Rubrica 


Fundraising alla
Delfina Foundation

Cristina Baldacci

Dal 2007 la Delfina Foundation, ente londinese indipendente e noprofit, sponsorizza e promuove il lavoro di artisti, critici e curatori internazionali con residenze, programmi di scambio, borse di ricerca e facilitazioni di vario genere.

A dire il vero, questa organizzazione esisteva già una trentina di anni fa come Delfina Studio Trust, ed è proprio con questo nome che si è consolidata nel tempo sostenendo la giovane arte, soprattutto su territorio inglese, tramite la selezione di circa cinquanta nuove leve ogni anno.

Che si tratti di un ente di successo ce lo testimoniano alcuni numeri, tra cui dodici dei suoi artisti nominati per il celebre Turner Prize, che ogni anno (dal 1984) assegna, con una mostra che si tiene alla Tate Gallery, un premio in denaro a un inglese talentuoso, e la presenza di ben altri diciannove artisti all’ultima Biennale di Venezia. Per non parlare di nomi come Tacida Dean (1965), Chantal Joffe (1969), Mark Wallinger (1959) e Richard Woods (1966), artisti oggi conosciuti internazionalmente che hanno mosso i primi passi nel mondo dell’arte anche grazie alla Fondazione-Trust.

Nonostante questi ottimi risultati, come molte altre organizzazioni e istituzioni culturali autonome, che si sostengono principalmente per mezzo di donazioni, anche la Delfina Foundation al momento ha le sue difficoltà. Per questo ha deciso di ricorrere a una campagna di raccolta fondi che ruota attorno a una mostra intitolata Then for Now, che si tiene dal 9 ottobre al 14 novembre nella sua storica sede a pochi metri da Buckingham Palace. A esporre le loro opere saranno proprio gli ex allievi della Fondazione e i ricavati delle vendite serviranno per finanziare i futuri artisti che ne entreranno a fare parte. Oltre ai nomi già citati (Chantal Joffe è anche curatrice della mostra insieme a Sacha Craddock), tra gli altri ci sono: l’italiana Margher ita Manzell i (1968), che dipinge il lato inquietante della femminilità, con figure dai volti ferini e dai corpi emaciati, perlopiù sospese in ambienti astratti; il duo inglese composto dalle gemelle Jane e Louise Wilson (1967), che fotografano con estrema oggettività edifici attualmente dismessi, ma che in passato erano luoghi di potere e di rilevanza socioculturale; l’inglese Ian Dawson (1969), che produce giocosi e coloratissimi assemblaggi con materiali poveri o di recupero come la plastica, la stoffa e la carta; e l’irlandese Eva Rothschild (1972), autrice di installazioni scultoree minimaliste, dove predominano il metallo e i colori monocromi (soprattutto il nero, il bianco e l’alluminio).

ART E DOSSIER N. 325
ART E DOSSIER N. 325
OTTOBRE 2015
In questo numero: UNA GEOMETRICA BELLEZZA Parrino, astrazione punk; Malevič-Lisickij, un rapporto difficile; Arti decorative: ceramiche arcaiche, pavimenti medievali, Owen Jones. IN MOSTRA Burri, Picassomania, Malevič, Prostituzione, Giotto.Direttore: Philippe Daverio