Tienanmen.

Ancora al tema della detenzione, alla privazione della libertà e ai diritti civili violati è legata la mostra @Large del 2014, allestita nella più famosa prigione al mondo, la fortezza di Alcatraz presso San Francisco. Negli spazi che un tempo ospitavano i detenuti figurava l’imponente scultura Refraction (Rifrazione), costituita da cucine solari tibetane e bollitori, assemblati per ottenere l’aspetto di un’ala che allude alla libertà, ma è ancorata a terra per suggerire l’oppressione. Costringe anche i visitatori a girarci attorno in un percorso obbligato, facendo così percepire la ristrettezza degli spazi ed evocando le difficili condizioni dei detenuti.


Post su Instagram di Ai Weiwei con i LEGO e la firma «R. Mutt», che cita ironicamente Fontana di Duchamp.

In quelli che furono l’ospedale, la mensa, la lavanderia, le celle del Blocco A, viene esposta una gigantesca installazione composta da centosettantasei ritratti in LEGO dei più famosi “prigionieri di coscienza” ed esuli politici, individuati anche con la collaborazione di Amnesty International. Oltre 1,2 milioni di mattoncini da costruzione in plastica ricostruiscono, tra gli altri, i volti di Nelson Mandela, Edward Snowden, Aung San Suu Kyi e di trentotto attivisti cinesi. Volti di perseguitati politici che, in queste tinte non realistiche, diventano immagini ludiche o pop. Fa parte del progetto che i ritratti siano assemblati da volontari.

Alla richiesta di Ai Weiwei dell’ottobre 2015 di un nuovo imponente quantitativo di mattoncini da utilizzare per un’installazione sulla libertà di espressione di ritratti di prigionieri o esiliati destinata alla mostra della National Gallery of Victoria, la LEGO rifiuta l’ordine poiché le sue policy non consentono l’uso dei loro prodotti a fini politici. Citando ironicamente l’opera Fontana di Marcel Duchamp, Ai Weiwei posta su Instagram la foto di un gabinetto riempito di LEGO e firma R. Mutt, nome utilizzato nel 1917 da Duchamp quale autore del famoso orinatoio.

I fan inviano all’indirizzo dello studio - 258 Caochangdi, Chaoyang district, Beijing China 100015 - mattoncini LEGO, mentre il supporto in rete avviene attraverso l’hashtag #LegosForWeiwei. Nel gennaio successivo l’azienda danese - temendo boicottaggio e pubblicità negativa - rinuncia al divieto e stabilisce che i LEGO possano essere spediti a chiunque li ordini, senza limitazione. I vari volti, diversi a seconda dei luoghi, vengono presentati in altre mostre, ma per la prima volta Ai Weiwei nell’esposizione di Palazzo Strozzi presenta i volti di quattro personaggi della storia di Firenze che sono stati detenuti, esiliati o giustiziati o sui quali è stata esercitata una coercizione violenta. Sono i ritratti di Filippo Strozzi, esiliato per venti anni - come il padre di Ai Weiwei - dalla famiglia Medici e che al ritorno a Firenze costruisce il palazzo in cui ha sede la mostra; di Girolamo Savonarola, figura discussa, considerato nell’Ottocento un “martire della libertà”, scomodo frate predicatore, giustiziato per la sua opposizione al regime mediceo e per i suoi sermoni contro la Chiesa di papa Borgia; di Galileo, il rivoluzionario scienziato toscano emblema della battaglia per la libertà di pensiero, incarcerato e processato per aver difeso le proprie idee, e di Dante, il grande poeta fiorentino condannato in contumacia e morto in esilio.


Filippo Strozzi in LEGO (2016).

Queste opere ispirate dalla storia italiana sono uno dei rarissimi contatti di Ai Weiwei con la nostra cultura figurativa. Un altro esempio è Divina Proportio (2006), puri solidi geometrici realizzati con la tecnica della falegnameria Ming o in bronzo, che si riferiscono ai disegni eseguiti da Leonardo da Vinci per illustrare il trattato De divina proportione di Luca Pacioli (1497), ma la cui fonte di ispirazione originaria è un gioco in plastica colorata usato dai tanti gatti che popolano il suo studio a Caochangdi.
Riferimenti insieme alla cultura bassa e alta si hanno spesso nella produzione di Ai Weiwei, che nel giugno 2013 pubblica l’album di musica rock The Divine Comedy. Ne scrive i testi, mentre all’amico, il cantante rock Zuoxiao Zuzhou, si deve la musica; entrambi sono autori anche del singolo Dumbass che ne viene tratto, la cui clip, di Christopher Doyle, ripropone scene della detenzione. L’apparizione nel mondo della musica pop risale al 2012 quando Ai Weiwei, con Caonima Style, trasforma una volgare popolare canzone coreana di pop, virale sul web, in un grido di protesta collettivo contro ogni repressione della libertà di parola. Questo doppio piano - alto/ basso, antico/moderno, naturale/tecnologico - è caratteristico di Ai Weiwei, insieme a una forte autoironia che lo ha fatto avvicinare ai buffoni delle antiche corti europee e cinesi (i “guji”), cui era permesso di criticare i potenti.


Dante Alighieri in LEGO (2016).


Galileo Galilei in LEGO (2016).


Girolamo Savonarola in LEGO (2016).

Libero
Negli anni la sua attività in favore dei diritti umani riceve attestazioni rilevanti: nel 2011 la rivista “Art Review” lo nomina «artista più influente del mondo» e l’anno successivo viene insignito del premio Vaclav Havel for Creative Dissent dalla Human Rights Foundation. Per le sue azioni a sostegno della difesa dei diritti umani riceve da Amnesty International l’Ambassador Of Conscience Award 2015. Il figlioletto Ai Lao ritira il premio a Berlino, poiché l’artista non può ancora lasciare la Cina.
Nelle interviste Ai Weiwei ha spesso ironicamente ringraziato il governo cinese per avergli consentito di divenire il cinese più famoso nel mondo occidentale; senza “l’aiuto” delle autorità che lo hanno censurato, picchiato, arrestato e privato dei diritti fondamentali, non avrebbe mai ottenuto la straordinaria visibilità di cui gode.
La data del 22 luglio 2015 è come la fine di un incubo per Ai Weiwei. All’artista vengono revocati gli arresti e ridato il passaporto. È libero di raggiungere subito la Germania, dove risiedono la compagna e il figlio Ai Lao che non vede da più di un anno. Il rapporto con questo paese è profondo da tempo: nel 2013 Ai Weiwei rappresenta la Germania alla Biennale di Venezia e fonda a Berlino un enorme studio sotterraneo - in una vecchia fabbrica di birra - nel quartiere centrale Mitte.

Ai Weiwei con il passaporto che gli è stato restituito dal governo cinese nel 2015.

Si svolge invece nel Regno Unito - paese che ha ospitato in passato molte delle sue installazioni e mostre più importanti - la prima grande esposizione personale a cui Ai Weiwei può partecipare dopo aver riacquistato la libertà di viaggiare. Si apre nel settembre 2015 alla Royal Academy of Arts di Londra e include la produzione più significativa dal 1993 e alcune opere nuove.

In occasione dell’opening, Ai Weiwei sfila assieme ad Anish Kapoor e altri artisti per le strade di Londra portando come simbolo una coperta, in segno di solidarietà per i rifugiati di tutto il mondo. Con la libertà riottenuta, comincia il suo impegno umanitario a sostegno dei migranti in fuga dalla guerra: fa visita al campo di rifugiati di Moria sull’isola greca di Lesbo e mostra con il suo smartphone la situazione dei profughi provenienti dalle regioni devastate dai conflitti del Medio Oriente, sopravvissuti al pericoloso viaggio verso la Grecia. Apre anche uno studio sull’isola per seguire più da vicino il dramma dei rifugiati. Nel gennaio 2016 un giornalista del settimanale “India Today” lo ritrae in una posa che richiama la sconvolgente immagine di Alan Kurdi, il bambino siriano di tre anni morto su una spiaggia turca il 2 settembre. Quello scatto scatena infinite reazioni e polemiche.

A Lesbo Ai Weiwei raccoglie migliaia di giubbotti di salvataggio destinati all’installazione Safe Passage (Passaggio sicuro) sulle colonne del Konzerthaus di Berlino, che vuole ricordare i tantissimi profughi quasi quotidianamente morti in mare. A una cena benefica nel corso del Festival del Cinema di Berlino, in febbraio, chiede una performance per una foto collettiva: ciascuno dei presenti deve avvolgersi in una coperta termica dorata in segno di solidarietà con i migranti.

La sua attività a favore dei rifugiati gli fa chiudere anticipatamente la mostra Ruptures (Spaccature), alla Fondazione Jens Faurschou di Copenaghen - programmata fino al mese di aprile 2016 - per protesta contro la decisione del governo danese di confiscare i beni ai rifugiati e richiedenti asilo. Altri rifugiati attirano poi la sua attenzione: in maggio, sempre usando lo smartphone, filma palestinesi in fila per attraversare il valico di Rafah, unico di confine internazionale della Striscia di Gaza con l’Egitto, aperto per pochi giorni dopo una chiusura di tre mesi e quando sono oltre ventimila le persone in attesa di passare.

Anche Reframe (Nuova cornice, 2016), pensata per la facciata di Palazzo Strozzi in occasione della sua prima grande mostra italiana Ai Weiwei. Libero, nasce dal suo personale coinvolgimento e impegno come attivista sul fronte della crisi umanitaria della migrazione e dei rifugiati. 


Il figlio di Ai Weiwei, Ai Lao, riceve a Berlino il 21 maggio 2015 l’Art For Amnesty - Ambassador Of Conscience Award 2015 al posto del padre, che non può lasciare la Cina.

Il manifesto della mostra di Ai Weiwei alla Royal Academy of Arts a Londra, 2015.

Ai Weiwei ricopre le colonne della facciata del Konzerthaus di Berlino con i giubbotti salvagente abbandonati dai rifugiati sulle spiagge dell’isola di Lesbo.


Ai Weiwei nel 2015 a Londra.

È una installazione che segue quella dei giubbotti di salvataggio sulla facciata del Konzerthaus di Berlino ed evoca sentimenti simili, attraverso la serie di gommoni di salvataggio arancioni che circonda elegantemente le finestre del piano nobile come un’insolita decorazione che ammonisce, fa riflettere e si innesta su una struttura totalmente diversa e preesistente, che è quella solida e austera di un palazzo rinascimentale. Palazzo Strozzi, o meglio la cultura umanistica di cui è simbolo, si rivolge alla crisi umanitaria e di valori che sta scuotendo le fondamenta dell’Europa.

Questa volta la critica di Ai Weiwei non è diretta alla Cina, ma all’Europa, e vuole scuotere le coscienze per ricordare la tragedia vissuta da coloro che intraprendono un viaggio quasi impossibile verso le coste europee in fuga dalla distruzione.


Ai Weiwei all’isola di Lesbo nel centro di accoglienza per i rifugiati nel dicembre del 2015.

Le leggere imbarcazioni innestate sulla facciata ricordano le fragili strutture a cui i rifugiati sono costretti ad aggrapparsi in mare ed evocano, nel contempo, come i migranti tentino di innestare se stessi su un altro luogo, in un ambiente sconosciuto quale è l’Europa, con la sua impostazione socioculturale profondamente diversa.

Attraverso le sue azioni e le sue opere, come Reframe o Straight, Ai Weiwei dimostra costantemente di vedere il mondo in una luce diversa e di essere pronto a restituirci la sua visione dell’arte rivolta alla ricerca del significato più profondo dell’essere umano. Anche per questo è stato definito un moderno “uomo del Rinascimento”: un uomo che, attraversando generi artistici diversi, - dall’architettura al cinema, dalla fotografia alla poesia, dalla scultura alla pittura - può trasformare un manufatto artigianale in arte, un oggetto inerte come un tondino di ferro o un gommone nel grido lacerante dell’umanità. Ai Weiwei non è semplicemente una delle tante star del sistema dell’arte contemporaneo, e non è nemmeno soltanto un attivista rivolto ai problemi della modernità, ma è piuttosto un libero pensatore che dimostra di voler dare all’arte un importantissimo ruolo sociale e politico, nel senso più nobile del termine.

AI WEIWEI
AI WEIWEI
Arturo Galansino
La presente pubblicazione è dedicata a Ai Weiwei, artista, designer e attivista cinese. In sommario: Infanzia in Cina, gioventù in America; Il rapporto con la tradizione cinese; Un'arte ''contro''. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.