Architettura per l'arte - Ottagono


lo spirito del tempo
l’armonia dello spazio

di Aldo Colonetti

Un viaggio nell’Italia nascosta per scovare luoghi e progetti al servizio dell’arte, del pubblico e del territorio: Venezia, Crotone, Siracusa

Un viaggio nell’Italia nascosta. Questo è il tema attorno al quale ruota questo nuovo appuntamento di “Art e Dossier” dedicato all’“ architettura dell’arte”. Appuntamento - realizzato in collaborazione con la rivista “Ottagono” - che parte da alcune riflessioni volte a far scoprire al lettore che anche il nostro paese, pur nella sua criticità quotidiana, per quanto riguarda i beni culturali ogni tanto è in grado di mettere in opera interventi di alta qualità progettuale, al servizio dell’opera e del pubblico. 

A metà degli anni Ottanta, la rivista “Alfabeta” organizzò a Bologna un grande convegno, sotto la regia di uno dei suoi direttori, Umberto Eco, dedicato al tema: A quale pubblico comunica il museo? Presenti erano, da un lato, lo staff intero del nascente Grande Louvre, con il mitico Michel Laclotte, e dall’altro i responsabili dei più importanti musei italiani. Lo ricordo come se fosse ora, anche perché ero uno dei coordinatori, insieme a Omar Calabrese e Gianni Sassi, purtroppo scomparsi troppo presto tutti e due. In quegli anni, i musei italiani sembravano aver superato, sul piano dell’architettura, del design e della comunicazione, i cugini francesi. Ma non è stato così; anzi, dopo trent’anni, noi siamo tornati indietro, mentre non solo la Francia, ma direi nazioni di tutti i continenti, anche i più lontani, ci hanno superato, proprio per quanto riguarda la relazione tra il museo e il suo pubblico, ovvero come comunicare l’arte quando viene esposta: il museo, il design dei servizi, la comunicazione, dalle più semplici didascalie alle tecnologie più avanzate, per fare in modo che il visitatore sia al centro, in relazione anche ai diversi modelli di lettura e di comprensione. Per questa ragione, è necessario ripartire dai fondamentali, ovvero dall’architettura, perché gli spazi disegnati rappresentano le condizioni necessarie per parlare al pubblico: dall’accoglienza ai percorsi, ma direi anche per quanto riguarda l’immagine generale dell’edificio. Il museo, da un lato, deve essere differente dal contesto urbano che lo accoglie ma, dall’altro, deve mostrare una sorta di continuità con i linguaggi compositivi che ha intorno, in quanto la sua eccezionalità dialoga sempre con la normalità del territorio. Questa è una regola fondamentale perché funzioni il rapporto tra il pubblico e l’arte: Renzo Piano, quando progetta un museo - e ne ha progettati tanti, tutti diversi tra loro ma riconoscibili - la prima “azione” che fa non è disegnare, ma per alcuni giorni visitare il luogo, i suoi confini, respirando lo “spirito del tempo”, partendo dai piccoli indizi preesistenti per poi comporre i volumi e le relazioni tra l’architettura, le opere d’arte e il visitatore. Allora ecco i primi esempi di questa nuova rubrica: dal padiglione d’accesso a un importante tempio ionico, localizzato nell’isola di Ortigia, a Siracusa, progetto di Vincenzo Latina, all’intervento di Michele De Lucchi nella Manica lunga (l’antico dormitorio dei padri benedettini oggi sede della biblioteca) presso la fondazione Giorgio Cini, a Venezia, per arrivare a una vera e propria scoperta, il Museo Pitagora, a Crotone, dello studio OBR (Open Building Research): come far parlare la filosofia di Pitagora, attraverso il suo territorio, interpretato per mezzo di una vera e propria “promenade architecturale”, al centro della quale l’architettura s’impone alla natura, come se fosse anch’essa espressione della filosofia pitagorica. Sono tutte architetture degli ultimi tre-quattro anni, certamente note agli storici e ai critici di questa disciplina, anche perché hanno meritato alcuni premi e riconoscimenti importanti come, tra gli altri, la Medaglia d’oro dell’architettura italiana, organizzata dalla Triennale di Milano, ma non ancora entrate nella memoria collettiva. Meritano un viaggio sia per la qualità estetica degli interventi, sia perché dimostrano che progettare, oggi, in Italia, significa rimettere in circolo la storia, le tracce dell’antico, le nostre tradizioni, anche filosofiche, senza perdere le relazioni con il nostro presente. Anzi, è proprio questa nuova narrazione di alcuni luoghi della memoria a restituire una modernità architettonica che non si perde e non si consuma nei meandri della comunicazione e della cultura mediatica. Resta nei nostri taccuini di viaggio perché “solida” e unica, da tutti i punti di vista.


OBR - Open Building Research, Museo Pitagora a Crotone (2009), commissionato dal Comune.


Michele De Lucchi riqualificazione e restauro della Manica lunga (2009), sede della biblioteca della Fondazione Giorgio Cini, nell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia.


Vincenzo Latina, padiglione di accesso agli scavi dell’Artemision, Siracusa (2011), commissionato dal Comune.

ART E DOSSIER N. 318
ART E DOSSIER N. 318
FEBBRAIO 2015
In questo numero: IL SOGNO I mondi oscuri di Leonora Carrington; Le alchimie di Perahim; Donne e incubi surrealisti; Fantasie settecentesche. ISMAN E PAOLUCCI: la Sistina va difesa dai turisti. IN MOSTRA: Doig, Casati, Gherardo Delle Notti.Direttore: Philippe Daverio