Cortoon


i quattrocento anni
di Herzog e segHers

di Luca Antoccia

Cosa forma l’occhio pittorico di un regista? Cosa resta davvero di un pittore e cosa lo rende attuale? E quanto il cinema vi contribuisce? Werner Herzog col suo cinema visionario ha “creato” la pittura di Hercules Seghers (1590-1640 circa), la sua “necessità” per un occhio e un immaginario ultramoderno. Un regista visionario bizzarro e appartato si crea un predecessore in un analogo di quasi quattrocento anni prima. Hercules Seghers è stato un irregolare della pittura e dell’incisione del Seicento olandese. Le sue tecniche, avveniristiche quanto i suoi effetti, se da un lato lo apparentano alle visioni di un Piranesi, oltrepassano però talmente il suo secolo e il successivo da stabilire un ponte solo con Turner e soprattutto con certi esiti del surrealismo (Max Ernst) e dell’Informale. Mi imbattei in lui in un saggio di Simon Schama su Rembrandt. E mi chiedo oggi se la “fulminazione” avuta non fosse inconsciamente già debitrice di certo cinema e in particolare di quello herzoghiano (due film su tutti: Cuore di vetro e Fata morgana). Dunque ecco la sfida (di Herzog, o come qui la reinterpreto) di dimostrare che sono i contemporanei a permettere il dispiegarsi del lavoro dei predecessori e a poter far dire loro tutto quello che avevano da dire, a far affiorare il lavoro che altrimenti rimarrebbe oscuro o non compreso. Difficile dire se Herzog ai tempi dei due film conoscesse Seghers, forse non avrebbe aspettato il 2012 per rendergli omaggio alla Whitney Biennial nel corto-istallazione Hearsay of The Soul. In quindici minuti (se ne può vedere un estratto su Youtube) scorre una sequela di opere del pittore e incisore che riemergono una dopo l’altra dall’oblio e assurgono a bellezza cinematografica e sotto le mani di Herzog a sorelle gemelle di certi suoi quadri-inquadrature. Cosa ha voluto esprimere esattamente Herzog? Che il grande cinema preesiste alla pittura come vocazione a una visione fuori tempo e fuori cornice? Che il regista cinematografico più che un erede è il padre del pittore che lo ha preceduto perché è solo nel cinema che certa pittura sembra inverarsi? Che un pittore misconosciuto di quattrocento anni fa può solo in questo modo ritrovare la sua autentica dimensione di precursore dei moderni? È il futuro che crea in continuazione il passato visto come ciò che deve ancora avvenire sotto i nostri occhi.


Frame da Hearsay of the Soul (2012), di Werner Herzog.


Frame da Hearsay of the Soul (2012), di Werner Herzog.

ART E DOSSIER N. 320
ART E DOSSIER N. 320
APRILE 2015
In questo numero: LE FACCE DEL BRONZO Originali, falsi e repliche: bronzi e bronzetti dai greci a Giambologna, a Pomodoro. IN MOSTRA: Bronzi ellenistici, Durand-Ruel, Il demone della modernità, Matisse.Direttore: Philippe Daverio