Permane tuttora una certa confusione terminologica tra Folk Art, Outsider Art, Intuitive Art, Visionary Art, categorie i cui confini sono labili e si sovrappongono.
In particolare l’etichetta Folk, più estensiva ma considerata negli Stati Uniti quasi un sinonimo per Outsider Art e Art Brut, comprende manifestazioni diverse che vanno da un fantasioso artigianato anonimo e dai ritrattisti ambulanti naïf alle creazioni bizzarre di autori solitari, predicatori e profeti attestati nel margine.
E, proprio il profondo radicamento nell’anima statunitense dell’idea di una Folk Art come frutto di singoli “self-made-men” creativi e indipendenti, che con il materiale grezzo a disposizione danno vita ai propri universi immaginari, spiega il crescente successo dagli anni Novanta in poi, anche mercantile, dell’Outsider Art in America. Il fenomeno forse più significativo di questa esplorazione dei margini è la scoperta della creatività afro-americana, che si dipana tra due estremi: la storia emblematica del cosiddetto Elettricista (“Wireman”) di Filadelfia, autore anonimo di più di mille piccoli assemblaggi di oggetti avvolti da cavi e fili, ritrovati per strada in una notte del 1982, e attribuiti a un afro-americano per via del quartiere nero e per l’aspetto di minuscoli feticci, e il successo postumo dei disegni su cartone di Bill Traylor (1853-1949), artista di strada che oggi occupa un posto centrale nelle collezioni con quotazioni che vanno oltre i 300.000 dollari.
Se il processo di “artificazione” culminato nella Biennale di Venezia del 2013, che ha affiancato negli stessi spazi artisti professionisti e irregolari, ha ridato centralità all’opera a prescindere dal sistema che la sostiene, e se le mostre “ibride” e inclusive sono diventate sempre più di tendenza, sono in molti a ritenere che una assimilazione definitiva dell’Art Brut o Outsider nel paese “glamour” dell’arte contemporanea istituzionale non sia esente da rischi di scadimento o di vampirizzazione.
Oggi, in un’epoca dove il surplus visuale ha creato una velocissima obsolescenza e standardizzazione delle immagini, e dove l’arte è ormai assoggettata come tutto il resto all’economia, l’idiosincrasia dell’Art Brut resta un antidoto, un valore non omologato di intensità e di comunicazione forte, e finora anche di autenticità rispetto alle leggi di mercato. Ci invita tutti a riflettere sulla libertà dai nostri limiti per scoprire che l’arte è semplicemente una pratica costitutiva della nostra umanità.