Malgrado le sue spinte nichiliste, l’esistenzialismo post-punk declinato da Parrino diventò una strategia per continuare a dipingere una volta esaurita la forza propulsiva del modernismo. La tradizione alta della pittura monocroma si accompagna a una nozione che nessuno prima di lui aveva mai osato evocare: la necrofilia. L’espressione non è peregrina. Intervistato da Bob Nickas nel 1987, Parrino precisò: «Ho le mie ragioni per ridipingere alcuni dipinti di nero, recuperandoli come cose maledettamente morte e attribuendo loro un’energia, una forma di rispetto; in questo modo fronteggio la mia astrazione zombie appena risorta, non più puro formalismo»(3). L’astrazione zombie al di là del formalismo modernista?
In un’intervista del 1994 leggiamo: «Ho cominciato a dipingere dopo la morte della pittura. I miei dipinti sono dei non-dipinti, degli antidipinti. [...] La posta in gioco del mio lavoro è la situazione presente: distruzione, degradazione, dissoluzione, frustrazione, potere, successo e declino, entropia. La fine del nostro secolo è un periodo manierista. L’artista è uno specchio del mondo. Il mondo cade a pezzi»(4).
Parrino tocca qui il nervo dell’astrazione storica, coi suoi richiami alla tabula rasa, al grado zero, al nulla al fine di cambiare la società e trasformare le coscienze. Un’arte nata per uccidere l’arte figurativa, se non l’arte tout court, patricida quanto fratricida, come nella rottura tra Mondrian e Van Doesburg sull’utilizzo della diagonale in pittura, per citare un esempio celebre. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta gli artisti sentono che questa macchina da guerra - la cui storia coincide con l’avventura modernista - è ormai moribonda, incapace di tenersi all’altezza delle sue promesse. Esaurita la vitalità della pittura astratta con l’espressionismo astratto, non restava che rivolgersi alla scultura, alla fotografia, alla performance, all’ambiente, alla nuova tecnologia del video, a un approccio concettuale, alle pratiche poststudio. In controtendenza, Parrino restò fan della pittura astratta, agli antipodi della “vague” figurativa che segnerà il ritorno trionfante della pittura nel sistema espositivo e mercantile degli anni Ottanta. Come i morti viventi, l’astrazione zombie di Parrino - ancora sconosciuta sotto le nostre latitudini - turba ancora oggi le faccende umane.