INTRODUZIONE

Lorenese o francese? Nobile o borghese? Seguace diretto di Caravaggio o interlocutore dei caravaggeschi fiamminghi? Educato in Italia o nei Paesi Bassi? Pittore di soggetti religiosi o scene di genere?
Georges de La Tour (1593-1652) non è un artista “etichettabile”, ha una personalità complessa e un occhio acutissimo capace di analisi penetranti e sintesi spietate, è un esperto nel mettere in scena, senza cadere mai nella trappola della teatralità, i temi universali dell’esistenza umana e i suoi paradossi; la povertà e la ricchezza, l’ingenuità e la furbizia, la nascita e la morte. Quando, fra il 1915 e il 1934, la storia dell’arte lo scopre(1) ogni sforzo iniziale appare teso a restituirgli le opere che, in secoli di oblio, erano state attribuite ad altri. Si va via via componendo un corpus di una quarantina di dipinti, forse un decimo della sua produzione totale, considerati i trentacinque anni di carriera. Inizialmente l’opera dell’artista viene divisa in due: il gruppo dei dipinti in chiaro e quello dei notturni, ascritti a due successivi momenti cronologici. Le opere in chiaro, ricche di particolari seducenti, vengono riferite agli anni fra il 1618 e il 1634 mentre le altre, contraddistinte da un peculiare uso della luce artificiale e da una crescente tendenza alla stilizzazione, sarebbero state invece il frutto della maturità artistica (1635-1652) e il possibile riflesso di una personale evoluzione verso un misticismo scarno e rigoroso(2).
Questa distinzione appare oggi superata laddove l’inestricabile intreccio delle opere diurne con quelle notturne presenta un tratto di unità spirituale nella centralità dell’essere umano(3).

(1) Scoperta che culmina con l’esposizione: Les peintres de la réalité en France au XVIIe siècle, catalogo della mostra (Parigi, Musée de l’Orangerie, 1934-1935), a cura di P. Jamot e Ch. Sterling, Parigi 1934.

(2) Con l’esposizione: Georges de La Tour, catalogo della mostra (Parigi, Musée de l’Orangerie, 1972), a cura di P. Rosenberg e J. Thuillier, Parigi 1972.

(3) Con l’esposizione: Georges de La Tour, catalogo della mostra (Parigi, Galeries Nationales du Grand Palais, 3 ottobre 1997 - 26 gennaio 1998), a cura di J.P. Cuzin e P. Rosenberg, Parigi 1997.

LA TOUR
LA TOUR
Silvia Malaguzzi
Georges de La Tour (Vic-sur-Seille 1593 - Lunéville 1652), lorenese, rappresenta una versione decisamente personale del caravaggismo che si diffonde in Europa nel corso del XVII secolo. Artista enigmatico, poco testimoniato dai documenti del tempo, ebbe una grande notorietà in vita e un incomprensibile oblio dopo la sua morte. “Ritrovato” solo nella prima metà del Novecento, è ora riconosciuto come un virtuoso della pittura a lume di candela, grazie alle sue quiete e malinconiche scene notturne, popolate di Maddalene penitenti o episodi dell’infanzia di Gesù o della Vergine. Ma non va dimenticata la sua parallela produzione “diurna”, con scene di genere caratterizzate da fulminei giochi di sguardi. A La Tour è dedicata in questi mesi una grande mostra milanese.