la rappresentazione
della guerra fuori
dei confini italiani

Finora, con piena ragione, ci siamo occupati di opere italiane; ma per la verità, il fenomeno artistico connesso alla prima guerra mondiale

coinvolse anche le altre nazioni, sicché sembra necessario rivolgere - sia pure per sommi capi - lo sguardo all’arte che fu prodotta in quel periodo negli altri stati europei, più o meno coinvolti nelle ostilità. Naturalmente, non tutti avevano lo stesso interesse italiano allo sviluppo di un percorso così ricco e vario. Tuttavia, uno snodo importante fu il futurismo che si diffuse come linguaggio internazionale e si sovrappose alla resa dell’immagine stessa della guerra, tanto da divenirne l’interprete per antonomasia, come nel caso dell’inglese Christopher Richard Wynne Nevinson. Al tema, infatti, il pittore londinese dedicò buona parte della propria opera, con soggetti che descrivono con stile “metallico” la tragedia del primo conflitto mondiale. Affascinato dalla plasticità delle figure dei soldati, ne restituì i volumi dinamici semplificandoli, come nel caso di tele quali Ritornando in trincea del 1914, o Truppe a riposo del 1916, che celebrano la quotidianità della vita militare fino a farne una sorta di traduzione moderna dei modelli classici della Colonna traiana. A composizioni simili, l’artista alternava esperimenti visivi come Esplosione di granata, della Tate, tutto basato sulla frantumazione dell’immagine e sul contrasto luministico fra la luce dirompente dello scoppio e il buio cupo delle schegge(54). Al contrario, l’artista cecoslovacco Buhumil Kubišta s’era ispirato al cubismo che aveva conosciuto a Parigi fra il 1910 e il 1912, più che al futurismo. Tuttavia, nei soggetti di tipo militare, per il dinamismo che è implicito, il linguaggio pittorico non ha nulla da invidiare a quello teorizzato da Marinetti, come nel caso di Artiglieria pesante in azione(55). Certo è che gli artisti che meglio hanno rappresentato il clima culturale dell’epoca sono stati Otto Dix e George Grosz, la cui pittura e la cui grafica corrosiva sapevano porre in evidenza tutti i limiti di un’epoca inquieta, che si dibatteva fra atrocità e retorica, nell’ambito di uno stile di tipo espressionista. Come Grosz, anche Dix si formò nell’ambito della scuola di Dresda e, come l’altro, ebbe un periodo futurista nel quale già affioravano, però, gli elementi stilistici di matrice espressionista che si sarebbero sviluppati più tardi.


Christopher Richard Wynne Nevinson, Esplosione di granata (1915); Londra, Tate.

Christopher Richard Wynne Nevinson, Truppe a riposo (1916); Londra, Imperial War Museum. Incisore e pittore inglese, divenne uno degli artisti più importanti del periodo bellico. Capace di “addomesticare” anche gli estremismi del futurismo, Nevinson finì per diventare il cantore dei fatti bellici della Gran Bretagna, contribuendo alla diffusione dell’immagine della guerra come intreccio di fatica, dolore ed eroica condizione.


Colonna traiana (113 d.C.), scena con Traiano che s’imbarca su una nave da guerra, particolare; Roma, Fori imperiali.


Francisco Goya, Che affronto! (1810-1811), particolare, da I disastri della guerra.

Lo dimostra bene una tela conservata presso il Museum Kunstpalast di Düsseldorf, intitolata Guerra e dipinta nel 1914, dove, fra le linee di forza determinate dagli scoppi stilizzati dei proiettili d’artiglieria, compaiono i profili dei soldati che già hanno il piglio caricaturale delle sue opere mature(56). Non è un caso, infatti, che la sua arte più celebre, quella prodotta negli anni Venti, si appunti sull’analisi spietata della fisionomia umana, con ritratti che lasciano emergere la pochezza morale delle persone a cui appartengono, come nel caso di Frau H. (Madame), una tecnica mista del 1924 che sottolinea la miopia e l’egoismo della donna.

Bohumil Kubišta, Artiglieria pesante in azione (1913); Praga, Národní Galerie.


Otto Dix, Guerra (1914), Düsseldorf, Museum Kunstpalast. Figura di assoluto rilievo nel panorama dell’arte del XX secolo, Dix dedicò molte delle sue opere al tema della guerra, con l’intento di sottolinearne la dimensione di follia e di crudeltà. Il suo tratto, al limite del caricaturale, recuperava l’esperienza dell’arte fiamminga di Bosch e, soprattutto, di Brueghel, nonché dei tedeschi come Schöngauer o, in parte, Dürer. Non per nulla, durante il nazismo, la sua pittura venne bollata dall’infame definizione di “Arte degenerata”.


Otto Dix, Frau H. (Madame) (1924).

Se si osservano i ritratti di Dix, si comprende quanto poco l’artista stimasse l’umanità e, per conseguenza, come si spiegasse bene il perché della guerra; un soggetto al quale dedicò ampio spazio nelle sue incisioni. Realizzate con uno stile forte e puntuto, volutamente sgradevole, rubato a Van Gogh, queste stampe sono figlie dirette dei Disastri della guerra di Francisco Goya, tanto cari al suo amico Grosz, ma anche della sua diretta esperienza che lo aveva visto impegnato sul fronte orientale. Da questo coacervo di stimoli, nacque un’opera che non solo può essere considerata il capolavoro di Otto Dix, ma che deve vedersi come una delle denunce pittoriche più efficaci contro la follia dell’uomo e la sua foga di distruzione: Il trittico della guerra(57). Sebbene esuli dalla cronologia di questa breve riflessione sulla prima guerra mondiale, quest’opera assunse anche il valore profetico dell’altro dramma incipiente. Completato nel 1932, un anno prima che Hitler prendesse il potere, il trittico pare anticipare le mostruosità prodotte dalla seconda guerra mondiale e anche, paradossalmente, la tragedia di Dresda, la cui pinacoteca (dov’è a tutt’oggi conservata l’opera), il 13 febbraio 1945, fu completamente distrutta, insieme al resto della città.
Otto Dix, Il trittico della guerra (1929-1932); Dresda, Galerie Neue Meister.

(54) Sul pittore inglese: J. Lewison, s.v. Nevinson, Christopher, in Futurismo & Futurismi, cit., pp. 529-530.
(55) F. Shemejkal, s.v. Kubishta, Bohumil, ivi, p. 496.
(56) S. Fauchereau, s.v. Dix, Otto, ivi, p. 469.
(57) Sul capolavoro di Otto Dix: M. Bussagli, Dresda. I dipinti della Gemäldegalerie, cit., pp. 486-489.

L'ARTE E LA PRIMA GUERRA MONDIALE
L'ARTE E LA PRIMA GUERRA MONDIALE
MARCO BUSSAGLI
La presente pubblicazione è dedicata alla Prima Guerra Mondiale nell'arte. In sommario: I ''mal di pancia'' della storia; La guerra igiene del mondo; Artisti al fronte; L'arte dei vincitori; La rappresentazione della guerra fuori dei confini italiani. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.