CATALOGHI E LIBRI
MAGGIO 2016
UN PATRIMONIO DA RICONQUISTARE
Federico Giannini, che cura il blog Finestre sull’arte e l’omonima rubrica sulla nostra rivista, ha appena pubblicato un libro in buona parte in linea con le battaglie di Salvatore Settis per un diverso approccio ai problemi che affliggono il nostro patrimonio culturale: problemi non solo di salvaguardia ma anche di “buon utilizzo”. Al linguaggio conciso s’accompagna una ben documentata conoscenza di alcune fra le vicende più recenti e controverse, come la discutibilissima “riforma”, da parte del ministero dei Beni culturali, del sistema museale e delle Soprintendenze, oppure certe «mostre mostruose» come quella, già molto denigrata, all’Expo, con opere d’arte fra prosciutti e salami, e altre (non tutte, ci permettiamo di aggiungere) che tirano a far cassetta senza dire granché. E poi, sul lavoro che manca per i giovani, e non solo. Da leggere. Per combattere, o emigrare per sempre.
LE FAENZE DI LUCIO FONTANA
CARLO SCARPA. L'ARTE DI ESPORRE
Attorno alla vicenda professionale di Carlo Scarpa (1906- 1978) aleggia il paradosso. Fra i più originali architetti e designer del secolo scorso, stimato da intellettuali come Duchamp e Chastel, Scarpa, figlio di un maestro e di una sarta, a vent’anni ottenne l’abilitazione in disegno architettonico all’Accademia di Venezia, e subito iniziò a insegnare all’Istituto universitario di architettura. Negli anni il suo genio creativo ha prodotto miriadi di progetti (fra i tanti, il negozio Olivetti a Venezia, gli uffici Gavina a Roma, la ristrutturazione del Museo di Castelvecchio a Verona, la Querini Stampalia a Venezia, le sale dei primitivi agli Uffizi, il Padiglione del libro alla Biennale di Venezia del 1950), nonché l’allestimento di mostre temporanee come quella memorabile di Klee alla Biennale di Venezia del 1948, e la meno nota mostra di Duchamp a Roma nel 1965. Fu anche direttore artistico, con esiti raffinati, di vetrerie come la Venini di Murano e di aziende internazionali di arredi e design. Tuttavia, fu più volte denunciato per esercitare la professione senza far parte dell’albo degli architetti (l’iscrizione all’Ordine peraltro gli era stata negata più volte). Ancora nel 1975, in un articolo su “Le Monde”, Chastel, che lo conosceva dai tempi della Biennale del 1948, rimarcava che molti francesi in visita in Italia lo conoscevano senza saperlo, perché Scarpa era «il più grande allestitore di mostre d’arte», anche all’estero, e si augurava che in Francia non fossero più solo pochi esperti ad accorgersene. Comunque, ancora in vita Scarpa fu insignito di premi e onorificenze internazionali. Non poté tuttavia presenziare alla meritata laurea ad honorem concessagli dall’Università veneziana nel novembre 1978. Morì due mesi prima, cadendo da uno scala di marmo italiano in un albergo giapponese. Il libro di Philippe Duboÿ, che lo conobbe bene, è un’intelligente “promenade architecturale”, per dirla con Le Corbusier, che rende noti rari testi di Scarpa ed è più che un’utile e documentata guida all’opera così vasta del maestro veneziano.
ART E DOSSIER N. 332
MAGGIO 2016
In questo numero: LA VERTIGINE DELL'ACCUMULO Wunderkammer e collezionismi seriali. LA CUCINA E' ARTE?. BENI CULTURALI: il punto sulla riforma. EROINE E CONCUBINE: il mondo di Delacroix in mostra a Londra. IN MOSTRA Boccioni a Milano, Imagine a Venezia, Dimitrijevic a Torino.Direttore: Philippe Daverio