In quelli che furono l’ospedale, la mensa, la lavanderia, le celle del Blocco A, viene esposta una gigantesca installazione composta da centosettantasei ritratti in LEGO dei più famosi “prigionieri di coscienza” ed esuli politici, individuati anche con la collaborazione di Amnesty International. Oltre 1,2 milioni di mattoncini da costruzione in plastica ricostruiscono, tra gli altri, i volti di Nelson Mandela, Edward Snowden, Aung San Suu Kyi e di trentotto attivisti cinesi. Volti di perseguitati politici che, in queste tinte non realistiche, diventano immagini ludiche o pop. Fa parte del progetto che i ritratti siano assemblati da volontari.
Alla richiesta di Ai Weiwei dell’ottobre 2015 di un nuovo imponente quantitativo di mattoncini da utilizzare per un’installazione sulla libertà di espressione di ritratti di prigionieri o esiliati destinata alla mostra della National Gallery of Victoria, la LEGO rifiuta l’ordine poiché le sue policy non consentono l’uso dei loro prodotti a fini politici. Citando ironicamente l’opera Fontana di Marcel Duchamp, Ai Weiwei posta su Instagram la foto di un gabinetto riempito di LEGO e firma R. Mutt, nome utilizzato nel 1917 da Duchamp quale autore del famoso orinatoio.
I fan inviano all’indirizzo dello studio - 258 Caochangdi, Chaoyang district, Beijing China 100015 - mattoncini LEGO, mentre il supporto in rete avviene attraverso l’hashtag #LegosForWeiwei. Nel gennaio successivo l’azienda danese - temendo boicottaggio e pubblicità negativa - rinuncia al divieto e stabilisce che i LEGO possano essere spediti a chiunque li ordini, senza limitazione. I vari volti, diversi a seconda dei luoghi, vengono presentati in altre mostre, ma per la prima volta Ai Weiwei nell’esposizione di Palazzo Strozzi presenta i volti di quattro personaggi della storia di Firenze che sono stati detenuti, esiliati o giustiziati o sui quali è stata esercitata una coercizione violenta. Sono i ritratti di Filippo Strozzi, esiliato per venti anni - come il padre di Ai Weiwei - dalla famiglia Medici e che al ritorno a Firenze costruisce il palazzo in cui ha sede la mostra; di Girolamo Savonarola, figura discussa, considerato nell’Ottocento un “martire della libertà”, scomodo frate predicatore, giustiziato per la sua opposizione al regime mediceo e per i suoi sermoni contro la Chiesa di papa Borgia; di Galileo, il rivoluzionario scienziato toscano emblema della battaglia per la libertà di pensiero, incarcerato e processato per aver difeso le proprie idee, e di Dante, il grande poeta fiorentino condannato in contumacia e morto in esilio.